Lunedi 24 inizia il secondo dei due cicli completi del
Ring che la Scala ha programmato per il bicentenario:
sei giorni di full-immersion, con
conferenze introduttive e film a contorno dei quattro appuntamenti.
Si è nel frattempo
conclusa l’iniziativa OroWagner della
Provincia di Milano, presso lo Spazio Oberdan, dove è andato in onda un
programma di Lieder (wagneriani e
non) cantati da Sabina Willeit con Giorgio Fasciolo al pianoforte. Quirino Principe ha introdotto e via via
presentato il programma, esibendosi anche come recitante in un melologo.
In realtà la serata
avrebbe potuto intitolarsi Wagner-nonsoloteatro
o anche il-Wagner-dal-volto-umano (smile!) avendo come oggetto – nella prima
parte - composizioni assolutamente minori
(almeno dal punto di vista della diffusione fra il vasto pubblico) del
genio di Lipsia, materiale composto principalmente nei duri anni parigini.
L’idea di Principe –
originale e per nulla disprezzabile - era quella di accostare a Wagner altri
compositori, presentando alcuni testi musicati sia dall’uno che dagli altri.
Così abbiamo potuto
apprezzare il diverso approccio a Goethe di Wagner (1830) e Schubert (1814) sull’oggetto Gretchen am Spinnrade (dal Faust); ma
anche del Verdi del 1838, che musicò quelle
stesse strofe di Goethe tradotte da Luigi
Balestra col titolo Perduta ho la
pace.
Principe ha poi
recitato (sempre su testo dal Faust di Goethe) Ach, neige, du
Schmerzenreiche,
un melòlogo per il quale il diciottenne Wagner scrisse l’accompagnamento. Poi due
canti del 1838-1839: Der Tannenbaum (di
Scheurlin) e Dors, mon enfant (di anonimo). A seguire una poesia di Pierre de Ronsard (Mignonne) come musicata da Wagner nel 1839 e dalla compositrice
francese Cécile Chaminade 55 anni
dopo.
Poi
ancora un faccia-a-faccia, stavolta fra Wagner e Saint-Saëns, avente come oggetto L’attente
di Victor Hugo. Quindi un testo di Jean Reboul
(Tout n’est qu’images
fugitives) musicato da Wagner nel 1840 e quindi un nuovo
confronto (Wagner-Schumann, 1840) sulla
base di Le deux Grenadiers (Die beiden Grenadiere) di Heine, con
tanto di riferimento alla Marsigliese.
In
chiusura una cosa importante, come i Wesendonck-Lieder che meritano alla Willeit
calorosi applausi, per i suoi buoni mezzi vocali e per la notevole sensibilità sfoggiata
verso i contenuti di tutti i canti da lei interpretati.
Ma ora, silenzio… il Ginnungagap si
sta spalancando sotto i nostri piedi.
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