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07 febbraio, 2022

Una escort fa il suo vero esordio alla Scala. 3- Le versioni della Thaïs

Di norma si legge che dell’opera esistono due versioni, corrispondenti rispettivamente alla data della prima esecuzione assoluta (Parigi, Opéra, venerdi 16 marzo, 1894) e a quella della ripresa (Parigi, Opéra, mercoledi 13 aprile, 1898).

In realtà le cose stanno in un modo un filino più complicato. Vediamo un po’: quando, nel 1892, Massenet cominciò ad occuparsi di Thaïs, aveva due punti fermi oltre, s’intende, al librettista Gallet. Il primo era l’interprete predestinata al ruolo del titolo: la californiana Sybil Sanderson, già una star nel mondo musicale parigino (e già protagonista di opere di Massenet). Il secondo era il teatro che avrebbe ospitato le rappresentazioni: l’Opéra Comique, di Léon Carvalho, che aveva un contratto esclusivo proprio con la cantante di cui sopra, oltre ad aver già ospitato opere di Massenet.

Questa destinazione consentiva, ad esempio, di rinunciare ai balletti: in questa prima stesura (mai andata in scena, vedremo perchè) l’opera era strutturata su tre atti e sei quadri (1-3-2) come si evince dallo schema riportato più sotto, recante il raffronto fra questa e le due edizioni successive (andate in scena, appunto, nel 1894 e 1898 all’Opéra). Niente balletti (sfondo turchese) quindi, ma tre interludi sinfonici (sfondo giallo) che separavano i quadri all’interno di uno stesso atto, per coprire (a sipario chiuso) le attività di cambio-scena.

Quando la partitura d’orchestra era già stampata e le attività preliminari del teatro già iniziate accadde un fatto che cambiò radicalmente la storia (e in parte i contenuti) dell’opera. La Sanderson non rinnovò il contratto con Carvalho (pare per un contenzioso sui compensi, incompatibili con il budget del teatro) e così i due marpioni Eugène Bertrand e Pedro Gailhard, co-direttori dell’onnipotente (e finanziariamente ricca) Opéra ebbero buon gioco a portare la Sanderson dalla loro parte, e con lei, a cascata, anche... Thaïs e gli autori!

A questo punto però entrava in campo il famoso capitolato tecnico de l’Opéra ed in particolare il suo irrinunciabile requisito: il balletto! Che doveva essere posizionato dopo la metà dello spettacolo (in questo caso, essendo l’opera in tre atti, alla fine del secondo o all’inizio del terzo).

Così Massenet inventò qualcosa di completamente nuovo: una vera e propria sceneggiata, da inserire poco dopo l’inizio del terz’atto, coerente con la trama del libretto (e lontanamente anche con il testo di Anatole France): la Tentazione di cui è oggetto (e vittima) Athanaël dopo il suo ritorno in Tebaide, sul modello delle Tentazioni di SantAntonio. Mentre il monaco dorme gli appaiono i Sette Spiriti della Tentazione, piccoli esseri dalle movenze feline (nel testo di France Athanaël era circondato da piccoli sciacalli...) che si impadroniscono della sua anima e lo trascinano alla Perdizione; Sirene, Tritoni e Gnomi gli recano ogni ben di dio; le Sfingi lo spingono al dubbio, la Perdizione sembra trionfare. Ora il suono dell’organo accompagna la comparsa della Stella della Redenzione, che illude Athanaël di essersi liberato dei peccati, ma ben presto la Perdizione rirende il sopravvento su di lui e un infernale Sabba si svolge attorno al monaco. Appare anche Thaïs, poi tutto svanisce nel nulla, il sogno è finito.

Manco a farlo apposta, già alle prime rappresentazioni del 1894 all’Opéra fu proprio questa novità ad essere aspramente criticata: non era propriamente un balletto (almeno come lo intendeva il vasto pubblico) ed era troppo cerebrale (si faticava a decifrarne i significati). Morale della favola: fu quasi immediatamente rimosso!

Arriviamo quindi al 1898, dopo anni di rappresentazioni col contagocce e scarso successo. Massenet, nel 1897, propone una radicale revisione dell’opera, tale da renderla quasi irriconoscibile rispetto a prima: avendo definitivamente rinunciato alla Tentazione, si inventa un nuovo balletto (questo sì del tutto tradizionale, e pure un po’... pacchiano, anche musicalmente) da infilare verso la fine del second’atto, al momento in cui Athanaël, appiccato l’incendio alla casa di Thaïs, si prepara a fuggire con lei verso il monastero di Albine. É Nicias, sopraggiunto con la sua combriccola di amici, che organizza in piazza un happening danzante, orchestrato dalle sue due schiavette e con l’intervento di una cubista di gran nome.

Non solo, ma Massenet deve in qualche modo rimpolpare il terz’atto che, sparita la Tentazione, tornerebbe ad essere quello originale del 1892 per l’Opéra Comique, piuttosto scarno e per di più privo della scena del (primo) viaggio di Athanaël e Thaïs verso il monastero di Albine. Così compone il nuovo quadro (l’Oasi) da mettere in testa all’atto finale.

La nuova struttura dell’opera viene però ad essere pesantemente deformata dalle due novità: in particolare è il second’atto ad assumere proporzioni... sproporzionate. Ecco quindi che Massenet decide di anticipare il primo quadro di Alessandria (casa di Nicias) come secondo del primo atto (conformemente a France, va detto). E a questo punto - subentrando un normale intervallo fra la fine di tale quadro e il successivo (a casa di Thaïs) - viene meno la necessità del primo intermezzo (Gli Amori di Afrodite) che supportava il cambio-scena nella versione precedente. Intermezzo che viene perciò irrimediabilmente cassato.       

Poi si incontrano differenze più o meno significative, che possono sfuggire anche ad un esperto. Fra esse proprio la conclusione dell’opera, che in origine (1892-94) si rifaceva a France, con il grido Vampiro! che Albine e le monache indirizzavano ad Athanaël accompagnando maledizioni celesti, seguite dall’invocazione di Pietà per il monaco cantata da un coro di angeli, che chiude l’opera. Nel 1898 tutto ciò sparisce per far posto all’implorazione Pietà! del povero monaco peccatore.
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Negli archivi de l’Opéra sono conservate, in 4 volumi (A.665a.[I], [II], [III] e [IV]) le belle copie manoscritte (dall’Autore stesso) delle partiture d’orchestra: si tratta dei tre atti del 1894 più le aggiunte del 1897 (il Balletto atto secondo e l’Oasi). Dall’esame di esse (rintracciabili in rete) si possono desumere gli interventi operati da Massenet sulla versione 1892 (per l’Opéra Comique) per produrre quella del 1894 (Opéra) e le citate due grosse novità del 1898. Qui propongo una descrizione più dettagliata del contenuto di tali manoscritti.  
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Adesso non ci testa quindi che dare un’occhiata alla musica.
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(3. continua)      

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