Il 34enne israeliano Yoel Gamzou ha fatto ieri il suo (brillante, devo dire) esordio sul podio de laVerdi proponendoci un programma che va dal tardissimo- al tardo-romantico: Korngold e Mahler.
É stata la 46enne Caroline Widmann (che ha rimpiazzato
l’annunciata Veronika Eberle) ad
aprire la serata con il Concerto
per violino di Erich Wolfgang Korngold, già ascoltato
qui più di sette anni fa (sulla struttura del quale rimando a qualche succinta nota scritta
in tale circostanza).
Non so se sia la prima volta che la
Widman interpreta questo concerto (direi non sia nel suo abituale repertorio,
visto che ha prudentemente tenuto lo spartito sotto gli occhi): una come lei
che predilige i moderni e ha inciso
il concerto di Berg, dedicato a Manon, la giovane figlia scomparsa di Alma
Mahler-Gropius, adesso è passata ad un tardo-romantico, che 10 anni dopo Berg dedicò
il concerto alla... mamma di Manon, rimaritatasi Werfel.
Come che sia, lei suona
tutto divinamente, moderni e romantici. Così viene accolta da ovazioni e ci
regala come bis un celebre Ysaye, l’ultimo movimento (Les furies) della celebre Obsession (Seconda Sonata in LA minore). ___
Non so se sia la prima volta che la
Widman interpreta questo concerto (direi non sia nel suo abituale repertorio,
visto che ha prudentemente tenuto lo spartito sotto gli occhi): una come lei
che predilige i moderni e ha inciso
il concerto di Berg, dedicato a Manon, la giovane figlia scomparsa di Alma
Mahler-Gropius, adesso è passata ad un tardo-romantico, che 10 anni dopo Berg dedicò
il concerto alla... mamma di Manon, rimaritatasi Werfel.
La serata si è chiusa con la Prima Sinfonia di Mahler, che il programma di sala annunciava in una versione per
orchestra da camera predisposta proprio dal Direttore Gamzou, che oltre a
dirigere ha anche un’infinità di altri interessi nell’ambito musicale (ha fondato
un’orchestra sinfonica intitolata a Mahler, del quale ha personalmente completato
anche la Decima). A ottobre 2020 era
già in programma questa sinfonia smagrita
nell’organico (sempre causa-Covid) ma nell’edizione di Klaus Simon, poi tutto andò a... meretrici per l’arrivo, proprio
poche ore prima del concerto, del nuovo blocco dovuto alla seconda ondata.
L’edizione di Simon (del quale laVerdi ha già eseguito di recente la Quarta, la Nona e la Sesta) è ascoltabile in rete, eseguita dall’ensemble minimo, mentre Gamzou ha in realtà previsto l’impiego di un organico assai ampio (5 corni, 3 trombe e 3 tromboni, tuba e timpani, tanto per dire...) apparentemente limitandosi a sottrarre qualche elemento non proprio... essenziale.
Lui fu allievo di Giulini, ma la sua mi è parsa una direzione più improntata (magari nel bene e nel male...) all’indimenticabile Lenny Bernstein: dal quale ha mutuato personalissime interpretazioni agogiche che lasciano sempre a bocca aperta, anche se magari non sono propriamente prescritte in partitura.
Come sempre, eccellente la prova dell’orchestra (pareva davvero di sentire un’esecuzione a ranghi completi) cui il pubblico (di questi tempi ancora non siamo ai pienoni) ha tributato meritatissimi applausi.
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