XIV

da prevosto a leone
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31 gennaio, 2024

Off-topic: Sinner e le tasse

Il trionfo del simpatico Jannik a Melbourne ha attizzato una prosaica diatriba da stadio (curva-nord vs curva-sud) riguardo la residenza fiscale (Montecarlo) del campione sud-tirolese (quindi di cittadinanza italiana, cosa che gli comporta l’onore-onere di difendere e illustrare - vedi la recente Coppa Davis – il tricolore).

Qui un (quasi) esaustivo compendio delle due curve posizioni. Che si escludono mutuamente: o Jannik è un angelo, oppure un demonio, tertium non datur.

Perché sollevo questo futile argomento in un blog che tratta di tutto fuorchè di tennis e sport? Solo per proporre un ardito parallelo: Richard Wagner!

Del quale nessuno (salvo qualche troglodita) osa mettere in dubbio la grandezza di Artista. Mentre parallelamente (quasi) tutti sottolineano l’abiezione morale (massimamente il feroce e scientifico antisemitismo) dell’Uomo.

Lampante dimostrazione che – in ogni essere umano, potenzialmente – possono benissimo coesistere l’angelo e il demonio!

Però, a differenza di Wagner, Jannik ha ancora la possibilità di liberarsi del fastidioso fardello.

25 gennaio, 2024

Beatrice Venezi: cosa non va

Il maestro (così si legge sul decreto di nomina) Beatrice Venezi è salitoa alla ribalta dei teatri della cronaca da quando (17/11/22) è statoa nominatoa Consigliere per la Musica dal Ministro Sangiuliano. Come è logico e giusto, la sua collaborazione viene remunerata con € 30.000 (come certificato dal Ministero). 

Da allora lui lei ha fatto parlare di sé, più che per le sue imprese artistiche, per le contestazioni che ha ricevuto a sfondo politico (il pubblico, a Nizza) e professionale (alcuni professori d’orchestra, a Palermo). Lei ovviamente si difende, esibendo il suo corposo C.V., considerandole pretestuose e motivate solo da volgari pregiudizi ideologici (precisamente come quelli che – ricordate? – portarono all’ostracismo della Scala a Gergiev…)

Segnalo qui un intervento assai equilibrato e condivisibile, da parte di un esperto che (come me, che non sono esperto…) non ha ancora avuto il piacere (o dispiacere) estetico di ascoltare e vedere dal vivo la bella Beatrice.

Ma allora, cos’è che non va? Beh, qualcosa su cui in Italia da sempre si tende a transigere e in futuro poi (con l’abolizione del reato di abuso d’ufficio) nemmeno più si indagherà. 

Si chiama: conflitto di interessi. 


11 luglio, 2023

Venezi = Gergiev?

Premetto: non ho (ancora) avuto il piacere di ascoltare dal vivo musica diretta da Beatrice Venezi.

A mio modestissimo avviso il problema non è la richiesta (che non avrà fortunatamente seguito) di bandire alla Venezi l’accesso al podio dell’Opera di Nizza…

…ma la decisione irrevocabile e messa immediatamente in atto a suo tempo di bandire a Gergiev l’accesso al podio della Scala.

14 marzo, 2022

La realtà supera la fantasia

In un mio recente post avevo fatto un commento alla vicenda Scala-Gergiev e all’ostracismo del Teatro per il Direttore russo osservando come - per coerenza - si sarebbe allora dovuto anche bandire da teatri e sale da concerto un tale Ciajkovski, essendo costui un russo fedelissimo dello Zar e reo di occupare spesso territorio ukraino, avendo colà composto una sinfonia ispirata a quel Paese (la sua Seconda) titolata Piccola Russia.

Beh, è accaduto! Precisamente nel democratico Galles, dove l’Orchestra di Cardiff ha deciso il bando al compositore russo, cancellando da un concerto la belligerante Ouverture 1812 e sostenendo che... the orchestra was made aware that the title, “Little Russian” of Symphony No 2, could be deemed offensive to Ukrainians.

Confermate invece inspiegabilmente le esecuzioni di musiche di Prokofiev: uno che aveva abbracciato l’Unione Sovietica, ed era ukraino filorusso del Donbass!


03 maggio, 2021

Musica del 1° Maggio

È uscito oggi su Il Fatto Quotidiano un fulminante commento di Selvaggia Lucarelli sulla vicenda Fedez-RAI a proposito del concerto dello scorso 1° Maggio.

Come premio di consolazione... un ritorno alle origini.


16 aprile, 2021

Si parla solo di riaperture

Mentre continuiamo a dover accontentarci dei pur meritori streaming (poco fa laVerdi ha ripreso dopo la sosta pasquale con una pregevole Seconda di Bramhs diretta da Flor) si comincia a parlare di riaperture serie e... irreversibili (questa me la segno subito).

Al primo posto c’è sempre qualunque cosa non abbia rigorosamente a che fare con la cultura: quindi avanti col cibo, con il fitness, con la cura della persona (dai capelli ai... piedi) e naturalmente con lo sport più popolare, il calcio, che ormai si appresta ad ammettere sugli spalti migliaia di tifosi che non vedono l’ora di sfogare il loro... tifo appunto e di assembrarsi gioiosamente ad ogni gol o numero degli eroi della pedata.

A chi osserva che in cinema e teatri non si va normalmente a fare il tifo, ma ad assistere - in religiosa compostezza e opportunamente distanziati - a spettacoli prodotti con i massimi livelli di sicurezza, si fa osservare come si tratti pur sempre di luoghi chiusi, dove il virus rischia comunque di circolare e poi c’è il solito problema di tutto ciò che accade fuori (prima e dopo lo spettacolo): insomma... meglio soprassedere ancora per un po’, ecco.  

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Chi può offrire spettacoli all’aperto gode ovviamente di qualche vantaggio: ad esempio Macerata e Martinafranca hanno già annunciato i rispettivi Festival che potrebbero risentire poco dei problemi da Covid.

Invece nel panorama comunque un po’ depresso delle iniziative culturali spicca un caso di apparente irresponsabilità, quello del ROF-XLII, il cui programma presenta la stessa identica struttura che ha caratterizzato almeno le ultime 20 edizioni (2020 esclusa): tre opere principali in cartellone, per 4 repliche ciascuna, una serata concertistica (lo Stabat) la serata conclusiva con un Gala al rinnovato Palafestival, più i due Reims accademici e concerti di canto quanto basta. E il tutto esclusivamente in luoghi chiusi! Non solo, ma le piante dei luoghi del festival ripropongono pari-pari la struttura di posti standard: ad esempio quella del Teatro Rossini sembra prevedere l’intera platea disponibile per il pubblico... (e gli orchestrali tornano in buca con tanti saluti a distanziamenti e sicurezza?) Stessa cosa per la Vitrifrigo Arena, che presenta come disponibili tutti i suoi 1200 e più posti!

Insomma, pare che a Pesaro abbiano intenzione di esorcizzare tutti i virus e varianti messi insieme... a noi non resta che fargli (e farci) i migliori auguri!


04 aprile, 2021

In Lombardia la diligenza corre più dell’elettronica

Naturalmente Attila Fontana parlerà di piccole e inevitabili sbavature che possono affliggere anche la Regione che resta la meglio organizzata in Europa... ecco qua: 

Lo scorso mercoledi 31/3 il mio medico di famiglia mi prenota un tampone molecolare presso la struttura fissa a ciò adibita, in quel di Sesto San Giovanni: i sintomi che presento (qualche linea di febbre) potrebbero nascondere la presenza dello sbifido virus. A mezzogiorno ho fatto il prelievo nasale e mi viene rilasciato un foglio per il ritiro del referto, normalmente entro 48 ore. Mi si conferma che il medesimo referto sarà anche disponibile online, sul mio FSE nell’apposita area-Covid.

Così a partire da venerdi pomeriggio (2/4) mi metto in trepida attesa (capirete: non si tratta di unghia incarnita, ma di questione di... vita o di morte!) Passano le ore e nulla accade. Poi, verso mezzanotte, arriva il sospirato SMS della Regione: il referto è disponibile sul mio FSE! Mi ci precipito sopra e - sorpresa - il referto è uccel di bosco!

Ci dormo (male) sopra e il mattino successivo ricomincio le mie esplorazioni: nulla di nulla. Allora, spazientito, arraffo la ricevuta e mi reco -  a piedi e con poche speranze - alla portineria del presidio sanitario di Sesto, adibita alla consegna del referto cartaceo. Miracolo a Milano! Il referto è disponibile! (per ovvie ragioni di privacy non ne rivelerò il contenuto, hahaha...) Evidentemente è arrivato lì trasportato da un furgone o da un pony che lo ha prelevato dal laboratorio di CàGranda, responsabile dell’analisi e del referto.

Torno a casa e - per pura curiosità - provo ancora ad esplorare il mio FSE: niente. Sapete quando il referto elettronico è comparso online? Dopo altre 6 ore!

Insomma, fate conto che un Frecciarossa e un Accelerato partano insieme da Milano Centrale alla volta di Roma Termini e che laggiù il Frecciarossa arrivi con qualche mezz’ora di ritardo rispetto alla lumaca. Tutto ciò non è meraviglioso?

E allora festeggiamo questo gran turbinio di accelerazioni, cambi di passo e colpi di reni come facevano i nostri bisnonni di fine ‘800!

01 aprile, 2021

A Pasqua vacciniamoci musicalmente in Russia

Se fosse una persona seria, quel tale che si fa chiamare capitano e vanta importanti amicizie a Mosca avrebbe già dovuto farsi regalare qualche milione di dosi di Sputnik così da accelerare l’arrivo delle condizioni che lui stesso dice di accettare per riaprire tutto dopo Pasqua e goderci finalmente la vita.

Ma ha già dimenticato ciò che è successo dopo la scorsa estate e poi a metà gennaio e ancora di recente (Sardegna docet): finchè non siamo tutti vaccinati, se si riapre è matematico che dopo un mese la curva torna ad impennarsi, e siamo daccapo. Anche perchè c’è un quarto degli italiani che, sposando la filosofia di vita virus del loro capitano, trasformano anche la più piccola delle aperture in un tana, liberi tutti. Per non parlare poi dei tanti specialisti spalmatori di morti e tinteggiatori abusivi di zone-Covid, capaci come per magia di coprire un rosso scarlatto con un giallo brillante...

E allora, finchè ogni giorno i morti, spalmati o meno, sono centinaia, teniamo bene i piedi per terra, le mascherine sul viso, tutte le restrizioni, diamo tempo al pennuto quanto pluri-mostrinato Gen.Figliuolo di bucarci tutti quanti e nel frattempo celebriamo (religiosamente) la Passione con Bach e (laicamente) la Pasqua con Rimski-Korsakov.

20 marzo, 2021

Ci siamo giocati anche la Sardegna

Senza aspettare il 27/3 ecco che anche la mosca bianca Sardegna ha deciso (per spirito patriottico, immagino!) di deludere... Franceschini. Così anche il simpatico Solinas ha solo perso tempo a inventare passaporti sanitari e credenziali tamponiche, chè lo sbifido virus gli ha risolto in un sol colpo tutti i problemi burocratici.

L’ultima newsletter della Scala, recapitata in questi giorni per posta prioritaria agli abbonati, ci informa tempestivamente, per la penna di Dominique Meyer, che c’è tuttora in giro una specie di virus che impedisce al Teatro di operare come da statuto della Fondazione. Ne prendiamo atto con vivo stupore, ma rassicurati che per la stagione 21-22 avremo sempre diritto alla prelazione senza oneri di qualunque tipo.

Ad allietare le nostre giornate, rafforzandoci nelle nostre inossidabili sicurezze sul processo di integrazione europea (che proprio nei momenti più difficili dovrebbe mostrare tutti i suoi vantaggi) sono arrivate ieri le assicurazioni del nuovo PM, benemerito salvatore dell’Europa dalle crisi finanziarie dell’ultimo decennio, che ci garantisce che noi (seguendo Merkel, Macron e i camerati della banda di Visegrád) ce ne andremo per i cazzi nostri a procurarci vaccini dove capita, se l’amata Europa non soddisferà più le nostre giuste pretese.

Ecco, più sovranisti di così non si può (Salvini&Meloni sentitamente ringraziano). E allora, ascoltiamo un sovranismo di quelli seri, nato non già a Visegrád, ma (sia pur non troppo lontano) a Vyšehrad.

22 febbraio, 2021

Franceschini a U ?

Sarà forse uno dei primi effetti dell’arrivo del Draghi taumaturgo, oppure un non voler sfigurare rispetto al Salvini rinsavito... ma è davvero straordinario che il Ministro Franceschini si accorga solo oggi di qualcosa che era noto a tutti (e pure a lui stesso, visto come giudica l’esperienza della breve ripartenza dopo l‘estate).

Sia chiaro: siamo tutti felici di questa resipiscenza ma, dato che oggi non siamo messi meglio di ieri, i casi sono due: o Franceschini sbaglia oggi, o ha sbagliato ieri. E anche la motivazione da lui addotta per prospettare questa decisione è tutto fuorchè razionale: non già perchè il Covid sia sotto controllo e le vaccinazioni procedaono spedite, ma... per essere i primi in Europa a riaprire teatri e cinema. Con molte regioni in arancione e minacce di nuovi lockdown?  

E qualcuno annovera il personaggio fra i candidati al Quirinale?

08 febbraio, 2021

Arriva Draghi

La vignetta di Emilio Giannelli sul Corriere di oggi meriterebbe da sola il Premio Pulitzer!

Una seduta di governo dove il PM-chef invita i suoi a governare mangiare! Nel pentolone in tavola e nella dispensa ci sono evidentemente 209 miliardi...

In primo piano un Berlusconi giulivo getta del cibo a dudù Meloni, mentre Salvini pare contrariato che si foraggi la sua alleata-concorrente.

Fregandosene delle raccomandazioni dello chef, Renzi mette il cucchiaio nel piatto di Crimi, che si difende con una gomitata da karatè.

Sulla destra Calenda e Bonino paiono piuttosto a disagio, mentre in fondo a sinistra Zingaretti mangia a quattro palmenti, felice come una pasqua.

Lo scolaretto Speranza pare l’unico a domandarsi se non fosse meglio starsene a casa...

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Tornando ai temi di questo blog, già con Conte-Franceschini la cultura non se la passava troppo bene, chissà ora che al caravanserraglio si aggiunge la premiata coppia di buzzurri Berlusconi&Salvini.   

26 ottobre, 2020

La cartina di tornasole

Le due facce del Governo: Spadafora e Franceschini.

Il primo fa - col sorriso sulle labbra - il mea-culpa. Poi nemmeno lo sfiora l’idea di chiudere gli stadi, non solo a chi sta in tribuna, ma anche a chi sta sul terreno di gioco e in panchina. Tanto le TV trasmettono in diretta partite giocate in vitro e le società salvano almeno una parte degli incassi.   

Il secondo ricorda a noi disattenti che il contagio sta galoppando. Così chiude i teatri, ma non solo al pubblico, anche a chi sta sul palcoscenico e in buca. Poi, per non penalizzare troppo questi ultimi, invoca l’acquisto di spettacoli e programmi di cultura (evidentemente registrati in passato) da parte delle televisioni. Non la trasmissione in diretta degli spettacoli dal vivo, pur a porte chiuse.

É come se Spadafora blindasse gli stadi e chiedesse alle TV di trasmettere - pagando salati diritti d’autore per sostenere le società calcistiche - celebri partite del passato.

Morale: ci sono sempre figli e figliastri (eh sì, caro Franceschini) ed è triste constatare che lo Stato premia i primi e vessa i secondi.


04 ottobre, 2018

Il futuro del teatro musicale italiano, secondo Isolde


No, Tristan non c’entra (o c’entra da lontanissimo...) ma è Paolo Isotta il soggetto di questo post.

Il nostro ha scritto ieri sul benemerito (complimento mio personale) Il Fatto Quotidiano un autentico libello contro la situazione attuale del teatro musicale in Italia.

Già il titolo la dice lunga:

Abbassiamo subito tutti i sipari. Per 5 anni


La premessa è lapidaria:

Attorno a me non vedo che desolazione, rovine, e un livello artistico e culturale così abietto da toglierti per sempre la voglia di andare all’Opera. 

Poi ci fa sapere a cosa, secondo lui, dovrebbero servire le Fondazioni lirico-sinfoniche:

...Come i musei, le gallerie, i monumenti. Ma questi sono tenuti in vita per preservare e offrire al pubblico il più ricco patrimonio artistico mondiale, quello della civiltà italiana. L’essenziale fisionomia di questo patrimonio d’arte e di cultura si completa solo con la musica. La sola ratio per la quale le Fondazioni ricevano le centinaia di milioni di euro loro destinati sarebbe che fossero i musei della civiltà musicale, italiana in primis, mondiale poi.

E invece, ecco come siamo messi (sempre selon Isolde):

I teatri servono in gran parte per le demenziali masturbazioni dei registi (Michieletto, De Rosa, etc), lodati da quei marchettisti dei cosiddetti critici musicali che nessuno legge più e hanno a disposizione spazi irrisori su giornali che nessuno legge più.

E chi va a teatro? e chi li governa, i teatri?

A teatro vanno solo sfaccendati, pensionati, vedove benestanti, che non capiscono nulla e applaudono sempre; o turisti ancor più ignari. Non conosco un sol soprintendente che abbia un minimo di cultura e persino di intelligenza: sono solo furbastri, capaci di galleggiare e animati da cupiditas serviendi persino quando non ne ricavano utile.

Ci sono anche nomi e cognomi di buoni e cattivi:

In tutti i teatri italiani esistono solo tre direttori artistici competenti e colti (posso fare i nomi: Meli, Nicolosi, Vlad) ma sovente sono costretti a fungere da segretari artistici a sovrintendenti che o preferiscono farsi preparare le compagnie dalle agenzie o fanno lavorare i raccomandati di Nastasi – o, adesso, il figlio della Casellati. 

Ora le proposte radicali:

Paghiamo i dipendenti lasciandoli a casa fino alla pensione. Si risparmierebbe su tutto il resto.

e infine:

Ma chiuderli tutti (i teatri, ndr) e subito. Per cinque anni. Poi, scrivere una nuova legge che li consideri musei, non circhi equestri, impedendo che diventino il ricettacolo di Nino D’Angelo, Alessandro Siani, Maradona, Bellavista…. Musei con lo scopo di far conoscere il patrimonio della cultura musicale.

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Beh, la terapia sarà pure contestabile, ma - secondo me - la diagnosi non è proprio così sballata...

27 aprile, 2018

Terremoti al Regio



Torino in questi giorni vive ore davvero drammatiche!

La Juve dei sovrani Agnelli le ha prese (contrappasso micidiale) dal Napoli dell’ex-raccattapalle DiMaio e se la vede brutta sul fronte scudetto (si rischia di dover rinfoderare l’antico adagio: non c’è sei senza sette!)

E adesso: una che è stata messa lì da quello stesso DiMaio (o Casaleggio per lui) e ha già portato abbastanza sfiga alla Juve al costo di morti e feriti, si permette di mandare affanculo il glorioso Teatro cittadino, assurto (grazie a gente tosta come Castellani, Chiamparino e Fassino) a modello di oculata quanto sabauda gestione del patrimonio musicale del Regno d’Italia, Torino capitale!

In due giorni: se ne va sbattendo la porta il sovrintendente Vergnano (che 19 anni di pressione deretanica non hanno potuto trattenere incollato alla sedia) e poi lo segue il direttore musicale Noseda (che un paio d’anni fa poco mancava che sfidasse il detto Vergnano a duello...) e con loro se la vede brutta un extracomunitario che occupa(va) la poltrona di direttore artistico (rischia il rimpatrio forzato in Costarica, celebre culla di melomani verdiani).

E per di più a Roma non c’è Franceschini che possa opporsi alla deriva.

O tempora, o mores!

26 gennaio, 2018

Chailly: inferno e paradiso


A proposito di giudizi su interpretazioni ed interpreti, ma anche a proposito di tifoserie, claque e affini, ecco un esempio davvero paradigmatico. Mi è offerto dall’esecuzione della Quarta ciajkovskiana (di cui ho riferito da poco a proposito del concerto de laVerdi con Emelyanychev) della Filarmonica scaligera, lo scorso 22, con Chailly sul podio (dico subito: non ho assistito a quel concerto, nè ho potuto seguirlo per radio).

Leggete cosa ne scrive un’importante (forse la più importante) rivista online italiana di musica:

Nella seconda parte della serata, il numeroso pubblico – entusiasta per Grosvernor – ha potuto assistere ad una memorabile esecuzione della Quarta Sinfonia di Čajkovskij. Chailly in più occasioni ha mostrato una predilezione personale per il lavoro sottolineandone la pregnanza drammatica e appassionata: una inclinazione sentimentale confermata da una lettura che è stata il frutto di un rinnovato studio della nuova edizione critica della partitura da parte del maestro. Da una lettera del compositore alla confidente e generosa mecenate baronessa Nadezda von Meck possiamo delineare con chiarezza il dettagliato programma che sta alla base della Sinfonia e sintetizzabile nella lotta dell’uomo contro il destino.
L’approccio di Chailly - maturato negli anni - si è mostrato fortemente dolente e meditato nei toni (primi due movimenti) e, in generale, poco propenso alle fascinose concessioni esteriori (terzo e quarto tempo). Dopo il coinvolgente turbinio emotivo del mastodontico Andante maestoso (che da solo dura circa la metà della Sinfonia), il direttore ha ben delineato - aspetto solitamente trascurato – la struttura asimmetrica dell’Andantino in modo di canzona accrescendone così quel colore malinconico tipico della sera (riprendendo le note esplicative del compositore) "quando siedi solo, stanco del lavoro, prendi un libro, ma ti cade dalle mani e i ricordi si affastellano”. Con un gusto teatrale sempre controllato, Chailly ha contrapposto all’introspezione del movimento precedente l’acceso virtuosismo dell’orchestra dello Scherzo e il rondò dell’Allegro con fuoco conclusivo. Alla conclusione meritata ovazione per tutti i protagonisti della serata.

Due giorni dopo Chailly e Filarmonica hanno ripetuto il concerto a Londra, nel prestigioso Barbican. Ecco come recensisce, in particolare, la sinfonia una commentatrice britannica:    

So to Tchaikovsky’s Fourth. Oh no, not again? Well, that crunching noise you can hear is the sound of a critic eating her words. Hear an interpretation like this one and you see why this work is played so often: it’s fabulous. In Chailly’s hands the first movement emerged as an overwhelming emotional statement, marvellously paced and structured, heart and logic fusing to spectacular effect. With musical drama like this, who needs opera? (...) An encore from Verdi himself – the Overture to I vespri siciliani – sent us home hoping for a return visit from the Milanese as soon as possible.

Ecco invece qualche parere di loggionisti scaligeri:

Molto godibile Grieg. Il resto da dimenticare
...
Orripilante quarta, piatta, scialba, noiosissima e con un orribile suono
...
durante la Quarta ero quasi in pena

___

Ora, non è escluso che i commentatori paludati abbiano un filino calcato la mano con gli elogi: succede spesso e volentieri, per carità. Ma che la Quarta di Ciajkovski suonata dalla Filarmonica con Chailly diventi oggetto orripilante, è un parere sinceramente bizzarro (o anche qui è questione di claque?)

22 gennaio, 2018

A proposito di osti e vino


L’ispirazione per questo scritto un filino... ehm, politically-uncorrect, mi è venuta dalla produzione della Bohème (di Mariotti-Vick) attualmente in cartellone a Bologna. Premetto di non aver ascoltato la prima su Radio3, nè di essere in grado di assistere ad una delle prossime rappresentazioni, e nemmeno alle prossime trasmissioni nei cinema, nè su RAI5 (cause di forza maggiore). Ergo, lungi da me il trattare di cosa (quasi) sconosciuta.

Invece mi ha incuriosito un aspetto (che non dev’esser certo nato con questa Bohème) che spiega il titolo di questo post: che allude, come si può facilmente arguire, al tema (vecchio quanto il mondo, per carità) dei conflitti di interesse.

Mi spiace prendere qui di mira una mia illustre conterranea, la musicologa Roberta Pedrotti da Lumezzane (bresciana come me quindi, solo di una valle attigua). La sua figura e il suo curriculum sono ispezionabili sul sito L’Ape musicale, da lei fondato qualche anno fa. Come si può notare, lei ha studiato a Bologna e colà è Direttrice scientifica del Concorso Città di Bologna, che promuove nuovi talenti nel mondo dell’opera.

Veniamo a questa benedetta Bohème: mentre non c’è traccia (sul sito del Teatro, nè sul web) di video di presentazione dell’opera prodotti in prima persona dal Comunale, si trovano su youtube alcuni video (due in particolare sulla Bohème, altri indirettamente ad essa legati) prodotti dal canale della rivista, come risulta dall’indicazione dell’uploader dei filmati e dall’indirizzo del sito che compare perennemente in sovrimpressione sulle immagini.

Nel primo video, dove Mariotti parla della produzione (curiosamente soffermandosi sugli aspetti filo-socio-esistenziali più che su quelli musicali) a 1’40” pare proprio che il Maestro si rivolga alla nostra Roberta: il che è più che verosimile, visto che la ripresa è fatta dalla rivista. In un secondo video è Vick a raccontare la sua vision sul soggetto. In un terzo, si direbbe che sia la Pedrotti a fare una domanda riguardo la programmazione RAI del Don Giovanni di Vick del 2014, già da lei recensito in occasione delle recite bresciane (il link alla recensione è pubblicato proprio in calce al video).

Insomma, mettendo insieme tutte le circostanze citate, chiunque è indotto a pensare (andreottianamente, per così dire) che fra il Teatro e la Pedrotti ci sia un qualche rapporto privilegiato, quale ne sia la natura (formale-informale). In sostanza: la Pedrotti non ci fa – nella specifica circostanza - la figura di un critico musicale indipendente, ecco.    

E allora arrivo al punto: leggiamo la recensione che la Pedrotti scrive dopo la prima di questa Bohème: un autentico panegirico (e faccio sinceramente i complimenti alla straordinaria penna della mia conterranea)!  

Però, qui pare proprio che l’ostessa stia decantando (in tutti i sensi) il suo vino.

14 maggio, 2017

Scalfari e la politica in... musica


Nel suo consueto editoriale domenicale Eugenio Scalfari si lancia in arditi quanto bizzarri paralleli fra sistemi politici e categorie musicali (!?)

Riporto il passaggio incriminato (le evidenziazioni in azzurro sono mie):

Resta tuttavia una realtà: le opinioni dei cittadini sono più variegate di due soltanto. Due sono il fondamento, ma i dettagli di quel fondamento si dividono su tre o quattro varianti. Possono convivere tra loro ed anzi alimentarsi reciprocamente al meglio, purché di quelle varianti si tenga conto.

Se vogliamo un esempio usiamo la musica che è la più adatta a farci capire di che si tratta: la chiave musicale non può che esser comune a uno dei due schieramenti e l’altro avrà una chiave diversa; ma le tonalità sono diverse anche in ciascuna delle chiavi che governano la melodia. Vi ricordate certamente che i cantanti di un’opera lirica vanno dal basso al baritono e al tenore. Ciascuno dei tre canta nella stessa chiave ma con tonalità molto diverse l’uno dall’altro. Queste sono le varianti anche in un sistema politico bipolare. Per realizzare questo che consente a ciascuno dei due schieramenti contrapposti di suonare in chiave unica con tonalità diverse e quindi più attraenti per gli elettori, si ottiene autorizzando le liste di coalizione al voto.

Apperò, il vegliardo Eugenio ha inventato la politonalità in politica! Dove basso e tenore cantano però nella stessa chiave (quella di basso per lo schieramento 1 e quella di tenore per lo schieramento 2).

Che dite, gli diamo un premio Abbiati? 

08 agosto, 2015

Guerre stellari?


Un famoso sito italiano di melomani è oggetto da qualche settimana di micidiali attacchi informatici che ne bloccano la fruibilità.

Do un microscopico contributo all’esercizio dei diritti di espressione riportando l’indirizzo della pagina facebook dove è possibile – in attesa che tutto torni alla normalità, inclusa l’individuazione e punizione dei responsabili degli attacchi – reperire i contenuti del sito.


Qui il messaggio dei titolari del sito che riassume le recenti vicende:


A parte ogni considerazione nel merito, trovo assai onesta la puntualizzazione contenuta nel messaggio:

cercare di capire se siamo stati presi dentro qualcosa più grande di noi oppure siamo davvero oggetto di tanta sofisticata volontà di distruggere un sito di opera.

10 dicembre, 2014

Orchestraverdi: la crisi ritorna…


Non ho bisogno di spiegare, né di commentare, ciò che si può leggere nel comunicato del Presidente Cervetti, rilasciato a margine di una conferenza stampa tenutasi stamani nella sede della Fondazione:


Milano, 10 dicembre 2014
  
L’esistenza de laVerdi è messa a dura prova dalla cronica mancanza di contributi pubblici, in particolare, statali.

Il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo non ha erogato nel 2014 neppure un centesimo del finanziamento di 3.000.000 di euro. Né è stato ancora versato un milione del contributo concordato per il 2013.

Fin dal 2008 il Ministero aveva assunto l’impegno di erogare annualmente tre milioni per l’attività de laVerdi, cifra comunque ben inferiore a quanto versato ad altre istituzioni, le quali peraltro realizzano programmi meno ampi e impegnativi di quelli de laVerdi. Nei primi undici mesi del corrente anno, vale a dire fino al 30 novembre scorso, infatti, laVerdi ha offerto al pubblico 450 iniziative, con ben 200 concerti di grande musica eseguita dall’Orchestra sinfonica e da laBarocca, a volte con la partecipazione del Coro, e 250 altre manifestazioni musicali spesso rivolte a bambini e ragazzi.

Del resto, l'entità del finanziamento pubblico non è mai stata adeguata alla dimensione nazionale e internazionale della nostra Fondazione: nel corso dei vent’anni di vita de laVerdi, tale finanziamento è stato pari al 26% dei ricavi complessivi, mentre per le Fondazioni lirico-sinfoniche esso è stato pari al 66% e quello alle orchestre in genere è stato pari all’83%.

Nel 2014, la Regione Lombardia ha stanziato 30.000 euro, la Provincia di Milano 4.500 euro. Dal canto suo, e viceversa, il Comune di Milano si appresta a dare un contributo di 500.000 euro. In totale, tuttavia, i contributi pubblici sarebbero nel 2014 pari al 15% dei ricavi complessivi. In queste condizioni è praticamente impossibile proseguire nell’azione meritoria fino qui svolta tra mille difficoltà, ma con indubbio successo.

D’altra parte, è opinione diffusa che la vita e l'attività della Fondazione sono importanti per il valore culturale, artistico e sociale che rappresentano, non solo per la città di Milano, ma per tutto il Paese, nonché per la diffusione della cultura musicale, in Italia e nel mondo.

Per questi motivi vi chiediamo di far sentire la vostra opinione al Ministro con lettere, fax ed email efirmando la petizione messa a disposizione in Auditorium e sul sito de laVerdi.

Né vogliamo cedere all’ineluttabile proprio nell’anno di Expo 2015, per la quale laVerdi è impegnata con una importante programmazione, cosicché, accanto all’opportuna e giusta iniziativa, volta a far sentire la nostra voce alle Autorità responsabili, facciamo appello ai cittadini e alle aziende perché sostengano laVerdi, aderendo alla sottoscrizione straordinaria “Con laVERDI per Milano”. A tale proposito, di seguito i riferimenti per aderire immediatamente. Per ulteriori informazioni consultate il sito www.laverdi.org o chiedete in Auditorium.

Una diffusa partecipazione a questa sottoscrizione sarà anche un elemento di stimolo verso le istituzioni pubbliche, che in tal modo dovranno capire che laVerdi è una istituzione culturale importante per Milano, attorno alla quale si manifesta un vasto consenso, morale e materiale dei cittadini.

Il Presidente
Gianni Cervetti






SOTTOSCRIZIONE STRAORDINARIA      Con laVERDI per Milano

CAUSALE:     Nome, Cognome, Con laVERDI per Milano

Bonifico bancario
Intestazione: Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
Via Clerici 3 20121 Milano
BANCA POPOLARE DI MILANO - Agenzia 502
IBAN IT15 U 05584 01702 000000018100

Conto Corrente Postale
Intestazione: Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
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09 marzo, 2011