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28 luglio, 2013

Bayreuth 2013: le Valchirie volano su Baku


Tutti i commentatori sono concordi: per capire l’essenza intima del Konzept di Castorf bisognerà attendere l’ultima nota del Crepuscolo… dopo aver preso diligenti quanto dettagliati appunti durante i tre precedenti drammi. E solo allora (anzi almeno un paio d’ore dopo, per dar tempo al pubblico di riguardarsi gli appunti e finalmente scoprire il significato profondo di questo Ring) il genio ex-DDR nonché ex-stalinista si degnerà di presentarsi al proscenio per raccogliere l’omaggio del pubblico, finalmente edotto ed estasiato.

Intanto ci raccontano che, dopo la vigilia trascorsa in una GasStation con annesso Motel sulla Chicago-SantaMonica, la prima giornata ci ha teletrasportato sul MarCaspio, dove si estrae il petrolio che poi, opportunamente raffinato, diventa il diesel venduto lungo la gloriosa Route66.

Beh, sono indizi già interessanti, prendiamone accuratamente nota. Castorf ha copiato quasi alla lettera un vecchio pozzo di petrolio azero, per farci gli ambienti in cui collocare i Wälsi e le volanti Valchirie:


 










Quanto alla scritta che compare su una parete del pozzo, ci sarà da stabilire se Castorf sia il copiatore o il copiato:




















Scritta che ricorda una particolare ricorrenza azera, oggi festa nazionale: il 20 settembre 1994, giorno in cui il giovane Stato, sgattaiolato via dal disfatto impero sovietico (di cui Castorf era sfegatato ammiratore, si noti bene…) aprì i suoi pozzi al capitalismo occidentale e a tutti i famelici Wotan, Alberich e Fafner che popolano i nostri mercati finanziari!

Insomma, forse siamo sulla buona… autostrada per capire e quindi apprezzare il capolavoro.  
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Dall’etere sono arrivate notizie… confortanti, anche se non proprio strepitose. 

Su tutti Kirill Petrenko, a cui se si perdonano le solite pisciatine di cane (leggi: scarti indebiti di tempi qua e là…) bisogna riconoscere buone qualità di direttore wagneriano.

Bene i due gemelli, Johan Botha e Anja Kampe, e non solo nel grandioso duetto del primo atto, ma anche nelle drammatiche scene del secondo e (per lei) del terzo.

Wolfgang Koch e Catherine Foster magari le note le cantano anche, ma accipicchia, hanno voci più adatte per impersonare i ruoli di Don Wotanni e Zerlhilda (smile!)

Anche Claudia Mahnke ha confermato gli alti e bassi del Rheingold: il suo trionfo sul marito mi è parso piuttosto palliduccio. Come Waltraute… aspettiamola al Crepuscolo.

Franz-Josef Selig sta meglio nei panni di Hunding che non in quelli del Daland di qualche giorno fa: ieri sera ha quasi cantato bene…

Le otto Valchirie (fra cui si è intrufolata… Wellgunde!) han fatto la loro dignitosa caciara e le loro belle risatine ammiccanti agli accoppiamenti dei loro destrieri.
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Prossima tappa di questo Ring unto e bisunto? Si vocifera sia la Berlino post-DDR: mancando il servizio rapido delle Valchirie (tutte licenziate in tronco dai nuovi sfruttatori calati su Baku come locuste) il trasloco richiede precisamente un giorno di tempo…

2 commenti:

mozart2006 ha detto...

Lasciando stare il regista, che non sappiamo più come insultare, e il direttore, discreto ma ancora solo un onesto apprendista, vorrei concentrarmi sui cast di Bayreuth che ormai sono inferiori al livello medio di un qualsiasi teatro tedesco di secondo livello. Potremmo andare avanti per ore, a chiederci il perchè. Va comunque aggiunto, per spiegare meglio la situazione attuale, che fino a pochi anni fa la consulente per il casting a Bayreuth era stata per lungo tempo Dorothea Glatt, persona comunque prudente e competente, che usava provare i giovani cantanti wagneriani o potenziali tali all’ Opera di Nizza dove era vicedirettrice, prima di esporli al rischio di un esordio sul palcoscenico di Bayreuth. Ora invece, là come altrove, sembra proprio che delle voci non gliene freghi più niente a nessuno.
Del resto, uno dei problemi odierni più seri in tutti i teatri, e in quelli tedeschi ancor più che in quelli italiani, è appunto il fatto che i direttori d’ orchestra non hanno praticamente più voce in capitolo nella formazione dei cast, il che può essere un bene quando non ne capiscono niente, ma più spesso è un male, perché chi siede sulle poltrone negli uffici delle direzioni artistiche ne capisce meno ancora.
Sentiremo il Siegfried, ma ormai si è capito già abbastanza.
Ciao!

daland ha detto...

@mozart2006
Stai parlando della Scala, vero?

Ciao!