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01 agosto, 2014

Bayreuth: conclusa la settimana santa


Götterdämmerung ha chiuso la serie delle 7 prime del Festival 2014. In linea con le precedenti giornate e anche in linea (visto che il cast era lo stesso, tranne Alberich) con le precedenti edizioni: mediocrità abbastanza diffusa, con punte di piena insufficienza, prima fra le quali il protagonista. Lance Ryan – che è tutto sommato ancora giovane, 43 anni – sembra aver perso la capacità di cantare: 4-5 anni fa il suo Siegfried era più che promettente (sentito dal vivo a Firenze), adesso è praticamente inascoltabile, fra perenne carenza di intonazione, urla sguaiate e vibrato esasperante (oggi ha aggiunto anche la caricatura dell’Uccellino, una cosa invero lunatica).

Gli altri fan ciò che sanno, cioè il minimo sindacale. E non bastano orchestra e coro a sollevare il livello della recita: stasera persino il primo corno ha steccato l’assolo nel Rheinfahrt (!) Petrenko sempre abbastanza spedito (110-65-75 minuti) e pulito (per dire: nessuna cesura à-la-Thielemann prima delle fatidiche ultime 7 battute!) ma anche lui più di tanto non può (sarà un caso che si mormori che voglia abbandonare questo Ring a fine Festival?)
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A questo punto, date le circostanze, non so se ringraziare o… maledire Radio Clásica de España per aver diffuso in diretta tutte le serate inaugurali. Ad ogni buon conto segnalo - per chi si è perso qualcosa in questi giorni e per gli impenitenti masochisti (smile!) che ancora non ne hanno avuto abbastanza - che la Bayerischer Rundfunk metterà in onda in agosto (sempre alle ore 18:05) la registrazione delle 4 prime non diffuse in diretta:

martedi 5: Walküre (del 28/7)
martedi 12: Siegfried (del 30/7)
sabato 16: Götterdämmerung (del 1/8)
martedi 19: Lohengrin (del 31/7)

30 luglio, 2014

Bayreuth: Siegfried… invecchia


Rispetto al 2013 – se si esclude la sostituzione di Alberich (ieri Martin Winkler, oggi Oleg Bryjak, che ce la mette tutta per non farlo troppo rimpiangere) – questo Siegfried è parecchio… invecchiato. Ma al contrario della classica gallina, col passar degli anni il capponcello Lance Ryan produce un brodo sempre più indigesto; se aggiungiamo che Wolfgang Koch e Catherine Foster ancora non si sono operati alle corde vocali (e quindi i loro Wotan e Brünnhilde sono da caricatura) abbiamo un quadro invero desolante. A poco servono le prestazioni dignitose (non più) del Mime di Burkhard Ulrich, della Erda di Nadine Weissmann, del Fafner di Sorin Coliban e dell’Uccellino di Mirella Hagen per sollevare il livello invero modesto della recita.

Petrenko tiene sempre tempi spediti (qui 75-70-80 minuti): la sua è una direzione che raggiunge discrete altezze quando di mezzo c’è solo l’orchestra (sempre eccellente) di Bayreuth (vedi il Prologo dell’atto terzo, davvero emozionante); per il resto, con questo cast, è frustrante ricerca di cavar sangue dalle rape. Credo proprio che i consistenti buh finali non fossero indirizzati soltanto al regista…

28 luglio, 2014

Bayreuth: un filino meglio


Come già accadde lo scorso anno, Die Walküre ha un po’ risollevato il livello qualitativo di questo Ring, che di sicuro pochi ricorderanno come… memorabile.  

In particolare è il primo atto ad aver(mi) pienamente convinto: il trio Botha-Kampe-Petrenko ne ha dato un’interpretazione degnissima, cui il nuovo (rispetto al 2013) Hunding di Kwangchul Youn ha aggiunto un tocco di serietà fin eccessiva. L’entusiasmante finale è stata una vera perla, come raramente capita di ascoltare, con la semiminima conclusiva che Petrenko ha mirabilmente inchiodato nella prima metà della battuta e non enfaticamente tenuto (nella seconda) come usa fare la maggior parte dei Kapellmeister. Bravo!

Il direttore russo tiene in generale tempi rapidi (61–85–64 minuti) ma non ci fa mancare nulla dei dettagli e dei pregi della partitura. Qualche piccola libertà nell’agogica fa parte (non da oggi) del… patrimonio dei direttori, grandi e piccoli.

L’ingresso in scena, dal second’atto,  degli altri tre protagonisti (due dei quali purtroppo dovremo incontrare anche nelle giornate successive) ha poi nettamente abbassato il livello qualitativo della recita: Wolfgang Koch e Catherine Foster (parliamoci chiaro) non dovrebbero cantare nei panni di Wotan e Brünnhilde! Le note le faranno anche (beh, insomma, la Foster ha abbastanza calato un paio di DO nei suoi Hojotoho…) ma è proprio la caratteristica fisica della loro voce a fare a pugni con le esigenze minime dei ruoli. Lui ha fatto varie volte Alberich, che probabilmente gli calza meglio; lei invece fa Brünnhilde praticamente ovunque e quindi devo essere io a sbagliarmi (smile!) Quanto a Claudia Mahnke, è anche qui (come nel Rheingold) una Fricka piuttosto incolore, poi non si riscatta molto travestendosi da valchiria (Waltraute). 

Insomma, suonatori sugli alti standard di Bayreuth e compagnia di canto male assortita: anche questo pare divenuto uno standard – negativo – sulla verde collina.

27 luglio, 2014

Bayreuth: riecco il Ring oleoso di Castorf


Con Das Rheingold si è aperto oggi il ciclo del Ring.

Tre le novità di quest’anno, a livello interpreti: Alberich è il kazako Oleg Bryjan, che la direzione del festival ha chiamato a sorpresa a sostituire Martin Winkler, provocando le ire del regista Frank Castorf, che pare voglia adire le vie legali per lavare l’onta. A me Winkler non era dispiaciuto, e lo stesso mi sento di dire di Bryjan, che mi è parso passabilmente sicuro ed efficace. Poi c’è un nuovo Donner, Markus Eiche, il discutibile Wolfram di due giorni orsono: il suo Hedà-Hedò (poco altro ha da cantare) non ha certo brillato. Infine il gigante buono (Fasolt) è Wilhelm Schwinghammer, che continua anche a fare Re Heinrich nel Lohengrin-topolino: prestazione direi sufficiente.

Il resto del cast è quello dello scorso anno, cioè… piuttosto deficitario, a cominciare dal Wotan di Wolfgang Koch, che non ha proprio la voce adatta per quel ruolo.  

Petrenko ha tenuto tempi assai spediti (2h 18’ sono praticamente un record) chissà, forse per non mettere ulteriormente in difficoltà l’armata brancaleone che calcava il palcoscenico (oltre che il pubblico in via di liquefazione).

Alla fine (è parso) solo applausi: quindi anche Castorf è stato metabolizzato! 

Come ha sentenziato José Luis Pérez de Arteaga, il simpatico quanto enciclopedico commentatore di Radio Clásica: da qui nessuno passerà alla storia!  

31 luglio, 2013

Bayreuth 2013: un Ring al tramonto


Anche la giornata conclusiva di questo Ring ha confermato il livello medio-basso (ad esser generosi) della prestazione musicale, in particolare delle voci.

Orchestra, coro e Kapellmeister per me non hanno affatto demeritato, ma certo nulla possono per dar voce a chi non l’ha o ne ha una da osteria…

Così un Götterdämmerung più che passabile per ciò che usciva dalla buca si è trasformato in una pagliacciata per ciò che è uscito dalle bocche (coro escluso, natürlisch).

Lance Ryan pare abbia conservato solo il fiato, ma abbia perso tutto il resto che serve per cantare Siegfried. Catherine Foster non poteva miracolosamente e in un sol giorno farsi una voce ad-hoc per Brünnhilde, così abbiamo avuto il comico risultato di una Gutrune (Allison Oakes) che quasi la sovrastava dall’alto della sua… vocina!

Alejandro Marco-Buhrmester è stato un mediocre Gunther: timbro con vibrato sgradevolissimo e intonazione precaria. Attila Jun del personaggio di Hagen ha solo il… nome (smile!)

Così l’unico a cavarsela in qualche modo è stato ancora Martin Winkler, che però canta solo per dieci minuti sì e no, quindi mica poteva sollevare la media. Senza infamia e senza lode la ex-Fricka (qui Waltraute + seconda Norna) Claudia Mahnke. Sufficienti le altre due menagrame e le tre nuotatrici nel petrolio.

A proposito del Ring all’oro nero, eccone l’inventore, recordman da ieri di buh a Bayreuth:


29 luglio, 2013

Bayreuth 2013: Siegfrid…icolo


Davvero modesto questo Siegfried del bicentenario. Si salvano a fatica dal naufragio Petrenko, che stasera ha fatto appena dignitosamente il suo compitino, Martin Winkler che non ha rovinato la… reputazione di Alberich, la Erda di Nadine Weissmann e Burkhard Ulrich, un Mime passabile anche se eccessivamente macchiettistico.  

Lance Ryan è largamente peggiorato rispetto alle recenti esibizioni scaligere, quindi è sceso abbondantemente sotto la sufficienza. Catherine Foster è una Brünnhilde al limite della caricatura e Wolfgang Koch un Wotan in sedicesimo.

Fafner (Sorin Coliban) e l’Uccellino (Mirella Hagen) da minimo sindacale.

Castorf – a sentire i testimoni oculari – ha fatto un po’ di propaganda al vecchio e decrepito socialismo reale, dove lui è felicemente cresciuto: i quattro di Mount Rushmore erano tipicamente effigiati nei rossi distintivi che si vendevano durante la guerra fredda in tutti i Beriozka di oltrecortina.

Mercoledi brucia Wall Street, con dentro tutto questo caravanserraglio.  

28 luglio, 2013

Bayreuth 2013: le Valchirie volano su Baku


Tutti i commentatori sono concordi: per capire l’essenza intima del Konzept di Castorf bisognerà attendere l’ultima nota del Crepuscolo… dopo aver preso diligenti quanto dettagliati appunti durante i tre precedenti drammi. E solo allora (anzi almeno un paio d’ore dopo, per dar tempo al pubblico di riguardarsi gli appunti e finalmente scoprire il significato profondo di questo Ring) il genio ex-DDR nonché ex-stalinista si degnerà di presentarsi al proscenio per raccogliere l’omaggio del pubblico, finalmente edotto ed estasiato.

Intanto ci raccontano che, dopo la vigilia trascorsa in una GasStation con annesso Motel sulla Chicago-SantaMonica, la prima giornata ci ha teletrasportato sul MarCaspio, dove si estrae il petrolio che poi, opportunamente raffinato, diventa il diesel venduto lungo la gloriosa Route66.

Beh, sono indizi già interessanti, prendiamone accuratamente nota. Castorf ha copiato quasi alla lettera un vecchio pozzo di petrolio azero, per farci gli ambienti in cui collocare i Wälsi e le volanti Valchirie:


 










Quanto alla scritta che compare su una parete del pozzo, ci sarà da stabilire se Castorf sia il copiatore o il copiato:




















Scritta che ricorda una particolare ricorrenza azera, oggi festa nazionale: il 20 settembre 1994, giorno in cui il giovane Stato, sgattaiolato via dal disfatto impero sovietico (di cui Castorf era sfegatato ammiratore, si noti bene…) aprì i suoi pozzi al capitalismo occidentale e a tutti i famelici Wotan, Alberich e Fafner che popolano i nostri mercati finanziari!

Insomma, forse siamo sulla buona… autostrada per capire e quindi apprezzare il capolavoro.  
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Dall’etere sono arrivate notizie… confortanti, anche se non proprio strepitose. 

Su tutti Kirill Petrenko, a cui se si perdonano le solite pisciatine di cane (leggi: scarti indebiti di tempi qua e là…) bisogna riconoscere buone qualità di direttore wagneriano.

Bene i due gemelli, Johan Botha e Anja Kampe, e non solo nel grandioso duetto del primo atto, ma anche nelle drammatiche scene del secondo e (per lei) del terzo.

Wolfgang Koch e Catherine Foster magari le note le cantano anche, ma accipicchia, hanno voci più adatte per impersonare i ruoli di Don Wotanni e Zerlhilda (smile!)

Anche Claudia Mahnke ha confermato gli alti e bassi del Rheingold: il suo trionfo sul marito mi è parso piuttosto palliduccio. Come Waltraute… aspettiamola al Crepuscolo.

Franz-Josef Selig sta meglio nei panni di Hunding che non in quelli del Daland di qualche giorno fa: ieri sera ha quasi cantato bene…

Le otto Valchirie (fra cui si è intrufolata… Wellgunde!) han fatto la loro dignitosa caciara e le loro belle risatine ammiccanti agli accoppiamenti dei loro destrieri.
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Prossima tappa di questo Ring unto e bisunto? Si vocifera sia la Berlino post-DDR: mancando il servizio rapido delle Valchirie (tutte licenziate in tronco dai nuovi sfruttatori calati su Baku come locuste) il trasloco richiede precisamente un giorno di tempo…

26 luglio, 2013

Bayreuth 2013: l’Oro del benzinaio


Indovinello: qual è il primo suono che è risuonato nel Festspielhaus mezzo secondo dopo lo spirare dell’ultimo accordo di RE bemolle del Rheingold che ha inaugurato il Ring del bicentenario?

Ecco, c’è chi difende la regìa, e con argomenti inconfutabili. Ad esempio, il testimone oculare Marco Mauceri, di Radio3, dixit: i buh vengono dal pubblico che non capisce (o che non vuol far la fatica di capire) le genialità del regista; è quel pubblico che vorrebbe i soliti luoghi comuni, che si capiscono al volo, come le corna e le pelli. Capirai… Castorf gli ha propinato cose lunari e luoghi davvero fuori dal comune: pompe di benzina e piscinette da cortile!

Ma a noi interessa la musica, poiché lo stesso Wagner ebbe finalmente a scoprire che, senza i suoi suoni, i suoi drammi non sarebbero usciti nemmeno dal suo salotto.

E della musica il principale responsabile è il Kapellmeister. Certo, lui non può rifare la voce ai cantanti, anche perché non è quasi mai lui a sceglierli, però insomma è pagato anche per questo….

Kirill Petrenko
ci ha proposto un Rheingold dignitoso, riuscendo a far suonare tutte le note di Wagner agli strumentisti; avendo un po’ meno successo nel farle cantare ai cantanti (smile!) A lui personalmente rimprovero eccessive libertà nello stacco di tempi (un paio, imperdonabili, proprio nel finale) che gli abbassano il mio voto da discreto a sufficiente.

Il migliore (sempre parlando al relativo, chè di assoluto non ricordo proprio nulla…) è stato alle mie orecchie l’Alberich di Martin Winkler: nella quarta scena si è un poco fatto prendere dall’incazzatura (e ‘tte credo, smile!) sparando un paio di imprecazioni sul rauco, ma per il resto ha tirato fuori in modo dignitoso tutta la complessità di questo personaggio, che a torto è  considerato l’incarnazione del male (mentre, per dire, Wotan su questo terreno lo batte di gran lunga…)

E infatti il Wotan di Wolfgang Koch non mi è per nulla piaciuto, a partire dalla natura della voce  (che, nel teatro musicale, è quasi tutto): che più che caratteristica di un dio, anzi del capo degli dei, pare adatta ad un simpatico Figaro. La sua sortita sul Vollendet das ewige Werk è stata proprio da operetta.

Degna sua emula la moglie Fricka, Claudia Mahnke (prestazione del tutto anonima) che evidentemente ha equivocato sulla natura un po’ rompiscatole e petulante del personaggio. Sua sorella Freia (al secolo: Elisabet Strid) ha fatto un pochino meglio di lei. Sopra la media generale (bassa) anche il gigante buono, Günther Groissböck, mentre il fratello manesco (Sorin Coliban) cantava proprio come un vero… drago (stra-smile!)

Fra Donner (Oleksandr Pushniak) e Froh (Lothar Odinius) faccio fatica a scegliere chi mandare per primo a zappare. Norbert Ernst (che impersona Loge) lo assegnerò ad una mansione meno pesante: la raccolta di pomodori nella piana di Benevento.

Mime, che nel Siegfried avrà qualche difficile gatta da pelare, è Burkhard Ulrich, al quale mi par giusto concedere, appunto, di provarci nella seconda giornata.

Positiva sorpresa la Erda di Nadine Weissmann, cui auguro ugual successo nel più impegnativo confronto col padre delle sue figlie (sempre nel Siegfried).

Le tre Figlie del… pozzo (ultra-smile!) erano Mirella Hagen, Julia Rutigliano e Okka von der Damerau. Se la sono cavata egregiamente, in particolare nel loro accorato appello finale a quel disgraziato di Wotan e al suo sbifido tirapiedi.

Domani la perla delle quattro: qual è il petrolio di miglior qualità?

09 luglio, 2013

Bayreuth 2013, anelli a gogò


Il Festival musicale per antonomasia apre – wie immer – giovedi 25 luglio. Questa è un’edizione storica, festeggiandosi i 200 anni dalla nascita del fondatore-padre-padrone del baraccone che si erge sulla verde collina. Il quale ha bisogno di qualche restauro, che costerà al contribuente francone dai 30 milioni di Euri in su… Anche Villa Wahnfried è in fase di ristrutturazione, per adibirla a Museo wagneriano, e i costi stanno già praticamente raddoppiando, rispetto al preventivo: insomma, proprio come accade in Italia, quindi ha ragione Berlusconi, la culona Angela la deve smettere di darci lezioni.

Per l’occasione si inaugura una nuova produzione del Ring, diretta da Frank Castorf, che non mancherà di stupire chi si annoia quando non si stupisce… Intanto si viene a sapere che l’Anello del Nibelungo non sarà d’oro, ma di ottone, guarnito con pietra-Strass. E per evitare che, ad esempio, un esemplare gettato da Wotan nel mucchio del tesoro si perda chissà dove, e si debba continuare la recita senza l’oggetto principale, ecco che ogni personaggio che deve venire in possesso dell’anello ne avrà sempre in tasca uno di riserva, da estrarre furtivamente in caso di necessità. Così solo per il Rheingold, dove il manufatto maledetto passa in quattro mani, saranno in circolazione almeno otto anelli! Il che pare nientemeno collegarsi alle antiche saghe nordiche, dove si narra di un anello chiamato Draupnir, che i fabbri-orafi Sindre e Brok regalano a Odin (Wotan): un anello-ermafrodita che, ogni nove notti, si riproduce in otto esemplari!

Sul podio per il Ring salirà Kirill Petrenko, dal quale ci si aspettano grandi cose. Ad aprire il Festival sarà però il suo Direttore musicale de-facto: Christian Thielemann, che anche quest’anno proporrà il Fliegende Holländer. E con le sei recite si porterà a quota 129 podi a Bayreuth, consolidando il quarto posto dopo Daniel Barenboim (161) Peter Schneider (142) e Horst Stein (138).

Completano il palinsesto Lohengrin (quello dei topi di Neuenfels) diretto come sempre da Andris Nelsons e il puzzolente Tannhäuser di Baumgarten, diretto ora dal neofita Axel Kober.

Quanto alla diffusione-radio, il cartellone di Radio3 prevede (ad oggi) collegamenti per la giornata inaugurale e per le prime due opere del Ring. Chi non manca mai un colpo è Radio Clásica. Come pure i bavaresi.