Ieri seconda recita della giornata
conclusiva del Ring
in un Piermarini per nulla affollato. Fra gli assenti anche i due principali
responsabili dello spettacolo: direttore e regista.
Non c’è Barenboim, per un malanno alla schiena, che si sta curando a casa
sua, cioè a Berlino. Così alla Scala lo si vede – adesso che è Direttore musicale – meno di quando era
soltanto Maestro scaligero… Del
resto, inutile domandarsi a chi lui sia più legato, se alla Scala o alla
Staatskapelle Berlin: dovendo dirigere un ciclo completo del Ring a Londra, per
i PROMS, che orchestra ha scelto secondo voi come partner? Scopritelo qui.
Al suo posto un… Bignamini tedesco: il 52enne Karl-Heinz Steffens è infatti un suonatore di clarinetto (come il
più giovane collega de laVerdi)
passato al podio. Ha del miracoloso come sia riuscito a tenere insieme
un’orchestra ormai orfana di tutori e a proporci un Crepuscolo più che
dignitoso!
Anche la compagnia di canto non è stata per nulla male: alla Theorin la (pur breve) convivenza con
Siegfried (smile!) deve aver fatto
bene, poiché l’ho trovata decisamente migliorata rispetto a quando era ancora…
nubile (cioè alla seconda giornata dello scorso novembre). Ryan ha la voce che ha ma per lo meno regge l’urto con sicurezza e non
è cosa da poco. Sempre affidabile Kränzle
pur nella fugacità della sua apparizione notturna. Anche la Meier, che ormai a Brünnhilde aveva
rinunciato da anni, e che deve accontentarsi di fare la nonna (oh, pardon: la Norna) in aggiunta alla sua omonima
walchiria, ha mostrato che la classe non è acqua, anche se la voce non è più
quella di una volta. Petrenko non
sarebbe neanche un Hagen malvagio, se avesse una voce da… Hagen e non da Figaro
(!)
Note meno entusiasmanti dai fratelli ghibichunghi: Grochowski piuttosto deboluccio e Samuil decisamente sotto il livello
della sufficienza. Anche le altre cinque femmine (due Norne e tre Figlie) non
mi sono parse proprio entusiasmanti.
I cori di Casoni hanno fatto
più che dignitosamente la loro parte, in particolare cantando con la dovuta sguaiatezza
le loro esternazioni del second’atto.
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L’altro assente ingiustificato era Cassiers:
perché di regìa non s’è vista manco l’ombra (forse è meglio così, dati i
precedenti, smile!) Per tutte le 4
ore e mezza (nette) di spettacolo la scena è rimasta praticamente deserta (gli
allestimenti minimalisti di Wieland
al confronto erano dei caravanserragli). Solo proiezioni di immagini mutanti scelte
random dal computer e qualche nastro
che scende dall’alto e poi risale. Una quinta che a volte scherma lo sfondo, dotata di porticina (per ricordarci
che c’è la reggia con la sua entrata!) Elementi prismatici trasparenti che vanno e
vengono per servire da tavolo o da tribunetta per il coro, e recanti
all’interno spezzoni di immagini di quel bizzarro bassorilievo di Lambeaux (già comparso nel Siegfried) che
poi alla fine appare in tutto il suo ridicolo splendore (!)
Lo scavo dei personaggi è bene esemplificato dall’entrata in scena di Gunther
e Gutrune, in postura ed atteggiamento perfettamente tagliati per Siegmund e Sieglinde
(del resto, a quei tempi, in mancanza di coniugi che potevano fare due fratelli?)
Visto che la scena era vuota, si è pensato bene di animarla con i soliti
mimi, che qui seguono il povero Siegfried
per tutto il primo atto: dapprima usando la colonna sonora del suo Rheinfahrt per inscenarci un balletto in
stile Carrà… Poi per introdurre l’eroe alla reggia dei Ghibichunghi; e infine per
fargli il lavoro sporco al momento di
strappare a Brünnhilde l’anello (che poi qui è una specie di avambraccio posticcio,
così lo si può distinguere chiaramente).
Sulla scelta dei costumi… meglio non infierire. Per il resto… recita scolastica.
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Dato che il ciclo è stato presentato
in 3 anni (che sforzo!) ammetto di essermi dimenticato le giornate precedenti:
brutto segno, non per la mia memoria, sia chiaro, ma per la qualità degli
allestimenti… Ecco perché, essendo allo stesso tempo cultore di Wagner e un
poco masochista, ho deciso di assistere all’intero ciclo che andrà in onda a
giugno. Così, per vedere l’effetto che fa.