Fra la prima (TV) e la prima (in
abbonamento) del Macbeth scaligero ecco infilarmisi il nono
concerto stagionale de laVerdi,
reduce da un ponte di due settimane.
É il redivivo Wayne Marshall (con qualche... libbra in più) ad occupare interamente la scena, nella duplice veste di direttore e solista all’organo. Programma classicamente articolato in: 1. Pezzo breve di introduzione; 2. Concerto solistico e 3. Sinfonia. Tutto in lingua (musicale) gallica.
Il primo brano in programma è Cortège et Litanie di Marcel Duprè. Ne esistono tre versioni:
1. Per pianoforte solo (1921, secondo
dei Quatre pièces, con Étude, Chanson e Ballet);
2. Per organo solo (1923);
3. Per organo e orchestra (1925).
Qui un’esecuzione all’organo solo dello stesso autore. Sulla sua scia, Marshall ci propina la seconda delle tre versioni.
Le 142 battute sono strutturate su tre sezioni, sempre in 2/4, Très modéré:
a) Cortège, in MI maggiore, 36 battute;
b) Litanie, nella relativa DO# minore, 66 battute;
c) Cortège+Litanie, MI maggiore, 40 battute.
Quindi un brano con i due gruppi tematici (solenne il primo, Cortège; mosso e ostinato il secondo, Litanie) presentati dapprima separatamente e poi sovrapposti: una specie di forma-sonata tronca (esposizione e sviluppo).
Ecco poi Marshall
tornare alla tastiera per il Concerto
per organo, orchestra d'archi e timpani in Sol minore di Francis Poulenc.
Lo aveva già eseguito e diretto qui nel 2013 e rimando quindi al
mio post di allora per alcune note sulla composizione.
Marshall, che prima dell’intervallo aveva suonato indossando un camiciotto nero, si ripresenta vestendo un’improbabile giacca-smoking in vigogna color... mosto. Ma senza bacchetta. Ci regala comunque un Bizet pieno di verve e di freschezza schubertiana. Sugli scudi l’intera Orchestra, in cui ha spiccato l’oboe di Emiliano Greci, protagonista del mirabile Adagio, un’oasi contemplativa all’interno di questa festa della primavera e della joie de vivre.