L’ispirazione
per questo scritto un filino... ehm, politically-uncorrect,
mi è venuta dalla produzione della Bohème
(di Mariotti-Vick) attualmente in cartellone a Bologna. Premetto di non aver
ascoltato la prima su Radio3, nè di essere in grado di assistere ad una delle
prossime rappresentazioni, e nemmeno alle prossime trasmissioni nei cinema, nè
su RAI5 (cause di forza maggiore). Ergo, lungi da me il trattare di cosa
(quasi) sconosciuta.
Invece
mi ha incuriosito un aspetto (che non dev’esser certo nato con questa Bohème) che
spiega il titolo di questo post: che
allude, come si può facilmente arguire, al tema (vecchio quanto il mondo, per
carità) dei conflitti di interesse.
Mi
spiace prendere qui di mira una mia illustre conterranea, la musicologa Roberta Pedrotti da Lumezzane (bresciana
come me quindi, solo di una valle attigua). La sua figura e il suo curriculum
sono ispezionabili sul sito L’Ape musicale,
da lei fondato qualche anno fa. Come si può notare, lei ha studiato a Bologna e
colà è Direttrice scientifica del Concorso Città di
Bologna, che promuove nuovi talenti nel mondo dell’opera.
Veniamo
a questa benedetta Bohème: mentre non c’è traccia (sul sito del Teatro, nè sul
web) di video di presentazione dell’opera prodotti in prima persona dal
Comunale, si trovano su youtube
alcuni video (due in particolare sulla Bohème, altri indirettamente ad essa
legati) prodotti dal canale della rivista, come risulta dall’indicazione dell’uploader dei filmati e dall’indirizzo del sito che compare
perennemente in sovrimpressione sulle immagini.
Nel
primo video, dove Mariotti
parla della produzione (curiosamente soffermandosi sugli aspetti
filo-socio-esistenziali più che su quelli musicali) a 1’40”
pare proprio che il Maestro si rivolga alla nostra Roberta: il che è più che
verosimile, visto che la ripresa è fatta dalla rivista. In un secondo video è Vick a raccontare la sua
vision sul soggetto. In un terzo, si
direbbe che sia la Pedrotti a fare una domanda
riguardo la programmazione RAI del Don Giovanni di Vick del 2014, già da lei
recensito in occasione delle recite bresciane (il link alla recensione è pubblicato proprio in calce al video).
Insomma, mettendo insieme tutte
le circostanze citate, chiunque è indotto a pensare (andreottianamente, per così dire) che fra il Teatro e la Pedrotti
ci sia un qualche rapporto privilegiato, quale ne sia la natura
(formale-informale). In sostanza: la Pedrotti non ci fa – nella specifica
circostanza - la figura di un critico
musicale indipendente, ecco.
E
allora arrivo al punto: leggiamo la recensione
che la Pedrotti scrive dopo la prima di questa Bohème: un autentico panegirico
(e faccio sinceramente i complimenti alla straordinaria penna della mia conterranea)!
Però,
qui pare proprio che l’ostessa stia decantando
(in tutti i sensi) il suo vino.
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