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11 giugno, 2024

Dopo 44 anni riecco un grande Werther alla Scala

La Scala ripropone il capolavoro di Jules Massenet dopo più di 44 anni (ultima apparizione il 23 febbraio 1980, allora il sommo Georges Prêtre sul podio e l’indimenticabile Alfredo Kraus nel ruolo del titolo). Si tratta di una nuova produzione, in partnership con il Théâtre des Champs-Élysées, dove approderà fra poco meno di un anno. Allestimento di Christof Loy e direzione musicale di Alain Altinoglu.

Qualche – più o meno peregrina – osservazione sul plot (quello del libretto, in confronto con il romanzo dell’irraggiungibile Goethe) avevo già avanzato più di sette anni orsono, in occasione di una recita a Bologna, alla quale rimando perciò le moltitudini di curiosi e perditempo…

Attenzione: le – sacrosante – critiche al libretto (profonde e maldestre deviazioni rispetto al testo di Goethe, presenza di fatti e situazioni del tutto improbabili se non addirittura in aperto contrasto fra loro, …) non comportano assolutamente un giudizio negativo sull’opera che al contrario, e grazie alla musica di Massenet, continua a coinvolgere ed emozionare ad ogni ascolto. In specie se presentata con la cura e la professionalità che contraddistinguono questa nuova produzione scaligera.

Benjamin Bernheim: un fenomeno davvero, Werther perfetto, fino al midollo. Non gli manca proprio nulla della personalità disturbata del protagonista: canto e portamento scenico in assoluta simbiosi (possiamo discutere la scelta registica del finale, dove Loy calca la mano sul melodramma strappalacrime, facendolo cadere e rialzare un paio di volte mentre duetta con Charlotte). A lui il pubblico ha meritatamente riservato il massimo del calore.  

Alain Altinoglu guida un’orchestra in gran forma, cavandone fuori tutte le meraviglie che costellano questa partitura: voci sempre accompagnate con equilibrio, squarci naturalistici che non cadono mai in eccessi di decadentismo e pathos continuamente tenuto alto (un breve applauso a scena aperta per Charlotte – per fortuna non per Werther nel Pourquoi me réveiller – ha un po’ rotto l’incantesimo).

Victoria Karkacheva è stata una Charlotte più che dignitosa: forse un po’ attorialmente impacciata e con qualche debolezza nella parte bassa della tessitura; ma anche per lei l’accoglienza è stata da alto gradimento.

I due comprimari (Jean Sébastien Bou e Francesca Pia Vitale) hanno degnamente completato il quadro: lui mettendo la sua calda voce baritonale al servizio di un Albert che sotto la crosta del fair-play nasconde una crescente insofferenza verso Werther, culminata (grazie a Loy) nel trattamento che riserva alle… lettere nel finale del dramma; lei creando una Sophie tutta verve e maliziosità, aiutata in ciò dalla scelta registica (quanto mai azzeccata) di farcela comparire in scena in tutti i momenti topici, dall’apertura del sipario all’arrivo di Werther, poi a tutto il finale,  dove i quattro protagonisti restano sempre presenti.

Di tutto rispetto le prove degli altri: Armando Noguera, Borgomastro severo e un po’ lunatico, Rodolphe Briand e Enric Martínez-Castignani (gli amiconi di mangiate e bevute).

Ammirevole la prestazione dei sei fanciulli, guidati dal venerabile Mario Casoni, con il loro canto fuori registro alle… prove di luglio che si nobilita poi nella notte di Natale.

Con i due personaggi muti (Pierluigi D’Aloia ed Elisa Verzier, Bruhlmann e Katchen) passo quindi a qualche nota sulla regìa di Christof Loy. Che ce li mostra quasi come due alias dei protagonisti: lui sempre ubriaco – di mal d’amore? – e lei perennemente cupa e preoccupata.

Johannes Leiacker ha approntato un ambiente scenico assai ristretto: in pratica al solo proscenio allargato, chiuso da un’alta parete che mostra una grande porta scorrevole. Oltre la quale si intravedono di volta in volta ambienti diversi a caratterizzare i diversi momenti del dramma: tavole imbandite, due grandi vasi con cespugli rinsecchiti (ritorno di Werther) e il finale albero di Natale. Per il resto, tutto si svolge in primo piano e a scena spoglia.   

I costumi di Robby Duiveman ci portano ad un’anonima contemporaneità, e le luci di Roland Edrich sono manipolate con parsimonia, senza grandi effetti speciali.

Fino alla scena madre del terz’atto (la tentata violenza di Werther su Charlotte) Loy si tiene su un rigoroso piano interpretativo che potrei definire fin troppo tradizionale e rispettoso anche della lettera (oltre che dello spirito) del dramma.

È il finale che ci riserva l’immancabile tocco di genio (o… sregolatezza? Ciascuno giudicherà liberamente…)

In scena vediamo tutti i quattro protagonisti, sempre insieme! Albert sopraggiunge accolto (ancora!) da Sophie, che lì resterà fino alla fine: dopo Charlotte, redarguita dal marito, rientra in scena anche Werther (!) al quale la donna reca direttamente le pistole, che lui si porta dietro la porta scorrevole. [Ho il vago sospetto che Loy abbia già in mente una versione ancor più concentrata del finale: dove sarà direttamente Charlotte a ficcare un bel colpo di pistola in testa a Werther.]

Albert raccoglie le lettere di Werther (che Charlotte aveva estratto nella famosa scena dalle tascone della pelliccia…) e le sfoglia, spargendole sul pavimento. Si odono due (!) colpi di pistola dietro la porta scorrevole. Ne esce Werther, barcollante. Dapprima si stravacca – e qui ci siamo! - proprio sulle sue lettere, ma poi si risolleva e ricade un paio di volte (e qui davvero si fa largo un po’ di Kitsch…) fino a stramazzare definitivamente. (Sophie ha indossato la pelliccia di Charlotte, non senza psicologica spiegazione.)

Devo dire che tutto ciò, insieme ad aspetti del tutto condivisibili, mi ha lasciato abbastanza perplesso (siamo al famola strana?)
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In ogni caso il pubblico ha tributato un autentico trionfo a tutti. Cosa che nella sostanza mi sento di condividere ampiamente.

20 aprile, 2024

Orchestra Sinfonica di Milano – Stagione 23-24.20

Il poliedrico Giuseppe Grazioli (attualmente trapiantato nelle… Gallie) dirige il 20° concerto della stagione 23-24 dell’Orchestra Sinfonica di Milano. Concerto antologico, con 5 brani musicali in qualche modo ispirati dall’Italia (da Napoli in particolare) a musicisti nostri compatrioti, ma anche stranieri.

Pubblico per la verità abbastanza magro… ma non si può sempre fare Mahler o (solo) Ciajkovski!

La prima parte della serata vede una composizione contemporanea (proprio in prima assoluta) incastonata fra due brani ottocenteschi che più distanti non potrebbero esserle (!)

Si inizia infatti con Jules Massenet e la sua Scènes napolitaines, la quinta delle sette Suite per orchestra, composte fra il 1865 e il 1882, che si articola in tre sezioni: ecco qui un’esecuzione (di Michele Mariotti) cui si riferiscono i minutaggi esposti nel seguito:

1. La danse. Allegro, 6/8, MI minore (poi DO maggiore e MI maggiore). È un saltarello scatenato (e pure abbastanza stucchevole e ripetitivo, direi) in forma A-B-A’-B’ più breve introduzione e coda. Dopo l’introduzione sulla dominante SI, ecco la sezione A (4”) in MI minore; segue (1’21”) la sezione B in DO maggiore. Arriva ora (1’51”) la sezione A’, MI minore; e quindi (2’35”) la B’ in MI maggiore. La coda (3’05”) è ancora in MI minore.

2. La procession et l'Improvisateur. La prima sezione (3’20”) è ovviamente in tempo Lento e religioso, 3/4, tonalità SOL maggiore. Sono solo 15 battute, chiuse sulla sensibile FA#. Con un brusco scarto di tonalità (al MIb maggiore) attacca ora la seconda sezione costituita da una breve introduzione (4’45”) di 5 battute in tempo Allegro, 4/4, seguita dall’esposizione del tema principale, che sarà poi sviluppato su tre variazioni. Dapprima (4’56”) ecco l’Andantino quasi Allegretto di 25 battute in tempo di siciliana (6/8). Segue (5’52”) la prima variazione, nel medesimo tempo, ma assai più mossa dagli svolazzi di semicrome dei legni. La seconda variazione (6’49”) è in tempo 12/16, Un po’ ritenuto, e si muove negli archi per ondeggiamenti su un ritmo puntato. Infine (7’53”) ecco la terza variazione, in tempo 6/8, Allegro animato: è l’intera orchestra a ripresentare il tema con grande sfarzo e smaglianti colori.

3. La fête. Allegro, 4/4, DO maggiore. Si apre (8’24”) con rintocchi di campana, sul SI, poi gli archi e ancora i legni preparano adeguatamente - in atmosfera di dominante - il terreno per l’arrivo (8’58”) del brillante tema che si sviluppa con brevi divagazioni a REb e RE maggiore, per poi (12’12”, alla breve, Più mosso poco a poco) chiudere orgiasticamente l’opera.
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È ora la volta (come nel precedente concerto) di una prima assoluta: si tratta di un’opera commissionata dalla Fondazione al 73enne architetto (!) Alessandro Melchiorre, dal titolo Microliti, che impegna anche due voci: di soprano (Joo Cho) e di basso-baritono (Nicolas Isherwood). 

Il titolo (che si rifà materialmente a piccoli frammenti preistorici di selce) in realtà è quello di una collana poetica autobiografica di Paul Celan (ebreo ukraino-rumeno sfuggito per miracolo alla Shoah) fatta di aforismi e mini-drammi, delle dimensioni dei microliti, appunto. Melchiorre ne ha musicati sette, così titolati:

1. Introduzione. Kammerkonzert-1 (baritono-soprano). In memoria dei genitori morti in campo di concentramento.

2. Marcia funebre. Voci e violino (baritono-soprano). Incontro con Ingeborg Bachmann a Vienna.

3. Concertante-1 (soprano). Incontro con Gisèle Lestrange (sua futura moglie) a Parigi.

4. Interludio-1. Kammerkonzert-2 (baritono-soprano). Incontro (mancato) con Adorno.

5. Interludio-2. Concertante-2 (baritono-soprano). L’amore per le poesie di Mandel’stam; brevi passaggi da Rilke.

6. Marcia funebre. Voci e violino (baritono-soprano). Incontro con Heidegger a Todtnauberg.

7. Kammerkonzert-3 (soprano-baritono). Vita di esule a Parigi; il Maggio francese; la Primavera di Praga.  

Come si può arguire, già il soggetto dell’opera non è dei più riposanti, per così dire; se poi aggiungiamo che il buon Melchiorre - da vecchio discepolo di Darmstadt - non ha fatto proprio nulla per addolcirci la pillola… ehm… ci siamo capiti, insomma. Atmosfere spettrali, canto spesso orientato allo Sprechgesang, insomma un piatto di digestione complicata, come minimo.
Naturalmente - e come è doveroso - il pubblico non ha lesinato applausi ad interpreti ed Autore, salito sul palco a ringraziare tutti.
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Per ripagarci del… fioretto (so che è una battuta tanto facile quanto irriverente) è seguito subito, come antidoto (!?) il celeberrimo Capriccio italiano di Ciajkovski. (Qui una mia succinta descrizione del brano.) 

Travolgente, manco a dirlo, il successo per Orchestra e Direttore.
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Dopo la pausa, di Renzo Rossellini è stata eseguita la rapsodia Canti del Golfo di Napoli, (qui, da 4’30”impiegata poi per l’omonimo balletto del 1954.  

Vi scorrono melodie popolari partenopee, su tonalità che si muovono dall’introduzione lenta in MI minore al LA minore (4’59”) e da qui a LA maggiore (6’29”) dove si ode la celebre ‘A vucchella, con le irruzioni del flauto. Subentra subito (7’38”) la tarantella, ancora in LA minore, che si sviluppa con un altro brusco passaggio (8’22”) al SOL minore. Lunga transizione su un SI tenuto e poi ecco, in MI maggiore (10’42”), la famosa Ie te vurria vasà… ripresa ancora da MI minore a maggiore (14’44”). Poi (15’21”) un rapido e ardito passaggio a FA maggiore, LAb maggiore e LA maggiore. Si torna drammaticamente (16’52”) a LA minore per l'iniziale tarantella che chiude brillantemente il brano sull’accordo di LA maggiore.
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Ha chiuso la serata la Suite romantica (1907) di Franco Alfano. Qui la recente registrazione di Grazioli proprio con laVerdi.

La Suite, che evoca sensazioni ed esperienze di due innamorati in giro per l’Italia, da Venezia a Napoli attraversando l’Appennino, è strutturata in 4 sezioni:

1. Notte adriatica. Struttura tripartita: gli estremi lenti (intimità degli innamorati a Venezia) e la sezione centrale (il carnevale) assai mossa. Scrittura che sfiora l’atonalità (vagamente richiama la Verklärte Nacht di Schönberg).

2. Echi dell’Appennino: intermezzo bucolico fra greggi e pastori. Introduzione lenta, con il corno inglese (cornamusa) in primo piano. Poi poco a poco l’atmosfera si anima e una danza in tempo ternario si fa largo, fino a sfociare in puro parossismo, a piena orchestra. Un breve passaggio in 6/8 conduce al tempo di 3/4 della sezione conclusiva, una specie di lungo sguardo su prati e vallate. Torna alla fine l’intimità dei due innamorati.   

3. Al chiostro abbandonato: parentesi d’amore in luogo sconsacrato, ma pur sempre… sacro. Introduzione lenta, primi passi in quel luogo spettrale. Poi la musica si agita poco a poco, come ad evocare gli antichi fasti del luogo, le solenni cerimonie di cui era testimone… fino all’inesorabile declino e alla rovinosa caduta. Agli amanti non resta che allontanarsi mestamente.

4. Natale campanoil viaggio dei due innamorati si conclude a Napoli, entrando direttamente nel clima festoso, che solo temporaneamente lascia spazio a qualche delicata nenia natalizia. Ma presto è la festa partenopea a riprendere il sopravvento, fino all’esilarante chiusura.
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Beh, questi brani di Rossellini e Alfano non saranno forse delle vette della musica strumentale italiana, ma lo specialista Grazioli ce le ha rese almeno godibili. Quindi, alla fine trionfo per tutti. E tutto sommato, una proposta intelligente e da apprezzare!

11 febbraio, 2022

Alla Scala una convincente Thaïs

Si segnala al pubblico che lo spettacolo include alcune scene di nudo.

Ecco perchè il Piermarini ieri sera era al tutto esaurito! (beh, veramente non è proprio così...)

Slurp! mi son detto: finalmente ci fanno vedere ciò che Massenet aveva pudicamente coperto dietro il sipario chiuso, concedendoci solo qualche erotico... massaggio musicale. E mi sono segnato accuratamente i momenti papabili, secondo il libretto, per presentare Thaïs (e magari - per par condicio - anche qualche gagliardo maschione) senza veli: 1. La visione del primo atto, primo quadro, dove Athanael sogna Thaïs esibirsi nel lungometraggio porn dal titolo Gli amori di Afrodite; 2. La fine del primo atto, ancora l’inizio de Gli amori di Afrodite, ma dal vivo; 3. L’apertura del second’atto, in casa di Thaïs (che si contempla, nuda, allo specchio); 4. Il menoso balletto del second’atto, dove qualche piccante coreografia può servire a vincere la noia; 5. La replica, ma ancora in DVD, della prima visione (secondo quadro del terz’atto). Poi ho accuratamente pulito le lenti del binocolo da marina che mi porto regolarmente a teatro, per non perdermi i primissimi piani dell’arrapante spettacolo.

Conclusione? Mah, chiappe e tette abbondano, però siamo addirittura sotto il livello che ormai raggiungono anche gli ad dei pannolini, ecco. In compenso Py e compagni sono andati pure al di là dei miei 5 punti, aggiungendovi anche la Méditation e la corsa nella notte. (Il regista ha - in parte - riesumato ciò che Massenet aveva cassato nella versione definitiva del 1898 - la pantomima dell’’Atto III - mostrandoci squarci riconducibili alle Tentazioni di Sant’Antonio; ma effettivamente, se si ipotizza che Athanaël viva da sempre con l’ossessione e le frustrazioni del sesso, allora il sesso ci potrebbe stare dal primo all’ultimo minuto dell’opera, come decise di proporci Stefano Poda a Torino nel 2008.)

Discutibili le presenze di un figurante nei panni di un Eros... erotico nella scena dello specchio (la presa d’atto di Thaïs della sua inevitabile sfioritura va ben al di là dell’aspetto puramente carnale...) e del successivo incontro con Athanaël (la statuetta di Eros evoca in Thaïs l’Amore con la A maiuscola, non il sesso...)  

Azzeccata invece l’insegna al neon posta sulla facciata della grande casa di appuntamenti che caratterizza Alessandria: insegna che riporta i versi della prima terzina della Commedia dantesca: il che pare del tutto appropriato ad evocare la selva oscura dei degradati costumi della città. (Bene ha fatto il regista a fermarsi qui con Dante, chè la disprezzata Taide dell’Inferno è quella pagana, ben avanti-Cristo, e non la santa cristiana del quarto secolo.)  

A proposito di ambientazione, Py ci porta ai tempi della composizione dell’opera, aggiungendovi poi scene (con donne-in-vetrina) mutuate dalle moderne cittadelle del vizio. Monaci e monache sono membri della Salvation-Army, con tanto di uniformi militaresche e con un appariscente scudetto con la S appuntato sul bavero. Di indubbia genialità l’idea di trasferire - nell’atto conclusivo - lo scudetto dal bavero di Athanaël a quello di Thaïs: plastica rappresentazione dei due opposti percorsi esistenziali dei due protagonisti (chapeau!)  

Peraltro ad Antinoe i monaci (escluso Palémon e un aiutante) non sono militari-militanti ma poveri clochard che mendicano un pasto come alla Caritas o al Pane Quotidiano (?!) in un’atmosfera (per di più incupita da lampi temporaleschi, caratteristici invece del secondo quadro del terz’atto) che ha ben poco dell’austerità dell’agape evocata da testo e musica. Viceversa le monache di Albine sono tutte in rigorosa uniforme (peraltro forzatamente scura e non candida come imporrebbe il testo).

Accurata la caratterizzazione dei personaggi: su tutti il Nicias, davvero l’archétipo del sibarita incallito!

Sul lungo balletto del second’atto si potrebbe discutere all’infinito: non certo di come è stato presentato qui (niente di speciale e niente da eccepire) ma sull’opportunità o meno di farlo, stante l’inevitabile calo di tensione che si crea in un momento topico della vicenda e - diciamolo francamente - la non sublimità della musica. Tutt’al più si potrebbe salvare - non saprei se sia semplice dal punto di vista musicale - il N°6 (la Charmeuse).

In conclusione: a dispetto delle segnalate (più o meno veniali) incongruenze, uno spettacolo di alto livello, assai godibile e costruito con indubbia professionalità. Il che fa onore a tutta la compagine che cura questo allestimento (e a chi - in alto - ha deciso di proporcelo).
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Buone se non ottime notizie sul fronte sonoro. Intanto: meno male che Viotti c’è! Il giovane Kapellmeister (pensiamo che meno di 20 anni fa suo padre dirigeva proprio Thaïs alla Fenice!) ormai è più che una certezza: evidentemente i due anni difficili, causa Covid, trascorsi dal Roméo et Juliette da lui diretto qui (già con grande successo) gli hanno dato modo di studiare, studiare e approfondire, e i risultati si... sentono.  Ovviamente poi a suonare sono i professori e va a loro il merito di aver tradotto alla perfezione le note - scritte da Massenet e... veicolate da Viotti - in suoni di assoluta purezza. Va da sè che una lode speciale sia da attribuire alla splendida... Thaïs di Laura Marzadori!  

Marina Rebeka (ebbi occasione di ascoltarla la prima volta al ROF nel 2010 nello Stabat Mater, quando era agli esordi) non aveva avuto un debutto propriamente entusiasmante qui tre anni orsono in Violetta. Poi si era in parte riscattata a settembre 2020, sempre in Violetta in forma di concerto con Mehta. Ecco, ieri direi che abbia fatto un altro bel passo in avanti, ampiamente riconosciutole dal pubblico. Se posso permettermi una modesta osservazione, è ancora la cosiddetta ottava bassa che andrebbe... potenziata, mentre la salita agli acuti è sicura e autorevole, sia in quelli spinti (vedi i RE del finale) ma soprattutto in quelli da esalare in pianissimo.

Piacevolissima sorpresa (per me almeno, che di lui conoscevo poco o nulla) è stato Lucas Meachem: il baritono yankee (ieri sera con folto... parrucchino) ha sostituito poco tempo fa l’annunciato Ludovic Tézier e devo dire che non lo ha fatto rimpiangere. Leggo che non era all’esordio nel ruolo, avendo già interpretato Athanaël negli USA, e in effetti la sua è stata una prestazione più che apprezzabile: la voce è potente e passante, senza sbavature nè sguaiatezze. E pregevoli sono anche le sue qualità attoriali, che gli hanno consentito di rendere al meglio la natura di questo personaggio complesso e... complessato.  

Ma un’altra sorpresa (conferma anche, avendo già calcato il palcoscenico del Piermarini e venendo dall’Accademia) è Giovanni Sala, un Nicias semplicemente perfetto: certo nella postura e nelle movenze, davvero azzeccatissime e perfettamente calzanti sul personaggio. Ma anche nel canto, che è poi la cosa più importante: voce chiara, squillante, del tutto appropriata a vestire questo vanesio e gaudente sibarita.

Di Caterina Sala e Anna-Doris Capitelli (le schiavette di Nicias) così come della Federica Guida (la Charmeuse) si sono potute apprezzare le qualità vocali, ma anche (non dirò soprattutto per non passare per depravato...) quelle fisiche!

Onorevoli le prestazioni di Valentina Pluzhnikova (Albine), Insung Sim (palémon) e Jorge Martínez (servitore di Nicias) così come quelle del sestetto dei cenobiti, altrettanti membri del Coro. Che a sua volta ha fatto bene la sua parte, non proibitiva.

Ecco, una bella serata, di quelle che davvero ti tirano su il morale.

08 febbraio, 2022

Una escort fa il suo vero esordio alla Scala. 4- La musica

In attesa di poter leggere quello che dovrebbe mettere online la Scala, per analizzare l’opera nei dettagli consiglio questo splendido programma di sala della Fenice, prodotto per le rappresentazioni del 2002-2003. Invece per esplorarla a volo d’uccello ascoltiamone questa edizione olandese, che non è l’unica disponibile in rete, ma personalmente è quella che prediligo (parliamo solo di suoni, ma son poi quelli che contano di più).

Atto I - Quadro 1

Atmosfera fra l’esotico e il religioso

50” Tema della Tebaide  

2’22” Agape dei monaci

5’12” Tema di Athanaël che annuncia il suo arrivo  

5’52” Athanaël espone il suo dolore per Alessandria precipitata nel peccato e per Thaïs che ne è diventata il simbolo e la causa

6’46” Arietta di Athanaël che ricorda quando in gioventù desiderò Thaïs ma fortunatamente sfuggì al pericolo di venirne soggiogato

8’27” Palémon ammonisce a non farsi coinvolgere dalle vicende - torna l’atmosfera della Tebaide e riprende l’agape

10’20” Athanaël si addormenta - interludio strumentale (ricordi di Athanaël)

12’00” Visione di Athanaël: Thaïs interpreta gli Amori di Afrodite

13’30” Tema di Thaïs sempre più seducente

14’20” Brusco risveglio di Athanaël, inorridito dalla visione

14’52” Implorazione di Athanaël al Signore perchè gli dia (!) Thaïs (da redimere...) - Tema che tornerà alla fine dell'opera

16’27” Annuncio di Athanaël ai monaci della sua missione (tema di Thaïs) e della decisione di partire per Alessandria

17’47” Palémon reitera il suo invito ad ignorare le vicende terrene

18’38” Athanaël si allontana invocando la grazia divina e i cenobiti si associano alle sue invocazioni (antifona e salmodia)
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Atto I - Quadro 2

20’59” Alessandria - Lussureggiante evocazione romantica (corni! e poi archi, a 21’50”) dei fasti della città (qui Massenet è chiaro ispiratore di Strauss...) 

23’10” Sprezzante accoglienza del servo di Nicias - Athanaël lo convince a chiamare il suo padrone

24’14” Torna l’evocazione romantica di Alessandria, ora arricchita dalle parole (in arioso) del ricordo che ne porta Athanaël

26’03” Breve intermezzo cupo, con Athanaël (in declamato) che lancia la sua maledizione sulla città perduta, sul tempio profanato

26’31” Torna il nobile richiamo agli angeli del cielo, che scendano a ri-purificare l’aria opprimente del peccato 

27’54” Si odono le voci spiritate di Crobyle e Myrtale, schiavette di Nicias

28’12” Dialogo fra Nicias e Athanaël, accolto come un figliol prodigo - Il monaco gli chiede di Thaïs e Nicias gli rivela che è la sua amante - Athanaël a sua volta rivela il suo disegno di redimere la donna - Nicias lo scoraggia, ma Athanaël intende incontrare Thaïs alla festa e chiede abiti consoni alla cerimonia

32’11” Arrivano Crobyle e Myrtale ad acconciare il monaco per la festa - scena (quartetto) della vestizione, con Athanaël che si difende dalle adescanti schiavette, mentre Nicias...  

33’53” ...attacca un motivo da operetta (che ricorda il tema di Thaïs) per convincere l’amico ad assecondare le fanciulle, invece che respingerle

35’30” Sta arrivando Thaïs e Nicias ne avverte Athanaël

36’10” Ecco il codazzo di filosofi e ammiratori che introduce ed accompagna la diva, su un tema allegramente godereccio

37’40” Nicias trattiene Thaïs - duetto: entrambi ricordano il breve periodo passato insieme, che la sera stessa finirà

41’32” Thaïs scorge Athanaël e chiede notizie di lui a Nicias, che l’avverte delle intenzioni del monaco

43’00” Athanaël si avanza e predica il rifiuto della carnalità e l’austera penitenza - Thaïs lo irride, proprio in nome dell’amore - Athanaël le ingiunge di non bestemmiare

43’49” Thaïs attacca un’aria da operetta, rimproverando al monaco le sue convinzioni ed invitandolo ad unirsi alla compagnia, come ripetono anche Nicias e gli invitati

46’14” Athanaël rifiuta l’invito Thaïs, promettendole di farle visita a casa sua per convincerla alla fede

46’40” Nicias, Thaïs e gli altri ripetono l’invito ad Athanaël, che ribadisce la sua promessa di far visita alla donna - Thaïs, mentre si prepara ad interpretare per gli ospiti gli Amori di Afrodite (e tornano i motivi della visione di Athanaël) lo sfida e lo invita a non mettersi contro Venere.
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Atto II - Quadro 1

49’25” Introduzione strumentale sul tema godereccio della festa, ma qui piuttosto dimesso, lontano

49’43” Sui suoi temi della visione, Thaïs attacca il recitativo in cui medita sulla vita e sul suo futuro  

52’13” Aria dello specchio (prima parte)

53’42” Seconda parte dell’aria, dove Thaïs sente il peso del passare del tempo e dello sfiorire della sua bellezza

55’15” Ripresa della prima parte, chiusa sulla mediante sovracuta REb

56’50” Arrivo di Athanaël e inizio del duetto che chiuderà il Quadro

57’26” Athanaël spiega alla donna, scettica, il suo interessamento per lei: è amore, ma un amore speciale e diverso da quello che lei pratica, e che dà una felicità eterna

59’17” Thaïs lo irride, il vero amore non ha che baci - lui ribatte che lei non conosce l’amore vero - lei fa l’offesa

1h00’36” Athanaël (arioso) si abbandona ad un’implorazione: chi lo aiuterà a redimere la donna, conducendola alla vita eterna?

1h01’58” Thaïs ora lo adula, dicendosi pronta per lui - accende un incenso e richiama la presenza di Venere - Athanaël implora il Signore di dargli la forza di resistere - Thaïs prosegue con le invocazioni a Venere

1h03’48” Athanaël ora esplode nella rivelazione della sua identità - Thaïs ne rimane turbata e quasi atterrita, implorandolo di non farle del male, di non farla morire

1h05’54” Athanaël la rassicura: lei avrà la vita eterna - la donna sembra allora invasa da improvvisa beatitudine, e si chiede quale sia il potere di quell’uomo

1h06’39” Si ode da lontano la voce di Nicias che non sa rinunciare a Thaïs - lei ormai è assalita dal dubbio: lui realmente non l’ama, desidera solo il suo corpo  

1h07’27” Thaïs chiede ad Athanaël di comunicare a Nicias il suo disprezzo - il monaco le promette di attenderla fuori dalla sua dimora fino al mattino

1h07’49” Thaïs ha una reazione disperata: lei resta una cortigiana, non crede più a nessuno: a Nicias, a lui e al suo Dio - si abbandona ad una risata isterica

1h08’16” Chiusura della scena a piena orchestra

1h09’24” Silenzio - L’orchestra accompagna Thaïs alla sua meditazione

1h10’19” Méditation  
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Atto II - Quadro 2

1h17’23” Alba, atmosfera esotica, suoni da una festa in lontananza - Thaïs esce di casa e incontra Athanaël, che ha atteso sul selciato - gli confessa di volerlo seguire e gli chiede in che modo

1h19’31” Athanaël (quasi salmodiando) la informa che la condurrà al monastero di Albine

1h20’47” Thaïs è sorpresa, sapemdo che Albine è una nobile romana - Athanaël risponde che laggiù lei dovrà restare in clausura in una cella, fino all’arrivo di Cristo, suo redentore - Lei lo sollecita a portarla in quel luogo

1h21’50” Athanaël molto severamente le ingiunge di disfarsi di tutto ciò che ha e che ricorda il suo passato dissoluto: deve bruciare tutto!

1h22’09” Thaïs chiede di poter conservare la statuetta di Eros - Intona un’arietta dedicata all’elogio dell’amore, chiedendo al monaco di portarla in qualche luogo sacro - Aggiunge che era stata un regalo di Nicias

1h24’56” All’udire il nome di Nicias, Athanaël ha un sussulto collerico, infrange la statuetta e ripete che tutto deve essere dato alle fiamme - Thaïs si sottomette e insieme si avviano

1h26’18” Dalla strada si odono i suoni del tema godereccio degli amici di Nicias: è lui che arriva con loro; ha vinto al gioco e ciò lo ripaga della perdita di Thaïs, così organizza una nuova festa in piazza, accendendo fuochi e svegliando la gente; fa chiamare una danzatrice asiatica e si siede fra le sue due schiavette

1h27’39” Iniziano le danze - Divertissement (balletto)

1h38’15” Nicias invita le due schiavette ad accompagnare la Charmeuse

1h38’47” Crobyle e Myrtale introducono ed accompagnano i gorgheggi della Charmeuse

1h42’09” Ripresa del Divertissement, con coro finale

1h44’51” Nicias scorge Athanaël uscire dalla casa di Thaïs

1h44’51” Lui e gli amici irridono il monaco, che avrebbe ceduto alle lusinghe di Thaïs

1h45’13” Athanaël li zittisce, ammonendoli che Thaïs ora è sposa di Dio

1h45’39” Thaïs esce di casa, modestamente abbigliata e contrita - Athanaël fa per andarsene con lei - Tutti si oppongono - Nicias cerca di bloccare Thaïs, ma Athanaël glielo impedisce - La folla si fa minacciosa, partita Thaïs molti temono di perdere i loro affari - Qualcuno cerca di passare a vie di fatto - Nicias li calma gettando denaro

1h47’36” Mentre la sua dimora va a fuoco, Thaïs riceve l’addio di Nicias, che agevola la sua fuga verso il monastero, trascinata via da Athanaël.
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Atto III - Quadro 1

1h49’20” Nel deserto - mesta atmosfera esotica, pace dell’oasi e mormorio dell’acqua

1h52’34” Athanaël guida Thaïs, affaticata, e la obbliga a marciare

1h54’07” Il monaco rinfaccia alla donna le sue passate colpe, aver prostituito il suo corpo che Dio aveva creato come suo tabernacolo: ora deve espiare i suoi peccati  

1h56’01” Improvvisamente Athanaël è mosso a compassione dalla vista dei piedi sanguinanti di Thaïs, le chiede perdono, la chiama santa! - Lei vorrebbe riprendere il cammino

1h57’20” Athanaël la trattiene e si reca all’oasi a prendere frutta e acqua per lei

1h58’19” Thaïs resta ad attenderlo e il tema della sua meditazione ne introduce le lodi per il monaco che le ha dato la beatitudine spirituale

2h01’04” Duetto - Thaïs e Athanaël cantano la loro comunione spirituale: Dio ha unito le loro due vite nella fede

2h03’37” Si odono le voci delle monache che arrivano recitando il Pater Noster

2h05’18” Athanaël saluta Albine e le annuncia di recarle un’ape smarrita, che lui ha soccorso e salvato - Albine accoglie Thaïs nella sua comunità

2h06’38” Athanaël si congeda da Thaïs, raccomandandole la penitenza - Lei piange nel doverlo lasciare, lui è in esaltazione, lei gli dà l’arrivederci in paradiso

2h08’25” Il tema della meditazione di Thaïs ritorna per accompagnare il lungo e disperato addio di Athanaël, conscio di non rivederla mai più.
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Atto III - Quadro 2

2h11’01” Tebaide - atmosfera temporalesca - Tema della Tebaide - Coro dei Cenobiti - Palémon li invita a ricoverare le provviste - Athanaël non si fa vedere da 20 giorni

2h13’44” Tema di Athanaël che annuncia il suo arrivo - Athanaël racconta in disparte a Palémon di essere tornato pieno di orgoglio, ma poi di aver perso la pace   

2h15’00” É posseduto dal demonio, il pensiero di Thaïs lo tormenta continuamente

2h16’00” Palémon lo rimprovera di non aver seguito il suo consiglio (non impicciarsi degli affari del mondo) e lo congeda

2h17’20” Athanaël prega ferventemente, poi si addormenta

2h18’00” Appare Thaïs che gli ripete (tema compreso) l’ironica adulazione del loro primo incontro presso Nicias

2h19’12” Athanaël si risveglia inorridito - Thaïs esplode nella sua spiritata risata

2h19’55” Ora ecco una nuova visione: Thaïs morente, circondata dalle sorelle al monastero

2h20’55” Athanaël ripete ossessivamente Thaïs muore! - Deve averla, si slancia fuori e fugge all’impazzata

2h22’03” Interludio orchestrale (Corsa nella notte)

2h24’20” Ripresa del tema della meditazione
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Atto III - Quadro 3

2h26’10” Thaïs è stesa all’ombra di un fico, morente - Le sorelle cantano una salmodia - Albine ricorda i tre mesi di penitenza della donna ora redenta e perdonata

2h28’24” Arriva Athanaël (tema della Corsa nella notte) - Albine lo accoglie e lo informa che Thaïs ha compiuto la sua penitenza ed è pronta per vedere la luce eterna

2h30’08” Athanaël si prostra angosciato al capezzale di Thaïs - Lei lo riconosce

2h31’16” Il tema della meditazione accompagna il duetto finale - Lei ricorda il viaggio nel deserto - Lui le dice di ricordare solo la sua bellezza mortale - Lei ricorda le sue sante parole - Lui confessa di averle mentito, in realtà desiderava il suo corpo

2h33’04” Lei vede angeli e profeti, l’aurora del mattino eterno - Lui nega l’esistenza del cielo  e del soprannaturale

2h34’15” Thaïs vede due Serafini con bianche ali planare su lei a portarle la luce eterna (motivo di Athanaël dopo la visione del primo atto - là gli angeli erano desolati - in un‘entusiasmante ascesa belliniana-wagneriana, dove il soprano per due volte tocca il RE sovracuto)

2h36’03” Lei vede il cielo... vede Dio!

2h36’27” Lui la vede morire; disperato, non gli resta che chiedere pietà.
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Ecco, giovedi 10 staremo a sentire come la farà il duo Rebeka-Meachem con Viotti (e a vedere cosa ci propinerà il genialoide Olivier Py).

(4. fine)