So di infrangere le leggi del business nel proporre la pagina del Fatto Quotidiano, dedicata alla scomparsa di Paolo Isotta. Quello di Nanni Delbecchi mi sembra un modo serio e onesto di ricordare una voce scomoda ma acutissima.
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13 febbraio, 2021
04 ottobre, 2018
Il futuro del teatro musicale italiano, secondo Isolde
No, Tristan non c’entra (o c’entra da
lontanissimo...) ma è Paolo Isotta il soggetto di questo post.
Il nostro ha scritto ieri sul benemerito
(complimento mio personale) Il Fatto Quotidiano un autentico
libello contro la situazione attuale del teatro musicale in Italia.
Già il titolo la dice lunga:
Abbassiamo subito tutti i sipari. Per 5 anni
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Attorno a me non vedo che desolazione, rovine, e un livello
artistico e culturale così abietto da toglierti per sempre la voglia di
andare all’Opera.
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Poi ci fa sapere a cosa, secondo lui,
dovrebbero servire le Fondazioni
lirico-sinfoniche:
...Come i
musei, le gallerie, i monumenti. Ma questi sono tenuti in vita per
preservare e offrire al pubblico il più ricco patrimonio artistico mondiale,
quello della civiltà italiana. L’essenziale fisionomia di questo patrimonio
d’arte e di cultura si completa solo con la musica. La sola ratio per la
quale le Fondazioni ricevano le centinaia di milioni di euro loro destinati
sarebbe che fossero i musei della civiltà musicale, italiana in primis,
mondiale poi.
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E invece, ecco come siamo messi (sempre selon Isolde):
I teatri servono in gran parte per le demenziali
masturbazioni dei registi (Michieletto, De Rosa, etc), lodati da quei
marchettisti dei cosiddetti critici musicali che nessuno legge più e hanno a
disposizione spazi irrisori su giornali che nessuno legge più.
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E chi va a teatro? e chi li governa, i
teatri?
A teatro vanno solo sfaccendati, pensionati, vedove
benestanti, che non capiscono nulla e applaudono sempre; o turisti ancor più
ignari. Non conosco un sol soprintendente che abbia un minimo di cultura e
persino di intelligenza: sono solo furbastri, capaci di galleggiare e animati
da cupiditas serviendi persino quando non ne ricavano utile.
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Ci sono anche nomi e cognomi di buoni e cattivi:
In tutti i teatri italiani esistono solo tre direttori
artistici competenti e colti (posso fare i nomi: Meli, Nicolosi, Vlad) ma
sovente sono costretti a fungere da segretari artistici a sovrintendenti che
o preferiscono farsi preparare le compagnie dalle agenzie o fanno lavorare i
raccomandati di Nastasi – o, adesso, il figlio della Casellati.
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Ora le proposte radicali:
Paghiamo i dipendenti lasciandoli a casa fino alla
pensione. Si risparmierebbe su tutto il resto.
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e infine:
Ma chiuderli tutti (i teatri, ndr) e subito. Per cinque anni. Poi, scrivere una nuova
legge che li consideri musei, non circhi equestri, impedendo che diventino il
ricettacolo di Nino D’Angelo, Alessandro Siani, Maradona, Bellavista…. Musei
con lo scopo di far conoscere il patrimonio della cultura musicale.
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Beh, la terapia sarà pure contestabile, ma - secondo me - la diagnosi non è proprio così sballata...
07 dicembre, 2014
14 ottobre, 2014
L’”Elefante” Paolo Isotta ospite in Auditorium
Ieri
pomeriggio l’Auditorium di Largo Mahler (quello de laVERDI) ha ospitato la
presentazione dell’ultimo (per ora…) libro di Paolo Isotta. Il quale è personalmente intervenuto, di fronte ad alcune centinaia di
persone sedute in platea (compreso il venerabile Bonaldo Giaiotti, oltre ai giovani Direttori di casa Jader Bignamini e Giuseppe Grazioli) per raccontare – con la sua proverbiale e
corrosiva arguzia partenopea - le origini e le vicissitudini di questa specie di
non-autobiografia. In essa il critico musicale oggi più discusso in Italia ha raccolto
le esperienze di tutta una vita – fino ai recenti burrascosi rapporti con la Scala - mescolando volgari pettegolezzi e
frecciatine (o frecciatone, proprio da querela) contro questo o quello a sempre
acutissimi (condivisibili o meno che siano) giudizi su personaggi, opere, idee,
correnti di pensiero, luoghi e fatti della musica (e non solo) di ogni tempo e luogo.
Chiudendo poi il suo intervento con un simpatico omaggio al suo grande
conterraneo Giovan Battista Basile.
A spiegazione del
titolo del tomo (600 pagine!) veniamo a sapere – ma è anche scritto nell’Avvertenza che lo apre - che uno degli
elefanti che – a suo credere – protegge Isotta fin dall’infanzia è Babar, protagonista della favola di Brunhoff
musicata da Poulenc per voce recitante e pianoforte. Che ci è stata puntualmente e piacevolmente
proposta (in italiano) da un caro amico di Isotta, Peppe Barra, accompagnato dalla brava Carlotta Lusa, un’esile giovinetta che suona spesso ne laVERDI le
parti per tastiera (pianoforte e
celesta).
Barra ha poi
chiuso l’incontro divertendoci con la sua versione de La vecchia scorticata, da Lo cunto de li cunte, ossia il
Pentamerone
di Basile.
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