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08 aprile, 2023

laVerdi 22-23. 23

Come da tradizione ormai super-consolidata il Concerto pasquale dell’Orchestra Sinfonica di Milano è occupato (ad anni alterni) dalle due Passioni bachiane. In questo 2023 è toccato quindi alla più famosa e monumentale delle due: la Matthäus-Passion. Che per la verità è stata eseguita dall’Ensemble strumentale e vocale laBarocca, guidato dal fondatore Ruben Jais (General Manager e Direttore Artistico della Fondazione) e dal Maestro del coro Luca Scaccabarozzi, cui si è aggiunto il Coro di Voci Bianche di Maria Teresa Tramontin.

Sul palco c'erano in tutto: le due orchestre (previste da Bach) di 20 e 19 strumentisti; le 24 voci dell’Ensemble vocale e (per la prima parte) le 30 ragazzine delle Voci Bianche.

Rispetto alla precedente edizione (2019, poi ci furono i 2 anni di black-out Covid) sono tornati due dei sei solisti principali: il tenore Bernhard Berchtold (Evangelista) e il contralto Nicholas Tamagna. Cui si sono aggiunte quest’anno le voci soliste principali di Johannes Held (basso, Gesù), Katja Stuber (soprano), Martin Platz (tenore) e Renato Dolcini (basso). Il solista alla viola da gamba era Juan Manuel Quintana.

Le restanti sei voci soliste secondarie sono state affidate a elementi dell’Ensemble Vocale: Caterina Iora (soprano, Ancilla II), Joanna Klisowska (soprano, Ancilla e Uxor Pilati), Maria Chiara Gallo (contralto, Testis I), Baltazar Zuniga (tenore, Testis II), Dario Previato (basso, Petrus, Pontifex II e Judas) e Piermarco Vinas (basso, Pontifex I e Pilatus).

Definire strepitoso il successo della serata è ancora poco: Auditorium più popolato rispetto agli ultimi appuntamenti e letteralmente entusiasta della prestazione di tutti. Ciò che personalmente apprezzo della direzione di Jais è il grande equilibrio dei tempi: lui riesce sempre a stare entro o poco più delle tre ore nette di musica, il che testimonia dell’approccio asciutto ed essenziale a questo capolavoro bachiano. Mille miglia distante da certe esagerazioni retoriche che trasformano Bach in Wagner, come questa di Klemperer che la tira per 3 ore e 3/4 (!?) col passo di… Parsifal.

Insomma, una bella occasione per elevarsi al di sopra delle miserie quotidiane.  

20 aprile, 2019

laVerdi 18-19 - Concerto n°26


Come da tradizione, la Settimana Santa ha portato in Auditorium (e in Duomo!) una delle Passioni di Bach, alternativamente la Matthäus e la Johannes. Quest’anno è toccato alla Matthäus, e a proporcela sono stati gli ensemble (vocale e strumentale) de laBarocca rinforzati dal Coro di Voci bianche de laVerdi. Sul podio, immancabilmente, Ruben Jais.

Ieri sera si è concluso il ciclo delle tre recite con un’esecuzione salutata trionfalmente dal foltissimo pubblico.

Ancora una volta lascio la parola a Monsignor Gianantonio Borgonovo, Arciprete del Duomo di Milano, che inquadra mirabilmente l’opera di Bach nel contesto storico-religioso dei suoi tempi.

Gianantonio Borgonovo

Johann Sebastian Bach: Tra storia e pietismo

Il contesto storico

Nella comunità cristiana, sin dai primi passi dopo la risurrezione di Gesù, il racconto evangelico della Passione, Croce e Risurrezione fu di grande rilievo e segnò la stessa nascita della Chiesa credente. Queste sezioni dei Vangeli hanno ricevuto da subito un’attenzione speciale nella celebrazione dell’Eucaristia nella liturgia cristiana lungo l’anno liturgico con un’enfasi di singolare solennità.

Risale probabilmente già al V secolo una drammatizzazione del testo, con una distribuzione su ruoli diversi (Evangelista, Gesù, Ponzio Pilato e altri). Heinrich Schütz assegnò a questi personaggi voci diverse e permise ai gruppi di persone di esibirsi come coro polifonico. Nel Sud della Germania, alla fine del XVI secolo c’era già la tradizione di interrompere il racconto della Passione con i corali cantati dall’assemblea. Pezzi poetici liberi come corali e arie sono stati inseriti dal XVII secolo. Nel tardo barocco, la Passione è stata musicata in tre modi diversi: la Passione-Cantata, l’Oratorio-Passione, come libero adattamento, e la Passione-oratoria. Bach decise per la Passione secondo Giovanni e secondo Matteo di adottare quest’ultimo genere.

Nel corso di un periodo di circa 100 anni (1669-1766), nella tradizione di Leipzig si recitarono i testi della Passione durante il servizio mattutino, in modo solenne, con recitazione dei testi della Passione nello stile del canto gregoriano. Solo nel 1717 il canto polifonico (figuraliter) è stato ammesso nella Chiesa Luterana, a St. Thomas nel 1721 e a San Nicola nel 1724, e poi alternativamente nelle due chiese principali. La Passionsmusik ha trovato posto nel servizio dei vespri a partire dalle ore 14 per 4 o 5 ore, mentre il posto originario era dopo il servizio iniziale del mattino che si protraeva dalle 7 alle 11. In ogni modo, le Passioni di J. S. Bach - diversamente da quanto avviene oggi - erano parte del servizio liturgico e non erano intese come musica da concerto.

L’influsso del Pietismo

Se lo spirito della Chiesa della Riforma ha portato Johann Sebastian Bach a valorizzare nel modo più puro la nuda parola dell’Evangelo, come un’incarnazione della Parola di Dio nella Sacra Scrittura stessa, la corrente spirituale del Pietismo ebbe un influsso di enorme portata nella rielaborazione dei testi delle Arie (Arioso, Recitativo accompagnato) e degli altri abbellimenti delle parti utilizzate (Corali) o inventate (Cori Madrigaleschi o rielaborati) dal grande Musicista.

Il pietismo era nato dalla percezione che mancasse il tocco della pietas, da una vita cristiana troppo mondanizzata e dall’urgenza di “dare corpo” alla fede personale. Potremmo dire che esso sia stato una risposta teologica allo stress e al trauma lasciato dalla Guerra dei Trent’anni, volendo così riorientare e riequilibrare le due dimensioni rappresentate, da una parte, dalla Parola scritta della Bibbia e, dall’altra, dalle tradizioni cristiane che la interpretano lungo i secoli di esegesi che stanno alle spalle.

Nel XVIII secolo, i rappresentanti del pietismo cercarono di opporsi all’emergente Illuminismo, come era avvenuto agli inizi della Riforma contro l’ortodossia protestante, formando così una corrente sempre più difensiva e chiusa nelle diverse comunità nazionali. Gli Illuministi avevano scosso la visione tradizionale del mondo con nuove scoperte di scienze naturali e sfidavano la teologia tradizionale. La teologia reagì con crescente “specializzazione scientifica”, divenendo però sempre più arida e incomprensibile ai membri non accademici delle comunità. Inoltre, lo Stato assolutista aveva richiesto un impegno per il dogma ufficiale della chiesa di campagna, ma aveva mantenuto una pietà personale molto inquietante, purché si rimanesse criticamente legati alla pietà tradizionale.

I pietisti criticarono entrambi gli sviluppi come un cammino puramente esteriore e contrario al loro ideale di pietà personale ed emotiva. Il pietismo si considerava, infatti,
un movimento biblico, laico e spirituale. Sottolineava il lato soggettivo della fede, ma sviluppava anche un forte tratto missionario e sociale. Nella pratica, i piccoli gruppi pietistici vivevano in quartieri di abitazioni con gruppi di case in cui si svolgevano gruppi di incontro per lo studio della Bibbia e la preghiera comune, spesso con un’importanza e dimensioni simili (o addirittura superiori) rispetto alle liturgie comuni.

A fondare il Pietismo Luterano è l’alsaziano Philipp Jacob Spener (1635-1705). Non c’è quasi un territorio luterano nel Reich tedesco con cui egli non avesse relazioni. Come manifesto di Pietismo Luterano, Spener si applica nel 1675 a pubblicare il volume Pii desideri (Utopia), in cui, passando da un lamento all’altro circa lo stato della Chiesa attuale e dei suoi membri, sviluppa un programma di riforma: introduzione di incontri per migliorare la conoscenza della Bibbia, i dipendenti di “laici” nel passaggio dalla conoscenza della fede all’atto di fede, la restrizione delle polemiche religiose, la riforma degli studi teologici accrescendo soprattutto la praxis pietatis, spostando il contenuto dalla conoscenza della fede verso l’edificazione dell’uomo interiore. Nel 1670 alcuni uomini giunsero a Spener con la richiesta di edificare gli scambi in riunioni speciali, che furono presto denominati Collegium pietatis o Exercitium pietatis. Spener lo organizzò nella sua canonica. Presso di loro, l’ora della costruzione o la lezione della Bibbia si sviluppò come la forma caratteristica degli eventi del pietismo fino ad oggi. Sono ancora chiamati in Germania e in altre aree le «ore». Nel Württemberg i loro visitatori si chiamano «Stundenbrüder», in tedesco «Stündeler»; in russo, nel diciannovesimo secolo il termine «Stundent» ha finito per significare «membro della setta». In queste conventicole, il pericolo di separazione dal resto della Riforma era virulento.

Per Johann Sebastian Bach il pietismo non ha ancora queste derive eterodosse, anzi bisogna riconoscere che, in particolare proprio nelle Passioni, in modo positivo ha contribuito alla lettura del testo biblico un afflato di sentimenti e di contemplatio spiritualis che difficilmente avrebbero potuto acquisire in altro modo. Basti, a modo di conclusione, rileggere il corale cantato dai due Cori come chiusura della Matthäus-Passion che il sublime organista di Leipzig non ha potuto non trascrivere - in diverso modo - anche nella Johannes-Passion immediatamente prima del corale conclusivo, con eguali note di spiritualità pietista (le parole sono del poeta e librettista Christian Friedrich Henrici, piu conosciuto con lo pseudonimo di Picandro o Picander):

Wir setzen uns mit Tränen nieder
und rufen dir im Grabe zu:
Ruhe sanfte, sanfte Ruh’!
Ruht, ihr ausgesognen Glieder!
Ruhet, sanfte, ruhet wohl!
Euer Grab und Leichenstein
soll dem ängstlichen Gewissen
ein bequemes Ruhekissen
und der Seelen Ruhstatt sein.
Ruhet sanfte, ruhet wohl!
Höchst vergnügt schlummern
da die Augen ein.
Ci inginocchiamo con lacrime
e gridiamo verso la tua tomba:
Riposa sereno, sereno riposa!
Riposate, o esauste membra!
Riposate serene, riposate!
La vostra tomba, la vostra lapide
dovrà essere un morbido cuscino
per la coscienza tormentata,
e il luogo di riposo per l’anima.
Riposate serene, riposate!
In somma beatitudine
gli occhi si chiudono al sonno.

12 aprile, 2017

2017 con laVerdi – 16


Settimana Santa ormai in Auditorium significa appuntamento con Ruben Jais e il suo Ensemble strumentale laBarocca (con i cori de laVerdi) per una delle (due) Passioni di Bach che ad anni alterni occupano il concerto pasquale. Tocca stavolta alla Matthäusle cui prime tre comparse qui risalgono agli anni di Riccardo Chailly (1999-2000-2002). 

Sono tre ore nette di musica che scorrono via senza un attimo di respiro, e il pubblico che affollava la sala non ha mancato di accogliere la pregevole esecuzione con grande entusiasmo.  

Questa sera la replica altrettanto tradizionale in Duomo, dove si ricreerà l’atmosfera delle esecuzioni nelle chiese di Lipsia ai tempi di Bach: 


01 aprile, 2015

Orchestraverdi 14-15 – Concerto n° 28


Siamo sotto Pasqua e – immancabile – ecco l’appuntamento con Ruben Jais per una delle due (rimaste, delle 5) Passioni bachiane, che ad anni alterni caratterizzano la programmazione de laVERDI nella Settimana Santa. Questa volta ritocca alla grandiosa Matthäeus-Passion del 1727.

La squadra di quest’anno vede impegnati i complessi strumentali de laBAROCCA, rinforzati (per formare le due orchestre) da altri elementi dell’Orchestra principale (cito per tutti: Scarpolini e Mugnai, prime parti di violoncello e viola) e dai cori de laVERDI, quello adulto di Erina Gambarini, suddiviso nei due prescritti dalla partitura, e quello dei piccoli di Maria Teresa Tramontin, che a questi si aggiunge (per le parti di soprano ripieno) all’apertura e alla grande chiusa della prima parte della Passione.

Ieri sera gli interpreti di Evangelista (Clemens Löschmann), Gesù (Klaus Häger) e Pietro-Pilato-Pontefice-Giuda (Daniele Caputo) erano sistemati davanti al coro I, mentre i 4 solisti (Céline Scheen, Filippo Mineccia, Tim Lawrence e Marco Granata) si alternavano al proscenio. Cristiano Contadin era alla viola da gamba.

Pubblico abbastanza numeroso (con parecchie presenze… germaniche) e soprattutto concentratissimo (durante le quasi tre ore di musica non si è sentita volare una mosca) che ha tributato a tutti un grandissimo trionfo.

Oltre alla seconda recita in Auditorium (di venerdi 3) questa sera l’esecuzione viene replicata in Duomo, in quella che speriamo diventi una bella consuetudine, grazie alla fattiva collaborazione di Monsignor Gianantonio Borgonovo.

27 marzo, 2013

Orchestraverdi – concerto n.28


Siamo in settimana di… Passione e laVerdi non si sottrae ai suoi doveri e alle sue consuetudini, riproponendo un autentico mostro della musica sacra, la Matthäus-Passion del grande Giovanni Sebastiano. Sul podio lo specialista Ruben Jais.

Prestazione che non esiterei a definire eccezionale di tutto il complesso: dalla doppia orchestra ai doppi cori (più i piccoli) ai solisti, al maestro. Il quale va lodato per il sapiente equilibrio interpretativo, raggiunto attraverso la parsimoniosa distribuzione delle risorse vocali-strumentali, sempre rispettosa della lettera dell’originale.    

Tre ore – nette – di autentica manna per lo spirito, volate via quasi senza accorgersene. E quindi strepitoso successo, in un Auditorium pressochè esaurito.   

Dopo quella standard di oggi, venerdi 29 una replica tutta speciale: intanto perché si terrà nel tempio scaligero; e poi perché fatta a sostegno di una nobile finalità.
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Continuando nel revival di Musica&Dossier, allego qui uno studio sulle due Passioni bachiane di Stefano Catucci e Filippo Gonnelli, apparso nel numero di marzo-aprile 1992 della rivista.
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Jader Bignamini tornerà prossimamente sul podio per una nuova incursione in territorio russo.