XIV

da prevosto a leone
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13 maggio, 2023

laVerdi 22-23. 29

La simpatica ukraina Oksana Lyniv (45 anni ma pare un’allegra ragazzina… e quest’estate sarà per la terza volta a Bayreuth per dirigervi l’Holländer) fa il suo esordio sul podio dell’Auditorium (ieri sera proprio per pochi intimi, ma assai ben disposti) per dirigere il concerto n°29 della stagione principale dell’Orchestra Sinfonica di Milano.

Tema conduttore del concerto sono gli eroi, mitologici o… contemporanei, visti sotto due diverse e per certi versi opposte angolazioni. Di Silvia Colasanti (che con questa stagione chiude la sua residenza presso laVerdi, per cedere il posto a Nicola Campogrande) vengono presentati Fedra e Arianna, due dei tre componenti (insieme a Didone) di Epistulae Heroidum, Monodrammi per voce recitante, coro femminile e orchestra, che furono composti originariamente per Spoleto e colà eseguiti nel 2020, proprio nell’intervallo fra la prima e la seconda ondata del Covid.

Nei testi di Ovidio sono quasi sempre (18 su 21 lettere) delle donne a tenere banco, attraverso lunghe missive indirizzate ai loro amati eroi. I due casi proposti nel Concerto sono di natura assai diversa, benchè abbiano come protagoniste due donne (e i relativi uomini) legate da vincoli di parentela: Fedra e Arianna sono sorelle, figlie di Minosse e sorellastre del Minotauro; Teseo, abbandonata Arianna, è padre di Ippolito e poi sposa Fedra che si invaghisce del figliastro.   

Il primo monodramma evoca quindi l’appassionato appello di una donna (Fedra) al figliastro (Ippolito) che non ne vuol proprio sapere di mettersi con la matrigna (e con nessun’altra donna, se è per questo). Il secondo invece è la classica vicenda che ha per protagonista un maschio (Teseo) che adotta verso la femmina (Arianna) l’approccio usa-e-getta… e così è lei a rinfacciare al fedifrago le sue colpe, ma nel contempo a supplicarlo di tornare da lei, almeno in tempo per seppellire le sue ossa.

La voce recitante è quella della brava Maddalena Crippa, contrappuntata – in Arianna - da quelle dell’Ensemble vocale femminile Virgo Vox (6-6-6).

Fedra si apre con uno schianto orchestrale che introduce la confessione della donna del suo innamoramento per il figliastro. Cosa che lei fa con grande fierezza, senza il minimo pudore ed anzi rivendicando i diritti dell’amore, che supera ogni confine (beh… al confronto LGBT è roba da educande…) La musica ne supporta le crude e quasi imperative argomentazioni con folate di un mare in tempesta, per poi sciogliersi in accorate implorazioni della donna, che supplica in lacrime l’amato di non negarle comprensione e amore.   

Arianna esplode in un’autentica requisitoria contro Teseo, fuggito da lei nottetempo come un ladro; il coro interviene di tanto in tanto con citazioni dell’originale latino di Ovidio. La donna racconta quei terribili momenti della scoperta della fuga dell’amato, i suoi disperati tentativi di richiamarlo e infine la rassegnazione che si è impadronita di lei. La musica che la accompagna è prevalentemente dura, con folate che evocano di volta in volta rabbia, odio, delusione, rimpianto. Gli interventi del coro hanno invece il carattere di profonda pietas, e sono queste voci che chiudono mestamente l’opera.

Accolta con grande partecipazione dal pubblico, che ha riservato lunghi applausi a tutti, ma in particolare a Maddalena Crippa, efficacissima nell’interpretare le tante e diverse pulsioni dell’anima delle due protagoniste.
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Il secondo soggetto sul tema dell’eroismo è in realtà una specie di pretenziosa auto-biografia di un tale che, a 34 anni (1898) già si millantava eroe al punto da evocare in musica sue strabilianti imprese artistiche e relative epiche battaglie contro gli stupidi critici e denigratori: il Richard Strauss di Ein Heldenleben. (Qui una mia modesta esegesi dell’opera.)

Certo, Strauss aveva una specie di dono di natura che gli consentiva di catturare l’interesse del pubblico anche propinandogli merce non propriamente di eccelsa qualità: magari con più fumo che arrosto… ma un fumo assai profumato e a volte addirittura inebriante. 

E anche l’esecuzione di ieri lo ha confermato: la Lyniv ha diretto con piglio da… amazzone e un perfezionista forse le potrebbe addebitare qualche eccesso nelle dinamiche e un non perfetto equilibrio fra le sezioni nei passaggi più enfatici… tuttavia alla fine i rari-nantes-in-Auditorium si son fatti in quattro per accogliere l’esecuzione con ripetute chiamate, rumorose ovazioni e applausi ritmati all’indirizzo della Lyniv. Domani pomeriggio si replica. 

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Questa settimana la Presidente Ambra Redaelli e il DG Ruben Jais hanno annunciato (presenti i massimi rappresentanti istituzionali, Attilio Fontana e Giuseppe Sala) la stagione 23-24 dell’Orchestra Sinfonica e Coro di Milano. Stagione particolare, ricorrendovi il 30° anniversario dalla Fondazione dell’Orchestra e il 25° da quella del Coro.

Accanto alla stagione principale (26 concerti) e alle ormai consolidate proposte collaterali, spicca il Festival Mahler, 14 concerti che percorreranno gran parte della produzione del compositore boemo. Una importante particolarità dell’iniziativa, che si estenderà dal 22 ottobre al 13 novembre 2023, consiste nella presenza di alcune delle più qualificate compagini sinfoniche italiane, precisamente: Filarmonica della Scala (Chailly, 26/10, Sinfonia 1); Accademia di Santa Cecilia (27/10, Honeck, Des Knaben Wunderhorn); Orchestra Spira Mirabilis (28/10, Schumann S3 Renana orch. Mahler); I Pomeriggi Musicali (Feddeck, 31/10, Schumann S1 e S2 orch. Mahler); ORT + Orchestra Giovanile Italiana (Stenz, 3/11, Kindertotenlieder + Sinfonia 4); OSN-RAI (Trevino, 4/11, Sinfonia 5); Orchestra Arena Verona (Angius, 5/11, Sinfonia 6); Orchestra Haydn BZ-TN (Dantone, 7/11, Sinfonia 7); Filarmonica Toscanini (Wellber, 11/11, Rückert Lieder+ Adagio Sinfonia 10); Orchestra Sinfonica Giovanile di Milano (Jais, 12/11, Bach orch. Mahler). 

Le Sinfonie 2-3-8-9 saranno eseguite dall’Orchestra Verdi diretta da Boreyko (2) e Flor (3-8-9). In particolare, l’apice del Festival si toccherà l’8/11, quando la colossale Sinfonia 8, dopo le tre esecuzioni della prossima settimana alla Scala con la Filarmonica diretta da Chailly, tornerà ancora (un record!) a risuonare a Milano, questa volta nella magica cornice del Duomo.   

22 settembre, 2017

laVerdi 17-18 – Concerto n°1


Dopo il tradizionale rientro dalle vacanze (si fa per dire) festeggiato con il concerto al Piermarini, laVerdi torna nel suo Auditorium per riprendere il cammino della stagione 2017 (sarebbe il concerto n°26) che però, stante il ritorno al calendario scolastico, diventa l’inizio della stagione 2017-2018 (quindi 9 concerti quest’anno e 22 da gennaio a giugno prossimi).

Sul podio ancora (e lo sarà anche la prossima settimana) il neo-direttore-principale-ospite Patrick Fournillier, con un programma mozartiano arricchito da una (quasi) primizia assoluta. Costituita da una versione rinnovata di Orfeo. Flebile queritur lyra di Silvia Colasanti, una composizione per voce e (piccola) orchestra che ebbe la sua prima a Roma martedi 10 novembre 2009, come concerto per voce e ensemble, recitata da Maddalena Crippa. In seguito rappresentata in varie località, fra cui Parigi (2014) e Venezia (2016, dove per l’occasione fu tenuta a battesimo una versione per clarinetto e pianoforte soli, recitata da Sandro Cappelletto). Per questa ripresa milanese era prevista l’interessante presenza della grande Natalie Dessay, che già ha recitato il melologo di recente in Francia. Ma l’inopinato forfait del celebre soprano ha determinato il richiamo in servizio-permanente-effettivo della voce primigenia della Crippa.

I testi del lavoro sono tratti dai libri X (Orfeo ed Euridice) e XI (Morte di Orfeo) delle Metamorfosi del sommo Ovidio. In particolare, il titolo viene dal passaggio (libro XI) che recita l’universale lutto per la morte dell’aedo di Tracia. Qui i versi conclusivi del lavoro della Colasanti:

Membra iacent diversa locis,
caput, Hebre, lyramque excipis:
et (mirum!) medio dum labitur amne,

flebile nescio quid queritur lyra,
flebile lingua murmurat exanimis,
respondent flebile ripae.
...
...
Umbra subit terras,
et quae loca viderat ante,
cuncta recognoscit
quaerensque per arva piorum
invenit Eurydicen cupidisque
amplectitur ulnis;
hic modo coniunctis spatiantur
passibus ambo,
nunc praecedentem sequitur,
nunc praevius anteit                    

Eurydicenque suam iam tuto
respicit Orpheus.
Disperse intorno giacciono le membra:   capo e lira li accogliesti tu, Ebro;            
è un prodigio: mentre fluttuano 
in mezzo alla corrente,
la lira, non so come, flebile si lamenta,
la lingua esanime mormora un flebile
gemito e flebili rispondono le rive.
...
...
Sottoterra scende l'ombra di Orfeo,
e tutti riconosce i luoghi
che aveva visto prima;
poi, cercandola nei campi dei beati,
ritrova Euridice e la stringe
in un abbraccio appassionato.
Qui ora passeggiano insieme:
a volte accanto,
a volte lei davanti e lui dietro;
altre volte ancora è invece
Orfeo che la precede
e, ormai senza paura, si volge
a guardare la sua Euridice.

Insomma: vita e morte, alfa e omega dell’esperienza umana, evocati dalla musica, che nell’immagine poetica ancora sprigiona dal capo mozzato dell’aedo e dal suo strumento, trasportati dalla corrente dell’Ebro.

Maddalena Crippa, in un lungo e candido pigiama-palazzo-con-spacchi-laterali, è stata la protagonista della serata, senza voler togliere alcunchè ai meriti della Colasanti (entrambe lungamente applaudite alla fine). Talmente drammatico e profondo è il testo ovidiano - e così coinvolgente la lettura che ne dà la recitante - che finisce per essere quasi soverchiato, più che sorretto, dai suoni di una (grande) orchestra. Suoni che hanno certo momenti di pura emozione, primo fra i quali l’intervento del corno solo (di Giuseppe Amatulli) che sottolinea l’ascesa di Orfeo dagli inferi provenendo da dietro le spalle del pubblico (che, come Orfeo, si gira a guardare...)

Ora, dopo aver impiegato un piccolo ensemble, poi addirittura pianoforte e clarinetto soli, e oggi un’orchestra sinfonica a ranghi completi, chissà come giudicherà il suo lavoro la stessa Autrice... Personalmente – ma è una pura illazione – sarei propenso a privilegiare le versioni (come l’originale del 2009) per formazioni strumentali ridotte, credo più adatte a ricreare l’atmosfera e l’ambientazione mitologica del soggetto.  
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Ad incastonare l’opera della Colasanti il Mozart del Flauto, di cui è stata eseguita in apertura l’Ouverture, e poi dell’inflazionata K550, di cui Fournillier ha proposto una lettura... effervescente: penso in particolare all’Andante, trasformatosi sotto la sua bacchetta in Allegretto. Per contrappasso, inversione di tempi nel Trio, proposto ad un tempo assai sostenuto. In ogni caso, grandi applausi per tutti al termine di una serata davvero interessante.