XIV

da prevosto a leone
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04 maggio, 2024

Orchestra Sinfonica di Milano – Stagione 23-24.21

Yoel Gamzou ha fatto il suo gradito ritorno sul podio dell’Auditorium – a quasi due anni dal suo esordio, ancora in era post-Covid - per dirigere il settimanale concerto della stagione principale dell’Orchestra Sinfonica di MilanoSala non certo affollatissima, ma piacevolmente vivacizzata da scolaresche di ragazzini, cosa che di per sé risolleva il morale.

Il cosmopolita Direttore, oggi 36enne, ci ha offerto un programma bipartito di musiche (del ‘900 e ‘8-‘900) ispirate da pittori e pitture.

La prima opera era la Sinfonia Mathis der Maler di Paul Hindemith, che ha risuonato qui quasi undici anni dopo l’ultima esecuzione (che fu anche la prima per laVerdi) allora di Zhang Xian, in occasione della quale avevo scritto alcune note cui rimando gli eventuali interessati.    

Il Direttore israelo-americano ha messo in risalto tutte le qualità di questa difficile partitura, valorizzandone adeguatamente i tratti ora religiosi, ora lirici, ora (ultima parte, soprattutto) anche persino infernali. Un’opera forse guardata con sospetto (di ammiccamenti alla tradizione solo per non inimicarsi i censori nazionalsocialisti) che tuttavia meriterebbe più ospitalità nelle sale da concerto. E di conseguenza più dimestichezza da parte del pubblico, che anche ieri, attaccando uno sparuto applauso dopo la prima parte, ne ha rivelato la sua scarsa conoscenza.

L’Orchestra è stata impeccabile, presa davvero per mano da Gamzou, che alla fine ha fatto il periplo del palco per felicitarsi di persona con prime parti e non solo.
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È poi seguita l’opera di Modest Musorgski - del 1874, per pianoforte, divenuta celeberrima ed eseguitissima grazie alla straordinaria orchestrazione di Maurice Ravel del 1922 – Quadri di un’esposizione. (Anche per questa rimando il lettore ad un mio precedente intervento, basato peraltro sull’originale per pianoforte).

A differenza della Mathis, questa partitura è universalmente nota ed eseguita, e quindi è diventata uno dei cavalli di battaglia dell’Orchestra, che l’ha già suonata almeno una dozzina di volte, la prima addirittura nella stagione dell’esordio, 30 anni orsono, sotto la bacchetta del venerabile fondatore Vladimir Delman.

E il risultato è stato un trionfo epocale. Gamzou alla fine, spalleggiato da un interminabile applauso ritmato, ha impiegato almeno cinque minuti a girare da un leggìo all’altro per complimentarsi e ringraziare quasi uno ad uno i ragazzi per questa strepitosa esecuzione, che tale è stata ovviamente anche per merito suo.

18 febbraio, 2022

laVerdi 21-22. Concerto 17

Il 34enne israeliano Yoel Gamzou ha fatto ieri il suo (brillante, devo dire) esordio sul podio de laVerdi proponendoci un programma che va dal tardissimo- al tardo-romantico: Korngold e Mahler.

É stata la 46enne Caroline Widmann (che ha rimpiazzato l’annunciata Veronika Eberle) ad aprire la serata con il Concerto per violino di Erich Wolfgang Korngold, già ascoltato qui più di sette anni fa (sulla struttura del quale rimando a qualche succinta nota scritta in tale circostanza). 

Non so se sia la prima volta che la Widman interpreta questo concerto (direi non sia nel suo abituale repertorio, visto che ha prudentemente tenuto lo spartito sotto gli occhi): una come lei che predilige i moderni e ha inciso il concerto di Berg, dedicato a Manon, la giovane figlia scomparsa di Alma Mahler-Gropius, adesso è passata ad un tardo-romantico, che 10 anni dopo Berg dedicò il concerto alla... mamma di Manon, rimaritatasi Werfel.

Come che sia, lei suona tutto divinamente, moderni e romantici. Così viene accolta da ovazioni e ci regala come bis un celebre Ysaye, l’ultimo movimento (Les furies) della celebre Obsession (Seconda Sonata in LA minore). 
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La serata si è chiusa con la Prima Sinfonia di Mahler, che il programma di sala annunciava in una versione per orchestra da camera predisposta proprio dal Direttore Gamzou, che oltre a dirigere ha anche un’infinità di altri interessi nell’ambito musicale (ha fondato un’orchestra sinfonica intitolata a Mahler, del quale ha personalmente completato anche la Decima). A ottobre 2020 era già in programma questa sinfonia smagrita nell’organico (sempre causa-Covid) ma nell’edizione di Klaus Simon, poi tutto andò a... meretrici per l’arrivo, proprio poche ore prima del concerto, del nuovo blocco dovuto alla seconda ondata.

L’edizione di Simon (del quale laVerdi ha già eseguito di recente la Quarta, la Nona e la Sesta) è ascoltabile in rete, eseguita dall’ensemble minimo, mentre Gamzou ha in realtà previsto l’impiego di un organico assai ampio (5 corni, 3 trombe e 3 tromboni, tuba e timpani, tanto per dire...) apparentemente limitandosi a sottrarre qualche elemento non proprio... essenziale.

Lui fu allievo di Giulini, ma la sua mi è parsa una direzione più improntata (magari nel bene e nel male...) all’indimenticabile Lenny Bernstein: dal quale ha mutuato personalissime interpretazioni agogiche che lasciano sempre a bocca aperta, anche se magari non sono propriamente prescritte in partitura.

Come sempre, eccellente la prova dell’orchestra (pareva davvero di sentire un’esecuzione a ranghi completi) cui il pubblico (di questi tempi ancora non siamo ai pienoni) ha tributato meritatissimi applausi.