XIV

da prevosto a leone
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07 ottobre, 2013

Orchestraverdi – Concerto n°3

 

Bisogna ammettere che il ciclo completo delle Sinfonie di Dvorak, dirette dallo specialista Aldo Ceccato, non è proprio nato sotto una buona stella: a parte la bizzarra idea di distribuirlo su più stagioni (siamo alla terza e ancora mancheranno due, anzi a questo punto tre sinfonie delle nove!) e di eseguire le sinfonie a ritroso (?!) è anche stato colpito da diverse disavventure, ultima delle quali la disdetta per questo concerto, dove era prevista la terza.

Così è stato chiamato sul podio Gustavo Gimeno, ex-percussionista del Concertgebouw passato alla direzione, che ha rimpiazzato Dvorak con Rimski (e la sempre seducente Shéhérazade) lasciando inalterata la prima parte del programma. Ieri pomeriggio, per la terza replica del concerto, a dispetto della pioggerella noiosa che invitava a rimanersene a casa, seduti sul sofà e con un plaid sulle gambe, l’Auditorium era abbastanza affollato.

Si è quindi iniziato con Vocalise, un brano scritto nel 1912 da Rachmaninov per un’amica soprano, dove la voce solista deve cantare una melodia senza parole, semplicemente emettendo, appunto, vocalizzi. Della composizione originaria, che è in DO# minore per voce e pianoforte, sono state fatte innumerevoli trascrizioni, una delle quali, di mano dell’Autore, trasportata in MI minore, rimpiazza la voce con una squadra di violini solisti (da 16 a 20!) che si aggiungono ad una robusta formazione cameristica di archi (6-6-6-4-4) e ad una sezione di fiati (11 strumentisti, con i soli 2 corni in rappresentanza degli ottoni):


Il brano ha una struttura assai semplice, essendo costituito da due sezioni rispettivamente di 18 e 13 battute, ciascuna da ripetersi, più una coda di 8 battute: in tutto quindi 70 battute di musica. Una specie di numero cabalistico, di questi tempi, per Rachmaninov, di cui quest’anno ricorre un anniversario doppiamente… 70°: concludendosi in pratica nel 2013 un secondo ciclo di vita di Rachmaninov, appunto 70 anni fra gli uomini e altrettanti in… purgatorio (?)

Vocalise è una melopea dal carattere tipicamente russo, crepuscolare, assai buona per prendere sonno (stra-smile!) e quindi intonata alla stagione; una cosa tipo Il lago incantato di Liadov, per intenderci, composto pochissimi anni prima. Certo, come antipasto l’Ouverture di Cavalleria leggera avrebbe scaldato di più tutti quanti, pubblico e strumentisti (!!!)

È stata quindi la volta del residente Simone Pedroni a presentarsi al proscenio per offrirci la sua interpretazione del Secondo concerto del russo. Del quale (il russo, non il concerto) personalmente mi son fatto l’idea che uscito, grazie ai trattamenti ipnotici, dalla tremenda crisi depressiva seguita al fallimento della sua Prima Sinfonia – bistrattata da quell’ubriacone di Glazunov - non fosse più lo stesso giovane promettente e potenziale innovatore del suo Primo Concerto (intendo la versione originale, non quella del 1917) e che proprio il Secondo, composto a ridosso della guarigione, segni l’inizio della sua regressione sul piano artistico ed estetico. Però, come spesso accade, la regressione porta con sé il successo presso il pubblico, e questo alla fine conta più della sostanza delle opere.

Pedroni ci ha comunque porto questa che è la composizione più famosa di Rachmaninov con grande sensibilità, senza mai cadere in eccessi decadenti o in facili sdolcinature: l’Adagio sostenuto centrale mi è parso il momento migliore della prestazione, sua ma anche di quella dell’orchestra, che lo ha introdotto e poi accompagnato con sobrietà e pulizia.

Grande successo, ripagato con un bis elegiaco.

In sostituzione della terza di Dvorak (che al mondo conosce solo Ceccato… smile!) ha chiuso il concerto un’opera che personalmente non mi stanco mai di ascoltare. E dal vivo ho ascoltato meno di un mese fa al MITO, suonata dagli ex-leningradesi di Temirkanov.

Shéhérazade è in effetti un capolavoro che laVerdi ormai padroneggia al punto da non aver sfigurato (alle mie orecchie, quantomeno) di fronte ai marziani russi. Gimeno, ampiamente da giustificarsi, stante la chiamata quasi all’ultimo momento, deve aver semplicemente lasciato suonare i ragazzi some sanno. Così - raccontata dal violino di Shéhéra-niello (!) - ne è sortita un’esecuzione del tutto apprezzabile, e quindi lungamente osannata dal pubblico.

Nei prossimi giorni… tutto Bignamini: dapprima al Regio di Parma per la penultima recita del Simone e poi ancora in Auditorium con un concerto straordinario tutto-Verdi!

23 settembre, 2011

Orchestraverdi – concerto n 2



Con il secondo concerto della stagione principale de laVerdi inizia l'esplorazione di tutte le (principali) opere di Ciajkovski: Sinfonie e Concerti (ma non solo…)


Contrariamente a quanto annunciato (e stampato sui depliant della stagione) ad interpretare il famosissimo Concerto per Pianoforte non è il vincitore del Premio Ciajkovski 2011 (Daniìl Trìfonov, nella fattispecie) ma il nostro Simone Pedroni, artista residente presso l'Orchestra. L'idea di invitare il futuro vincitore di uno dei maggiori premi internazionali era parsa allo stesso tempo geniale e avventurosa: avventurosa poiché di non facile realizzazione, diciamolo pure. Perché non si poteva certo pensare di aspettare il 30 giugno (data di assegnazione del premio) per invitare il vincitore – evidentemente conteso da ogni parte – a tenere concerti in Auditorium il 22-23-25 settembre! O allora si dovevano mettere in preallarme i 5 potenziali vincitori? Insomma, un azzardo. Peggio, o meglio a seconda dei punti di vista, è andata con il violino: il primo premio non è stato assegnato e i secondi sono due, a pari merito! Vedremo a giugno chi lo interpreterà da queste parti…

Bella e allo stesso tempo preoccupante notizia anche per la Xian. Che solo 19 ore (!?) prima dell'inizio del concerto saliva sul podio del Kennedy Center di Washington per dirigervi musiche e artisti cinesi! Sarebbe arrivata in tempo, visto che i Concorde sono ormai in pensione? E soprattutto: in quali condizioni avrebbe diretto un concerto così impegnativo? Beh, arrivata è arrivata; quanto alla prestazione, non so se è colpa del viaggio e del fuso, ma non mi è parsa delle più brillanti.
 
Nel concerto ha tenuto tempi piuttosto grevi e macchinosi, soprattutto nel primo movimento, ed anche Pedroni non è andato esente da qualche incertezza: un esito complessivamente poco più che discreto, anche se accolto calorosamente.

Nella Quarta ciajkovskiana mi è parso che mancasse un buon impasto fra le sezioni dell'orchestra: troppo spesso nel primo movimento gli ottoni (splendidi peraltro come prestazione) hanno sovrastato il resto degli strumenti e gli archi in particolare. Bravi come sempre i solisti (oboe, flauto, clarinetto, fagotto) e gli archi nel difficile pizzicato ostinato. Poi nel Finale, che però è per sua natura un fracasso quasi continuo e generale, l'orchestra ha trascinato il pubblico all'entusiasmo. Forse è mancato il tempo per qualche prova in più, chissà: rispetto alla precedente esecuzione dello stesso brano (febbraio 2010) mi sento di registrare un gran progresso degli ottoni.

In apertura di concerto (more… Abbado anni '70) una composizione contemporanea: Giga di Francesco Antonioni (presente in sala). Dieci minuti di musica varia (smile!) che al primo ascolto ti lascia piuttosto perplesso: il problema è che il secondo ascolto in questi casi non c'è quasi mai (!)

Il prossimo appuntamento, oltre a Ciajkovski, ci porterà anche qualcosa di Mahler.
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