Zelensky e l'alternativa lose-lose, fra perdere:

la dignità VS l’alleato che ti chiede di perderla 

15 novembre, 2025

Orchestra Sinfonica di Milano – 25-26.3 - Tjeknavorian alla sfida con Verdi.

Per il Direttore musicale arriva un nuovo appuntamento capitale, un ennesimo esame di maturità: il Requiem verdiano! [Qui un mio personale bigino dell’opera.]

Eccezionalmente il concerto, oltre che domenica, come di consueto, sarà replicato anche questa sera, con impiego di strumenti indirizzati a persone con disabilità intellettive.

Concerto con una dedica tutta particolare, quanto appropriata: alla memoria di una storica bandiera dell’Orchestra, la leggendaria Viviana Mologni, che purtroppo da pochi giorni ci ha lasciato, piegata da una malattia inesorabile. Il Konzertmeister Santaniello, come lei decano dell’Orchestra, prima di ordinare all’oboe il LA per l’accordatura, l’ha voluta ricordare, chiamando il pubblico (alzatosi in piedi) ad un minuto di raccoglimento.

Ecco qui una toccante esternazione della maga dei timpani - precisamente di cinque anni fa - dopo aver tenuto a battesimo la nuova batteria acquistata dalla Fondazione con il sostanzioso contributo del suo fedele pubblico.  

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Auditorium gremito all’inverosimile, sul palco come in sala, e soprattutto con larga presenza di giovani e giovanissimi, che evidentemente dimostrano di essere molto più maturi di qualche ministro saputello…

Il Tjek, che ci ha abituato a dirigere tutto a memoria, si tiene invece la partitura sotto il naso. Ma questo non significa certo che la conosca poco, al contrario, il suo dev’essere un atto di grande rispetto per un lavoro con il quale è saggio non correre rischi. E ciò gli fa onore.

Il Coro, come l’Orchestra in forma strepitosa, è affidato alle cure di Massimo Fiocchi Malaspina.

Le quattro voci soliste (SATB) sono Chiara Isotton, Szilvia Vörös, Raffaele Abete e Manuel Fuentes; e parliamo subito di loro.

Chiara Isotton è ormai più che una promessa, e la sua voce potente, calda e penetrante ha svettato in ogni occasione, a partire dal Kyrie, poi nel Quid sum miser e nel Salva me, dove deve toccare il SI e il DO acuti; ancora nel sognante Recordare, dove si aggiunge al mezzosoprano per toccare il SIb; supera poi di slancio l’apnea del lungo legato sul Sed signifier. Ma ovviamente la prova più ardua per lei è l'interminabile Libera me: dove si cimenta con i drammatici declamati, i due urli sul LAb dell’Ignem, poi con il Requiem, chiuso mirabilmente con il lungo SIb acuto in pppp! Nella colossale fuga deve salire due volte al SI naturale, poi (ancora sul Libera me) al culminante DO, dove deve fronteggiare la marea di suono di orchestra e coro! Per poi portare l’atmosfera dal DO minore al maggiore, sulle ultime esalazioni del Libera me.         

Una gradita sorpresa (almeno per me, che l’ascoltavo per la prima volta) la Szilvia Vörös. Voce corposa, portamento ricco del pathos che la parte richiede. Dopo il suo esordio nel Kyrie è protagonista nel Liber scriptus, culminato nel LAb acuto dello Judicetur; efficace l’attacco del Recordare, commosso quello del Lacrymosa; dolce quello del Domine Jesu Christe che apre l’Offertorio. Da incorniciare Lux aeterna, di cui è protagonista assoluta.

Raffaele Abete ha sfoggiato voce chiara e squillante, fin dall’esordio nel Kyrie. Ma la prova più impegnativa per il tenore è notoriamente l’Ingemisco, e devo dire che lui l’ha superata abbastanza bene, chiudendo (in parte dextra) con il SIb forte che scende in piano al MIb. Apprezzabili i suoi contributi al Domine Jesu e al dolcissimo incipit dell’Hostias.    

Manuel Fuentes (da Alicante) ha completato più che degnamente il cast. Timbro forse non eccelso, ma buon portamento, messo in mostra, in particolare, nello… stupefatto Mors stupebit; poi nel Confutatis, dove passa efficacemente dal protervo al dolce; bene anche il contrappunto con il mezzosoprano nel Lacrymosa, come pure l’intervento (Libera) nell’Offertorio.    

L’esame del Tjek? C’era da dubitarne? Superato magna-cum-laude! Sarebbe lungo elencare tutte le perle della sua interpretazione: sonorità eteree, epici slanci, attenzione maniacale ai dettagli, precisione chirurgica negli attacchi a coro e strumenti…

Per farla breve: un trionfo epocale, con pubblico in delirio e ovazioni per tutti.   


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