Il Comunale di Bologna si appresta a proporre
una delle opere più straordinarie del ‘900, la Lady Macbeth del distretto di Mzensk di Dimitri Shostakovich. È una produzione moscovita del 2000 (Teatro Helikon) già passata al Ravenna Festival del 2003 e in parecchi altri
teatri di tutto il mondo.
Cominciamo ad avvicinarci a questo capolavoro (sì, qui il termine può essere
impiegato a giusto titolo…) partendo da lontano, cioè dal racconto in prosa
(uno schizzo, un abbozzo, lo qualificò l’Autore) che l’allora 34enne Nikolai Semyonovich Leskov aveva scritto nel 1865 per la pubblicazione sulla rivista Epocha dei fratelli Dostojevski. Il racconto divenne la fonte del libretto che
Shostakovich scrisse insieme ad Alexander
Preis; e farne la conoscenza ci aiuterà a meglio mettere a fuoco - per differenze - i tratti
estetici ed anche filosofico-politici dell’opera.
Si tratta
di un racconto, o novella che lo si voglia chiamare, in 15 capitoli,
strutturato come una raccolta di articoli di un servizio giornalistico a
puntate (Leskov fu anche giornalista, appunto) su fatti di cronaca nera al centro dei quali era stata una giovane donna della
provincia russa di Orël (precisamente del distretto di Mzensk, poco vicino al capoluogo, a circa 300 Km a sud-ovest di
Mosca, sulla strada verso l’Ukraina). Leskov, figlio di un funzionario del
tribunale di Orël, e lui stesso da giovanissimo impiegato lì per qualche tempo,
aveva avuto modo di occuparsi di un fatto delittuoso, protagonista una ragazza -
che aveva ammazzato il suocero versandogli cera bollente in un orecchio (!) per
godersi l’eredità - e pare avesse addirittura assistito all’irrogazione di pene
corporali alla giovane omicida. A partire da quell’episodio costruì – di sana
pianta, ma con grande realismo ed efficacia – la sua storia.
Il titolo
Lady Macbeth fa ovviamente pensare a
vicende in qualche modo apparentabili a quelle della tragedia shakespeariana:
guarda caso, una coppia che commette tre omicidi, di cui uno di un fanciullo (!)
Certo, qui non siamo nelle alte sfere della corona di Scozia, ma nella arretrata
provincia russa della prima metà del XIX secolo e in una società agricola rigidamente
divisa in classi: commercianti, mugnai e piccoli possidenti (quelli che anni più tardi
diventeranno kulaki) e servi della gleba
(se non veri e propri schiavi). I due protagonisti della storia sono una
ragazza e un giovane di umilissime origini, e quindi siamo di fronte ad una specie di Lady dei poareti! Ma anche questi sono
pur sempre esseri umani, con le loro passioni, i loro miraggi, le loro
ambizioni, invidie, amori, presunzioni e preconcetti, che Leskov ha saputo presentare
con grande sapienza e con indubbia maestria.
In estrema sintesi la storia riguarda Katerina Lvovna,
23enne di umili condizioni - andata sposa a tale Zinovy Izmailov, ricco vedovo 50enne senza figli, figlio unico di
un possidente, pure vedovo, l’80enne Boris
- che si annoia della vita che fa (dopo 5 anni di matrimonio ancora non ha
adempiuto al dovere per cui era stata sposata, mettere al mondo figli) e si
concede a Sergei, giovane e povero-ma-bello
lavorante presso l’azienda (mulino per produzione di farine e commercio delle
stesse) del marito e del suocero. Dapprima avvelena il suocero, reo di averla
colta in flagrante adulterio e di aver messo sotto chiave l’amante; poi, con
l’amante, ammazza il marito e lo seppellisce sotto casa; infine, sempre con
l’amante, ammazza anche Fyodor, un
nipotino del marito che rischiava di toglierle buona parte della proprietà. Colti
in flagrante in quest’ultimo omicidio, i due vengono condannati alla
fustigazione in pubblico e ai lavori forzati in Siberia, ma durante il lungo
viaggio Katerina (che prima di partire dà alla luce un figlio di Sergei, subito
rispedito dai parenti del marito, di cui erediterà l’azienda) scopre che Sergei
la tradisce con una prima (Fiona) e poi con una seconda donna (Sonetka).
Esasperata dal comportamento spregevole e offensivo di Sergei (che arriva anche a frustarla nottetempo) e Sonetka, si
vendica buttandosi nelle gelide acque del Volga, trascinando con sé l’ultima
fiamma dell’amante.
Cominciamo ad analizzare alcuni aspetti del racconto, a partire dalla
descrizione che Leskov fa del mondo suo contemporaneo. È una fotografia fedele
e piuttosto distaccata, che non nasconde le storture della società zarista, ma
neanche ne fa bersaglio di espliciti o criptici messaggi rivoluzionari. (Leskov
era quello che oggi potremmo definire un conservatore aperto e illuminato,
quindi un moderato, né reazionario, né sovversivo.)
La figura di Katerina ci propone
una donna forte, persino troppo sicura di sé, che agisce in base all’istinto e
soprattutto (quando si tratterà di commettere ben tre omicidi) spinta dall’amore, un amore allo stesso tempo
carnale e profondissimo, come solo una donna può provare. E così, quando
quell’amore sarà irreparabilmente perduto, arriverà anche il quarto omicidio,
accompagnato dal suicidio!
Sergei è un individuo insofferente della sua condizione di semi-schiavitù, che
però vuol superare con mezzi individuali e proditori, come il conquistare le
mogli di persone ricche e influenti: per poi scaricarle quando non servono più
i suoi scopi (per lui l’amore è un puro sfogo animalesco, nulla più). Il suo
atteggiamento verso Katerina è davvero vigliacco: prima la irretisce e la lusinga
al punto da spingerla ad atti estremi, poi la scarica e la maledice per… avergli dato retta! Però non è proprio una
bestia fino in fondo, scopriremo in lui anche un (unico) momento di vera
umanità.
I due Izmailov ci appaiono come normali espressioni di quel ceto
medio-borghese che aveva saputo approfittare degli scarsi margini di libertà,
concessi da qualche annacquata riforma zarista, per arricchirsi a dismisura,
sfruttando - senza porsi problemi etici di sorta - manodopera ancora in stato di
semi-schiavitù.
Riporto nel seguito un riassunto del racconto (che si può leggere, in
inglese, a questo link) che servirà successivamente per evidenziare particolari che verranno più
o meno pesantemente modificati da Shostakovich nel suo libretto.
___
Capitolo 1.
Cominciamo a fare la conoscenza di Katerina:
subito ci viene presentata come la protagonista di un terribile dramma, tanto
da essere indicata dalla gente come Lady
Macbeth di Mzensk. Poi ci viene descritto il suo aspetto fisico, di
ragazza 23enne nativa di Tuskar, non bellissima ma di gradevole presenza.
Quindi facciamo la conoscenza degli Izmailov,
affluenti commercianti a Mzensk, proprietari di un mulino, di frutteti,
terreni e di una grande casa: il padre Boris,
80enne vedovo e il 50enne figlio Zinovy, pure vedovo da 20 anni e senza figli,
al quale la ragazza è andata sposa, per interesse (degli Izmailov, ad avere
finalmente un erede) e non certo per amore. L’assenza di figli (dopo 5 anni di
matrimonio) preoccupa gli Izmailov, che ne fanno quasi una colpa alla donna, ma
crea anche problemi e struggimenti a Katerina, che per tutto il giorno, in
assenza di marito e suocero impegnati nei loro commerci e senza un libro da
leggere (lei che comunque non è una lettrice) non fa che vagabondare da una
stanza all’altra di una casa grande ma protetta come una fortezza, sbadigliare
e sonnecchiare. Roba da… impiccarsi! E nessuno che si preoccupi di questa sua
condizione.
Capitolo 2.
In primavera, nel sesto anno di matrimonio di Katerina, il mulino degli
Izmailov soffrì un grave incidente, proprio in un periodo di grande attività produttiva: un cedimento della diga e l’allagamento dei
locali delle macine. Zinovy rimase là ininterrottamente per giorni e giorni per
sistemare i danni, e Katerina si sentì ancora più sola. Finchè un giorno,
approfittando del clima mite, decise di uscire di casa, avventurandosi nell’aia
dove lavoravano i contadini alle dipendenze del suocero. Qui li trovò nel bel
mezzo di un allegro scherzetto perpetrato ai danni della cuoca, una donna
piuttosto grassa, da poco mamma, che i contadini avevano posto in un barile per
la farina e issato su una bilancia per pesarla. Un giovane contadino (Sergei…)
la irride: ora, a digiuno, pesa 70 Kg, ma dopo mangiato non basteranno più i
pesi! E ciò detto, la rovescia fuori dal barile. Katerina allora sale sul
piatto della bilancia e chiede di essere pesata, cosa che Sergei fa,
annunciandole il responso: 50 Kg! Poi prende confidenza e aggiunge che potrebbe
portarla in braccio tutto il giorno senza affaticarsi. Katerina si sente punta
sul vivo e sfida Sergei che le stringe la mano fino a farla dolorare, al che
Katerina lo scaraventa via con uno spintone. Ora Sergei e Katerina improvvisano
una sessione di lotta libera, dove l’uomo ha facilmente la meglio, e ne
approfitta per stringere a sé la padrona, per poi issarla di peso sulla
bilancia. Katerina se ne va senza una parola, ma la cuoca la avverte che Sergei
è uno sciupafemmine, pare che abbia sedotto la moglie del suo ultimo padrone,
che per questo l‘ha cacciato.
Capitolo 3.
Mentre il marito è sempre al mulino e il suocero è fuori (ad una festa)
Katerina cena presto e si mette a sgranocchiare semi di girasole alla finestra.
Ora anche i lavoranti hanno cenato e se ne vanno verso le loro stanze. Sergei
passa sotto la finestra di Katerina e le dà la buona notte. Poco dopo qualcuno
bussa alla porta della camera: è Sergei che si fa ricevere da Katerina, con la
scusa di chiederle un libro per combattere la noia e la tristezza per la sua
condizione senza futuro. Parlano dei problemi del matrimonio e Sergei le fa
notare che lei è come chiusa in gabbia. Katerina si lascia scappare che sì,
anche lei si annoia, così Sergei arriva a prospettarle una vita migliore con
qualcuno al suo fianco che le dia dei figli, e le offre il suo cuore! Katerina
cerca di resistergli e di cacciarlo, ma lui la raggiunge, l’abbraccia e… il
gioco è fatto! Dopo una buona mezz’ora Katerina invita Sergei ad andarsene
prima che il suocero torni e chiuda a chiave la porta. Sergei ribatte che per
lui c’è sempre una porta che conduce verso o da Katerina, indicando i pali di
sostegno della balconata…
Capitolo 4.
Zinovy restò fuori casa per un’altra settimana, e Katerina passò tutte le
notti con Sergei, che all’alba se ne andava dal balcone. Ma un bel giorno il
suocero lo vede scendere all'alba dalla camera nuziale e lo ferma prendendolo per le
gambe. Sergei non oppone alcuna resistenza, anzi si offre per la meritata
punizione: Boris gli fa un processo sommario, gli dà una manica di frustate e lo
rinchiude in un magazzino, poi manda ad avvertire il figlio. Nel frattempo
Katerina scopre dove si trova Sergei, gli parla e poi va dal suocero
dichiarandosi innocente e chiedendogli sfrontatamente di liberare l’amante. Ne
riceve ovviamente una risposta negativa ed una minaccia: appena il marito
tornerà, lei verrà frustata a dovere e l’amante spedito in galera.
Capitolo 5.
La sera stessa Boris Izmailov mangiò un piatto di kasha con funghi e subito fu preso da convulsioni e vomito: morì il
mattino dopo, proprio come i topi che infestavano i suoi magazzini e che
mangiavano le esche che Katerina riempiva di veleno. Il corpo fu seppellito
senza che vi fossero inchieste giudiziarie: era quasi normale che una persona
morisse avendo mangiato funghi velenosi… Nemmeno il figlio fu atteso per le
esequie: era ancora in giro per affari e il clima era assai caldo! Katerina
ospitò apertamente Sergei nella camera nuziale, per farlo guarire dalle ferite provocate dalle frustate del suocero,
poi distribuì ai lavoranti regali sufficienti a chiuder loro la bocca riguardo
al nuovo ménage – more-uxorio - che lei e l’amante inaugurarono dopo la
sepoltura del vecchio.
Capitolo 6.
Dopo pranzo Katerina è a letto con Sergei e sogna un gatto che le si
avvicina e si struscia su di lei. La cuoca annuncia che il samovar si sta
raffreddando sotto il melo in cortile. Katerina ancora sogna il gatto, cerca di
afferrarlo, ma trova solo… aria. Bacia
Sergei, sempre appisolato, e scende in cortile per il the, sdraiandosi sotto il
melo in fiore. Racconta alla cuoca il suo sogno, completato dalla vista della
luna crescente: un figlio in arrivo!
sentenzia la cuoca. È una meravigliosa sera d'estate e Katerina fa scendere Sergei che
si sdraia ai suoi piedi. I due vivono una vera e propria love-scene, circondati dall’incanto della natura. Lui dice di aver
sofferto per lei, prima di diventare suo amante; lei dapprima lo mette in
dubbio, poi si commuove alle sue confessioni. Lo sente indifferente e cerca
spiegazioni. Gli riferisce delle strane voci che circolano sul suo conto (di
essere una persona falsa, un ingannatore) e allora Sergei le esprime il suo
disagio per l'equivoca situazione in cui si trova, una felicità destinata a
svanire al ritorno del marito di lei; la incalza con i suoi dubbi e i suoi
desideri: ah, come sarebbe tutto diverso se loro fossero marito e moglie! Sergei
ha colto nel segno: Katerina gli giura che non lo lascerà mai, e alla domanda
di lui su come ciò potrà accadere lei gli assicura di avere in mente il modo
per fare di lui un commerciante e di averlo sempre al suo fianco. È ormai
disposta a tutto pur di avere sempre con sé il suo Sergei. Dopo un ultimo abbandono
nell’idilliaco scenario naturale, i due tornano in camera per la notte.
Capitolo 7.
Appena
addormentata, Katerina rivede accanto a sé il gatto. Ma questa volta lui parla:
è il suocero Boris, venuto lì dal cimitero per verificare il suo adulterio! Ha
anche la testa di Boris, con due cerchi che ruotano vorticosamente al posto
degli occhi. Sergei si sveglia, tranquillizza Katerina, e torna a dormire. Lei,
per sua fortuna, rimane sveglia, così avverte qualcuno scavalcare il cancello
del cortile, i cani avvicinarsi, ma senza abbaiare… Poco dopo sente la
serratura della porta di casa scattare: non può che essere il marito Zinovy! Katerina
sveglia Sergei, mentre si odono passi furtivi di qualcuno che sta salendo le
scale. Sergei esce dalla finestra e Katerina gli intima di rimanere lì, sulla
balconata, in attesa di… ordini. Lei si mette a letto e avverte la presenza del
marito, che sta ascoltando da dietro la porta. Non ha alcun timore, anzi dentro
di sé sorride perfidamente. Ora il marito si decide e bussa, facendosi
riconoscere. Katerina gli apre e lo accoglie con nonchalance, poi si offre di
preparargli il samovar, esce per mezz’ora e nel frattempo va alla balconata da
Sergei, dicendogli di star pronto ad intervenire. Sergei sente e vede tutto ciò
che accade nella camera: Katerina che torna; il marito che le chiede dove sia
stata per tutto quel tempo; lei che risponde di aver preparato il samovar; lui
che si lava e si asciuga; poi comincia a far domande imbarazzanti e a
manifestare sospetti sul comportamento della moglie. Lei con la scusa del
samovar, esce di nuovo, va da Sergei e gli chiede di seguirlo. Poi rientra in
camera, dove il marito torna a farle altre domande imbarazzanti, cui lei
risponde sfrontatamente. Ora Zinovy trova una cintura maschile e ne chiede
conto alla moglie, che mente dicendo di averla raccolta in cortile. Quindi
continua a tempestarla di domande e di accuse, mostrando di conoscere tutto del
suo tradimento. A questo punto Katerina va alla porta e fa entrare Sergei, chiedendo
sfacciatamente al marito di interrogarli sulla loro tresca. Zinovy resta interdetto
e Katerina rincara la dose: ho già pensato a cosa fare di te in una simile circostanza,
e ora lo farò! gli dice con insolenza. Zinovy va su tutte le furie e cerca di allontanare
Sergei, ma Katerina chiude la porta a chiave e poi arriva all’estrema sfrontatezza
di baciare ardentemente l’amante! Zinovy le ammolla un gran ceffone, poi però
si sente in trappola e cerca di fuggire dalla finestra.
Capitolo 8.
Katerina abbandonò Sergei e con un balzo afferrò il marito da dietro,
piantandogli le sue unghie in gola, e lo trascinò a terra, facendogli battere
pesantemente la nuca. Zinovy rimase stordito e incapace anche di gridare. Lei
cominciò a soffocarlo, chiedendo a Sergei di aiutarla. Con un disperato sforzo,
Zinovy afferrò l’amante della moglie per i capelli e gli affondò gli incisivi e
i canini nel collo. Ma subito ricadde indietro con un lamento: Katerina lo
aveva colpito alla tempia con la base di un pesante candelabro. Invano Zinovy
invocò un sacerdote per confessarsi prima di morire: Sergei continuò a premere
le sue mani, insieme a quelle di Katerina, sulla gola di lui e dopo qualche
minuto il marito tradito era già cadavere. Sergei si incaricò di trasportarlo
nella cantina sottostante il magazzino dove lui stesso era stato rinchiuso da
Boris, seppellendolo - in una buca scavata con pala e piccone - in modo così
perfetto che nessuno mai avrebbe potuto scovarne il cadavere per l’intera
eternità. Katerina si occupò di lavare accuratamente ogni più piccola traccia
di sangue dal pavimento e dalle scale. Adesso sei
un mercante, disse Katerina ad un Sergei ancora scosso da tremiti febbrili: lei
aveva semplicemente le labbra fredde…
Capitolo 9.
Per qualche
tempo Sergei girò con un fazzoletto al collo, denunciando un gonfiore alla
gola. Intanto non si avevano più notizie di Zinovy e lo stesso Sergei
continuava chiedersi, di fronte agli altri lavoranti, il perché di tale
scomparsa. Furono fatte indagini al mulino e si scoprì che il marito di
Katerina lo aveva lasciato già da qualche tempo, andandosene su un carretto
noleggiato laggiù. Fu rintracciato e perfino arrestato il proprietario del
carro, che testimoniò di aver accompagnato Zinovy fino a due miglia da casa,
dove il possidente aveva chiesto di scendere, vicino al monastero, andandosene
poi lungo il fiume. Ogni tanto si facevano congetture sulla sua presenza in uno
o in un altro posto, ma di certo Zinovy non tornò più (e nessuno meglio di
Katerina ne sapeva il perchè…) Dopo tre mesi Katerina scoprì di essere incinta,
ne informò Sergei e poi andò dalle autorità locali per farsi assegnare la
proprietà del suocero, con la motivazione di evitare una crisi all’azienda.
Essendo lei l’unica erede degli Izmailov, come legittima moglie dello scomparso
Zinovy, ciò le fu accordato. Così da quel giorno lei visse come una regina e
Sergei al suo fianco, ormai di fatto asceso nella scala sociale, come un
principe. Ma ecco arrivare la classica tegola: da Livny (un paese a sud-est di
Mzensk) qualcuno scrive alle autorità locali facendo presente che il capitale
investito nell’azienda degli Izmailov non era interamente del fondatore, Boris,
ma in parte era di un suo giovanissimo nipote, Fyodor
Zakharovich Lyamin. La cosa viene accertata e
una cugina di Boris arriva a casa Izmailov con il ragazzino. Da questo momento
Sergei comincia a torturare Katerina con dubbi e cattivi presagi: dovranno
cedere parte dell’azienda, scendere di livello nella scala sociale. Mentre lei sembra
ben disposta verso il ragazzo e pronta a cedere una parte della proprietà, lui
si sente sminuito nelle sue prerogative, impossibilitato a renderla sempre più
affluente e rispettata; insomma, vede nero sul loro futuro e sulla loro
felicità. Certo… senza quell’ostacolo che si chiama Fyodor, sarebbe il figlio
loro, che sta per nascere prima di nove mesi dalla scomparsa di Zinovy, a divenire
l’erede unico della fortuna degli Izmailov! E la loro felicità non avrebbe più
limiti!
Capitolo 10.
Sergei smise improvvisamente di parlare di Fyodor e subito… la figura del
bambino cominciò ad occupare sempre di più, fino ad invaderli totalmente, i
pensieri di Katerina. Perché mai avrebbe dovuto cedere parte di ciò che aveva
ottenuto a così caro prezzo? Fosse almeno un uomo (!?) ma Fyodor era solo un
ragazzino… Il quale giocava allegramente in cortile, rompendo pozzanghere di
ghiaccio (la stagione volgeva ormai all’inverno) e così si prese un bel
raffreddore e dovette essere messo a letto e curato. La vecchia zia era sempre
presso di lui, salvo quando andava alle funzioni religiose; Katerina le dava
allora il cambio somministrando al piccolo le medicine prescritte dal medico.
La sera della vigilia delle festa dell’Entrata
di Maria nel Tempio (verso la fine di novembre) la vecchia zia si recò alla
funzione, che si sarebbe protratta per buona parte della notte, e lasciò
Katerina a vegliare il nipote, che stava peraltro migliorando, e a
somministrargli le medicine. Nella mente di Katerina un pensiero balenò come un
fulmine: si può morire a causa di una medicina sbagliata! E mentre Fyodor legge
le storie dei Santi, Katerina fa chiudere tutte le imposte della casa; poi sale
in camera dove viene raggiunta da Sergei; Fyodor è solo, dice lei; si guardano
negli occhi, un lampo d’intesa. Katerina torna giù da Fyodor; tutte le imposte
sono chiuse; il ragazzino chiede un altro libro; Katerina vorrebbe che lui si
mettesse a dormire, ma Fyodor vuole aspettare la zia, che ha promesso di tornare
dalla funzione portandogli del pane benedetto. Katerina trasalisce, persino il
figlio che porta in grembo si agita; poi esce e torna su da Sergei; che si
toglie gli stivali e la segue in silenzio, giù verso la camera di Fyodor.
Capitolo 11.
Fyodor sembra accorgersi di qualcosa di strano e ha paura; Katerina cerca
invano di convincerlo a mettersi a dormire. Poi esce e confabula con Sergei.
Fyodor adesso è terrorizzato e si mette ad urlare, così Katerina gli tappa la
bocca, chiama Sergei che immobilizza il bambino, mentre lei gli preme un
cuscino sul volto, appoggiandovi tutto il suo peso. Quattro minuti, ed è tutto
finito, un silenzio di tomba cade nella stanza. Ma ecco che, come fosse
scoppiato un improvviso terremoto, la casa comincia a tremare, porte e finestre
sono scosse da colpi fortissimi, le lampade ondeggiano sinistramente. Sergei
scappa via e corre su in camera, urta una porta, prendendosi un colpo in testa.
Viene raggiunto da Katerina, crede di vedere Zinovy che li insegue con una fune
d’acciaio e di udire altri tuoni. Ma in realtà tutto quel fracasso è provocato
da decine, centinaia di pugni e calci che si abbattono su porte e finestre: una
moltitudine di persone è entrata in cortile scavalcando il muro di cinta ed ora
cerca anche di entrare in casa. Katerina corre a sistemare sommariamente il
corpo di Fyodor, simulandone il sonno, poi apre la porta. Viene letteralmente
travolta da un fiume in piena di gente che si precipita in casa.
Capitolo 12.
Ecco come andarono le cose. Vicino alla casa degli Izmailov c’era la chiesa
parrocchiale con una cappella dedicata all’Entrata di Maria nel Tempio. Così
alla festa del 21 novembre una gran folla di persone veniva anche da paesi
circonvicini per assistere alla funzione, impreziosita da canti di solisti e
cori. Quella sera però alcuni di loro, invece di seguire la funzione, avevano
cominciato a spettegolare sulla moglie del povero Izmailov che se la faceva con
un servo e allora, vista della luce filtrare attraverso le imposte della casa,
si erano avvicinati per spiarvi dentro. Fu così che avevano scoperto in
flagrante l’omicidio del piccolo Fyodor, cominciando quindi a battere pugni e
calci sulla porta e sulle finestre, fino a costringere Katerina ad aprire. Sergei
fu portato in carcere, Katerina rimase agli arresti domiciliari. La casa degli
Izmailov rimase aperta ed una folla di curiosi venne a visitare la bara del
piccolo Fyodor. Ma accanto a quella ce n’era un’altra, più grande: conteneva i
resti di Zinovy! Sergei, riportato sul luogo del delitto, di fronte alla vista
del cadaverino di Fyodor e ai severi richiami al pentimento fatti dal
sacerdote, era scoppiato in lacrime, confessando anche l’omicidio di Zinovy e
guidando la polizia a dissotterrarne il cadavere. Accusò quindi l’amante di
essere sua complice in entrambi gli omicidi. Katerina cercò invece di negare
ogni responsabilità, fino a quando, dopo un drammatico confronto con Sergei,
ammise la sua colpevolezza, spiegando di aver fatto tutto ciò per lui. A fine febbraio il processo si
concluse con la condanna di entrambi: fustigazione pubblica e poi invio ai
lavori forzati in Siberia. Ai primi di marzo la prima parte della sentenza fu
eseguita sulla piazza del mercato: Sergei - sul volto il triplice marchio
riservato ai criminali - scese dal patibolo sporco, sanguinante e barcollante,
attirandosi quasi le simpatie della gente. Invece Katerina rimase fredda ed
impassibile sotto le frustate. Pochi giorni dopo, nell’ospedale della prigione,
darà alla luce un figlio, che non vorrà nemmeno vedere!
Capitolo 13.
Il gruppo dei forzati si mosse verso la Siberia all’inizio di primavera,
con tempo bello ma ancora gelido. Il bambino di Katerina era stato affidato
alla vecchia sorella di Boris: registrato come figlio legittimo di Zinovy, era
l’erede unico dell’intera fortuna degli Izmailov! Ma a Katerina non importava
più nulla di nulla di nulla, lei conservava un unico desiderio: poter vedere e
stare ancora accanto al suo Sergei. E il destino così volle: entrambi si ritrovarono
nello stesso gruppo: lei con pochissimi oggetti e ancor meno denaro, lui con
l’indelebile marchio sul volto. Per Katerina persino il terribile cammino verso
la Siberia - avendo Sergei vicino - divenne una passeggiata felice! Ben prima di arrivare a Nizny lei
aveva già consumato il suo poco denaro, dandolo alle guardie in cambio della
possibilità di camminare a fianco di Sergei, o di poter passare qualche momento
stretta a lui nelle carceri in cui sostavano la notte. Ma chi diventava ogni
giorno più riservato ed anche aggressivo era proprio l'amante: per lui era
impossibile accettare quello stato di cose e arrivò persino a maledire tutta la
sua vita… Il loro rapporto si stava deteriorando, quando arrivarono a Nizny, dove
si unirono ad un altro gruppo di deportati, proveniente da Mosca. Nel gruppo
femminile spiccavano due donne assai interessanti. La prima si chiamava Fiona,
una splendida ragazzona moglie di un militare, alta, con una treccia nera e
languidi occhioni scuri, che sembravano nascosti sotto fitte ciglia. L’altra,
che chiamavano Sonetka, era invece una diciassettenne esile, biondina, con una
bocca piccola e fossette sulle guance. Fiona era sempre (anche sessualmente)
disponibile, non si negava a nessuno. Sonetka era del tutto diversa: dicevano
di lei come di un’anguilla che sguscia via dalle mani senza mai fermarsi un
attimo; era assai riservata ed esigente e pretendeva dai suoi selezionati
amanti passione e… sofferenza. Non così Fiona, che era certa di una sola cosa:
essere donna (sono le donne che piacciono a bande di ladri, carcerati e… alle comuni socialdemocratiche di
Pietroburgo!) La presenza di queste due donne accanto a Sergei e Katerina avrà
nefaste conseguenze per quest’ultima.
Capitolo 14.
Nel tragitto da Nizny a Kazan Sergei comincia a corteggiare Fiona e non
gli manca certo il successo. Una sera Katerina gli dà un appuntamento notturno,
dopo aver corrotto una guardia. Attende pazientemente il via-libera, che arriva
dopo altri dati ad altre donne… percorre un lungo corridoio, passa davanti al
dormitorio maschile da dove vengono sghignazzi, poi la guardia la spinge in un
angolo, prima di allontanarsi. La sua mano avverte un pastrano e una barba;
l’altra mano… il viso di una donna! Sergei chiede chi sia arrivato, Katerina
gli chiede chi è che sta nelle sue braccia; strappa il velo alla donna, che
fugge precipitosamente. Disgraziato! gli sibila, e se ne torna a letto, seguita
da sghignazzate ancor più forti dal dormitorio maschile. Quella notte Katerina
cercò di convincersi a non amare più Sergei, per scoprire di amarlo ancor di
più! Mentre ricordava piangendo la scena nel corridoio, una mano la scosse: era
Fiona, che chiedeva indietro il suo velo. Katerina glielo restituì senza problemi;
poichè pensò che non aveva nulla da temere da un simile barile dipinto… Ma ora
Sergei si faceva sempre più intrattabile: il giorno dopo le ricordò di non
essere suo marito, quindi di non doverle nulla; e che lei, non essendo più una
benestante, non poteva più dargli né pretendere alcunché. Katerina non gli
rivolse la parola per giorni e Sergei, da parte sua, cominciò a concupire
Sonetka, abbordandola con approcci ora galanti, ora carnali: sembrava ormai che
l’anguilla si fosse ammansita assai! E la stessa Fiona mise in guardia Katerina
da quella ragazza intraprendente. Passano dei giorni e mentre Katerina medita
un gesto di riconciliazione con lui, è proprio Sergei che le dà un appuntamento
per la sera. Lei non risponde, ma poi è vista allungare del denaro ad una
guardia, al che Sergei fa un esplicito cenno a Sonetka, poi va ad abbracciare
Katerina lodandola come la miglior donna del mondo. Katerina si sente in
paradiso, ma la notte, quando incontra Sergei, dopo un fugace abbraccio, le
cose cambiano: lui lamenta dolori alle caviglie, le fa credere che potrebbe rimanere
in infermeria a Kazan, il che preoccupa sommamente Katerina, angosciata da
un’eventuale separazione da lui. Ecco, un paio di calzettoni potrebbe
alleviargli il dolore, dice Sergei, e Katerina esultante corre a prendere
l’ultimo paio di calzettoni di lana che le sono rimasti, quelli blu con la
baghetta. Glieli consegna, poi torna a letto e dorme felice. Non accorgendosi
di Sonetka che lascia il dormitorio, per farvi ritorno solo al mattino. Erano a
due giorni di marcia da Kazan.
Capitolo 15.
Al mattino successivo il gruppo dei deportati lasciò il carcere in un
giorno grigio, freddo, sotto pioggia mista a neve. Katerina tuttavia si avviò
con gran lena quando, improvvisamente, divenne verde e tutto il suo corpo fu
preso da convulsioni: davanti a lei stava Sonetka, indossando i suoi bei
calzettoni blu con la baghetta! Poco dopo, Katerina si presentava davanti a
Sergei, sputandogli in pieno viso e gridandogli: mascalzone! La notte
successiva due uomini entrarono nella baracca delle donne. Sonetka indicò loro
il giaciglio di Katerina, che si trovò immobilizzata, con una coperta sulla
testa, e fu bersaglio di 50 frustate. Distinse chiaramente la voce di Sergei
scandire il numero dei colpi. In un attimo, i due uomini scomparvero e a
Katerina non restò se non il vasto petto di Fiona sul quale versare lacrime e
meditare la vendetta. Il suo animo divenne di pietra, e andò a prepararsi per
la partenza, verso il traghetto sul Volga. Durante la marcia Sergei si avvicina
a Katerina e la schernisce, chiedendole se il suo onore è salvo, poi canta una
canzonetta e quindi bacia spudoratamente Sonetka. I forzati si permettono di
fare del sarcasmo su di lei, vanamente rimproverati da Fiona, ma è ancora
Sergei il più vile, chiedendo a Katerina se vuole comprare i calzettoni di
Sonetka. Katerina lo apostrofa nuovamente: mascalzone! All’imbarco sul traghetto
Sergei raggiunge il colmo della perfidia: chiede a Katerina di pagargli della
vodka, in nome dei meravigliosi momenti trascorsi a Mzensk, in una tiepida
sera d’autunno! Katerina ha il corpo in subbuglio, ma ora guarda sempre più
intensamente le onde del Volga. Sergei e Sonetka ancora la offendono a morte,
mentre lei crede di vedere fra le onde la testa di Boris, poi quella di Zinovy
che reca il piccolo Fyodor… Agita le braccia, poi si piega, afferra per le
gambe Sonetka e la trascina nel Volga con lei! A nulla vale un appiglio
lanciato in acqua: Sonetka appare fra le onde, ma Katerina piomba su di lei
come un salmone si avventa su un piccolo rutilo; ed entrambe scompaiono per
sempre.
___
Ecco, come si può dedurre, il racconto di Leskov non ha alcun messaggio da comunicare, nessuna morale da tirare, essendo tutto
incentrato sui rapporti personali ed in particolare sui sentimenti dei
protagonisti, quindi di Katerina e Sergei. Semplicemente ci racconta, senza
secondi fini, una storia di amore e di tradimento che matura fra due comuni
mortali e che porta ad una catena di fatti di cronaca nera.
Uno degli aspetti peculiari della storia (che perciò diverge
assai da Shakespeare) è che i tre omicidi di Katerina (ma in realtà anche il
quarto) sono sì premeditati, ma
determinati esclusivamente dal suo possessivo amore per Sergei, non certo da sete di potere o di ricchezza: prima
avvelena il suocero dopo che questi ha riempito di frustate l’uomo di cui lei
(trascurata dal marito) si è innamorata; poi architetta l’omicidio del marito
ancora per amore, per dare a Sergei la possibilità di riscatto sociale dalla
sua condizione di schiavo; poi ancora premedita l’uccisione del piccolo Fyodor (con
cui era personalmente disposta a condividere la proprietà degli Izmailov) sempre
per garantire all’amato Sergei la pienezza della sua nuova condizione sociale.
Ogni azione della protagonista è ispirata dalla volontà – costi quel che costi
- di perpetuare la propria felicità, assecondando tutti i desideri (anche e soprattutto
materiali) dell’uomo che ha cambiato la sua vita, facendola prima sentire donna
e poi rendendola madre. E la tragedia che si compie alla fine (con il quarto
omicidio e il suicidio) non è nemmeno causata dal pubblico riconoscimento delle
sue colpe e dai conseguenti rimorsi, ma dal tradimento di quell’uomo al quale
lei aveva dato tutto, ma proprio tutto: se stessa (corpo e anima) per prima
cosa, poi la promozione sociale e alla fine persino gli ultimi… calzettoni di
lana!
Se ci
pensiamo bene, anche la sua decisione di cedere il figlio neonato (alle cure di parenti ricchi, si badi bene, non certo ad un orfanatrofio…) è
dettata dal desiderio di restare accanto a Sergei: tenendo con sé il piccolo,
non c’è dubbio che il suo trasferimento in Siberia sarebbe stato rimandato di
qualche settimana come minimo, se non di qualche mese, per darle modo di
svezzare il bambino; ma così lei avrebbe perso i contatti con il suo amante,
rischiando di non ritrovarlo mai più! Ugualmente: durante il viaggio verso la Siberia,
sarà il timore di perdere Sergei che la spingerà a dar credito alle falsità dell’uomo
riguardo lo stato delle sue caviglie e all’eventualità di un suo fermo in ospedale.
Ecco
perché la lettura del racconto, se non induce in noi un’aperta simpatia o approvazione
per i suoi comportamenti, quanto meno ci muove ad un certo rispetto per questa
donna che ha sempre agito, anche quando lo ha fatto con efferatezza, per
garantirsi un unico ma preziosissimo bene: l’amore! Certo: un amore viscerale, cieco, selvaggio, feroce, nevrotico, egoista, possessivo, totalizzante e pure… criminale! Vedremo come Shostakovich,
pur senza stravolgere né tanto meno eliminare questo peculiare aspetto del
dramma, cambierà parecchio le carte in tavola, al momento di stendere il
libretto della sua opera.
(1. continua)
Nessun commento:
Posta un commento