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07 gennaio, 2024

La Befana ha riportato Bach all’Auditorium di Milano

Dopo aver dato inizio in musica (con il Messiah) alle festività natalizie, Ruben Jais ha pensato bene (come al solito, del resto) di chiuderle in bellezza con laBefana laBarocca, eseguendo il monumentale Weihnachtsoratorium, il complesso bachiano di sei Cantate che nel 1734 a Lipsia (nella Nikolaikirche e nella Thomaskirche) accompagnarono per la prima volta altrettanti momenti celebrativi della Natività.

La durata, invero parsifal-iana, dell’opera ha consigliato (e qui anche questa non è una novità) di suddividere l’esecuzione in due parti di durate paragonabili: le prime tre cantate alle ore 18 e le restanti tre alle ore 21, con 90’ di intervallo onde evitare cali di zuccheri e potenziali… ehm… esondazioni. Pubblico assai numeroso all’inizio, poi assottigliatosi un filino nell’intervallo. (Del resto, a Lipsia il tutto era preso a dosi sopportabili, 25 minuti al giorno lungo 13 giorni…)

Insieme al Coro di Jacopo Facchini, hanno cantato questo (metafisicamente) massacrante oratorio i solisti (SATB): Marie Luise Werneburg, Alex Potter, Thomas Hobbs Marco Saccardin (quest’ultimo subentrato in-extremis al titolare Johannes Held, come annunciato subito prima dell’inizio). Tutti specialisti di questo repertorio e quindi pienamente all'altezza del compito.

Ed infatti la prestazione è stata di assoluto livello, a conferma della ormai più che consolidata realtà di questi complessi che ci riportano il Bach più genuino e coinvolgente.   

Jais, per ringraziare e salutare il pubblico che ha tributato frenetici applausi a tutta la compagnia, ci ha fatto gli auguri offrendoci, con il coro a cappella, rinforzato dai quattro solisti, un antico canto natalizio tedesco risalente alla fine del 1500: Es ist ein Ros' entsprungen (qui un’esecuzione con la seconda strofa di Praetorius, che Jais ha omesso).

Bene, passate le feste (gabbato lu… ???) prepariamoci ad affrontare questo nuovo giro del mondo intorno al sole con l’ottimismo degli ultimi versi dell’ultimo corale dell’Oratorio: Presso Dio ha trovato il suo posto il genere umano. (Bah)

22 dicembre, 2019

Natale con laBarocca e Bach


Ruben Jais, che concentra su di sè le cariche di General manager & Direttore artistico de laVerdi e di Fondatore & Direttore de laBarocca, ci ha emozionato ieri - insieme ai suoi complessi - con una mirabile esecuzione del Weihnachtsoratorium di Bach, che non si udiva in Auditorium dalla Befana del 2014.

L’opera è in realtà l’assemblaggio di ben sei Cantate, corrispondenti ad altrettante giornate, composte da Bach per la ricorrenza natalizia: furono infatti eseguite per la prima volta nelle due chiese di Lipsia - St.Nicolai e St.Thomae - fra Natale 1734 e l’Epifania 1735.

Come noto, Bach - sempre con un diavolo per capello con i suoi molteplici impegni di Cantor e con le sue ambizioni (mai soddisfatte) di diventare Compositore di Corte - non esitò ad impiegare per l’occasione sacra musiche già da lui composte in precedenza per ricorrenze profane. Curiosa al proposito la parodia (autoimprestito, si direbbe per... Rossini) riguardante proprio il coro che attacca l’Oratorio, preso di peso dalla cantata 214, titolata Dramma per musica, le cui note, composte precisamente un anno prima dell’Oratorio per celebrare trionfalisticamente il compleanno della Regina di Polonia nonchè Principessa Elettrice di Sassonia, si adattarono perfettamente al testo che chiama i fedeli a gioire per la nascita di Cristo:

BWV214

Oratorio

Thönet ihr Paucken! Erschallet Trompeten!
Klingende Saiten erfüllet die Luft!
Jauchzet, frohlocket! Auf preiset die Tage, 

Rühmet, was heute der Höchste getan!
Suonate tamburi! Squillate o trombe!
Corde vibranti, riempite l’aere!
Gioite, esultate! Glorificate i giorni,
esaltate quanto l’Altissimo ha oggi compiuto!


Certo, nel Dramma a cantare quei versi erano tali Bellona (S) Pallas (A) Jrene (T) e Fama (B)! Cioè quanto di più distante dall’atmosfera del Nuovo testamento... Tuttavia a chi rimane interdetto, per non dire scandalizzato, dall’accostamento sacro-profano si può far notare che un legame fra i due scenari esiste: ed è il nome della destinataria del Dramma: Maria-Giuseppa!  
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Come già fatto in anni passati, la maratona è stata divisa in due tranches: dalle ore 18 alle 19:30 le prime tre cantate; dalle 21 alle 22:30 le restanti tre. Fra i solisti merita un incondizionato elogio il tenore Benedikt Kristjansson (mezzo metro almeno di... coda di cavallo!) che ha sfoggiato una voce limpida e penetrante, assai appropriata al ruolo di Evangelista (ma anche perfetta nelle tre arie a lui riservate).

Ottimi anche gli altri tre: il soprano Céline Scheen, il controtenore (contralto) Damien Guillon e il basso Marco Saccardin. Splendido l’ensemble corale diretto da Jacopo Facchini, che ha poi chiuso in bellezza - con un nobile corale preso dalla tradizione tedesca - la lunghissima ma gratificante serata.

07 gennaio, 2014

laBarocca nel monumentale Weihnachtsoratorium

 

All’Epifania, che tutte le feste porta via, sta diventando consuetudine per la compagine di Ruben Jais chiudere in gloria le celebrazioni cristiane mettendo in programma le sei cantate del cosiddetto Oratorio di Natale

Da alcuni anni a questa parte l’impaginazione dell’evento ha subito una drastica modifica, in dipendenza della mastodontica lunghezza dell’opera – circa due ore e tre quarti nette – che ne rende davvero problematica l’esecuzione tutta d’un fiato, pur se ciò era riuscito felicemente al primo tentativo, nel 2010.

Adesso l’esecuzione viene suddivisa in due parti: si comincia alle 17:30 con le prime tre cantate, poi alle 19 si fa una bella sosta… bio-fisiologica e alle 20:30 si riprende per le altre tre cantate. Ieri la platea dell’Auditorium era affollatissima, con qualche defezione registratasi per la verità nell’intervallo (evidentemente qualcuno ha preferito prolungare la… cena, smile!) a conferma della predisposizione del pubblico meneghino per la buona musica e della fama che il complesso barocco de laVerdi sta consolidando di stagione in stagione.
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Bach, assai prima di Rossini, era solito farsi degli auto-imprestiti di musiche composte in altre occasioni (qui vengono chiamati parodie): questo è anche il caso delle cantate del Weihnachtsoratorium che reimpiegano, sui testi liturgici, musica composta magari per occasioni laiche, come ci ricorda qui in una breve ma interessante nota il compianto Sergio Sablich.

Il quale ci fa poi notare una chiara e non casuale doppia reminiscenza, uno stesso tema che viene direttamente dalla Matthäus Passion (di 7 anni precedente) e si ripete due volte nell’Oratorio:


Nella Passione accompagnava il desolato canto di uomini e donne di fronte alla vista di Gesù sottoposto alle sevizie dei suoi torturatori – con il capo martoriato da ferite sanguinanti – mentre qui dapprima esprime lo smarrimento e l’anelito del popolo di Sion di fronte all’imminenza dell’arrivo del Messia, poi, proprio alla fine, accompagna l’esultanza (fin troppo accesa…) di chi si sente finalmente liberato dal nemico rappresentato dal male, dal peccato, dall’inferno.

Insomma, una specie di filo rosso che collega circolarmente la Passione e la Morte del Cristo con il suo Avvento e la sua Nascita: il tutto in poche note musicali!
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Per l’occasione i solisti erano il soprano Joanna Klisowska, il contralto (oh, pardon… il controtenore) Filippo Mineccia, il tenore Clemens Löschmann e l’ospite consueto dell’Auditorium, il basso Christian Senn. Per loro e per l’Ensemble vocale di Gianluca Capuano, oltre che per gli strumentisti guidati da Gianfranco Ricci, applausi convinti, ripagati dall’immancabile bis, che però questa volta Jais ha variato rispetto alla tradizione: in luogo del conclusivo (e un po’ protervo, per la verità) Nun seid ihr wohl gerochen, ha proposto il ben più sereno e… cristiano Ich steh an deiner Krippen hier.

Ecco, speriamo (ma è un’utopia?) che il messaggio sia recepito dai nostri politici, che finalmente si rechino presso la mangiatoia non per… mangiarsela con tutto il contenuto, ma per portare, se non proprio oro, incenso e mirra, almeno un onesto contributo al raddrizzamento di questo mondo piuttosto malconcio.

24 dicembre, 2011

07 gennaio, 2010

È ancora Natale alla Verdi

LaVerdi Barocca ha celebrato il Natale anche alla Befana con il celebre Oratorio bachiano, che del resto copre esattamente l'arco delle festività dal 25 dicembre al 6 gennaio.

Per curiosità riporto i giorni della settimana e le due chiese principali di Lipsia in cui furono eseguite per la prima volta le sei cantate, raggruppate successivamente in Oratorio:

Natale 1734: sabato (mattino a S.Nicola, pomeriggio a S.Tommaso)

Santo Stefano 1734: domenica (mattino a S.Tommaso, pomeriggio a S.Nicola)

III di Natale 1734: lunedi (mattino a S.Nicola)

Capodanno 1735 (circoncisione): sabato (mattino a S.Tommaso, pomeriggio a S.Nicola)

Prima domenica di Gennaio 1735: 2 gennaio (mattino a S.Nicola)

Epifania 1735: giovedi (mattino a S.Tommaso, pomeriggio a S.Nicola)

(È la configurazione di giorni che si ripeterà fra un anno, fine 2010 – inizio 2011).

Ruben Jais, Direttore residente de laVerdi, nonché fondatore de laVerdi Barocca, ha guidato (con Gianluca Capuano all'organo) i complessi strumentali e corali e i quattro solisti lungo questo grande pellegrinaggio musicale in sei tappe in Terrasanta, che dura circa 2 ore e 40 minuti. C'è chi sostiene che – senza fare tagli – sia impossibile eseguirlo tutto in una sola serata; ma Jais ha bellamente smentito questa teoria, rispettando anche scrupolosamente tutti i da-capo e concedendosi solo due brevi intervalli dopo la seconda e la quarta giornata.

Martedi c'era stata l'anteprima Discovery per i soci della Fondazione, una specie di lezione di Jais, seguita da una prova ridotta e senza solisti, ma col coro, dove si erano potuti ammirare ed ascoltare da vicino alcuni pregevoli strumenti d'epoca, in dotazione al complesso (ragazzi e ragazze, tutti bravi e belli), come oboi e corni da caccia, oboi d'amore e flauti traversi, trombette barocche e un bel violone, che riprende il posto del contrabbasso. Completano l'ensemble violini, viole, violoncelli, fagotto e organo.

Ieri sera (platea dell'Auditorium al completo) gran trionfo per tutti: gli strumentisti, chiamati fra l'altro a superare difficoltà non da poco, alle prese con quegli sbifidi strumenti d'epoca; i coristi di Gianluca Capuano, sempre efficaci e precisi nei cori e corali ricchi di contrappunto; e i quattro solisti, cantanti più che dignitosi anche se dai nomi non proprio familiari a tutti, che hanno ben esposto arie e recitativi.

Insomma, un'esecuzione apprezzabile, forse proprio simile – chissà - a quelle che Bach stesso dirigeva nelle chiese di Lipsia. Chiusa con un bis dell'ultimo Corale in RE maggiore, con i solisti mescolatisi ai ragazzi del coro, a scandire "presso Dio ha il suo posto la stirpe umana". Un meritato successo per Jais e per questa sua creatura che è un altro fiore all'occhiello della Fondazione.