Dopo il tradizionale rientro dalle
vacanze (si fa per dire) festeggiato con il concerto al Piermarini, laVerdi torna
nel suo Auditorium per riprendere il
cammino della stagione 2017 (sarebbe il concerto n°26) che però, stante il
ritorno al calendario scolastico, diventa
l’inizio della stagione 2017-2018 (quindi 9 concerti quest’anno e 22 da gennaio
a giugno prossimi).
Sul podio ancora (e lo sarà anche la
prossima settimana) il neo-direttore-principale-ospite Patrick Fournillier, con un programma mozartiano arricchito da
una (quasi) primizia assoluta. Costituita da una versione rinnovata di Orfeo.
Flebile queritur lyra di Silvia
Colasanti, una composizione per voce e (piccola) orchestra che ebbe la sua prima a Roma martedi 10 novembre 2009,
come concerto per voce e ensemble, recitata
da Maddalena Crippa. In seguito
rappresentata in varie località, fra cui Parigi (2014) e Venezia (2016, dove
per l’occasione fu tenuta a battesimo una versione per clarinetto e pianoforte
soli, recitata da Sandro Cappelletto).
Per questa ripresa milanese era prevista l’interessante presenza della grande Natalie Dessay, che già ha recitato il
melologo di recente in Francia. Ma l’inopinato forfait del celebre soprano ha determinato il richiamo in
servizio-permanente-effettivo della voce primigenia della Crippa.
I testi del lavoro sono
tratti dai libri X (Orfeo ed Euridice)
e XI (Morte di Orfeo) delle Metamorfosi del sommo Ovidio. In particolare, il titolo viene
dal passaggio (libro XI) che recita l’universale lutto per la morte dell’aedo
di Tracia. Qui i versi
conclusivi del lavoro della Colasanti:
Membra
iacent diversa locis,
caput,
Hebre, lyramque excipis:
et
(mirum!) medio dum labitur amne,
flebile
nescio quid queritur
lyra,
flebile
lingua murmurat exanimis,
respondent
flebile ripae.
...
...
Umbra subit terras,
et quae loca viderat ante,
cuncta recognoscit
quaerensque per arva piorum
invenit Eurydicen cupidisque
amplectitur ulnis;
hic modo coniunctis spatiantur
passibus ambo,
nunc praecedentem sequitur,
nunc praevius anteit
Eurydicenque suam iam tuto
respicit Orpheus.
|
Disperse intorno
giacciono le membra: capo e lira li accogliesti tu, Ebro;
è un
prodigio: mentre fluttuano
in mezzo alla corrente,
la lira, non so come,
flebile si lamenta,
la lingua esanime mormora
un flebile
gemito e flebili rispondono le rive.
...
...
Sottoterra
scende l'ombra di Orfeo,
e
tutti riconosce i luoghi
che
aveva visto prima;
poi,
cercandola nei campi dei beati,
ritrova
Euridice e la stringe
in
un abbraccio appassionato.
Qui
ora passeggiano insieme:
a
volte accanto,
a
volte lei davanti e lui dietro;
altre
volte ancora è invece
Orfeo
che la precede
e,
ormai senza paura, si volge
a
guardare la sua Euridice.
|
Insomma: vita e morte, alfa e omega
dell’esperienza umana, evocati dalla musica, che nell’immagine poetica ancora
sprigiona dal capo mozzato dell’aedo e dal suo strumento, trasportati dalla
corrente dell’Ebro.
Maddalena Crippa, in un lungo e candido
pigiama-palazzo-con-spacchi-laterali, è stata la protagonista della serata,
senza voler togliere alcunchè ai meriti della Colasanti (entrambe lungamente
applaudite alla fine). Talmente drammatico e profondo è il testo ovidiano - e
così coinvolgente la lettura che ne dà la recitante - che finisce per essere
quasi soverchiato, più che sorretto, dai suoni di una (grande) orchestra. Suoni
che hanno certo momenti di pura emozione, primo fra i quali l’intervento del
corno solo (di Giuseppe Amatulli) che
sottolinea l’ascesa di Orfeo dagli inferi provenendo da dietro le spalle del
pubblico (che, come Orfeo, si gira a guardare...)
Ora, dopo aver impiegato un piccolo
ensemble, poi addirittura pianoforte e clarinetto soli, e oggi un’orchestra
sinfonica a ranghi completi, chissà come giudicherà il suo lavoro la stessa
Autrice... Personalmente – ma è una pura illazione – sarei propenso a privilegiare
le versioni (come l’originale del 2009) per formazioni strumentali ridotte,
credo più adatte a ricreare l’atmosfera e l’ambientazione mitologica del
soggetto.
___
Ad incastonare l’opera
della Colasanti il Mozart del Flauto,
di cui è stata eseguita in apertura l’Ouverture,
e poi dell’inflazionata K550, di cui Fournillier ha proposto
una lettura... effervescente: penso in particolare all’Andante, trasformatosi sotto la sua bacchetta in Allegretto. Per contrappasso, inversione
di tempi nel Trio, proposto ad un
tempo assai sostenuto. In ogni caso, grandi applausi per tutti al termine di
una serata davvero interessante.
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