XIV

da prevosto a leone
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06 dicembre, 2014

La Lady sovietica a Bologna, per pochi intimi

 

Ieri sera è andata in scena al Comunale bolognese la seconda (delle sei) della Lady Macbeth di Dimitri Shostakovich. Purtroppo in un teatro semi-deserto, e andatosi ulteriormente a desertificare durante i due intervalli. Che dire? Perle ai porci… oppure Shostakovich come Renzi?

Spettacolo davvero eccellente quello della compagnia del Teatro Helikon di Mosca, arrivata qui con due cast che si alterneranno regolarmente fino alla conclusiva del 10, accompagnati da Orchestra e Coro del Comunale.

Il regista Dimitrij Bertman coglie in pieno lo spirito dell’opera, sia a livello della personalità dei protagonisti (Katerina in primis, una donna che non chiede altro che di essere amata) che a quello della denuncia sociale di una società dominata dall’avidità e dallo sfruttamento (dello schiavo e della donna). L’ambientazione è moderna, ma una volta tanto ciò non nuoce per nulla all’efficacia e alla coerenza del racconto.

La scena (di Igor' Neznyj) ha un fondo fisso, costituito da un labirinto di condotte d’acqua: richiamo all’attività degli Izmailov, proprietari di un mulino (con annessa diga e condotte forzate) ma anche alla condizione materiale e psicologica di Katerina, ulteriormente sottolineata da una serie di gabbie metalliche in cui la donna è spesso costretta a muoversi. Gabbie che bene servono nel terz’atto ad ospitare gli invitati alla festa di matrimonio e soprattutto nell’ultimo a rinchiudervi i carcerati destinati alla Siberia.

La fedeltà al libretto è pressoché totale, se si escludono alcune libertà che il regista si prende, come quella di far scardinare a Sergei la porta della camera di Katerina in occasione del loro primo incontro carnale, oppure di far tornare Zinovy accompagnato da due zoccole, o ancora di far ricomparire nel quarto atto, solo per camminare in lungo e in largo nella prigione, i… cadaveri dei due Izmailov. L’unica pecca (secondo me) da addebitare al regista è la comparsa (da sotto le gonne di Katerina, durante l’ultima sua drammatica esternazione del lago nero) di un bambolotto simboleggiante evidentemente un figlio: riferimento chiaro, quanto improprio, al contenuto del racconto di Leskov, ma del tutto incomprensibile qui… a meno di non considerarlo una sconfessione del programma etico e femminista di Shostakovich e un dar ragione alle pretese della società (zarista ma non solo) di ridurre la donna a puro strumento di riproduzione. La scena finale del tuffo in acqua di Katerina e Sonetka è sempre problematica da rendere con efficacia: anche qui niente tuffi, ma un altro sport: il tiro alla fune! Evabbè, scusato.

Ieri il ruolo di Katerina toccava a Svetlana Sozdateleva, che per me è stata assolutamente perfetta: innanzitutto vocalmente, perché interpretare una parte così senza cadere nel volgare (musicalmente parlando: urla e schiamazzi) è davvero difficile, e invece lei ha sempre mantenuto un perfetto controllo dell’emissione. Così come eccellente è stata la sua immedesimazione nella psicologia del personaggio.

Buono anche il Sergei di Vadim Zaplechny, che forse non è riuscito sempre ad imporre la sua voce (ad esempio nella scena delle molestie ad Aksynia).

Dei due Izmailov il vecchio Boris (80 anni!) sembrava più giovane del 50enne figlio (!) Comunque il padre (Dmitrij Skorikov) ha mostrato autorevolezza sia nel canto che nel portamento superiore a quelle del figlio (Dmitrij Ponomarev) il che tutto sommato quadra con testo e musica!

Maja Barkovskaja impersonava la cuoca Aksynia: efficace nella voce; forse troppo, come dire… arrendevole nella scena delle molestie (l’avvocato dei molestatori avrebbe buon gioco a farli assolvere!)

Eccellente il capo dei poliziotti (Alexandr Miminoshvili) che ha anche messo in mostra doti di showman durante il trascinante quanto satirico balletto del terz’atto alla stazione di polizia.

Stanislav Shvets impersonava il prete e il vecchio carcerato (nel finale): come prete mi è parso poco… brillo, ecco! Efficace la sua accorata cantilena sulla strada verso la Siberia.

Personalmente non ho troppo apprezzato il contadino cencioso (e ubriaco) di Mikhail Serishev, che nel terz’atto canta una vera e propria aria: a parte che il regista gli ha messo in mano un microfono da balera, è la sua voce ad essermi parsa inadeguata alla sarcastica drammaticità del ruolo.

Stesso discorso per la Sonetka di Ksenia Vjaznikova, poco efficace vocalmente, quanto… gnocca fisicamente (!)

Sorvolo sui comprimari, non certo per biasimo, ma per non scrivere ovvietà.

Invece un bravo all’Orchestra del Comunale e soprattutto al Coro di Andrea Faidutti, perfettamente all’altezza sia della parte vocale che di quella mimica.

Vladimir Ponkin è il concertatore dello spettacolo: mi è parso cercare l’enfasi in tutti i sensi: nei grandi momenti d’insieme (gli interludi, ad esempio) dove ha cavato suono e fracassi strepitosi da un’orchestra che aveva sì e no un terzo dell’organico previsto da Shostakovich (!) e tenendo tempi fin troppo sostenuti in altri momenti (esempio la scena finale del terz’atto). In ogni caso, una direzione encomiabile e segno di grande dimestichezza con questa ostica partitura.

Ecco, a parte le poltrone e i palchi vuoti… una serata da incorniciare.           


03 dicembre, 2014

Una Lady sovietica è attesa a Bologna (3c)


Stiamo seguendo la musica sullo spettacolo che ha come protagonista Eva-Maria Westbroeck.

Atto III, scena VI
Pur essendo passato – come si scoprirà tra non molto - pochissimo tempo dall’omicidio di Zinovy, Katerina e Sergei già hanno organizzato il loro matrimonio; e il fatidico giorno è arrivato.

1h40’40” Sono gli archi bassi ad aprire la scena con un motivo cupo e angosciato (4/4 Andante) ripreso con maggior concitazione dai primi violini: ci preannunciano di sicuro qualcosa di poco piacevole.


1h41’02” Sergei vede Katerina inquieta proprio il giorno delle nozze; lei si aggira davanti alla cantina in cui è sepolto Zinovy, afflitta da rimorsi e sensi di colpa; l’amante cerca di tranquillizzarla e lei accetta di avviarsi verso la chiesa per la cerimonia. Ma sulle sue ultime parole apparentemente serene (1h42’26”) il clarinetto basso e il controfagotto esalano un motivo che ricorda immancabilmente Boris (!)

1h42’41” Ecco ora l’improvviso attacco, in Allegro, dei legni (ottavino, flauti, oboi e fagotti) annunciare l’irruzione sulla scena del contadino cencioso, invitato alla festa e già completamente ubriaco. Il suo canto, una vera e propria aria (ma ricca dei caratteristici hic! dello sbronzo) è accompagnato dal fagotto e dal clarinetto in MIb, poi ancora dall’ottavino, infine dai legni, dagli archi, poi dal resto dell’orchestra. Si aggira nel cortile, dapprima quasi vantandosi del suo vizio dell’alcol, comune ad amici e parenti, poi manifestando la volontà di bere per tutta la vita: bere e cantare, almeno finchè c’è vodka. Ma perché (1h44’10”) la vodka adesso non c’è? Perché lui è povero in canna, ma a qualcuno è andata meglio: Sergei era un poveraccio come lui, ma adesso nella vodka ci nuota! Perché la padrona ha scelto Sergei e non lui? Che ha pur tutti gli attributi a posto! Ah, bisogna bere, e la cantina è proprio qui (1h44’57”): chissà perché la padrona ci si aggira spesso? Ci saranno di certo buone provviste, proviamo a guardarci, chissà quanto vino ci si ritrova!

1h45’23” L’ubriacone forza il catenaccio della cantina, apre ed entra, per subito uscirne (1h45’36”) tappandosi il naso, disgustato dall’insopportabile puzza! Si domanda cosa possa essere, quindi (1h45’59”) decide di tornare dentro e vi scopre il cadavere di Zinovy (1h46’07”) scappando quindi fuori inorridito. Senza soluzione di continuità attacca qui un nuovo interludio.

Interludio IV
1h46’25” Riprende le ultime due battute della scena precedente (inizianti con anapesti: doppia semicroma + semiminima) e poi prosegue per 52 battute in Allegretto (4/4).


Un’autentica orgia sonora – cui partecipano ben 28 ottoni aggiuntivi alla già ipertrofica orchestra - che mirabilmente evoca l’agitazione che pervade l’animo dell’ubriaco, in cui coesistono orrore, terrore ma anche, forse, macabra soddisfazione ed esultanza per una possibile sua rivincita sui due amanti: Sergei, che gli ha soffiato la padrona, e Katerina, che gli ha preferito Sergei! Un brano che ricorda persino colonne sonore di musical di Broadway, mentre ci par di vedere il poveraccio che corre quasi ballando, oltre che barcollando, verso la stazione di polizia!    

(passiamo ora al secondo video)

Scena VII
13” Siamo alla stazione di polizia, dove troviamo il Sergente e una ventina di agenti. Benchè stiano oziando, tutti lamentano le dure condizioni di vita ed anche (come già prima l’ubriacone) la scarsità di pecunia. L’introduzione in Allegretto poco moderato presenta un motivo dal piglio marziale (pur essendo in 3/4):

È una specie di segnale che precede le tre successive esternazioni del Sergente. La prima delle quali (25”) contiene addirittura l’apologia del corpo ai tempi dell’antico Egitto! Poi (53”) su un tempo ternario (3/8, Più mosso) insieme ai suoi sottoposti (che gli fanno eco pappagallescamente con una battuta di ritardo) il capo lamenta la miseria dei salari, a fronte delle improbe fatiche. Infine tira una specie di massima (1’12”): se ci si vuol guadagnare la vita, si deve nuotare in acque sporche! I militari la ripetono in coro.

Torna ora (1’32”, sull'Allegretto poco moderato) il motivo dell’introduzione per aprire la seconda lamentazione dei militari, che è una ripetizione - sottilmente variata nell’accompagnamento - della prima.  Ecco quindi (1’44”) il Sergente che la introduce, con poetici (!) riferimenti a luna, sole e stelle, e poi (2’11”, Più mosso) ripete la lamentazione sui bassi salari, sempre spappagallato dai suoi. Ribadisce quindi la massima sull’acqua sporca (2’30”) subito ripetuta dai militari.

Una terza comparsa (2’49”) questa volta in Allegro poco moderato, del motivo dell’introduzione prelude ad una terza lamentazione (3’00”, Più mosso) - diversa anche nel canto dalle prime due - del Sergente, che adesso tira in ballo la lotta ai nichilisti, quindi riecco la lagna sui salari (3’27”) ripresa ancora col solito ritardo dai militari. Infine (3’45”) l’ultima comparsa della massima dell’acqua sporca, prima nel Sergente e poi nei sottoposti.

4’04” Uno squillo di trombetta chiuso da un perentorio colpo di timpano (come un pugno picchiato sul tavolo) introduce, in tempo Allegro, il Sergente che adesso se la prende con gli Izmailov perché non hanno invitato i poliziotti alla festa di matrimonio, e medita di fargliela pagare, trovando una scusa qualsiasi, sempre spalleggiato servilmente dai suoi.

4’39” Ma arriva all’improvviso un agente che ha fermato un insegnante, sospetto socialista! Gli schianti (a sezioni alternate) dell’orchestra, seguiti da veloci volate di strumentini e archi alti, accompagnano i militari che si alzano di scatto e si mettono in agitazione. L’agente (4’46”) accusa di ateismo l’arrestato, che timidamente nega, poi accenna a una storia di rane, e l’insegnante (4’57”) espone, su una religiosa melodia, la sua teoria sull’anima dei batraci. Viene ovviamente portato in gattabuia (5’26”).

5’36” In tempo Moderato, il Sergente ricomincia… da capo, con la storia dei corpi di polizia, ma subito pensa agli Izmailov e si chiede come poter andare alla festa senza un invito, ma ecco sopraggiungere (6’10”) l’ubriacone per denunciare la scoperta del cadavere.

6’36” I poliziotti non credono alle loro orecchie: un’esplosione in Allegro dell’orchestra su incisi in anapesto e uno stentoreo quanto prosaico DO#-RE-MI, con il quale il Sergente accoglie questo vero e proprio regalo della provvidenza, accompagnano l’agitazione di tutti e subito (6’43”) sul tempo che ancora accelera a Presto, ecco i frenetici preparativi per la spedizione in casa Izmailov, diretti dal Sergente, cui rispondono sempre come pappagalli i suoi uomini, felici non tanto per il lavoro che li aspetta, ma per la prospettiva di approfittarne e godersi anche loro la festa dagli Izmailov! Il clarinetto piccolo e l’ottavino spiccano su tutta l’orchestra a scandire il trambusto generale.

Interludio V
7’22” Anche qui, senza soluzione di continuità rispetto alla scena precedente, attacca un nuovo Interludio, sempre in tempo Presto, che copre l’intervallo scenico necessario allo spostamento dell’azione sul luogo del ritrovamento del cadavere. È in forma di rondò (A-B-A-C-A-D-A) dove il ritornello A è affidato a trombe e timpani:

   
In particolare, l’incipit (semiminima puntata + 3 crome) (una specie di fermi tutti! espresso in musica) tornerà a farsi sentire verso la fine della scena successiva, allorquando la polizia farà il suo ingresso a casa Izmailov. La prima strofa musicale (B) del rondò (7’34”) è in Allegretto, poi Moderato, e scimmiotta il passo di marcia del plotoncino dei poliziotti. Il ritornello (7’52”, Presto) è assai breve, solo 4 battute, per lasciare spazio (7’52”) ad una nuova strofa C, in Moderato: siamo tornati alla marcia dei poliziotti, qui però accompagnata dall’impertinenza del clarinetto piccolo, poi da un paio di glissando dei tromboni, che la dicono lunga sulla reale determinazione e serietà istituzionale di quella specie di armata-brancaleone!

A 8’37” torna il ritornello (sempre in Presto) questa volta un po’ più lungo, affidato nell’incipit ai soli timpani e poi sviluppato dagli archi che portano, passando per un primo rallentamento a Moderato, all’esposizione (8’58”) della terza strofa (D) del rondò, in tempo Adagio. È un motivo puntato, languidamente triste, che sembra anticipare ciò che accadrà tra poco in casa Izmailov: la fine di un amore!

Adesso i primi violini (9’35”) ci riportano in Allegro con veloci semicrome su scale ascendenti, e da qui al nuovo Presto (9’43”) dove la tromba sola ripropone per l’ultima volta il ritornello A. Si chiude (9’48”) con un generale schianto e poi con un secco colpo di timpano: è la Polizia che bussa al portone della proprietà Izmailov!

Scena VIII
9’55” Siamo nel pieno – anzi verso la fine – della festa di matrimonio. Per evocarne la (fasulla) solennità gli archi, tutti con sordina, intonano in Allegro non troppo nientemeno che una fuga, il cui incipit ricorda, storpiato, persino il Sanctus del Requiem verdiano!



Entrano i violini primi, salendo dal SI al DO dell’ottava superiore; poi a battuta 4 i secondi (a distanza di un tritono, sul FA#); a battuta 10 le viole (ancora sul DO); a 13 i violoncelli (sul SOL) e a 17 i contrabbassi (ancora con i celli, sul DO). Insomma: sacro e profano, diavolo ed acquasanta sono qui mescolati proprio a dovere!

A battuta 22 (10’41”) ecco entrare il coro, sempre con un fugato: prima i contralti, poi i soprani, quindi i bassi e infine i tenori, che riprendono il motivo dell’iniziale fuga degli archi. A 11’25” gli invitati festeggiano gli sposi, e il sacerdote è il più prodigo di incitamenti al bacio! I due sposi lo accontentano più volte, poi Katerina invita tutti a servirsi ancora, Adesso il tempo cala a Meno mosso, e il religioso (12’02”) si abbandona ad un panegirico per Katerina, chiedendo retoricamente e reiteratamente (con squilli di corni che richiamano l’attenzione degli astanti) cosa ci sia di più bello del sole in cielo… Per poi dare la scontatissima risposta (14’13”): ma è Katerina! E allora un altro bacio! Viva Katerina, ripete il coro, più bella del sole in cielo! Bacio!

14’59” Ma gli invitati sono ormai brilli e cascano dal sonno, pur continuando a lodare, con un motivo di purissima indole russa, la bellezza di Katerina, che però si è accorta (15’21”) che il catenaccio della porta della cantina è stato forzato. Il tempo si fa Allegro molto, per sottolineare l’agitazione che si sta impadronendo della donna, e che contagia anche Sergei, che pure cerca di non perder la testa. Il religioso ancora ripete la domanda su cosa c’è più bello del sole, gli invitati ripetono gli evviva, Katerina ripete l’invito a far come fossero a casa loro. Un loro ultimo complimento (15’57”) riporta il tempo ad Andante, poiché ormai si stanno addormentando, come il religioso che espone per l’ultima volta la sua domanda retorica e qualcuno ancora grida: bacio!

16’22” Ma adesso la situazione precipita per davvero, e il tempo torna Allegro vivo.  Katerina, agitatissima, vuol affrettare a tutti i costi la fuga; Sergei ancora è perplesso, non vorrebbe abbandonare proprietà e affari (!) Ma la donna, accompagnata dall’agitarsi del clarinetto basso,  lo convince che non c‘è più un minuto da perdere e lo invita (16’47”) a prendere del denaro per scappare. Ora c’è una pausa di sospensione (il tempo, per 9 battute, diviene Largo) e sono il fagotto e poi il clarinetto basso a sottolineare l’impazienza di Katerina, cui i secondi devono sembrare ore, nell’attesa che Sergei ritorni.   

17’19” Ecco Sergei, ma contemporaneamente il tempo è tornato Allegretto e legni e archi bassi, con timpano e cassa, scandiscono un marziale incedere di passi, subito reso palese e inequivocabile da tromboni e tube, che ripropongono il motivo del ritornello che caratterizzava il precedente Interludio: la marcia dei poliziotti verso casa Izmailov! Il motivo viene reiterato in un continuo crescendo del volume del suono, legato all’entrata successiva di altri strumenti, compresa (17’42”) la banda di 28 ottoni, mentre Katerina e Sergei si sentono ormai in trappola, senza alcuna via d’uscita.

18’01” Ecco la Polizia annunciarsi perentoriamente, seguita da due ripetizioni del suo motivo, qui davvero spaventevoli, chiuse da un tremendo quanto dissonante accordo generale!

18’15” Mentre il tempo muta in Allegro, il Sergente saluta enfaticamente, e Katerina ricambia il saluto (un tono preciso più in alto!) cercando di ostentare calma. Sulle impertinenti evoluzioni del clarinetto in MIb, il Sergente rimprovera bonariamente Katerina per il mancato invito alla festa di nozze, poi subito si fa serio ed annuncia di essere lì perché messo a conoscenza di un… affaruccio, ecco. Katerina (18’55”) crolla immediatamente e dopo aver abbracciato Sergei ed avergli chiesto perdono, si consegna alle guardie. Mentre la donna viene legata, Sergei (19’18”) cerca di fuggire, ma viene subito bloccato dagli agenti, nonostante tutti i suoi sforzi e le urla di Katerina.

19’44” Sul tempo di Allegretto inizia ora la coda dell’atto, con gli agenti che tronfiamente si vantano della brillante operazione e la povera Katerina che ancora chiede disperatamente perdono al suo Sergei. Ma la musica (in sole 8 battute!) qui ci racconta anche qualcos’altro: perché è, se possibile incarognita, quella che aveva accompagnato la corsa dell’ubriacone verso la stazione di Polizia! 
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Atto IV, scena IX
20’03” In tempo Adagio sono i timpani ad aprire in modo davvero drammatico la scena conclusiva dell’opera: FA-DO e rullo, DO-FA-DO e rullo, poi un tremendo accordo di FA minore (poggiato sulla dominante DO) di tutta l’orchestra, ribadito subito dopo salendo alla sesta (RE) alla sensibile (MI) e arrivando infine a poggiare sulla tonica: lo stesso che si udirà al calare del sipario. Trombe e tromboni intonano un pesante motivo che degrada inesorabilmente, proprio come l’esistenza dei personaggi del dramma. Il  motivo è ripreso in parte dal fagotto, poi 8 rintocchi di DO del timpano e un accordo di FA minore nei legni, morendo, ci portano su una scena a dir poco desolata e desolante. Ci troviamo nel dormitorio di un carcere, dove i forzati in viaggio verso la Siberia passano una delle mille notti del loro calvario. Uno di essi canta – accompagnato da pochi strumenti (clarinetto basso, fagotti, archi nel grave) la loro sorte disperata (un futuro di sofferenza e vessazioni) con due interventi (strofe di 8 versi) a cui risponde il coro (con supporto orchestrale più corposo) ripetendo la seconda parte di ciascuna delle due strofe.

21’00” Nella prima esternazione, il vecchio forzato lamenta la lunghezza delle verste (1 versta = poco più di 1 KM) da percorrere sotto il sole a picco… ma ora è sera e il sole è calato dietro l’orizzonte della steppa. Poi (21’54”) impreca al cammino che porta in Siberia, segnato da lamenti, sangue e cadaveri. A 22’32” il coro riprende le sue ultime parole, con un canto di tipica matrice russa, che a 22’52” raggiunge un apice di drammaticità, sul richiamo al sangue e alla morte.

23’23” Ecco la seconda esternazione del vecchio deportato, che già prefigura gli strazi della nuova tappa che li aspetta l’indomani. E impreca (23’57”) verso le steppe sconfinate, le giornate interminabili e le guardie disumane. A 24’42” il coro riprende nuovamente le sue ultime parole, ora però con totale rassegnazione, sottolineata dalla smagrita tessitura orchestrale: corni ed archi con sordine e arpa. Il che annuncia (25’36”) il sonno che si impadronisce di (quasi) tutti. Due guizzi del clarinetto basso, sui regolari rintocchi del timpano, ci avvertono appunto che non tutti stanno dormendo. Il tempo passa a Poco più mosso e adesso sono le viole ad animarsi: è Katerina (26’33”) che si alza e si dirige verso la guardia, offrendogli 20 copechi perché la lasci passare. La guardia (26’50”) non perde occasione per fustigarne i costumi, ma il denaro lo convince a lasciarla passare.

27’25” Katerina va da Sergei, piena di passione: finalmente può stare un po’ con lui! La sua invocazione all’amato sale (dal FA minore del grigio scenario circostante) al FA# maggiore (si è scordata persino il mal di gambe!):


Poi torna al FA minore evocando la disperazione che la coglie quando non può stare con lui; ma riprende poi il FA# maggiore per le nuove invocazioni del nome dell’amato. Il quale però (28’16”) mentre il tempo muta in Allegretto, per tutta risposta le rinfaccia i suoi peccati, coprendola di accuse, per averlo trascinato in questa storia. Katerina (28’44”) è colpita a morte da questo atteggiamento dell’amato, ma ancora cerca di riconquistarlo chiedendogli perdono! Ma l’uomo è inflessibile, arriva ad offenderla atrocemente (sei la donna di un mercante!) e infine (29’01”) la scaccia in modo brutale.

29’21” Al lamento del corno inglese, sul sommesso agitarsi della grancassa, in tempo Adagio, spetta di accogliere Katerina, tornata al suo giaciglio. Dove (29’40”) adesso esterna la sua amarezza per la piega che gli eventi hanno preso:



In lei non sembra esserci rimorso per ciò che ha fatto, ma la semplice constatazione di quanto non sia facile passare dalla gran vita alla prigionia! Ma la cosa che la fa letteralmente disperare, mentre il suo canto si agita viepiù ed entra l’arpa (31’02”) è il tradimento e l’odio di Sergei nei suoi confronti:

La cosa davvero atroce cui ora assistiamo è che mentre Katerina esterna questa sua disperazione, chiusa da un ultimo sfogo cui pongono il sigillo il clarinetto e tutti gli archi in sordina, Sergei si sta dirigendo verso l’altro lato del dormitorio femminile, per incontrarvi Sonetka!  

32’26” Sergei comincia a corteggiare la ragazza (e il clarinetto dà in escandescenze, mentre il tempo va accelerando) e insieme irridono Katerina (33’05”) quella stupida che ha dato a Sergei il denaro che lui ha usato adesso per venire da Sonetka! A 33’11” Sergei va alle spicce (legni ed archi si agitano sempre più e il ritmo sembra un fox-trot) e chiede a Sonetka di fare l’amore; lei si fa desiderare, gli suggerisce di tornare da Katerina e lo sfugge.

Il tempo ora passa proprio ad Allegro, mentre (34’02”) Sergei, sugli affannati anapesti degli archi, proclama reiteratamente di amarla e chiede il suo amore. I clarinetti (in SIb e MIb) cominciano a svolazzare come impazziti, mentre Sonetka chiede all’uomo una prova concreta del suo amore. E quale prova? Su un crescendo di legni, archi e arpa, culminante in un secco accordo generale (34’24”) seguito da un drammatico silenzio, rotto da due schianti di archi e ottoni, lei gli promette sesso se in cambio avrà un paio di calze nuove, che Sergei può procurarsi… dove? Ma ovvio: (34’42”) da Katerina! E l’orchestra erompe in un’autentica orgia sonora (richiama un inciso del finale del concerto per violoncello di Schumann!) due successive ondate culminanti in un nuovo schianto (34’51”) dopo il quale Sergei parte deciso per l’impresa.

Il tempo è ora Allegro molto (come l’animo di Sergei che ormai si sente vicino alla nuova conquista). Sono le viole - con veloci ondeggiamenti di semicrome e interventi di corni e legni sulle scansioni delle arpe - a guidarlo verso il giaciglio di Katerina, che chiama per nome (35’13”). Clarinetto basso, fagotti e arpa ci anticipano il sussulto della donna, sorpresa del ritorno insperato del suo uomo, che finge di chiederle perdono.

35’24” Katerina è pronta a perdonarlo, anche se si dice offesa dal suo comportamento. Lui adesso (35’39”) si inventa (ce lo confermano gli sberleffi dei flauti!) una panzana per far credere a Katerina che loro dovranno separarsi. Le racconta (36’00”) che i piedi gli fanno male e non può più camminare: dovrà farsi ricoverare in ospedale. Lei sembra sconvolta (36’20”) dall’idea di separarsi dal suo uomo, ma lui le ripete che il dolore ai piedi non gli permette di proseguire la marcia. Lei ripete (36’43”) di non poter vivere senza lui e si chiede cosa possa fare per evitare di perderlo. Gli archi in tumulto spingono una nuova salita verso uno schianto generale, sul ritmo della marcia dei poliziotti dell’Interludio dell’atto precedente! Da qui il tamburo (37’02”) su due beffardi glissando di tromboni e tuba, accompagna la perfida bugia di Sergei, che le lascia intendere come forse un paio di calze lo potrebbero aiutare!

Il tempo si fa Meno mosso, poi Moderato, mentre a Katerina (37’19”) non par vero di possedere la soluzione del problema: ecco qui, le sue calze! Sull’agitarsi del flauto comincia a togliersele, mentre Sergei ipocritamente la ringrazia. Adesso, con il tempo che accelera (37’37”) sono i clarinetti ad impazzire, mentre i violoncelli espongono un motivo che richiama l’amore che i due avevano vissuto in un tempo che sembra lontanissimo. È la miscela dei due sentimenti opposti: l’euforia di Sergei, che sente di aver raggiunto il suo scopo, e l’estasi di Katerina, illusasi di aver riconquistato il suo amore.

37’53” Katerina consegna le sue calze a Sergei, e lui per tutta risposta si alza e se ne va, vanamente inseguito dalle domande della donna, rimasta interdetta. Il tempo ha accelerato e ora diviene Allegro, mentre Sergei consegna le calze a Sonetka e, senza nemmeno darle tempo si reagire (38’14”) la solleva di peso e la porta via. Il tempo accelera ancora ad Allegro vivo, mentre Katerina (38’29”) che ha visto tutto ne rimane sconvolta, come ci testimoniano le volate degli archi, culminanti in una repentina salita dei legni.

38’35” Adesso arriva anche un’ulteriore umiliazione per la povera Katerina: il gruppo delle forzate, aizzato da una di loro, si fa atrocemente beffe di lei, con sberleffi e risate cantati su crome, mentre i legni accompagnano con una poliritmia di terzine. Invano Katerina – con lunghissimi acuti in SIb e per tre volte (39’22” e 39’36”) cerca di liberarsi dalla loro presa. Finchè un tonfo in tromba, tromboni, tube e grancassa (39’48”) interrompe la cagnara: è una guardia che interviene a sedare il tumulto. Ma ancora le forzate ridono, indicandogli Sergei e Sonetka che amoreggiano in disparte.

Il tempo muta repentinamente in Adagio, mentre le percussioni (40’00”) hanno preso una spaventevole rincorsa verso un’autentica esplosione (40’09”) dell’intera orchestra (banda compresa) che poi prosegue con cinque ondate successive (con i glissando delle arpe) fino ad un nuovo schianto (40’33”) seguito da un raggelante tremolo (40’35”) degli strumenti bassi e delle percussioni. 

40’45” Katerina è letteralmente inebetita, ora ha un’oscura visione. Sul livido accompagnamento di timpani, cassa e archi bassi (più qualche inciso nei fiati) esterna la sua lunga, tragica e allucinata disperazione, intercalata da interventi dei fiati e delle arpe:

Un lago nel fitto del bosco, con acque profonde e nere come la sua coscienza; acque che il vento solleva in ondate enormi, che fanno paura; acqua nera e grandi ondate nere. La scansione del tempo cambia di continuo (4/4, 5/4, 3/4) a testimonianza dell’instabilità psichica in cui la donna è ormai precipitata. Trilli e svolazzi del clarinetto basso suggellano questa tremenda esternazione: e saranno anche le ultime parole di Katerina.

Ma ecco che ora (44’16”) col tempo che muta in Andantino e il flauto che prende l’iniziativa, Sergei e Sonetka tornano in scena dopo la tanto sospirata sveltina: sembriamo proprio Adamo ed Eva, gongola lui. Per la verità, ribatte lei piuttosto frigidamente, come paradiso non mi è sembrato il massimo… Ma lui taglia corto: no no, eravamo proprio in paradiso, e il flauto sembra proprio volergli dar ragione.

44’52” Le umiliazioni per Katerina non sono finite, ora l’aspetta proprio quella che farà definitivamente traboccare il vaso. Cantando una melodia anonima e quasi trasandata, Sonetka arriva alla sfrontatezza di ringraziare Katerina per le calze, e poi darle della stupida per non aver saputo conservarsi fedele il suo Sergei, che adesso è lei a godersi. E come tengono ben caldo, le sue calze!

Il tempo rallenta ad Andante (45’55”) e su un perentorio rullo di tamburo le guardie chiamano alla nuova marcia giornaliera i forzati, che si alzano (46’07”) e ad ondate successive (ben evocate dalle folate dell’orchestra ritmate dai timpani) si mettono in fila per incamminarsi. Katerina (46’46”) resta seduta e immobile, accompagnata da un motivo agitato nei violoncelli; (47’14”) un forzato la sollecita a muoversi.

47’31” Sono sempre i violoncelli – col ritmo di arpe e contrabbassi - a scandire il tempo a Katerina, che ora si è alzata e si dirige verso Sonetka, ferma sul bordo del fiume.

48’15” Due sestine in biscroma dei contrabbassi accompagnano le cadute in acqua di Sonetka e di Katerina, che ha seguito la rivale dopo averla spinta giù dal terrapieno. Si ode un primo grido di Sonetka (48’30”) ormai trascinata lontano dalla corrente, mentre uno schianto nell’orchestra accompagna le grida dei forzati, subito zittiti alla guardia, che impedisce qualunque tentativo di soccorso. Altre due disperate invocazioni di Sonetka si perdono sempre più lontano, mentre la guardia richiama tutti all’ordine.

49’23” I forzati si rimettono in riga e riprendono il cammino verso la Siberia. Uno di loro canta ancora la disperazione i dover camminare incatenati per altre mille verste… Tutti riprendono il loro rassegnato lamento (50’04”) che si perde in lontananza (51’30”) sui cupi rintocchi del timpano, prima che il sipario cali sull’accordo di FA minore, culminante in uno schianto generale.
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Le voci

La tessitura delle voci dei personaggi principali si presenta a prima vista come normale: fa eccezione il SI naturale acuto del basso Boris, ma si tratta praticamente di due schiamazzi che il vecchio emette subito prima di cominciare la fustigazione di Sergei; e immediatamente prima tocca anche un SOLb acuto, ma per il resto sale raramente al FA.


È invece la scrittura di Shostakovich che impegna assai tutte le voci, chiamate spesso a passaggi espressionisti, legati alla violenza – materiale o psicologica - di molte delle scene dell’opera.
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Fonti

La partitura consultata è quella dell’edizione dell’opera omnia di Shostakovich, serie IV, voll.52a-52b, DSCH di Mosca, 2007, edita da Irina Levasheva e Manashir Iakubov.
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(3c. fine)               
    

02 dicembre, 2014

Una Lady sovietica è attesa a Bologna (3b)


Stiamo seguendo la musica sullo spettacolo che ha come protagonista Eva-Maria Westbroeck.

Atto II, scena IV
49’48” I corni aprono in Adagio, 4/4, con un pesante accordo di SOL minore, che poi degrada sulla settima, mentre il timpano accompagna con rintocchi regolari: notte fonda, evidentemente. Ora il clarinetto basso attacca un’irregolare melodia, rimpiazzato subito dal flauto contralto, che annuncia la presenza di Boris, il quale sta aggirandosi in cortile con una lanterna.  

50’25” Inizia ora il lunghissimo monologo del vecchio, che maledice la vecchiaia e l’insonnia, ma soprattutto le paure, prima fra tutte quella dei ladri. Oltre a flauto in SOL e clarinetto basso, anche il fagotto ne accompagna le prime frasi, chiudendole con una saltellante scala discendente.

52’39” Il tempo si anima in Allegro quando Boris ricorda i bei tempi di gioventù, quando scorrazzava sotto le finestre delle mogli altrui, e spesso e volentieri vi sgattaiolava pure dentro! L’orchestra si ingrossa, gli anapesti del legno spiccano sulle parole riservate al figlio Zinovy (53’02”) che è tutto diverso da lui e della moglie non si cura. Adesso il tempo cambia a 3/4: a 53’27” Boris ha visto della luce in camera di Katerina e comincia a far congetture e pure a pensare di consolarla, come faceva da giovane con le mogli altrui: da 53’35” sentiamo addirittura una reminiscenza di Beckmesser, quanto mai appropriata a dipingere la situazione!


Fossi più giovane anche solo di 10 anni - medita Boris e l’orchestra si rianima (54’01”) - chissà quanto piacere potrei darle! I clarinetti (in SIb e MIb) riprendono i loro svolazzi mentre Boris compiange Katerina, una donna così bella e senza uomini! (da che pulpito vien la predica, come al solito…)

55’19” Boris prende ora l’eroica decisione: salgo da lei! Ma proprio in quel mentre, col tempo che degrada ad Allegretto (55’27”) c’è un suo rivale che si sta accommiatando dalla nuora, dopo una notte (l’ennesima) d’amore. E al povero Boris non resta che intercalare le sue imprecazioni alle ultime insistenze di Katerina perché Sergei resti ancora per qualche attimo e ai richiami di Sergei all’ineluttabilità della separazione. È in pratica un terzetto quello che ascoltiamo, chiuso a due voci dai due amanti che infine si separano (56’44”).

Un’accelerazione del ritmo nei primi violini, per 10 battute, porta (56’53”, tempo Allegro, in 4/4) allo scontro fra Sergei e Boris che lo blocca, chiamando gente e dicendo di aver catturato un ladro (qui non si può non pensare a Hagen e a i suoi sguaiati richiami…) A 57’16” Sergei gli chiede cosa intenda fare e Boris (57’20”) risponde che gli darà 500 frustate, mentre gli uomini sono accorsi e il padrone si fa dare la frusta dal guardiano, ignorando le obiezioni del contadino cencioso. Infine (57’49”) chiama Katerina perché assista alla fustigazione.

58’03” Katerina risponde che sta dormendo, ma il suocero la schernisce (ah, davvero dormivi? contavi le stelle?) Il tempo è’ di 3/4, con enfasi sul terzo di ogni battuta, poi sono i legni ad agitarsi vorticosamente, come lo stato d’animo del vecchio, che anche a lei dice di aver catturato un ladro, e lo fa (58’19”) cantando proprio come il Siegmund che si appresta a svellere la spada dal tronco!



Dopo uno schianto di tre semicrome dell’orchestra, mentre il tempo passa a 2/4 (58’31”) proclama: su, incominciamo! La scena della fustigazione a sangue di Sergei è qualcosa che definire verismo è una minimizzazione! Allora: sono 156 battute in Presto dove trombe, tromboni, legno e xilofono fanno letteralmente schioccare due frustate a battuta (sui tempi forti) mentre gli archi sembrano evocare l’agitarsi del corpo di Boris:


In tutto quindi sono 312 frustate che si abbattono sulla schiena di Sergei, che non profferisce parola, né un lamento! Chi si lamenta, anzi impazzisce dalla rabbia e dal dolore è invece Katerina, che chiede di scendere e poi si cala addirittura (come faceva l’amante!) dalla finestra per cercare invano di bloccare il suocero, trattenuta dagli uomini che lo circondano.

1h00’28” Dopo l’ultima frustata, sottolineata in ffff dal’orchestra, Boris è sfinito e smette di frustare Sergei. Al guardiano che gli chiede se qualcun altro debba sostituirlo nella fustigazione, risponde (1h00’49”) che si ripromette lui stesso di ricominciare più tardi; ordina di rinchiudere Sergei per il momento in cantina. Adesso la scena si è svuotata, come il suono dell’orchestra (Moderato) ridotto al tremolo degli archi e poi (Andante) all’apparizione dell’immancabile clarinetto basso.

1h01’57” Il tempo rallenta ulteriormente (Adagio) quando Boris, accompagnato da minacciosi colpi di timpano e da un cupo corale di corni, trombe e tromboni, chiede a Katerina qualcosa da mangiare, suggellando la domanda con un’autoritaria esclamazione; lei (1h02’31”) risponde che ci sono dei funghi avanzati dalla cena; Boris (1h02’43”) le ordina di portarglieli subito.

1h03’02” Il tema sinistro e spigoloso nel violino accompagna adesso lo scambio di battute fra Boris e il guardiano: Sergei è stato chiuso in cantina e il padrone manda a chiamare urgentemente il figlio al mulino, mentre Katerina sta tornando con i funghi, che lei stessa ci avverte (1h03’38”) di aver condito con il veleno per i topi: e che muoia anche lui come un topo… conclude, pensando al suocero.

1h03’50” Violoncelli e contrabbassi preparano l’ormai imminente fine di Boris: ma che buoni questi funghi! Il violino solo ha ripreso a macinare il suo sbifido tema. C’è almeno una cosa che la nuora sa far bene: complimenti, Katerina! Però adesso vai a vestirti, sei qui mezza nuda. Ma ecco che (1h04’48”) è il solito clarinetto a mandare un primo segnale, seguito a breve distanza da altri due e poi ancora da due nel flauto. È Boris che già comincia a star male, chiede acqua, ma Katerina si fa beffe di lui. Ora è il clarinetto piccolo a imperversare, sottolineando il battibecco fra i due: lui che comanda e lei che disobbedisce. Il flauto dà il cambio al clarinetto per accompagnare (1h05’18”) l’inutile domanda di Boris (che mi succede?) e la fredda risposta della nuora: lo sai che mangiar funghi a quest’ora può fare brutti scherzi!  

1h05’34” Adesso violini e viole si agitano con biscrome, semicrome e tremoli (è il corpo del vecchio attaccato dal veleno!) mentre Boris chiede a Katerina di chiamare un sacerdote, perché lui possa confessarsi prima di morire (ah gia! tutti i bigotti reclamano per sé, con l’extrema-unctio, il paradiso, sapendo benissimo di essersi meritati l’inferno… vedremo poi che talis pater, talis filius). Le ultime implorazioni del vecchio alla nuora sono accompagnate negli archi da insistenti anapesti, in Allegro, a testimoniare della sua imminente fine.

A Katerina interessa una cosa sola: liberare il suo Sergei; e per questo le servono le chiavi della cantina in cui è rinchiuso. A 1h06’20” finalmente le trova in tasca al suocero, e corre dall’amante. In tempo di Allegretto, ora il fagotto annuncia il sopraggiungere di qualcuno: a 1h06’34”, mentre Boris sta rantolando, ecco uno stridente contrasto: sono i braccianti che - accompagnati dallo sbarazzino agitarsi dell’ottavino - cantano quasi beatamente (non senza qualche maledizione per il padrone!) mentre arrivano per mettersi al lavoro. Anche a loro (1h07’27”, in tempo Moderato) Boris chiede di chiamare un sacerdote. I braccianti lo osservano perplessi, poi qualcuno va davvero a chiamare un religioso. Altri gli chiedono se portarlo in casa, ma lui preferisce rimanere lì all’aperto, fra poco sorgerà il sole. Qui (da 1h07’57”) l’atmosfera sembra richiamare quella della Quarta di Mahler (sezione di sviluppo del movimento iniziale): dove si mescolano commedia e dramma.

1h08’08” Frattanto Boris si accorge di non aver più in tasca le chiavi della cantina, e ne accusa la nuora (veramente la chiama puttana!) mentre i lavoranti non capiscono e lo prendono per matto. A 1h08’36” arriva il sacerdote (che fa il classico segno della croce) al quale (1h09’00”, tempo Largo) Boris confessa, piuttosto sommariamente, i suoi peccati, ma soprattutto gli preme affermare di essere stato avvelenato con una polvere topicida. In quel momento (1h10’34”) rientra Katerina e lui la indica al sacerdote… poi muore. Il tempo muta in Allegro, mentre Katerina (1h10’59”) esprime dolore per la morte del suocero: come faranno adesso lei e il marito a tirare avanti? Ma il suo è un dolore sospetto, perlomeno misto ad ipocrisia – già sospettabile dalla tessitura stridula del suo canto – come testimonia lo sfottente accompagnamento di ottavino, flauto e clarinetto piccolo, cui tengono adeguatamente bordone i fagotti!

1h11’31” Il sacerdote chiede cosa sia successo: Boris era vecchio sì, ma ancora in gamba! Al che Katerina (1h11’38”) gli spiega che ha mangiato funghi. Il sacerdote (1h11’52”) concorda sulla causa della morte e poi, evidentemente brillo, fa riferimento a un detto di Gogol, che deve ispirargli (1h12’11”) una deferente quanto sgangherata ammirazione, manifestata dall’orchestra intera! Poi confuta la tesi di Boris (essere morto come un topo: gli uomini non muoiono, diamine, passano a miglior vita!) e recita il suo bel Requiem aeternam.

Interludio III
1h13’06” È la famosa passacaglia (Largo, 3/4) attaccata direttamente all’ultima sillaba pronunciata dal sacerdote. E dato il suo andamento è lecito immaginarla come una marcia funebre per il vecchio Boris. È aperta da 8 battute occupate da accordi dissonanti dell’intera orchestra, su una linea prima discendente (2 battute e mezza, che parte dal SIb e scende al SI naturale) e poi ascendente (5 battute) culminante in un poderoso accordo generale in ffff sul DO#, cui segue una battuta in diminuendo. Il motivo ricorrente della passacaglia è costituito da 9 battute, e ritorna 12 volte. 3 battute chiudono poi l’Interludio. Inizialmente è esposto da tutti i bassi (legni: clarinetto basso, fagotti e controfagotto; archi: violoncelli e contrabbassi). Qui la prima esposizione nel controfagotto:


Il motivo, che è stato introdotto dal fortissimo DO# dell’orchestra, poi smagritosi in quello dei 5 strumenti che aprono la passacaglia, parte dal RE e percorre una melodia che appare come RE minore (gli specialisti di modalità orientali propendono invece per un DO# minore diminuito) per ritornare alla fine, dopo la discesa appunto sul RE minore (FA-MI-RE) piuttosto bruscamente al DO# (passando dal sovrastante SOL#). Nelle riproposizioni successive del motivo, l’orchestra lo anima con un crescendo di tensione e di volume di suono, che poi sfuma per ripristinare la rarefazione iniziale: insomma, è come un mortorio che si percepisce da lontano, poi si avvicina fino a passarci proprio davanti e quindi si perde in direzione opposta. Sopra il motivo di base, dalla sua seconda entrata, emerge poi un tema puntato che caratterizza, con successivi sviluppi, il seguito della passacaglia:


Seguiamo ora le 12 ricorrenze:

1. 1h13’29” da notare alla fine l’entrata delle viole che crea una specie di scossone, proprio sul passaggio da RE a DO#;

2. 1h13’52” motivo ricorrente in clarinetto basso, controfagotto e contrabbassi all’ottava; sempre verso la fine entrano i violini, mentre i violoncelli attaccano il tema puntato – che sarà protagonista nel seguito - che poi passa alle viole;

3. 1h14’18” il tema prosegue nei violoncelli, poi nelle viole cui si aggiungono nuovamente i violoncelli;

4. 1h14’45” si continua così, ma alla fine entrano anche i violini secondi;

5. 1h15’11” le arpe si aggiungono sul motivo ricorrente; il tema si anima con la comparsa di quartine e sestine di semicrome nei violini;

6. 1h15’38” i fagotti si aggiungono sul motivo ricorrente; perentorie salite in legni e archi, quindi il tema puntato si fa sempre più pesante negli archi, poi nei corni, e viene mosso dalle sestine dei legni;

7. 1h16’07” adesso l’onda sonora si fa sempre più incalzante e tumultuosa, con velocissime biscrome in legni ed archi alti, che culminano – su un fortissimo DO# (col tremolo dello xilofono e l’intervento dei cornetti in SIb) - in un pesantissimo ingresso del tema negli ottoni;  

8. 1h16’42” è una vera e propria marea sonora che ora ci investe; il motivo ricorrente si trasferisce negli strumentini (corno inglese escluso) e nei cornetti in MIb, mentre il tema puntato pare quasi l’olocausto di Brünnhilde! Entra in azione verso la fine anche la banda di 28 ottoni.

9. 1h17’18” il motivo ricorrente torna in clarinetto basso, fagotti, controfagotto e archi bassi: il corteo ci sta passando davanti, con tanto di tamburi e grancassa, mentre sono tromboni e tuba, aiutati anche dalla banda, ad esporre pesantissimamente il tema puntato;

10. 1h17’57” il motivo ricorrente resta solo in archi bassi e nei bassi della banda, mentre rimane il tema puntato negli ottoni, ma il suono pian piano va scemando di intensità (anche la banda si sta allontanando);

11. 1h18’33” tornano le arpe sul motivo ricorrente, mentre adesso il tema passa dai tromboni agli oboi e ai clarinetti, poi al clarinetto basso; 

12. 1h19’09” il quale chiude l’Interludio, con il tema che scende lentamente fino al SOL conclusivo.

Scena V
1h20’00” E proprio un accordo di SOL minore nei violini (Andante, in 3/4) ad aprire subito l’ultima scena di questo secondo atto. Katerina e Sergei sono insieme a letto, ma mentre lui dorme della grossa (mmm…) lei è perfettamente sveglia. Le viole ci presentano un tema puntato ascendente, che non può non ricordarci – sia pure con tratti più dolci, in fondo siamo in presenza di due persone innamorate - quello che aveva poco fa caratterizzato la passacaglia:


Ma quello non era il funerale di Boris? Sì, ma vedremo tra poco che il vecchio è tutt’altro che scomparso dalla scena, e ha pure a che fare con l’insonnia di Katerina!   

1h20’24” Katerina sveglia Sergei, che ne chiede la ragione. Il tema puntato si trasferisce ai violini, poi al clarinetto, mentre la donna (1h20’55”) chiede un bacio all’amante, ma non un bacio qualunque, ma di quelli da far cascare le icone dalle pareti! E mentre Sergei la bacia, il tema si innalza nei violini (1h21’31”) fino ad un colossale climax (1h21’36”) dove la donna invoca l’amante e il tema si esalta nel caldo suono dei corni. Poi torna la quiete ed è il fagotto a prendere il testimone (1h21’56”) per accompagnare Sergei che di punto in bianco tira fuori un discorso crudele.

1h22’01” Il loro amore sta per finire! Sì, perchè suo marito ritornerà da un momento all’altro e lui dovrà rinunciare a lei. Il languido tema che aveva sottolineato la scena ha ceduto il posto a secche crome degli archi, accompagnate da cupi accordi dei corni, culminanti in uno fortissimo di DO minore. Dovrò guardarti far l‘amore con tuo marito? Il tema iniziale ora fa ritorno (1h22’35”) ma in modo protervo, nei legni bassi e negli ottoni.

1h22’41” In un improvviso silenzio, Katerina gli promette che non succederà (?!) ma Sergei (mentre il tempo muta in Allegro) forse non l’ha nemmeno ascoltata e prosegue (1h22’44”) spiegandole con una lunga quanto ipocrita tirata (basta ascoltare i due ottavini come svolazzano sulle sue parole, appoggiati dallo xilofono, coprendole letteralmente di ridicolo!) che lui è una persona sensibile, che crede sinceramente nell’amore e potrebbe essere felice con lei… (1h23’50”) …solo se potesse diventare suo marito!

1h24’16” Arpa e flauto (il tempo rallenta ad Andantino) introducono ora la risposta di Katerina (1h24’23”) accompagnata poi dai violini con una melodia appassionata: lui deve starne certo, lei penserà ad accontentarlo, ne farà un ricco e rispettato mercante. Alla domanda di Sergei su come ciò sarà possibile, lei ribatte (ora accompagnata dal clarinetto e dalle arpe) che il compito di lui è solo quello di baciarla appassionatamente! Il che Sergei fa (1h25’23”) mentre l’ottavino si unisce al clarinetto e alle arpe sottolineandone il gesto. Ora sono i violoncelli (1h25’30”) ad esporre un vero e proprio, meraviglioso, love-theme, in tutto degno (perché da lì sembra venire, diciamolo pure) di… Kundry, chiuso dai violini con un’ascesa dal RE al FA# acuto e ricaduta sul DO#.


1h26’11” Sergei si è (però) già riaddormentato (mmm…) Trombone e tuba con sordine cominciano ora a martellare delle sommesse crome, sostenuti dalle semicrome della grancassa, come ad anticipare una presenza, quasi un presagio: è Katerina che si domanda come Sergei possa dormire vicino ad una donna innamorata come lei. Il clarinetto basso entra con tre svolazzi, poi è il flauto ad agitarsi, mentre la donna, parlando in realtà a se stessa, dice a Sergei che ormai nulla la potrà più fermare e che lui diventerà suo marito. Ora (1h27’02”) i fiati e la cassa tacciono, mentre sono gli archi a martellare le crome, che adesso capiamo che cosa ci anticipavano: Boris! Katerina ricorda che il suocero, che ha cercato di impedire il loro amore, adesso è all’altro mondo, anche se… torna di notte a farsi vedere (!) E come il violino solo aveva già preannunciato con tre guizzi diabolici, ecco là il fantasma del vecchio che le appare (1h27’40”) accompagnato (in Allegro) da una velocissima salita dei legni culminante in uno spaventevole accordo di tutta l’orchestra, preceduto da uno schianto di legno, tam-tam e piatti!

È il timpano ad introdurre, con rintocchi in metro dattilico sul DO, il nome Katerina L’vovna, scandito a voce piena da Boris (1h27’44”) su un ripetuto DO, che scende di un’ottava precisa sull’ultima sillaba: come non pensare alla Statua che saluta DonGiovanni? Mentre ora tutta l’orchestra ribolle della sua collera, il fantasma è venuto per verificare – in flagrante – l’adulterio della nuora. Ma a proposito di DonGiovanni, come il libertino sfidava apertamente gli inviti al pentimento del Commendatore, così anche Katerina (1h28’14”) ribatte sfrontatamente alle accuse del fantasma: sì, lei va a letto con Sergei! E allora? 

1h28’18” E allora sii maledetta per l’eternità, proclama Boris (1h28’33”) su tremendi unisoni dei fiati, rinforzati dal tremolo di archi, legno, tamburo e piatti. Ne ha pronunciato il nome ancora per due volte, dopo averla invitata a guardare nei suoi occhi vuoti e infuocati. Le trombe suggellano con uno spettrale motivo le ultime parole del fantasma. Katerina (1h28’42”) è terrorizzata e sveglia ancora Sergei (1h28’50”) scuotendolo con forza, come ci dicono gli 11 colpi trafelati del timpano sul tremolo in fortissimo di legni e archi e il fracasso delle percussioni.  

1h28’53” Sergei non vede nulla, ma Katerina è agitatissima (come confermano le terzine negli archi, che sfociano poi in tremolo) e gli indica Boris, lì davanti a loro. Sergei (1h29’07”) ovviamente continua a non vedere nulla e nessuno, e cerca di calmarla. Mentre gli archi ricominciano a battere regolarmente le crome che avevano anticipato l’apparizione dello spettro (1h29’21”) Katerina chiede all’amante di baciarla e stringerla forte. Il tempo è mutato in Andante e 3/4: il violoncello solo accompagna sommessamente la scomparsa dello spettro. Cullati dal violino (1h30’06”) che espone il tema udito proprio all’inizio della scena (tema ripreso subito dal violoncello) i due si riaddormentano.

1h31’51” Un sordo accordo di tromboni e tuba, con colpo di tam-tam, sveglia nuovamente Katerina, che a sua volta sveglia ancora Sergei. Il tempo è mutato in 5/4, con una battuta a 3/4, proprio a sottolineare la criticità della situazione. L’uomo pensa che lei abbia qualche altro incubo come poco prima, ma poi ammette di udire passi che si avvicinano: è la grancassa a scandire l’incedere cauto di Zinovy, il marito di Katerina che è tornato per sorprenderla evidentemente in flagrante adulterio. Katerina invita Sergei, che ormai si è preparato al peggio (1h32’33”) a nascondersi. Poi aspetta, maledicendolo, che il marito si decida a farsi vivo.

1h32’56” Sul tempo Allegro, una ridicola fanfara delle tre trombe (due battute di 4/4 sulla triade di SOLb maggiore) che scimmiotta quella (dattilo+spondeo) che introduce la rossiniana carica del Tell, annuncia il richiamo di Zinovy. La fanfara si ripete e adesso gli strumentini con i campanelli citano proprio un inciso della marcia del Tell. Mentre violini e viole hanno rilevato le trombe, Zinovi chiama Katerina, con un motivo che è proprio carta-carbone di quello Statua-DonGiovanni: dominante, salita alla tonica (qui SOLb) e ottava a scendere. Katerina fa la finta tonta e continua a chiedere chi è, fingendo di non riconoscerlo, finchè lui le urla il suo nome, seguito da una scala ascendente di tutta l’orchestra, chiusa sul FA# (1h33’29”) quando Katerina finalmente gli apre.

Una volta entrato in camera, Zinovy (che nota subito lì in giro un paio di pantaloni, ma che per il momento finge di non aver visto) comincia a far domande alla moglie, cui lei risponde con frasi fatte. Ma poi (1h33’58”) Zinovy scopre una cintura da uomo, e questa volta ne chiede conto a Katerina, che gli dà una spiegazione qualunque: l’ha trovata in giro e l’ha usata per reggere la gonna. E proprio a proposito di gonne della moglie (!) Zinovy (1h34’11”) mostra di conoscere particolari interessanti. Ora fra i due sta montando un vero e proprio alterco: Zinovy dice di sapere dei suoi amori, lei lo sfida a portare prove, lui ribadisce che sa tutto, ma proprio tutto di lei. Fino a questo punto i due hanno battibeccato vivacemente, ma senza mai sovrapporre le rispettive esternazioni. Adesso invece (1h34’30”, col tempo che ulteriormente accelera, diventando Presto) le voci dei due si accavallano con grande realismo e verismo! Lei arriva ad offenderlo nelle cose più care, lui la minaccia di punirla esemplarmente, una volta dimostrate le sue colpe.

1h35’07” Zinovy per l’ultima volta chiede a Katerina di confessare, e in risposta riceve l’ennesima offesa: sei uno schifoso mercante! mentre gli anapesti degli archi le danno corda. Allora (1h35’15”) lui comincia a frustare la moglie con la cintola di… Sergei, che viene dall’amante chiamato in soccorso. Come esce dal nascondiglio, lei subito lo bacia. A questo punto (1h35’25”) Zinovy si sente perduto e corre verso la finestra chiedendo aiuto, mentre l’orchestra ribolle di terzine ribattute. Katerina lo afferra (1h35’30), lo trascina a terra e cerca di strangolarlo. Sergei (1h35’33”) lo immobilizza, mentre Zinovy lotta invano contro i due che si accaniscono su di lui. Un fortissimo del pieno orchestrale (1h35’48”) accompagna gli ultimi disperati sforzi di Zinovy, la cui estrema esclamazione (1h35’57”) è prete! (toh, anche lui vuole il paradiso!)

1h36’02” Il tempo si è fatto Moderato e Sergei finisce Zinovy colpendolo con un candelabro (eccoti il prete…) Immancabile, è il clarinetto basso a raccoglierne l’ultimo rantolo, prima di uno schianto dell’orchestra (1h36’13”).

1h36’25” Ora in tempo Andante il clarinetto accompagna il cadavere di Zinovy che viene trasportato in cantina dalle robuste spalle di Sergei. È una vera e propria marcia funebre, caratterizzata da una variante del tema puntato ascoltato fin dall’inizio della scena, qui di stampo vagamente mahleriano.


Un secondo clarinetto si aggiunge a dar man forte per terze! A 1h37’30” ecco la tumulazione (per così dire) del cadavere, che è assistita invece dal fagotto, poi dai violini. Il clarinetto (1h38’13”) riprende il comando a cose fatte e sottolinea l’ennesimo, ardente desiderio di baci di Katerina. Che Sergei soddisfa - in una lugubre, proprio… sotterranea atmosfera creata da violoncelli e contrabbassi, sul tremolo delle arpe - ricevendone in cambio (1h39’17”) la consacrazione a… marito!

Il clarinetto basso sembra compiacersi, ma è (1h39’43”) il trombone – strumento da chiesa per eccellenza - che, anziché una marcia nuziale, chiude con le arpe la scena e l’atto intonando nuovamente la marcia… funebre!   

(3b. continua)