XIV

da prevosto a leone
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23 giugno, 2013

In attesa del Ring in 6 giorni


Lunedi 24 inizia il secondo dei due cicli completi del Ring che la Scala ha programmato per il bicentenario: sei giorni di full-immersion, con conferenze introduttive e film a contorno dei quattro appuntamenti.

Si è nel frattempo conclusa l’iniziativa OroWagner della Provincia di Milano, presso lo Spazio Oberdan, dove è andato in onda un programma di Lieder (wagneriani e non) cantati da Sabina Willeit con Giorgio Fasciolo al pianoforte. Quirino Principe ha introdotto e via via presentato il programma, esibendosi anche come recitante in un melologo.

In realtà la serata avrebbe potuto intitolarsi Wagner-nonsoloteatro o anche il-Wagner-dal-volto-umano (smile!) avendo come oggetto – nella prima parte - composizioni assolutamente minori (almeno dal punto di vista della diffusione fra il vasto pubblico) del genio di Lipsia, materiale composto principalmente nei duri anni parigini.

L’idea di Principe – originale e per nulla disprezzabile - era quella di accostare a Wagner altri compositori, presentando alcuni testi musicati sia dall’uno che dagli altri.

Così abbiamo potuto apprezzare il diverso approccio a Goethe di Wagner (1830) e Schubert (1814) sull’oggetto Gretchen am Spinnrade (dal Faust); ma anche del Verdi del 1838, che musicò quelle stesse strofe di Goethe tradotte da Luigi Balestra col titolo Perduta ho la pace.  

Principe ha poi recitato (sempre su testo dal Faust di Goethe) Ach, neige, du Schmerzenreiche, un melòlogo per il quale il diciottenne Wagner scrisse l’accompagnamento. Poi due canti del 1838-1839: Der Tannenbaum (di Scheurlin) e Dors, mon enfant (di anonimo). A seguire una poesia di Pierre de Ronsard (Mignonne) come musicata da Wagner nel 1839 e dalla compositrice francese Cécile Chaminade 55 anni dopo.

Poi ancora un faccia-a-faccia, stavolta fra Wagner e Saint-Saëns, avente come oggetto L’attente di Victor Hugo. Quindi un testo di Jean Reboul (Tout n’est qu’images fugitives) musicato da Wagner nel 1840 e quindi un nuovo confronto (Wagner-Schumann, 1840) sulla base di Le deux Grenadiers (Die beiden Grenadiere) di Heine, con tanto di riferimento alla Marsigliese.

In chiusura una cosa importante, come i Wesendonck-Lieder che meritano alla Willeit calorosi applausi, per i suoi buoni mezzi vocali e per la notevole sensibilità sfoggiata verso i contenuti di tutti i canti da lei interpretati.

Ma ora, silenzio… il Ginnungagap si sta spalancando sotto i nostri piedi.

28 maggio, 2013

Il giugno wagneriano a Milano


Nel prossimo mese di giugno a Milano si potrà fare un’indigestione di Wagner, principalmente per merito del Teatro alla Scala, ma non solo.

Dopo le ultime due recite di Götterdämmerung, che chiudono la  presentazione a rate (dal 2010 ad oggi) del Ring di Barenboim-Cassier, nelle due settimane del 17-22 e 24-29 andranno in scena due cicli completi di questa produzione.

Subito prima delle recite dei quattro drammi (lunedi-martedi-giovedi-sabato) sarà possibile anche seguire, nella vicina sede della Fondazione Cariplo, le rispettive conferenze introduttive.

In più, nei due giorni di riposo (mercoledi-venerdi) sono in programma le proiezioni di due film che trattano soggetti wagneriani: Ludwig di Visconti e l’interminabile Wagner di Palmer (il quale sarà presente per introdurre la proiezione).  

In aggiunta a tutto ciò è da segnalare l’iniziativa di un Ente che parrebbe destinato all’estinzione (smile!): la Provincia di Milano, che ha organizzato una manifestazione intitolata L’Oro di Wagner. Che ha avuto il suo prologo ieri pomeriggio con un incontro introduttivo con Quirino Principe e la proiezione di due filmetti muti dei primi del ‘900, accompagnati al pianoforte da Rossella Spinosa. La rassegna proseguirà martedi 4 con la proiezione de La caduta degli dei di Visconti, lunedi 10 con una lezione, corredata da suoni e immagini, di Quirino Principe, seguita dalla proiezione del film Ludwig di Syberberg e domenica 23 con un programma di Lieder cantati da Sabina Willeit e recitati da Quirino Principe, con Giorgio Fasciolo al pianoforte.  

12 settembre, 2011

Fuori Gelmini, dentro Principe!



Il commento di Moreno al post precedente (sul War Requiem e laVerdi) si appaia significativamente ad un articolo di Quirino Principe comparso ieri sul Sole24Ore.

Adriano Celentano tempo fa usava i termini: rock e lento. Non per descrivere due generi di ballo, ma come aggettivi per distinguere: forte da debole, o gagliardo da rammollito, o anche intelligente da becero, e così via.

Non so se Quirino Principe si sia ispirato al molleggiato (non… rammollito, smile!) per ri-coniare la definizione di musica classica, seria o colta in musica forte (certo si è che chiamarla rock gli avrebbe creato qualche problemino, ari-smile!) ma una cosa è sacrosanta: se non la si insegna a scuola (a partire da quella materna, o asilo che chiamar si voglia, neanche dalla prima elementare) la musica, che poi è una sola, forte di sua natura, rischia inesorabilmente il declino.

Ironia della sorte e sfiga profonda: a pagina 2 della versione web del citato articolo, nel secondo paragrafo, dove Principe ricorda la sensibilità del Presidente (quello buono, mica quello che aiuta i sedicenti-poveri tarantini) un disgraziato refuso ci avverte della finzione primaria della musica. Buonanottealsecchio…
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