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03 novembre, 2016

Un Sogno si aggira per la Lombardia. 3


Per conoscere più da vicino la musica di A Midsummer Night’s Dream ci appoggiamo su una ripresa recente (2015) ad Aix-en-Provence dello spettacolo del 1991 firmato (sempre ad Aix) dall’allora giovane rampante Robert Carsen. E qui diretto da Kazushi Ono.  
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Sappiamo che l’opera è animata dalla presenza di tre diversi mondi (A=elfi-fate, B=umani-nobili-amanti e C=umani-popolino-artigiani) che rappresentano diversi strati della società umana e le loro proiezioni onirico-fantastiche. A ciascuno di tali mondi Britten assegna altrettante palette sonore, caratterizzate da specifici contenuti armonici, melodici e timbrici. E così il primo atto, grazie alla ristrutturazione operata da Britten-Pears del testo originale di Shakespeare, si presenta musicalmente con la macro-forma A-B-C-B-A (quindi una regolare successione, ad arco, di presenze dei tre mondi) cui si aggiunge la sezione introduttiva (I) che evoca il mondo soprannaturale e ricompare sistematicamente, come in un rondo, ad ogni cambio di sezione e poi in chiusura d’atto.     

A 3’52” l’opera si apre con un’Introduzione strumentale (dei soli archi, su 10 battute, subito ripetute) che evoca il bosco e tutti i suoi misteri. Siamo – per tener fede al titolo – anche nel mondo dei sogni e Britten ce lo rappresenta con una serie di 12 accordi così composta: SOL-FA#-RE-MI-LA-DO#-SOL#-MIb-DO-SIb-FA-SI. Una serie che si potrebbe usare come rompicapo in un test attitudinale, domandando quale logica o algoritmo o criterio stia alla base di quella successione: finora nessuno ha proposto spiegazioni convincenti. Di sicuro c’è un labile riferimento all’atmosfera creata dal tema della magia del sonno di wagneriana memoria, una successione (quella sì, assolutamente preordinata) di accordi che creano una sensazione di arcano, di straniante, di obnubilante. Ciò che Wagner ottiene attraverso la giustapposizione di accordi in tonalità vicinissime (distanti un semitono, decrescente) Britten lo crea impiegando due trucchi del mestiere: i glissando associati ad ampi intervalli su cui si muovono i vari strumenti nel passaggio da un accordo al successivo. La serie viene ripetuta in tempo appena più animato e poi ancora parzialmente, ma arricchita (5’18”) dall’irruzione di campane/triangolo, che annunciano l’allegria che caratterizza l’entrata di due gruppi di fatine (il mondo-A).

Le quali, a partire da 5’27”, cantano una filastrocca in onore della loro regina (Tytania). Dopo una prima strofa (A) basata su un tema a sali-scendi (proprio come le colline e le valli percorse dalle simpatiche creature) eccone una seconda più distesa (B, a 6’10”) e poi una terza (ancora A, accorciato, a 6’37”). Svolazzi di strumentini e un intervento tutto in staccato della tromba annunciano l’entrata in scena (6’46”) di un personaggio che... non canterà mai: si tratta del tirapiedi di Oberon, tale Puck, un folletto-carogna che passa il tempo a perpetrare burle e scherzi da prete. La tromba (che sempre ne accompagnerà le apparizioni) ne disegna poi la bizzarra e vulcanica personalità, che ricorda (mutatis-mutandis) quella di un altro burlone reso famoso dal corno di Strauss: Till Eulenspiegel.

Dopo che Puck ha battibeccato con le fatine di Tytania, ecco arrivare (8’01”) il suo padrone e signore Oberon, e contemporaneamente, dalla parte opposta, la regina delle fate nonchè sua consorte Tytania, su un ritmo di marcia, che ci anticipa – grazie a forti contrasti di tonalità lontane dal LA di impianto - come fra i due non corra buon sangue, come subito ci notificano le fate, spiegandoci l’affaire del piccolo indiano conteso fra i due. A 8’28” ecco quindi un autentico duetto - tutto acuto (controtenore-soprano) come i loro rapporti - Oberon-Tytania, i quali peraltro ammettono come dalle loro discordie derivino tutti i cataclismi e i flagelli che colpiscono la terra e l’umanità, chiudendo le reciproche recriminazioni (10’05”) con un da-capo in cui riconoscono le proprie responsabilità.

Su una specie di recitativo con scarno accompagnamento orchestrale, Oberon torna alla carica per avere il fanciullo indiano, ma Tytania è irremovibile e se ne va. Ed allora (11’21”) Oberon architetta il suo piano per costringerla a cedere: convoca Puck e, sul sottofondo di celesta e glockenspiel (11’47”) che creano propriamente l’atmosfera da incantesimo, ricorda al folletto il succo di viola-del-pensiero e i suoi straordinari poteri. A 12’27” il tremolo di violini secondi e viole, poi l’intervento di un solo primo violino danno corpo al suo racconto, chiuso con l’ordine perentorio a Puck: trovami quel fiore e portamelo qui al più presto! Al che Puck (13’01”) si lancia nell’impresa, accompagnato immancabilmente da tamburo e trombetta. Ad Oberon (13’12”) sempre con il sottofondo incantante di celesta, glockenspiel e archi, non resta ora che pregustare la completa vittoria sulla recalcitrante consorte.

La misteriosa atmosfera del bosco (14’08”) riempie momentaneamente la scena, fra lo scomparire di Oberon (e con lui del mondo-A) e il sopraggiungere (14’59”) dei primi rappresentanti del mondo-B, Lysander ed Hermia, introdotti da un motivo in flauti e oboe che ne caratterizzerà il canto (è un po’ il tema degli innamorati, e lo si udrà anche affibbiato all’altra coppia) su un ritmo accelerante di corni e trombone. Il tema, in questa sua prima apparizione, scende in semiminime dal RE al DO#, al LA# per risalire al SI (sono, nella stessa armatura di chiave, ma un semitono sotto, SI minore, le stesse note del tema dell’ultimo intermezzo del mahleriano Abschied!) È stato giustamente osservato come il mondo-B, che è quello della prosaica (anche se nobile, nella fattispecie) realtà quotidiana, venga gratificato da Britten di stilemi caratteristici del teatro d’opera del '7-800, a partire dalle voci (qui tenore e mezzosoprano, poi baritono e soprano) per arrivare ai contenuti musicali. Sul tema udito al loro ingresso in scena, Lysander ed Hermia si abbandonano ad una specie di numero chiuso (un duetto). Esso è aperto (15’12”) da un cantabile dei due, cui segue (16’45”) una specie di tempo-di-mezzo (o recitativo di Lysander) che conduce (17’38”) ad una sorta di enfatica cabaletta, incentrata sulla reiterazione di I swear to thee (Ti giuro) sul ritmo accelerante di corni e trombone e su una serie magica (ma diversa da quella originaria del bosco) di 12 accordi, dove i due si giurano eterna fedeltà. Usciti i due innamorati, ora (18’59”) il bosco rimane per poco protagonista, con la sua misteriosa atmosfera. Celesta e violino ci riportano, ma solo momentaneamente (19’24”) nel mondo-A, poichè torna Oberon, sempre sognando l’incantesimo che ha progettato per Tytania, quando la sua attenzione è attirata (20’02”) dall’arrivo della seconda coppia del mondo-B: Demetrius ed Helena. I quali ingaggiano a loro volta un melodrammatico duetto (dove torna lo stesso tema che aveva caratterizzato quello dei due innamorati) tutto incentrato sui tentativi di Demetrius di liberarsi di Helena e sulle insistenze di lei per restargli accanto. Ruvide strappate degli archi sottolineano l’acredine del giovane, mentre lei (21’38”) in un intermezzo più calmo si offre addirittura di fargli da cagnolino... Il battibecco riprende (22’17”) fino alla fuga precipitosa di Demetrius. Helena promette di inseguirlo, mentre Oberon, che (invisibile) ha assistito alla scena (22’42”) profetizza che fra poco sarà lei a fuggire inseguita da colui che or ora l’ha respinta.

Uscito provvisoriamente di scena il mondo-B, abbiamo adesso un’altra parentesi di mondo-A: è Puck, annunciato al solito da tromba e tamburo (23’05”) che torna con i petali di viola-del-pensiero. Celesta e violoncello (23’35”) per 5 battute introducono la pagina forse più famosa dell’opera. È Oberon a cantare (23’57”) un mirabile arioso (I know a bank) accompagnato da arpe, cembalo, clarinetti e celli: è l’evocazione di una riva fiorita e profumata dove Tytania suole addormentarsi (25’05”, primo ritornello) e dove (25’36”) il serpente stende la sua veste per avvolgervi la fata. A 26’06” (secondo ritornello) Oberon canta il suo proposito di posare il succo sulle palpebre di Tytania, che verrà assalita da odiose fantasie. Oberon invita poi (26’47”) Puck a prendere un po’ del succo per versarlo sugli occhi di un giovane ateniese (Demetrius) in modo da farlo innamorare della donna che lui ora respinge (Helena).

L’atmosfera del bosco (27’29”) torna ad occupare lo spazio sonoro, rotta (a partire da 27’57”) da sommesse ma chiare irruzioni del trombone. È l’annuncio dell’arrivo del mondo-C, quello degli artigiani, che si materializza pienamente, sempre nel trombone (28’15”) con un motivo in staccato, contrappuntato da incisi borbottanti di clarinetti, fagotto e corni. E sono proprio gli strumenti a fiato a caratterizzare musicalmente questo mondo di rustici (così Britten-Pears, rammentando... Donizetti). I quali compiono i preparativi per la messinscena di Pyramus and Thisby, cominciando con l’assegnare i ruoli a ciascuno dei sei attori (tutti maschi). Da notare la prosopopea con la quale il produttore-regista-sceneggiatore-attore Peter Quince scandisce (28’48”) il titolo della tragedia: LAb-MIb-LAb su un’ottava discendente (pare l’incipit della terza di Bruckner!) Per il resto, le caratteristiche salienti di questa scena – tipica di opera buffa - si possono ricondurre a due: i sei artigiani, più che cantare, praticano un misto di canto (spesso stonato) e parlato; e la loro è una dizione quasi sempre concitata, affannosa, che i fiati e in particolare il trombone accompagnano a loro volta con figurazioni spezzate (e in staccato) che accentuano la frammentarietà delle enunciazioni dei sei. Uniche parentesi sono rappresentate dalle pretenziose esibizioni di belcanto (?!) di Bottom e da quell’oasi di relativa calma (32’15”) sul recitativo in cui Snug si preoccupa di avere da Quince la sua parte (del leone) per avere il tempo di mandarla a mente. Altre divertenti trovate di Britten sono i diversi glissando del trombone (da 32’41”) che prendono di mira le fanfaronate del Bottom faso-tuto-mì, anca el leon! Alla fine (34’16”) si raggiunge l’intesa generale e ci si dà appuntamento a più tardi, per la prima prova.

Come sempre è il bosco (35’18”) con le sue arcane sonorità a licenziare (per ora) il mondo-C per tornare ad accogliere (35’55”) il mondo-B, ancora rappresentato da Lysander ed Hermia, che ricompaiono in scena accompagnati dal loro tema in viole e celli. I due (che evidentemente, invece di incamminarsi verso la zia di lui, devono aver girato in tondo per il bosco dopo la precedente apparizione) adesso sono stanchi ed assonnati e si preparano a coricarsi, in letti (si fa per dire) rigorosamente separati (certo, i due contestavano le usanze dei matrimoni combinati, ma rispettavano – perlomeno lei – la regola di arrivare illibati al matrimonio!) La buonanotte (37’37”) viene scambiata con reciproci amen (evabbè) sul solito tema degli innamorati, qui opportunamente dilatato nell’agogica.

Tamburo e tromba (38’18”) annunciano il sopraggiungere di Puck, sempre alla ricerca dell’ateniese da incantesimare. E adesso lo trova, è lì già bell’e addormentato (peccato che sia l’ateniese sbagliato...) La celesta (curiosamente) sembra spiritata, come il folletto, mentre è la tromba a calmarsi, suonando quietamente, col frullato, mentre Puck spruzza il succo magico sugli occhi di Lysander, prima di scapparsene dal suo padrone, inseguito dai ghiribizzi della sua tromba, tornata... normale. Hermia (39’32”) ancora recita i suoi amen nel sonno, ma ecco sopraggiungere (39’59”) Helena, trafelata all’inseguimento di Demetrius, che invoca sul solito tema degli amanti. Ma Demetrius l’abbandona ancora una volta, mentre lei... scopre Lysander accasciato al suolo: vivo o morto? Così lo scuote e (41’32”) lo sveglia, destandone immediatamente la folle passione verso di lei (e qui la musica incorpora parecchie atmosfere del bosco, a confermarci che il giovane è sotto-incantesimo) che stenta a capire e vorrebbe ricondurlo alla ragione, poi fugge inorridita. Lysander si compiace che lei non abbia visto Hermia e la insegue. A 43’49” Hermia si sveglia, non trova Lysander, ha fatto un brutto sogno a base di serpenti, si preoccupa (sulle note in sedicesimi staccate dei legni) e fugge a sua volta.

Chiusa definitivamente (per l’atto primo) la presenza del mondo-B, si torna per il finale d’atto al mondo-A. É Tytania (45’16”) ad esibirsi in un grande arioso, ricco di fioriture e virtuosismi, in cui invita fate ed elfi a farla addormentare e poi ad andarsene ai loro doveri di servizio nel bosco. Il suo canto si muove sul tappeto sonoro del bosco, che aveva aperto l’atto. Ora elfi e fate intonano una straordinaria ninna-nanna, composta da tre strofe dal ritmo marziale intercalate a due comparse di un ritornello più languido, che riutilizza parte del canto delle fate che aveva aperto l’opera. La prima strofa inizia a 47’23”, poi ecco (47’49”) il primo ritornello; quindi (48’18”) la seconda strofa e ancora (48’44”) il ritornello. A 49’17” abbiamo la breve strofa conclusiva.

Tytania dorme e la celesta (49’36”) ci annuncia incantesimi: è Oberon che arriva e spruzza sugli occhi della regina il succo magico. Augurandole di risvegliarsi incontrando qualche oggetto vile... A 50’43” è il bosco ad accompagnare la calata del sipario.
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L’apertura del second’atto ci deve presentare un bosco ormai totalmente avvolto nelle tenebre e Britten si ricorda qui di Mendelssohn, inventandosi un’introduzione di 49 battute fondata su quattro accordi nelle tonalità (maggiori) di REb-RE-MIb-DO (che occupano le prime 4 battute). A differenza di Mendelssohn, che si muove rigorosamente nella tonalità di MI maggiore e presenta quattro accordi (tonica, dominante, sesta minore e ancora tonica) che complessivamente impegnano 7 delle 12 note della scala cromatica (MI-SOL# / RE#-FA#-SI / LA-DO) gli accordi di Britten coinvolgono tutte le 12 note (REb-FA-LAb / RE-FA#-LA-(SI) / MIb-SOL-SIb / DO-MI) della scala, il che crea un sotterraneo legame (boschivo, verrebbe da dire) con la serie dei 12 accordi che caratterizzavano il bosco all’imbrunire, nell’introduzione dell’atto primo.

Dopo l’esposizione originaria (52’12”) dei quattro accordi, assegnati ciascuno ad una diversa sezione strumentale (archi / ottoni / legni / arpe-cembalo-vibrafono) gli stessi vengono riproposti per 5 volte, sempre con sottili variazioni (melodiche ed agogiche) e con differenti assegnazioni strumentali. Così abbiamo (52’34”) la prima ripetizione, che occupa 8 battute (2-1-2-3); poi la seconda (53’15”) su 14 battute (4-3-4-3); quindi la terza (54’00”) su 12 battute (3-3-3-3); ancora la quarta (54’30”) su 5 battute (1-1-1-2); e infine (54’54”) la quinta, incompleta, su 6 battute (3-3). Come già per l’atto iniziale, anche qui siamo proprio nel mondo dei... sogni, ed a buona ragione, chè la scena è rimasta quella di chiusura dell’atto primo, con Tytania che sta beatamente dormendo, in attesa di un risveglio che le deve riservare una brutta (o bella? chissà...) sorpresa.

La chiusa dell’introduzione (55’14”) coincide con l’irruzione di un borbottìo del fagotto (qualcosa che ricorda gli spiritati interventi della tromba di Puck...) che accompagna il sopraggiungere dei sei artigiani che si ritrovano per la prova del loro spettacolo. Come nella scena precedente, i sei cantano quasi parlando e in modo sempre concitato, anche perchè fra loro continuano a nascere dubbi riguardo ad aspetti critici dello spettacolo: l’impressione che un suicidio farà sulle signore del pubblico, poi lo spavento che provocherà il leone, poi ancora (strepitoso, il moon, da 57’02”) il problema di come simulare il chiaro di luna e infine la presenza del muro che divide Pyramus da Thisby. Come già la scena del prim’atto, anche questa ha caratteristiche spiccatamente comiche ed ancora sono i fiati, massimamente fagotto e trombone (due strumenti perfettamente appropriati alla bisogna) ad accompagnare le esternazioni a volte preoccupate, a volte ridicole dei sei, che alla fine hanno trovato un rimedio a tutto e (58’08”) si preparano entusiasticamente alla prima prova dello spettacolo, accompagnati da una trionfale fanfara di corni da far invidia a quella che festeggia Siegfried dopo la fusione della spada!

Ma in quel momento (58’22”) proprio mentre Quince invita Pyramus (Bottom) ad iniziare, la tromba di Puck annuncia l’arrivo del folletto, giusto sul retorico accordo a piena orchestra di DO maggiore seguito da uno svolazzo di strumentini sulla dominante e dalla perfetta cadenza (sempre DO) degli archi, che è una straordinaria parodia di un classico stilema da melodramma. Puck, mentre l’accordo si prolunga su una corona puntata, si domanda che razza di gentaglia sia arrivata lì a disturbare il sonno regale di Tytania, e forse già medita di dare una lezione a quegli zoticoni. Quince (58’38”) ripete l’invito a Bottom e si ripetono anche gli accordi dell’orchestra, che finalmente danno inizio alla prova.

La parte di tragedia che seguiamo (la prova verrà di fatto interrotta dallo scherzo-da-prete di Puck a Bottom) è un condensato di battute spiritose, legate ad errori e incomprensioni del testo da parte degli aspiranti attori. Così Bottom(Pyramus) esordisce (58’48”) equivocando odious per odourous, e viene corretto da Quince: maniacale davvero la precisione con cui Britten fa cantare odious sul falso LAb e il corretto odourous sul... corretto LA naturale. Il copione prevede poi che Pyramus venga attirato altrove da una voce che arriva da lontano, e quindi Bottom (59’21”) se ne esce di scena cantando una melodia degna di... Meyerbeer, ma inseguito da Puck, ormai deciso e vicino a giocargli il suo scherzo. Allontanatosi anche il suono della trombetta del folletto, si fa avanti Flute che impersona Thisby: a 1h00’18” canta la sua parte, dapprima salendo di tonalità (da SI a REb) fra due versi, poi mettendosi spiritatamente a cantare tutto il resto della sua parte (didascalie comprese, lo rimprovera Quince) a velocità folle!

Ora abbiamo il colpo di scena (1h01’18”): Bottom(Pyramus) rientra con una testa d’asino (un incantesimo di Puck...) al posto della sua! Ne deriva un parapiglia generale, tutti si danno alla fuga terrorizzati, mentre il povero Bottom (1h01’45”) pensa che gli amici gli stiano facendo uno scherzo di cattivo gusto, facendolo passare per asino! Ma proprio di essersi trasformato in asino lo informano i compagni tornati per un attimo a farsi vedere, prima di scomparire definitivamente (li ritroveremo ormai nell’atto terzo). Per rincuorarsi Bottom attacca allora sguaiatamente (1h03’04”) una canzonaccia invero sbracata (The woosell cock) tipica reazione emotiva di chi in realtà ha una paura nera...

Ma tutto ciò ottiene il risultato (1h03’27”) di svegliare Tytania (il cui sonno aveva evidentemente resistito alla caciara precedente): le volgari dissonanze del vociare di Bottom, che continua imperterrito la sua canzone, si alternano ora come per incanto all’idilliaco mondo sonoro della regina delle fate (che riprende il motivo udito all’inizio dell’opera). A 1h04’05” Tytania addirittura chiede allo sconosciuto dalla testa asinina di continuare a cantare quelle note inebrianti (! a tal punto è invaghita di lui!) Lui vorrebbe andarsene dal quel bosco maledetto, ma lei lo trattiene, e con convincenti argomenti: chiama fate ed elfi e ordina loro di mettersi al servizio del nuovo arrivato. E lo fa (1h05’59”) intonando un’aria col da-capo! Nella sezione A invita i suoi a procurare frutta pregiata per nutrire il suo prediletto; nella sezione B (1h06’27”) ordina per lui miele e luci che lo accompagnino (1h07’00”, ripresa A) quando si riposa e si desta. E a questo punto (1h07’34”) quattro elfi intonano una specie di marcia cerimoniosa in onore del nuovo amante della regina, il quale ne approfitta per fare la loro conoscenza.

Qui Britten-Pears hanno giustapposto la scena d’amore, che Shakespeare presentava più avanti, in un atto successivo. Tytania (1h09’24”) invita Bottom a sedersi con lei su un letto fiorito e così (1h10’08”) una deliziosa e debussy-iana melopea del clarinetto, poi del flauto accompagna i due che si godono attimi di intimità, rotti peraltro dai... servizi da beauty-farm che l’asino Bottom ordina agli elfi. A 1h12’28” Tytania propone di far musica e Bottom non perde occasione per sciorinare anche il suo orecchio musicale (!?) Gli elfi attaccano, con soli due flauti dolci, legnetti e piccoli piatti (1h12’59”) una veloce marcetta in 4/4, e subito dopo (1h13’25”) una specie di saltarello (6/8) cui si aggiunge l’orchestra e sul quale Bottom si mette anche a danzare, cercando nel contempo di accompagnare la musica col suo canto, ma con scarsi risultati, sia di intonazione che di tempo. L’uomo-bestia ora è proprio stanco e chiede (1h14’11”) di riposare senza essere disturbato. E così Tytania (1h14’26”) accompagnata dalle languide melodie del clarinetto impreziosite dalle arpe, gli canta la ninna-nanna, che si chiude con un’esplicita dichiarazione: Quanto ti amo! Son folle di te! Bottom esala un orgasmico Ah...... mentre sprofonda nel sonno evocato (1h16’06”) dai quattro accordi che avevano aperto l’atto.

Essi, ripetuti qui in tre sequenze (anche a 1h16’40” e 1h17’16”) fungono da interludio e preparano il terreno alla seconda parte dell’atto, che sarà caratterizzata dal riunirsi, poi dal dividersi e finalmente dal tornare a riunirsi (per... dormire) delle due coppie di giovani ateniesi. Prima però dobbiamo assistere all’incontro fra Oberon e Puck, di cui ci dà avvisaglia (1h17’39”) la solita trombetta dell’elfo, che ora ragguaglia il padrone sugli sviluppi dell’affaire di Tytania: Oberon è entusiasta di come stanno andando le cose (pregusta già il... possesso del fanciullino indiano che gli sta così a cuore); però gli interessa anche sapere di Demetrius, se sia stato sottoposto all’incantesimo. Lupus in fabula (1h18’40”) ecco Demetrius che arriva inseguendo Hermia: peccato che Puck riconosca la donna incontrata prima, ma non l’uomo cui ha imposto la magia! I due si mettono in ascolto del dialogo fra i giovani, in un’atmosfera sonora sulla quale incombono le semicrome staccate dei legni (le stesse udite nel primo atto al momento per Hermia di risvegliarsi e scoprire l’assenza di Lysander) e il tema che dall’inizio contraddistingue i giovani innamorati.

Il battibecco fra i due dura poco, chè Hermia se ne va sempre più contrariata, e Demetrius si... addormenta. Oberon decide di sfruttare la situazione, quindi spedisce al volo Puck (che non si fa pregare) in cerca di Helena mentre lui (1h20’36”) compie l’incantesimo sugli occhi di Demetrius e poi, accompagnato dalle argentee note di arpe (in armonico) e celesta, gli canta pure una dolce ninna-nanna, derivata dal suo precedente arioso I know a bank (che rievocava un altro sonno, quello di Tytania). È sempre la trombetta ad annunciare il lesto ritorno di Puck (1h21’33”) che ha rintracciato Helena (e quindi Lysander): adesso ne vedremo delle belle, annuncia al suo capo. A 1h21’56” infatti Helena arriva, seguita da Lysander: stanno ancora baruffando come nell’atto precedente (lui galante e amoroso, lei contrariata) ma ora vengono interrotti (1h22’24”) dal risveglio di Demetrius, che subito indirizza ad Helena la sua appassionata dichiarazione d’amore, su una melodia che sta tra lo svenevole e il lamentoso, accompagnata dal ribollire delle terzine e delle crome staccate degli archi, che bene evocano lo stato dell’animo alterato di Demetrius. Helena ne inorridisce, mentre Lysander ricorda all’amico il suo amore per Hermia, la quale sopraggiunge proprio in quel momento (1h23’29”) accusando Lysander di tradimento (dite voi se non è una farsa questa...)

Helena non lascia all’amica il tempo di parlare e intona (1h23’32”) un autentico arioso, per ricordarle i tempi della fanciullezza, quando loro vivevano sempre unite e concordi, proprio come due sorelle: e una figurazione a specchio, in fagotto e oboe (1h24’12”) torna continuamente a sottolineare questa unità di intenti, che ora verrebbe rotta da Hermia (1h25’24”, Helena torna ad arrabbiarsi) evidentemente in combutta con i due ragazzi per prendersi gioco di lei! Dopo un’energica figurazione ascendente negli archi, culminante in una secca croma accompagnata dal tamburo, Hermia (1h25’38”) ribatte di essere colpita dalle appassionate parole di Helena, che però le appaiono come un’ipocrita presa in giro! Helena si spazientisce ancor più e fa l’atto di andarsene a... morire, trattenuta da Lysander, che ancora le protesta il più sincero amore (!) e ne ottiene (1h26’07”) un caustico ma bravo! Quest’ultimo passaggio è caratterizzato dall’ostinato accompagnamento di crome degli archi bassi, che percorrono più volte – in ordine apparentemente casuale - tutti i gradi della scala cromatica.

Qui ha formalmente (in termini musicali) inizio un quartetto - in 3/8, tempo allegro (Quick) - o piuttosto uno sghembo concertato che accompagna le ripicche fra i quattro, caratterizzato da un ostinato sottofondo di semicrome dei timpani punteggiate da... linguacce di clarinetti e archi. Si riode anche il tema degli innamorati, qui però piuttosto storpiato, dacchè di amore ne è rimasto assai poco... Dapprima i due maschi battibeccano su chi ama di più Helena; così (1h26’18”) Hermia chiede ancora spiegazioni del suo voltafaccia a Lysander, che la scaccia riempiendola di contumelie al limite dell’irriferibile, mentre Demetrius lo irride dandogli del codardo; Lysander gli promette di lasciargli Hermia, ma Demetrius adesso di quella non sa che farsene; Helena accusa i due ragazzi di essere rivali per l’amore di Hermia e di prendersi gioco di lei; ma poi è Hermia (1h27’02”) ad accusare Helena di essere una ladra di cuori, così Helena sbotta; tu sei una falsa, e una pupattola.

Apriti cielo! (1h27’15”) il tempo rallenta improvvisamente, poichè Hermia è stata punta sul vivo: lei è più bassa di statura di Helena e deduce che costei la stia offendendo per questo, così si imbarca in un’autentica requisitoria contro l’amica divenuta rivale. Il piglio è solenne, sostenuto da figurazioni puntate negli archi, ma di una calma sotto la quale cova il fuoco dell’ira: ecco, con la tua statura (e un fisico da modella, diremmo oggi...) hai conquistato il mio promesso sposo. Ma attenta, non sono poi tanto bassa da non arrivare a metterti le unghie negli occhi! Helena (1h28’32”) con evidente tono di scherno, implora i due maschi di difenderla da quella nanerottola, e ciò innesca una furibonda lite fra le due: Helena insiste nelle sue offensive allusioni alla... bassezza di Hermia, rivolgendole una serie di epiteti... minuscoli! Hermia minaccia di passare alle vie di fatto e allora Lysander (1h29’24”, sul tema allargato degli innamorati, qui in MI minore nei legni) le assicura che lui è pronto a difenderla. E ciò provoca il trasferimento del battibecco ai due maschi, che arrivano ormai (1h29’52”) all’estremo di sfidarsi a duello e se ne vanno (1h30’05”) nel folto del bosco. 13 battute in tempo lively (vivo) sul ribollire delle crome degli archi bastano a mostrarci l’astio reciproco delle due ragazze che se ne corrono via inseguendosi ed insultandosi.

Riecco apparire Oberon e Puck (1h30’26”) in un’atmosfera sonora fatta di scossoni di arpe e cembalo cui danno man forte alternativamente percussioni diverse (timpani, tamburi, xilofono, piatti, gong): atmosfera che evoca spintoni, calci e schiaffi con cui Oberon trascina il suo tirapiedi, accusandolo (1h31’00”) di averne combinate di cotte e di crude. Il poveraccio si difende ammettendo di aver sbagliato... in buona fede (a scambiare Lysander per Demetrius) e stramazza con un grido strozzato, sui glissando di arpe e xilofono e su una discesa rapida del cembalo. L’umore di Oberon muta d’improvviso (1h31’36”) e il re degli elfi adesso attacca una languida berceuse, accompagnata dai soli contrabbassi e cembalo con interventi di arpe, timpani e gong. É il nuovo ordine di servizio che Oberon impartisce a Puck: l’elfo burlone dovrà far scendere la notte fonda sui due giovani che si preparano al duello, sì che vengano assaliti dal sonno (1h32’08”) più profondo; allora lui verserà sugli occhi di Lysander il succo di un’erba magica (il contro-incantesimo...) così che al loro risveglio i quattro crederanno solo di aver sognato. Una lunga battuta di recitativo libero (1h32’42”) contiene l’invito concitato ad operare immediatamente.

Così (1h32’49”) Puck scatta in piedi (e la sua tromba ne sottolinea subito i movimenti) e, mentre cala di colpo una fitta nebbia (sono gli archi divisi e silenziati ad evocarne lo scendere) corre ad obbedire ai comandi del suo padrone, proponendosi di far girare a vuoto (su e giù, up-and-down) i due fino ad ubriacarli di sonno. Il primo che incontra (1h33’07”, su uno schianto della sua trombetta sostenuto da piatti, gong e arpe) è Lysander, che chiama Demetrius. Puck imita la voce di quest’ultimo per attirare il primo verso di sè e spedirlo poi altrove, mentre è Demetrius (1h33’30”, altro schianto, come sopra) a sopraggiungere a tentoni in cerca di Lysander: Puck lo attira verso di sè e se lo porta via, sugli svolazzi spiritati della sua trombetta.

Nuovo schianto e Lysander torna a farsi vivo, poichè sarà lui il primo protagonista della serie di quattro successivi addormentamenti! E a ciascuno di essi Britten riserva ed associa una tonalità fondamentale corrispondente a quella dei quattro accordi che hanno aperto l’atto. Siamo quindi in REb quando (1h33’55”) è appunto Lysander il primo a cedere al sonno (mentre il clarinetto ricorda il motivo degli innamorati) rimandando all’indomani la vendetta su Demetrius. Il quale viene richiamato dalla trombetta di Puck (1h34’47”) che contemporaneamente annuncia il passaggio di tonalità a RE maggiore: Demetrius sembra copiare l’atteggiamento del (provvisorio) rivale e cade addormentato, dopo aver mandato Lysander a quel paese, sul motivo degli innamorati. Adesso Puck (1h35’46”) accoglie la terza persona da addormentare: è Helena, che sopraggiunge (1h35’58”) accompagnata dal nuovo cambio di tonalità a MIb e si lascia cadere in preda a morfeo. Puck (1h36’49”) mostra ora di saper anche contare: due coppie fanno quattro persone, accipicchia, e qui ne abbiamo solo tre... ah, ecco che arriva l’ultima, pare un cane bastonato, certo che l’amore gioca proprio brutti scherzi! La tonalità trascolora a DO maggiore: Hermia (1h37’16”) si sente proprio come l’unica vittima di tutta questa vicenda da incubo; non ha più la forza per proseguire e cade addormentata, sotto la cullante protezione di flauto, corno inglese e clarinetto.

La chiusura d’atto è riservata agli abitanti del bosco, che sopraggiungono sveltamente (1h38’17”) con le arpe che accompagnano il loro incedere saltellante. A 1h38’42” fate e folletti intonano una filastrocca a mo’ di ninna-nanna, sulla tonalità tornata a REb maggiore, quella con cui l’atto si era aperto. La forma è un semplice ABA, dove A in 8 battute ripropone due volte la sequenza dei 4 accordi iniziali; B (1h39’31”) raddoppia il ritmo di successione degli accordi prima del ritorno di A (1h40’01”). Una coda di 13 battute (1h40’44”) è occupata dapprima da una melodia nei violini che richiama la filastrocca e poi (1h41’06”) dall’atmosfera di incantesimo (la celesta) che sottolinea il gesto di Puck che lo rimuove dagli occhi di Lysander.
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Il terzo atto è suddiviso scenicamente in due parti nettamente distinte: il bosco ne occupa ancora la prima, mentre il palazzo ateniese di Theseus sarà teatro (anche in senso letterale!) della seconda e conclusiva. La prima parte, in analogia all’atto iniziale, ci presenta in sequenza i componenti del mondo-A, poi del mondo-B e infine del mondo-C.

L’apertura (1h42’25”) è occupata da 51 battute strumentali introduttive (dopo 30 di queste si alza il sipario) nelle quali i soli archi e in particolare tutti i violini divisi in tre parti espongono una melopea dolce ma con venature tristi, legate agli ampi intervalli che la caratterizzano e all’accompagnamento degli archi bassi, fatto di dissonanti, anche se sommessi, accordi di seconde: siamo ormai in prossimità dell’alba e tre coppie di amanti si apprestano a tornare alla realtà, dopo aver trascorso una notte che al loro risveglio sembrerà popolata di sogni, o magari di incubi... Su di loro, implacabili quanto insonni, vigilano Oberon e il fido (anche se inaffidabile...) Puck, autorevoli rappresentanti del mondo-A.

Oberon (1h44’06”) cantando su piccoli intervalli (se non proprio recto-tono) che contrastano con quelli ampi della melodia degli archi, indica a Puck il sonno di Tytania, il cui infatuamento... bestiale comincia a fargli pena: lui ha ottenuto (come? Britten-Pears non ce lo spiegano, a differenza di Shakespeare) ciò che desiderava (il fanciullo indiano) ed ora è deciso a togliere l’incantesimo e riportare a sè la regina delle fate. Sempre cantando per gradi congiunti, ma ora con l’intervento della celesta (che già anticipa incantesimi) Oberon (1h45’03”) invita Tytania a tornare in sè (e a sè...) grazie ad una nuova magia. Sulle parole Svegliati, mia dolce regina (1h45’29”) ritorna la melopea dell’introduzione, che porta (1h46’13”) ad un grandioso tutti orchestrale in fortissimo, in cui spiccano i glissando delle due arpe, ad accompagnare adeguatamente il risveglio di Tytania.

La quale (1h46’28”) sull’accompagnamento dei soli archi subito si rifugia in Oberon, confidandogli di avere avuto una visione da incubo, essendosi innamorata di un asino. E subito, sommesso ma evidente, per tre battute il trombone ci ricorda chi fosse quell’asino! Oberon glielo indica, e Tytania si chiede come tutto ciò possa essere accaduto, dato che lei ora detesta quella visione. Oberon non le dà spiegazioni, ma ordina a Puck di rimuovere la testa d’asino da Bottom, e ancora è il trombone, con i corni, a sottolineare il gesto del folletto, mentre Oberon invita Tytania a produrre la sua musica, che mantenga sprofondati nel sonno i cinque umani che ancora giacciono lì nei pressi. Così Tytania (1h47’22”) ordina che si faccia musica (entrano, senza cantare, alcune fate) e (1h47’50”) comincia a danzare con Oberon, su una sarabanda, che pare in realtà uno swing (richiama persino tea-for-two!) sul ritmo scandito dagli accordi delle arpe e su una melodia puntata del corno inglese e dei clarinetti. Oberon preannuncia a Tytania un’altra danza, di cui loro saranno protagonisti la sera di quello stesso giorno, al palazzo di Theseus, dove si celebreranno le nozze del duca e quelle delle due coppie che ora dormono lì nei pressi. Trilli e svolazzi dei due ottavini (1h48’47”) anticipano i gorgheggi dell’allodola, e Puck arriva infatti ad avvertire che è quasi mattino, per poi subito sparire: così (1h49’00”) le allodole-ottavini si sovrappongono alla melodia della danza, fino ad accentuare i loro trilli e poi a svolazzare via a frotte, insieme ad Oberon e Tytania, per lasciare la scena al mondo-B

Il languido incedere della melodia dell’introduzione (1h49’29”) fa da sfondo al risveglio dei quattro amanti (più tardi anche del... quinto). Come già nella commedia di Shakespeare (dove evocavano in realtà l’arrivo di Theseus e compagnia) sono fanfare di corni in lontananza (versione aggiornata della wagneriana caccia del Tristan) che pongono fine al sonno dei quattro giovani ateniesi (1h49’57”) la cui successione di risvegli avviene secondo una rigorosa sequenza e con modalità e simmetrie sempre uguali. Così il primo a destarsi è Demetrius, che invoca Helena! E subito dopo altri squilli di corno, più animati, svegliano anche Lysander, che invoca a sua volta Hermia, scandendone il nome sul tema degli innamorati. Altra fanfara per ridestare Helena, che invoca il suo Demetrius e poi quella che sveglia Hermia, che invoca Lysander, sul tema invertito degli innamorati. Mentre i corni continuano a farsi udire (1h51’51”, salvo non si pratichi un... taglio, qui risparmiato) Lysander, Hermia e Demetrius manifestano il loro stupore e ancora non credono di essere davvero svegli. (Il taglio, previsto ed eseguito da Britten alla prima nella Jubilee Hall di Aldeburgh, si protrarrebbe fino a 1h53’08”.) Adesso Helena (1h53’20”) afferma di aver trovato Demetrius come quando si trova un gioiello, che diventa proprio senza essere proprio... Questa considerazione (in Shakespeare riservata solo ad Helena, beneficiaria principale dell’unico incantesimo non revocato) viene da Britten-Pears messa in bocca anche agli altri tre amanti. E diventa la base di un nuovo quartetto nel quale le voci dei quattro entrano a canone prima largo e poi sempre più stretto, su una melodia ascendente che ricorda, ma in positivo, quella aspra e discendente del corrispondente quartetto della baruffa nell’atto II e con il sottofondo dei 12 accordi che avevano aperto l’opera, qui ristrutturati e presentati sulla fondamentale. Infine (1h55’01”) i quattro ripetono per tre volte, a corale, il verso originale di Helena: mine own and not mine own. Riascoltiamo (1h55’25”) le fanfare dei corni, che per tre volte ancora accompagnano le allegre esternazioni dei quattro innamorati, che hanno preso il sentiero che porta in città, decisi a raccontarsi (da 1h56’08” tornando a cantare a canone) le rispettive esperienze oniriche (o millantate tali...)   

Trombone e clarinetti (1h56’55”) ci portano ora senza ombra di dubbio nel mondo-C, cioè a dire alla presenza di Bottom, il quinto innamorato (ormai non più asino e quindi... tradito!) che si sta a sua volta risvegliando, convinto di ritrovarsi allo stesso punto (della prova teatrale) in cui lo sbifido Puck lo aveva incantesimato. E quindi pronto a riprendere il dramma di Pyramus. Gli stessi clarinetti ci hanno riproposto in tempo lento la musica dell’ultimo verso pronunciato da Flute (Thisby) prima che Bottom tornasse in scena con la testa d’asino. Bottom ricorda perfettamente quale sia il verso su cui deve riprendere, ma poi non trovando nessuno dei compagni si comincia a preoccupare, come ci testimonia un improvviso (1h57’56”) agitarsi dell’orchestra che ne accompagna l’inutile correre qua e là in cerca di qualcuno. Bottom ora (1h58’10”) realizza di aver sognato e i clarinetti, raggiunti dal corno inglese e poi dai flauti, ricordano la melodia del suo idillio con Tytania. Lui fatica a raccapezzarsi e ammette che solo un asino (!) saprebbe raccontare ciò che gli è capitato. Il tempo ora (1h59’11”) diventa assai veloce (allegro molto) mentre Bottom afferma – a tempo di walzer e su un motivo che ricorda l’invito di Tytania ai folletti di essere gentili con lui - che nè occhio, nè orecchio, nè mano, lingua o cuore umano potrebbero raccontare la sua straordinaria esperienza. E allora (1h59’33”) pensa di farci scrivere sopra una ballata da Peter Quince, e la ballata si intitolerà (1h59’56”, in falsetto, sui quattro accordi REb-RE-MIb-DO che avevano aperto l’atto dei sogni) Il sogno di Bottom (come dire: il sogno senza fine). Mentre legni ed arpe ripropongono il motivo udito al suo risveglio (2h00’15”) decide che canterà la ballata alla fine dello spettacolo per il duca, in coda alla morte di Thisby; e quindi se ne va.

Lasciando la scena (2h00’37”) proprio a quattro dei cinque compagni, che sopraggiungono preoccupati per la sua assenza: senza di lui la rappresentazione è destinata al fallimento. Come nelle precedenti comparse, i rustici cantano sempre in modo concitato, ed ora questo particolare viene accentuato da un ostinato di crome (in armonici e in staccato) degli archi alti, mentre una figurazione discendente di sapore cromatico (semiminima seguita da 4 crome, apparsa inizialmente nel corno inglese) ritorna spesso ad intercalare gli interventi degli artigiani. Arriva anche il quinto compare (Snug, 2h01’12”) per annunciare che il matrimonio è stato celebrato e che se loro fossero stati pronti, avrebbero potuto approfittarne. Flute (2h01’24”) si rammarica per conto di Bottom, che avrebbe risolto i suoi problemi ottenendo di sicuro un vitalizio per la sua interpretazione di Pyramus! Ma ecco (2h01’53”) Bottom in persona arrivare con la buona novella: la loro recita è stata approvata dal duca! L’esultanza generale si materializza in un vociante coro (2h02’27”) dei cinque soci di Bottom, al quale fa seguito una polifonica serie di reciproche raccomandazioni per la serata, dopodichè tutti se ne vanno a prepararsi. 10 battute del trombone (un simbolo del mondo-C!) accompagnato da timpani e archi bassi in staccato, portano adesso (2h03’26”ad un Interludio che serve al cambio di scena: si lascia il bosco per muovere verso il palazzo!


L’Interludio (2h03’39”, 4/4 alla marcia) si caratterizza per l’accompagnamento ostinato di semiminime e per l’alternarsi delle figurazioni dei corni (che richiamano quelle già udite al risveglio degli amanti) con l’imitazione che ne fanno di volta in volta flauti, clarinetti, corno inglese e fagotto, ancora clarinetti e flauti, poi tutti quanti insieme (mentre compaiono nei bassi le 12 note della scala cromatica) fino a sfociare (2h04’49”) in una sezione più cantabile, caratterizzata però da uno spiritato accompagnamento degli archi. Come in un film hollywood-iano, lo spalancarsi della scena sul salone del palazzo ducale è accompagnato (2h05’09”) dal maestoso sbocciare di una vera e propria musica-da-film (Max Steiner, per esempio) un motivo dove il lirismo si mescola all’enfasi e – per dirla proprio tutta – un po’ anche al kitsch! L’entrata solenne dei duchi (2h05’37”) è ancora anticipata dal ritorno della fanfara dei corni (subito imitati dai legni) e dal motivo che aveva caratterizzato l’Interludio.

A 2h05’54”, mentre gli archi reiterano il tema lirico udito poco prima, ecco Theseus che annuncia ad Hippolyta l’ormai imminente – e ansiosamente desiderato e atteso - coronamento del loro sogno d’amore. La ex-regina delle amazzoni, su un ostinato quanto dolce accompagnamento degli archi, gli fa eco (2h06’31”) pregustando la notte d’amore che ormai si avvicina. Ancora la fanfara di corni (2h06’57”) prepara la risposta del duca, che ricorda ad Hippolyta le bellicose circostanze della sua conquista, ma promette di ricompensarla con pompe, trionfi e feste. E alla festa saranno presenti anche i quattro innamorati che arrivano (2h07’28”) inchinandosi davanti al duca, al quale porgono (2h07’50”) le loro scuse. Theseus li fa alzare e il quartetto d’archi (2h08’01”) espone il loro canonico tema (forma originaria in violino II e cello, inversione in violino I e viola). Lysander è il primo a parlare (2h08’15”) e mentre gli archi ripetono il tema degli innamorati, spiega al duca le circostanze della sua fuga nel bosco. Subito dopo (2h08’36”) tocca a Demetrius (gli archi espongono il tema degli innamorati in inversione) a raccontare la sua parte di verità, spiegazione che Theseus tronca di netto (2h08’54”) limitandosi a sentenziare la sua approvazione (in contrasto con la volontà del padre di Hermia) all’unione delle due coppie e benedicendone – insieme ad Hippolyta – il prossimo matrimonio, con gli archi a reiterare il motivo della musica-da-film. Su un recitativo secco (solo il cembalo lo accompagna, 2h09’52”) Theseus ordina che entrino le maschere, per far trascorrere le tre ore che separano la cena dal... letto (!) É Quince (2h10’06”) a presentare a Hippolyta la locandina dello spettacolo, che Demetrius e Lysander si permettono di dileggiare. Theseus chiede chi siano i commedianti e la moglie gli risponde che trattasi di gente abituata ad usare le mani ma non il cervello (!) Il duca invece apprezza l’offerta degli umili artigiani e decide di metterli alla prova, pregando le signore di prendere posto. Si chiude qui il recitativo secco ed ha inizio la rappresentazione della tragedia di Pyramus and Thisby. Britten elimina d’ora in poi le indicazioni agogiche in inglese per presentarle solo in italiano: chiaro riferimento (e già parodia?) del melodramma ‘7-8-centesco.

E come ogni melodramma (o operetta, in questo caso!) che si rispetti, inizia (2h11’21”) con una (specie di) sinfonia (Vivace serioso, ma non troppo) introdotta da due schianti degli archi, quindi da una sequenza di colpi di timpano e infine da una pretenziosa strombazzata (tipo Leichte Kavallerie, per intenderci). Tutto ciò serve, proprio come in vonSuppè, per attirare l’attenzione del pubblico sulla rappresentazione (una serie di numeri intervallati da qualche recitativo secco riservato ai commenti degli astanti, ma  non solo) che sta per iniziare. E che inizia (2h11’45”) con un Prologo (Tempo ordinario) recitato da tutti i sei aspiranti attori (in coppie di due e in modo pomposo) e suddiviso in sei sezioni, ciascuna aperta da un accordo orchestrale: le prime quattro vengono cantate a corale a cappella, la quinta a canone e la sesta ancora a corale. In detto Prologo i sei mettono le mani avanti rispetto ai loro obiettivi. Prologo che chiude la sua prima parte (2h12’49”) con uno stentoreo accordo di RE maggiore. Due battute (ad-libitum) di recitativo secco, dove i sei nobili spettatori si lasciano andare, accavallando le voci, a commenti non proprio lusinghieri, preludono ad una seconda sezione del Prologo, ora cantata (2h13’01”, Andante pesante, MIb) dal solo Quince (che deve attaccare tre volte, causa il brusio persistente nell’uditorio...) e volta a presentare al pubblico personaggi e interpreti. L’aggettivo pesante potrebbe convenientemente essere mutato in pedante: tale è il tono (anzi, recto-tono, cioè canto che insiste sempre sulla stessa nota) tenuto da Quince, che alterna oltretutto squarci di puro parlato. Quattro battute di recitativo (2h14’13”) servono a proporci una domanda di Helena (ma il leone parla?) che dà modo a Demetrius di rispondere con una battuta di spirito: ma certo, visto che parlano pure gli asini! Quince ha fatto uscire tutti tranne Snout, che impersona il muro che divide i due amanti protagonisti del dramma. E così il numero successivo (2h14’25”, Lento lamentoso) ha come protagonista, appunto, il muro attraverso il quale sono costretti a parlarsi e sbirciarsi Pyramus e Thisby. La partitura prescrive che la voce del muro sia una Sprechstimme, ormai classico termine coniato da Schönberg per il suo Pierrot. L’accompagnamento è quasi da recitativo secco, e tale è il successivo interloquire (2h15’17”) di Hermia e Lysander, che commentano causticamente il muro parlante, interrotti da Theseus che annuncia l’entrata (2h15’32”, Moderato ma tenebroso) del protagonista Pyramus(Bottom).

E ad un protagonista non si può negare un numero strappa-applausi: scena&aria! Così Pyramus attacca un recitativo accompagnato, deplorando la buia notte, cui segue (2h16’03”) l’aria (un misto di Shostakovich e Gershwin!) con la benedizione del muro e della sua fessura attraverso la quale lui può guardare la sua Thisby. Una strepitosa cadenza (2h16’32”) chiude l’aria, ma non il numero, che riprende con un recitativo (2h16’44“) nel quale Pyramus piange l’assenza di Thisby (che è in ritardo ad arrivare dietro il muro) maledice il muro medesimo e poi discute (2h17’04“) addirittura con Theseus che gli rimprovera quell’ingiusta maledizione. E l’arpa annuncia infatti l’arrivo di Thisby (2h17’28“). Come co-protagonista, anche a lei(lui) spetta di diritto un’aria-duetto, un Allegretto grazioso con accompagnamento di flauto (non è un caso che l’artigiano sia... Flute). L’intonazione è sempre precaria e sul MIb dell’orchestra Thisby (2h17’46“) attacca in DO, poi (2h17’53“) prova dal LAb, quindi (2h18’01“) dal SI e finalmente (2h18’09“) azzecca per caso il MIb! Pyramus si aggiunge (2h18’17“) avendo visto (!) una voce e chiama l’amata attraverso il muro. Il tempo muta ora (2h18’41“) in Allegro brillante per la chiusa del duetto: i due si scambiano effusioni verbali, cantando lei in DO maggiore e lui in LA maggiore, un’aspra e dissonante bitonalità che sfocia, mentre i due (2h19’01“) cercano di baciarsi attraverso il muro, in un orripilante accordo LA-DO-DO#-MI dell’intera orchestra. In un’appendice di recitativo che subito torna a tempo Thisby lamenta però di aver baciato... un muro e Pyramus le dà quindi appuntamento presso la tomba di Ninny (così anche Semiramide è accontentata). Usciti di scena i due amanti, il muro rimane disoccupato e quindi (2h19’40“) sempre Lento lamentoso (e... schönberg-iano) saluta e se ne va.

Hippolyta (2h19’59“, recitativo secco) non ha dubbi nel bollare la scena come scema! Ma il marito filosoficamente osserva che ci potrebbe essere di peggio, ecco. E a proposito stanno per arrivare (2h20’21“) due illustri bestie: uomo (che però impersona la luna) e leone (impersonato da un... uomo!) Il primo a cantare è Snug, il leone, in tempo Quasi ‘Polka’. Rassicura le signore del pubblico – che si spaventano anche per un topolino - che lui è in realtà lo stipettaio. I suoi attacchi (e quelli dell’orchestra) sono dei tritoni, che dovrebbero impaurire come il diavolo, ma il ritmo e il portamento del canto mandano tutto in parodia, tanto che (2h20’54“) perfino Hermia apprezza la docilità della fiera, mentre Demetrius è meno tenero e Theseus invita tutti ad ascoltare la luna. È Starveling ad interpretarla (2h21’09“, Andante placido) presentandosi come luna cornuta (cioè una falce) e così attirando la facile battuta di Lysander (le corna dovrebbe averle in testa lui). Il suo è di fatto un recitativo e, come già accaduto durante le prove, ogni volta che tocca la parola moon il nostro si ferma sopra il FA con una specie di prolungato falsetto, attirandosi così gli sbeffeggi di Theseus e Demetrius e provocando la reazione annoiata di Hippolyta, che lo invita a cambiare... fase. Ma adesso (2h22’04“) ...silenzio! Sta per tornare Thisby. La quale (2h22’11“, Allegretto) è immancabilmente preceduta dalla leggiadra melodia del flauto accompagnato dall’arpa. Lei è arrivata presso la tomba di Ninny all’appuntamento con Pyramus, ma costui non si vede, mentre in compenso (2h22’35“, Presto feroce!) si vede e si sente, dopo un tremendo accordo generale, il leone che comincia a darle la caccia, con ruggiti che hanno però l’aria di un... saltarello, ulteriormente mandati in... vacca, cioè in muggiti dagli sfottenti glissando del trombone! Demetrius applaude i ruggiti, Theseus ed Hermia lodano la fuga precipitosa di Thisby (che ha lasciato lì il mantello) Lysander apprezza gli strappi che il leone dà al mantello, mentre le altre due signore si complimentano con la luna. Ma ora ci si avvicina alla scena-madre, con il ritorno di Pyramus (2h23’06“, Lento) che i clarinetti accompagnano nell’esposizione di una nuova aria col da-capo, in LAb maggiore. Dopo la strofa iniziale, ecco (2h23’24“) una specie di tempo-di-mezzo, più vivace, dove il poveretto si rende conto a poco a poco della (da lui stesso presunta) disgrazia capitata all’amata Thisby. Ora (2h23’42“) un Allegro disperato (si fa per dire... ascoltando il solito strafottente trombone!) sostiene la disperata esternazione di Pyramus (condivisa dalla sensibile Hippolyta) che non sopporta la perdita dell’amata e si slancia in una stentorea perorazione con accompagnamento dei legni, sfociante (2h24’10“) in un accordo seguito da crome ribattute sul quale Pyramus si trafigge e cade invocando la morte, suggellata dai rintocchi di timpano e grancassa. Ma, come in ogni eroica e melodrammatica morte che si rispetti (Siegfried, Otello... per dire) l’eroe defunto ha diritto a cantare il da-capo della sua aria! E così tornano i clarinetti (2h24’23“, Lento) ad accompagnarlo nel suo definitivo addio al mondo, con tanto di saluto alla luna e cadenza finale del glockenspiel che si porta l’anima in cielo...     

Il recitativo (quasi) secco che segue ci porta la graffiante battuta di Demetrius (beh, con un buon medico potrebbe tornare in vita e dimostrarsi un vero asino) e il richiamo di Theseus all’attenzione per il rientro di Thisby (che Hippolyta si augura sia breve). Ecco infatti (2h25’01“) ritornare l’immancabile Allegretto del flauto che scorta la poveretta, ancora ignara della tragedia che incombe su di lei. Le sue frasi smozzicate, alla vista del corpo di Pyramus steso a terra, sono intercalate da graziose figurazioni del flauto, finchè (2h25’33“, Vivace) lei realizza che l’amato è stecchito e si imbarca (sempre insieme al flauto) in due o tre vocalizzi e poi in una drammatica cadenza, prima di esporre una specie di epitaffio per il defunto. Eccola quindi (2h26’08“, Adagio lamentoso) piangere Pyramus esaltandone labbra, naso, occhi... tutto finito, tutto andato. Peccato che il suo canto, un’accorata melodia in SI maggiore, sia accompagnato dalla trombetta (col vibrato) che lo trasforma in una specie di mortorio di paese, con tanto di banda del pignataro, o come una processione ante-litteram del duo Fellini-Rota. Davvero esilarante poi, nella sua parodistica enfasi, la chiusa (Adieu, adieu, adieu) con suicidio allegato. Theseus (2h27’26“) non aspetta altro per poter chiudere lo spettacolo, e ordina che luna&leone si fermino a seppellire i morti. Lysander si permette di aggiungervi anche il muro, ma Bottom (2h27’37“) resuscita e protesta: il muro è ormai abbattuto, piuttosto ci sarebbe un epilogo... o si preferisce una Bergomask? Per carità, niente epiloghi, ribatte il duca, vada per la danza (così abbiamo anche una spruzzatina di grand-opéra, che non guasta!)

Dopo un’introduzione (2h28’00, Quick – Britten, chiusa la parentesi d’opera italiana, torna alle indicazioni agogiche in inglese) che richiama la strombazzata della sinfonia, ecco i sei rustics (2h28’18“) danzare la bergomask, con una prima sezione che alterna 3/4 a 6/8, e una seconda (2h28’57“ Very quick) in 2/4 caratterizzata da svolazzi di flauti e clarinetti, che si chiude inopinatamente (2h29’26“) al sopraggiungere dei rintocchi di mezzanotte. Essi sono affidati alla campana (in SOL#) che ne batte uno ogni due battute, in tempo Slow, mentre l’orchestra intona un motivo solenne, che ben si addice al luogo e ai nobili che lo abitano. Sul settimo rintocco (2h29’51“) prende la parola Theseus, per invitare tutti ad andare a nanna (no, anzi, per la verità: a letto!) A 2h30’20“ si aggiungono all’invito anche Hippolyta e subito (insieme) i quattro giovani, seguiti da altri 12 rapidi rintocchi del glockenspiel ed altrettanti, ancor più rapidi, della seconda arpa e poi, sempre più rapidi, della prima. 

La conclusione della storia – come già il suo principio - è però riservata ai rappresentanti del mondo-A, che arrivano ad occupare (quasi a contraccambiare la visita fatta a casa loro dai rappresentanti degli altri due mondi) i luoghi della realtà. Ecco quindi i quattro elfi (2h31’00“) intonare una filastrocca di quattro strofe, di cui le prime tre cantate a coppie e l’ultima tutti insieme: una cosuccia non proprio da... educande, a giudicare dai riferimenti (tipo-halloween) a sepolcri che si spalancano liberando gli spiriti che vi abitano. Arriva (2h32’00“) Puck armato di scopa, ma è... la sua trombetta a spazzar via i quattro elfi, per far posto all’arrivo di Oberon e Tytania. Una Slow march (2h32’19“) introduce i sovrani che invitano gli elfi a riempire quel luogo di pace e serenità: e gli accordi dell’intera scala cromatica fanno da sottofondo a questo invito. Poi (2h33’05“, Slow and solemn) ecco una vera e propria consacrazione della casa, con tanto di auguri-e-figli-maschi! alle tre coppie di sposi. La forma di quest’ultimo ensemble (un concertato dove cantano tutti: i 4 elfi, il coro degli elfi, Oberon e Tytania, caratterizzato da canto ed accompagnamento in metro giambico - semicroma / croma puntata) - è A-B-A, dove A è una sezione di 8 battute suddivise in 4 parti di due; B (2h33’50“, 5 battute) varia solo leggermente la melodia; e la ripresa di A (2h34’14“) è costituita da due sole battute, seguite da cinque in cui Oberon invita tutti a... folleggiare via per tornare da lui all’alba. L’ultimissima scena è appannaggio dell’equivoco Puck che arriva (2h34’48“) scortato dalla sua inseparabile trombetta e dai legni per il recitativo di chiusura, le classiche scuse al pubblico (non Theseus&C, ormai a letto, ma proprio noi...) e la promessa di risarcimento in cambio di un applauso.

24 ottobre, 2016

Un Sogno si aggira per la Lombardia. 1


Ed anche un po’ per l’Emilia, a dir il vero...)

A riportare uno spicchio d’estate in questo autunno ormai inoltrato ci pensa il Circuito Lirico Lombardo, ora rimesso a nuovo con la dizione Opera Lombardia, mettendo in scena, fra i primi di ottobre e quelli di novembre, la britteniana A Midsummer Night’s Dream. Partita (con grande successo, dicono) da Cremona (7-9/10) la bella stagione è transitata a Como (21-23/10) e di lì si porterà a Pavia (28-30/10) prima di chiudere a Brescia (4-6/11). Essendo compartecipe della produzione, anche la terrona ReggioEmilia ospiterà il Sogno a fine novembre (18-20).
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Per i pochi (o tanti) che non ne sono a conoscenza, ricordo che la traduzione corrente italiana del titolo (Sogno di una notte di mezza estate) è piuttosto fuorviante, dato che collocherebbe la vicenda attorno ai primi giorni d’agosto (la metà dell’estate astronomica, appunto). In realtà in GranBretagna (e in altri paesi nordici) Midsummer sta normalmente ad indicare un periodo attorno al solstizio (cioè l’inizio dell’estate) e in particolare si associa alla festa di SanGiovanni (24 Giugno). Ecco perchè in altre lingue il titolo viene tradotto più semplicemente e genericamente come Sogno di una notte d’estate.

Si tratta quindi di un periodo al quale si riferiscono anche altre opere musicali, quali ad esempio: Una notte sul Monte Calvo (Musorgski) dove assistiamo ad un sabba delle streghe, ma anche i Meistersinger (Wagner) e Feuersnot (Strauss) ambientati temporalmente proprio nei giorni o precisamente nella notte di SanGiovanni. Una notte tutt’altro che popolata solo da ingenue fatine ed elfi canterini, come vorrebbe certa agiografia (cui si legano spesso anche gli allestimenti del Sogno...) ma una notte piena di trasgressione ed erotismo (se non proprio di sconci riti di streghe) e quindi di incubi (à la Berlioz...) come si può constatare proprio leggendo il testo di Shakespeare ripreso da Britten.

Per restare alla collocazione temporale, va rilevato però come anche il genio di Stratford sia caduto in una certa contraddizione, quando fa dire a Theseus che il periodo in cui si svolge la vicenda è quello dell’arrivo e dei conseguenti riti del (primo di) Maggio, il che contrasta con il titolo della commedia (che avrebbe dovuto a questo punto recitare: A Midspring Night’s Dream!)
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La premiata coppia Benjamin Britten – Peter Pears approntò il libretto dell’opera impiegando proprio il testo di Shakespeare: non tutto, chè ne sarebbe uscita una cosa tipo Parsifal (!) ma quanto basta per mantenere intatte le caratteristiche della commedia originale, anzi addirittura apportandovi, se possibile, del valore aggiunto. La tabella sottostante riassume le differenze fra struttura e contenuti dell’originale di Shakespeare e quelli del libretto di Britten-Pears. Le sezioni colorate rappresentano porzioni di testo originale diversamente riallocate nel libretto; laddove la colonna Britten-Pears reca un no, trattasi di parti espunte; laddove reca un =, trattasi di parti del testo originale replicate (attenzione: quasi mai integralmente!) nel libretto.   

Shakespeare
Britten-Pears
Atto I – Scena 1 – Palazzo di Theseus

Theseus annuncia le nozze con Hippolyta.

Giudizio di Theseus sul diritto di Demetrius a sposare Hermia (figlia di Egeus) che dichiara invece di amare, corrisposta, Lysander.
no
Lysander ed Hermia progettano la fuga nei boschi per sottrarsi alla legge di Atene.

Lysander ed Hermia rivelano il loro progetto ad Helena, innamorata (prima corrisposta e poi respinta) di Demetrius. Helena progetta di rivelare il segreto a Demetrius, come mezzo per ottenerne comprensione e stargli vicino.
no
Atto I – Scena 2 – Casa di Quince

Gli artigiani Quince, Snug, Bottom, Flute, Snout e Starveling si riuniscono per mettere a punto lo spettacolo teatrale (la tragedia di Pyramus and Thisby) da proporre e poi recitare per le nozze di Theseus. Si danno appuntamento per una prova generale l’indomani sera nel bosco.

Atto II – Scena 1 – In un bosco di Atene
Atto I – Il bosco - Imbrunire
Il folletto Puck incontra una fata. Le racconta che i due rispettivi sovrani (Oberon e Titania) sono in crisi poichè lei non vuol cedere a lui un fanciullo indiano da lei adottato. Arrivano da parti opposte Oberon e Titania, con seguiti di elfi e fate. I due sovrani si rinfacciano accuse e tradimenti. Titania se ne va. Oberon ordina a Puck di portargli la viola-del-pensiero, il cui succo versato sugli occhi di un/a dormiente lo/a fa innamorare del primo essere vivente incontrato al risveglio. Oberon intende usarlo su Titania per strapparle poi il fanciullo indiano.
=

Lysander-Hermia
Arriva Demetrius inseguito da Helena. Lui respinge le profferte di lei (Oberon ha visto e udito tutto). Torna Puck con i fiori chiesti da Oberon, il quale si propone di usarne il succo su Titania e ordina a Puck di usarlo a sua volta su Demetrius per farlo innamorare di Helena.
=

Artigiani (ma nel bosco)
Atto II – Scena 2 – Altra parte del bosco

Arriva Titania con le sue fate, che le cantano una ninna-nanna e la fanno addormentare, Arriva Oberon e le versa il succo del fiore sugli occhi.
Arrivano Lysander ed Hermia. Stanchi, decidono di fermarsi per dormire. Lui vorrebbe starle vicino, ma lei gli impone di coricarsi separati. Arriva Puck e, scambiandolo per Demetrius, versa il succo sugli occhi di Lysander. Arrivano Helena e Demetrius. Lui la respinge nuovamente e se ne va. Lei vede Lysander e lo sveglia. Lysander si innamora immediatamente di lei, che ne rimane sconcertata e fugge. Lysander va alla sua caccia. Hermia si risveglia e si dispera, non trovando più il suo Lysander.
=

Titania-Oberon
Atto III – Scena 1 – Il bosco
Atto II – Il bosco – Notte fonda
Titania dorme. Arrivano i sei artigiani per la prova dello spettacolo. Puck assiste non visto. Bottom si allontana per poco. Quando torna ha la testa di un asino. I compagni fuggono. Bottom canta e sveglia Titania, che immediatamente si innamora di lui e gli mette a disposizione i suoi valletti.
=

Titania-Bottom
Atto III – Scena 2 – Altra parte del bosco

Puck racconta ad Oberon dell’innamoramento di Titania per Bottom, cui lui ha messo la testa d’asino. Oberon se ne rallegra e chiede conferma a Puck anche dell’incantesimo su Demetrius. Arrivano Demetrius ed Hermia, che lo accusa di aver ucciso Lysander. Puck rivela che non è quello l’uomo cui ha fatto l’incantesimo. Hermia fugge, Demetrius si addormenta. Oberon rimprovera Puck per l’errore commesso con lo scambio di persona. Ordina a Puck di rintracciare Helena e versa il succo sugli occhi di Demetrius. Arriva Helena sempre seguita da Lysander, al quale rinfaccia ancora il suo... voltafaccia. Demetrius si sveglia e si innamora istantaneamente di Helena. Lei si sente presa in giro, mentre Lysander si ingelosisce. Arriva anche Hermia che chiede conto a Lysander della sua fuga. Appresa la novità, accusa Helena di averle strappato l’amato. Fra i quattro nasce una baruffa generale. Lysander e Demetrius si allontanano per sfidarsi a duello. Hermia ed Helena se ne vanno infuriate. Oberon rimprovera ancora Puck per il suo errore e gli consegna il succo di un’erba che toglierà l’incantesimo a Lysander. Puck si prende gioco di Demetrius e Lysander attirandoli presso di lui finchè si addormentano. Arrivano una dopo l’altra anche Helena e Hermia, che si addormentano a loro volta. Puck spruzza il succo dell’erba sugli occhi di Lysander, mettendo fine alla magia.
=
Atto IV – Scena 1 – Stessa parte del bosco

Titania e Bottom vivono la loro relazione, fra servizi di valletti e danze e canti di fatine. Finalmente si coricano insieme, abbracciati.


Atto III – Il bosco – Primo mattino
Arrivano Puck e Oberon, che racconta di aver finalmente avuto il fanciullo indiano e così può liberare Titania dall’incantesimo. Lei si sveglia e crede di aver fatto un brutto sogno. Oberon le indica Bottom, cui fa togliere la testa d’asino da Puck.
=
Oberon e Titania si allontanano, riconciliati. È quasi l’alba. Arrivano Theseus e Hippolyta, con seguito, per una battuta di caccia mattutina. C’è anche il padre di Hermia (Egeus) che scorge i quattro ragazzi addormentati. Theseus ordina una fanfara di corni per svegliarli.
no
I ragazzi raccontano la loro strana avventura notturna. Theseus benedice le due coppie, cassando la richiesta originale di Egeus.

I quattro ragazzi stentano a credere a quanto è successo, pensano di aver sognato, e si avviano verso la città. Bottom si risveglia a sua volta, ancora incredulo di ciò che gli è successo durante la notte: ci vuol far comporre sopra una ballata.
=
Atto IV – Scena 2 – Casa di Quince

Riunione degli artigiani per gli ultimi preparativi. Manca Bottom, che poi arriva, e nonostante sia ancora stordito per la sua avventura dà gli ultimi ritocchi e consigli per la recita della sera, alla festa di nozze di Theseus.  
= (ma nel bosco)
Atto V – Scena unica – Palazzo di Theseus
Atto III – Palazzo di Theseus
Theseus e Hippolyta commentano la strana avventura dei quattro ragazzi.
no

Theseus-Hippolyta
Racconto dei ragazzi
Ora ci si prepara per lo spettacolo. Viene scelta la tragedia proposta dai sei artigiani. Esibizione degli artigiani in Pyramus and Thisby. Dopo la bergomask, Theseus dichiara chiusa la festa e manda tutti a letto (per dormire?) Puck, Oberon, Titania e i loro seguiti arrivano per chiudere la commedia. Puck chiede benevolenza al pubblico, poi ringrazia e saluta.
=

Come si può notare, il libretto di Britten-Pears (B–P nel seguito) è assai più conciso e meno dispersivo della commedia (la quale ha però esigenze di spettacolo un po’ diverse). Il primo atto di Shakespeare viene rimosso, salvo però riallocarne tre sue sezioni in parti successive. Da esso viene espunto radicalmente il dibattimento - di fronte al giudice Theseus - che oppone Egeus-Demetrius a Lysander-Hermia a proposito del dovere di quest’ultima di accettare Demetrius come sposo (o alternativamente di finire in convento o... sul patibolo) così come il successivo incontro di Lysander-Hermia con Helena e la sua conseguente esternazione. Di Theseus e Hippolyta verremo a sapere solo nel finale dell’opera, e ciò costrinse (purtroppo?) B-P a cassare i piccanti riferimenti a relazioni equivoche intercorse fra costoro, ciascuno separatamente, e Titania e Oberon... Cassati i particolari relativi alla scoperta dei poteri magici della viola-del-pensiero da parte di Oberon; così come il dettagliato racconto che Puck fa ad Oberon delle prove dei sei artigiani, in occasione del suo sortilegio (la testa d’asino) a Bottom. Alleggerito parecchio il testo della baruffa fra i quattro giovani amanti, così come l’altro dettagliato racconto di Oberon a Puck, con la descrizione dell’incontro durante il quale Titania (tuttora in tresca con Bottom) accetta di consegnargli il fanciullo indiano. Espunta anche la comparsa mattutina nel bosco, all’alba del giorno delle nozze, di Theseus, Hippolyta ed Egeus (quest’ultimo personaggio è totalmente ignorato nell’opera). Dall’atto conclusivo eliminate le lungaggini relative ai preparativi dello spettacolo dei sei artigiani e la figura del ciambellano Filostrato. Poi: una serie di micro-tagli qua e là un po’ ovunque e qualche verso isolato che passa da un personaggio all’altro.
  
Shakespeare introduce il soggetto presentandoci il mondo degli umani, ad Atene: prima - noblesse oblige... - gli altolocati (Theseus, Hippolyta, Egeus, i quattro giovani) e poi i popolani (i sei artigiani aspiranti-attori); solo nel second’atto ci introduce al mondo soprannaturale e fantastico di fate ed elfi (Titania, Oberon) mettendolo poi a contatto con quello degli umani (solo altolocati) che penetrano nel bosco. Nel terz’atto arrivano nel bosco anche i popolani ed abbiamo l’osceno accoppiamento fra la regina delle fate ed un umano asinizzato (!) dalla magia di un elfo-carogna. Dopodichè il bosco diventa terreno di scontro – per motivi sentimentali - fra i quattro umani, giovani rampolli della buona società ateniese. Nel quarto atto si materializza – presenti Theseus, Hippolyta ed Egeus - la riconciliazione generale (Oberon-Titania, Lysander-Hermia, Demetrius-Helena). Ormai si torna in città, dove troviamo ancora i popolani, per l’ultima messa a punto dello spettacolo. L’atto conclusivo è praticamente monopolizzato da detto spettacolo (la tragedia di Pyramus e Thisby, con un finale tipo Romeo&Juliet, cui Shakespeare lavorava nello stesso periodo del Sogno) in onore dei ducali sposi e dalla conclusiva apparizione dei fantastici abitanti del bosco.

B-P invece ci fanno subito entrare in-medias-res, precisamente nel bosco abitato da fate ed elfi, il mondo del soprannaturale, del fantastico, che però mostra subito problemi simili (la baruffa fra Oberon e Tytania) a quelli degli umani. Questi ultimi (dapprima le due coppie di giovani nobili – in ordine d’arrivo invertito rispetto a Shakespeare - poi i popolani-attori) occupano la parte centrale dell’atto, chiuso dal ritorno di Oberon che affattura Tytania. B-P invertono anche l’ordine dei sortilegi: prima quello (erroneo) di Puck su Lysander e poi quello di Oberon su Tytania, che chiude l’atto. La principale innovazione di B-P nel second’atto consiste nel riunire, senza soluzione di continuità, due momenti che in Shakespeare sono separati, ma che sono in stretta relazione causa-effetto: il primo essendo la vicenda (nata dall’incantesimo di Oberon su Tytania e da quello di Puck su Bottom) che porta la regina delle fate ad innamorarsi di un uomo-asino (ma anche deretano al quadrato, come si deduce dal nome Bottom (fondo-schiena) e dal sostantivo ass, che sta per asino sì, ma anche per culo!); e il secondo (che in Shakespeare apre l’atto quarto, subito prima della rimozione dell’incantesimo e della riconciliazione fra Oberon e Tytania) che ci presenta squarci della vita sregolata di questa scellerata coppia fata/uomo-asino. Per il resto, il testo di B-P segue quello originale, salvo ignorare, come detto, la comparsa di Theseus e seguito nel bosco e poi inserire – a metà dell’atto conclusivo – le battute che Shakespeare aveva messo in bocca a Theseus e Hippolyta proprio in apertura, e il racconto della riconciliazione delle due coppie di amanti. 

La compattazione e ristrutturazione operate da B-P aprono anche qualche piccola falla (cosa praticamente inevitabile, stante il principio seguito di non modificare il testo originale) a livello di plausibilità di alcune situazioni. Il primo esempio riguarda Lysander ed Hermia: nella commedia di Shakespeare i due giovani, a seguito del dibattimento davanti a Theseus, prendono la coraggiosa decisione di fuggire all’indomani, rifugiandosi dapprima nel bosco, per poi trasferirsi presso la zia di lui e colà sposarsi. Questa parte dell’azione viene da B-P spostata nel primo atto, che si svolge già nel bosco: ecco quindi che abbiamo una palese incongruenza di due persone che a parole stanno ancora progettando la fuga, mentre nei fatti sono già fuggitivi! E poi gli stessi due personaggi ritornano in scena, ancora nel bosco, dopo aver evidentemente girovagato a vuoto, invece di procedere verso la loro meta. Insomma, questo spostamento di tempo e luogo del primo incontro Lysander-Hermia lascia parecchio a desiderare sul piano del realismo e della logica. Un caso analogo a questo riguarda gli artigiani, il cui primo incontro preparatorio viene spostato da B-P dal giorno precedente (Shakespeare) in casa di uno di loro, alla sera nel bosco. Anche qui abbiamo due incontri abbastanza ravvicinati, che non lasciano il tempo ai personaggi di imparare le loro parti, come accade invece nella commedia, dove i sei hanno un intero giorno di tempo per farlo. E a proposito di artigiani, ecco un’altra piccola smagliatura: in Shakespeare Bottom si addormenta nel bosco, con Tytania (Atto IV, Scena 1) e il giorno successivo (Scena 2) non è quindi presente in casa di Quince per gli ultimi ritocchi allo spettacolo; poi però arriva e reca la notizia che il duca ha desinato ed ha accettato che la sera stessa si dia il loro spettacolo. Evidentemente, tornando dal bosco, Bottom ha potuto ragguagliarsi sulla situazione a palazzo ed ora ne riferisce ai compagni. Ebbene, in B-P la riunione degli artigiani avviene ancora nel bosco, subito a ridosso del risveglio di Bottom; il quale ricompare appena dopo, con la buona notizia relativa allo spettacolo: il che presuppone che nel breve frattempo lui sia corso ad Atene, abbia raccolto l’informazione, e poi sia tornato precipitosamente nel bosco  a riferirla ai compagni! Infine, abbiamo una chiara contraddizione fra la sequenza degli avvenimenti e ciò che ascoltiamo dalla bocca di alcuni protagonisti: si tratta del matrimonio delle due coppie di amanti. In Shakespeare abbiamo una successione assolutamente coerente e logica: Theseus incontra i quattro al mattino nel bosco e benedice la loro unione, disponendo che le due coppie si sposino quel giorno stesso insieme a lui e Hippolyta; quindi alla festa serale avremo tre coppie di sposi. Viceversa B-P, avendo cassato la scena della caccia nel bosco e spostato il racconto delle coppie e le conclusioni di Theseus alla festa, cadono purtroppo in un evidente controsenso: laddove Theseus, reduce dalle sue nozze, proclama che le due coppie di giovani (che sono appena arrivate dal bosco e non sono ancora sposate) si sposeranno insieme a lui (!?)

C’è poi una libertà che B-P si prendono rispetto al testo di Shakespeare, e che val la pena di mettere in evidenza. Essa concerne gli effetti dei poteri magici di Oberon e del suo tirapiedi Puck. Si tratta del succo di viola-del-pensiero e di altre erbe, capaci di far innamorare una persona - al suo risveglio - del primo essere vivente (uomo o bestia, fa lo stesso...) incontrato, oppure di rimuovere l’incantesimo; e della facoltà di Puck di cambiare i connotati alle persone, trasformandole in bestie umane. Tali poteri vengono impiegati nei confronti di Titania, di Bottom, di Lysander e di Demetrius. Ma mentre nei primi tre casi la magia viene revocata e le vittime tornano al loro precedente stato, il che fa apparire a loro - e a noi spettatori - gli effetti di tali magie niente più che manifestazioni oniriche (da cui il titolo della commedia), nel caso di Demetrius le cose stanno assai diversamente: su di lui la magia (che lo ha fatto re-innamorare di Helena, dimenticando Hermia) continua ad agire. Insomma, mentre per gli altri la vita riprende il decorso normale, lasciando solamente il ricordo di un incubo (Titania accoppiata ad un asino: la bella e la bestia) o di un bel sogno (Bottom che se la spassa con la regina delle fate) o di un sogno frutto di desideri repressi (Lysander che ama Helena), per Demetrius la vita cambia materialmente e radicalmente proprio a causa della magia di Oberon: in sostanza, per lui, e solo per lui, il sogno (non proprio piacevole) si dissolve in una realtà che adesso lui accetta entusiasticamente laddove, prima di sognare, la aborriva! E non è un caso che Helena, la vittima più bistrattata dei due incantesimi (quello erroneo di Puck su Lysander e quello meditato di Oberon su Demetrius) alla fine fatichi ad accettare quella realtà (l’amore di Demetrius, che lei pure aveva vanamente inseguito) proprio perchè materializzatasi inspiegabilmente: E mi pare d'aver trovato Demetrio come, per caso, si trova un gioiello... mio e non mio. Ebbene, B-P mettono le parole di Helena in bocca anche agli altri tre giovani amanti (sostituendo ogni volta il nome dell’amato)! Come dire: la vita è comunque come un sogno per tutti, poichè non se ne comprende la razionalità...

B-P rimuovono la contraddizione shakespeare-iana relativa alla data in cui si svolge la vicenda: per loro è certamente la notte di SanGiovanni, e (anche) a tale scopo hanno cassato la comparsa di Theseus nel bosco, dove il duca accenna al Rite-of-MayQuanto alla durata complessiva dell’azione, si osservi lo schema riportato qui sotto:

Shakespeare
Britten-Pears
Giorno 1 – Atto I

                Atene - Palazzo di Theseus

                Atene - Casa di Quince

Giorno 2 – Atto II
Giorno 1 – Atto I
                Sera, nel bosco
                Sera, nel bosco
                Atto III
                Atto II
                Notte, nel bosco
                Notte, nel bosco
Giorno 3 – Atto IV
Giorno 2 – Atto III
                Alba, nel bosco
                Alba, nel bosco
                Atene - Casa di Quince
                Nel bosco
                Atto V

                Sera, Atene - Palazzo di Theseus
                Sera, Atene - Palazzo di Theseus
                Mezzanotte – arrivo degli elfi
                Mezzanotte – arrivo degli elfi

Come si vede, B-P tagliano l’intera prima giornata (dove, in Shakespeare, abbiamo l’annuncio delle nozze di Theseus, la causa intentata da Egeus e poi i quattro giovani e ancora, separatamente, i sei artigiani, che si danno appuntamento nel bosco per la sera del giorno successivo). Il resto dell’azione si svolge su due notti e nel giorno che le separa. Al proposito, c’è un altro piccolo appunto da muovere a Shakespeare: nel suo indirizzo iniziale, Theseus afferma che mancano quattro giorni (e Hippolyta rincara la dose: e quattro notti) al loro matrimonio (che deve attendere la luna nuova). Dopodichè la festa nuziale viene data già alla sera del terzo giorno... Assai più coerenti sono B-P, che infatti a Theseus mettono in bocca Questo giorno ci porta una nuova luna...

Quanto ai luoghi, Shakespeare ambienta la prima e l’ultima riunione preparatoria degli artigiani a casa di uno di loro, mentre B-P li fanno incontrare sempre nel bosco e mostrano il Palazzo soltanto in chiusura dell’opera.
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E la musica?
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(1. continua)