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06 febbraio, 2022

Una escort fa il suo vero esordio alla Scala. 2- Il libretto

Seguendo quella del racconto di Anatole France, Louis Gallet diede al libretto una struttura tripartita, precisamente 3 atti e 7 quadri (2+2+3). Vedremo come in realtà la corrispondenza strutturale fra racconto e libretto non sia perfetta, e non solo per gli inevitabili tagli che il librettista si vide costretto a praticare per evidenti ragioni di sinteticità e stringatezza.

Anche i personaggi sono ridotti al minimo indispensabile: oltre ai due protagonisti, Thaïs e Athanaël (il Paphnuce di France) sopravvivono Nicias e le sue schiavette (Crobyle e Myrtale, che hanno un ruolo puramente decorativo) oltre al vegliardo Palémon, ad un servo di Nicias, alla badessa Albine e a personaggi anonimi (passanti, monaci, monache, folla) affidati ai coristi.

Lo schema reperibile qui ci mostra, appaiate, le sintesi dei due testi e ci consente di fare qualche considerazione sul processo di costruzione del libretto di Gallet a partire dal racconto di France. Si noti che - per quanto riguarda il libretto - ho fatto riferimento alla versione definitiva del 1898, che differisce poco o tanto da quella originale del 1894 (queste differenze verranno descritte in maggior dettaglio più avanti, esaminando le diverse versioni dell’opera).

Come già osservato in precedenza, Gallet ha dovuto necessariamente sfoltire il testo originale di France di tutte le (interessanti ed erudite!) lungaggini, incompatibili con le esigenze del teatro (di prosa o musica fa lo stesso).

Ecco quindi (Atto I - Quadro I) che l’opera ci porta subito in-medias-res (i monaci e Athanaël) risparmiandoci la descrizione fantastica della Tebaide, come campo di battaglia fra monaci e forze sataniche che si incarnano in esseri umani o animaleschi.

Per meglio supportare la decisione definitiva di Athanaël di partire per la sua missione ad Alessandria, Gallet introduce un siparietto (per la sola orchestra) intitolato Vision, dove il monaco vede in sogno Thaïs esibirsi in uno spettacolo a sfondo esplicitamente erotico nell’anfiteatro di Alessandria, davanti ad un pubblico in delirio. Questa scena in effetti viene dal finale del primo capitolo di France (Paphnuce ad Alessandria) dove è però reale e non onirica e inoltre descrive l’esibizione di Thaïs come protagonista di una tragedia greca (verosimilmente Euripide) nei panni di Polissena uccisa dai greci. In sostanza Gallet vuole mostrarci qui in modo esplicito ed assai efficace il lato peccaminoso della personalità di Thaïs (come Paphnuce/Athanaël la ricordava prima di farsi monaco) e non quello tutto sommato artistico della Thaïs che Paphnuce conoscerà al suo ritorno ad Alessandria, nella citata scena all’anfiteatro che Gallet ovviamente ignorerà del tutto.

Qui si chiude il quadro ed il successivo (Atto I - Quadro II) ci mostra Athanaël già ad Alessandria, a casa dell’amico Nicias. Gallet quindi cassa totalmente l’avventuroso (e incredibilmente lungo!) viaggio di Paphnuce verso Alessandria. Decisione tutto sommato giustificabile, chè l’incontro con la Sfinge a Silsilè e poi con l’eremita agnostico erano francamente incompatibili con le esigenze teatrali.

L’incontro fra i due vecchi amici rispecchia tutto sommato il testo di France. Una piccola differenza consiste nella cerimonia di vestizione (con abiti secolari) di Athanaël, cosa che nell’originale era richiesta proprio dal monaco per dissimulare (a fin di bene...) il suo status, mentre per Gallet è un necessario passaggio perchè il monaco venga ammesso alla festa che di lì a poco si terrà per celebrare la fine della settimana di affitto della escort da parte del padrone di casa.

A questo punto c’è nel libretto un grosso taglio rispetto all’originale: depennato il girovagare di Paphnuce al porto, il suo sogno e - come già detto - la sua presenza all’anfiteatro per assistere alla tragedia interpretata da Thaïs. Tagliato anche tutto l’inizio del secondo capitolo di France, che si dilunga assai sulla storia e sulla personalità di Thaïs, dall’infanzia alla permanenza ad Antiochia e al ritorno ad Alessandria.

Ora però arriva la più importante divergenza fra il testo di France e il libretto di Gallet, e riguarda proprio il primo incontro fra il monaco e Thaïs e la festa in onore di quest’ultima. E si tratta di una divergenza, già messa in rilevo da diversi commentatori, non da poco, poichè finisce per (quasi) rovesciare il nesso causa-effetto relativo alla presa di coscienza di Thaïs.

Vediamo: nel testo di France Paphnuce arriva a casa della donna avendola seguita dopo la sua performance all’anfiteatro. L’incontro avviene nella grotta delle ninfe e Thaïs, inizialmente spaventata dalla figura del monaco, viene poi da lui convinta a redimersi, come prerequisito per ottenere, di fatto, l’immortalità del corpo e della sua bellezza, che è la sua principale preoccupazione. La successiva festa conviviale (a casa dell’ammiraglio romano e piena di episodi disgustosi, fino al suicidio di uno dei convitati) non farà che confermare in Thaïs la decisione di seguire Paphnuce al monastero.

Viceversa Gallet fa incontrare Thaïs con Athanaël a casa di Nicias prima che inizi la festa in onore della donna, durante la quale lei, che si prepara ad esibirsi in... numeri erotici (invenzione di Gallet chè nella scena del banchetto in France, lei resta sempre e solo spettatrice, e pure disgustata) irride il monaco che se ne va scandalizzato promettendole di attenderla a casa sua. Insomma, per France già al primo incontro con Thaïs Paphnuce ha fatto centro, poi il banchetto compirà l’opera. Per Gallet invece Athanaël ha inizialmente fallito e la conversione di Thaïs seguirà ben altre strade...

Il libretto (Atto II – Quadro I) ci porta appunto a casa di Thaïs, che si guarda allo specchio e medita sulla caducità della sua bellezza, invocando l’aiuto di Venere. Athanaël prova ancora a prometterle vita eterna e amore celestiale, poi le rivela la sua identità e lei si spaventa (fin qui si segue il testo di France) ma ancora non si convince, maledicendo sia il monaco che l’amante!

Sarà solo dopo una notte di meditazione (Atto II – Quadro II, la Méditation, il famoso intermezzo affidato al violino, che ha reso celebre l’opera) che Thaïs prenderà la decisione irrevocabile di seguire il monaco, senza che questi abbia fatto più nulla per convincerla.

Ecco, nell’opera il pentimento e la decisione di Thaïs di redimersi sembrano frutto di un suo improvviso (e piuttosto gratuito e magari... interessato) voltafaccia e non - come nel racconto - della sua progressiva presa di coscienza di se stessa e della natura effimera del mondo in cui ha vissuto fin lì.

Gallet poi rimedia al taglio della festa conviviale dall’ammiraglio inventando un balletto per strada, organizzato da Nicias proprio poco prima che Thaïs dia fuoco alla sua abitazione.

Atto III – Quadro I. Sostanzialmente ricalca ciò che France racconta nell’ultima parte del suo secondo capitolo: il viaggio di Athanaël e Thaïs verso il monastero, l’incontro con Albine, Thaïs rinchiusa in cella e Athanaël che torna in Tebaide.     

Atto III – Quadro II. Corrisponde alla prima parte del terzo capitolo di France: Athanaël tornato in Tebaide non trova pace, ossessionato dal ricordo di Thaïs, che non potrà più rivedere. Ma, come già accaduto per il primo viaggio di Paphnuce verso Alessandria, anche qui Gallet taglia di netto tutte le peripezie che il monaco vive prima di correre al monastero di Albine: la visione della colonna, la vita da stilita sulla sua sommità, tutto ciò che avviene attorno a lui, la fuga nel deserto e la permanenza in una necropoli, l’incontro con i monaci che attendono SantAntonio e la profezia del minorato mentale Paul su Thaïs morente, che Gallet trasforma in voci lontane che accompagnano l’ennesima visione della donna.

Atto III – Quadro III. Corrisponde nella sostanza all’ultima parte del racconto di France: Athanaël arriva appena in tempo a veder spirare Thaïs, che lui vorrebbe tutta per sè e che invece è ormai in odore di santità.
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Ecco, così stando le cose non fa meraviglia se l’opinione comune dei musicologi sia abbastanza critica con Gallet, al quale peraltro va riconosciuta l’abilità di aver messo a disposizione di Massenet un testo assai appropriato per l’atmosfera decadente dell’opera.

Prossimamente ripercorreremo le vicissitudini che caratterizzarono la composizione di Massenet, che produsse di fatto tre (e non solo due) versioni dell’opera, per ragioni non esclusivamente estetiche.
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(2. continua)
 

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