Moderno
e antico compongono il programma
del 16° concerto della
stagione, diretto dall’esordiente in Auditorium Kristjan Järvi
(figlio del venerabile Neeme e
fratello del Paavo, di lui ancor più
famoso).
Il primo brano è proprio opera del Direttore e si intitola Aurora. Un brano che si può ascoltare nella versione originale con violino solista sotto la direzione dell’Autore con la sua Baltic Sea Philharmonic. Qui invece ci viene proposta una trascrizione per sola (grande) orchestra, opera dell’amico Charles Coleman, che ha ovviamente un suono assai più corposo rispetto all’originale.
Brano bipartito, composto da Panfili (in stretta collaborazione con Rubino) nel 2020, in piena pandemia. A parte un paio di protervi interventi (all’inizio e alla fine) di grancassa e tomtom, è il vibrafono a tener banco fra le percussioni, alternando i suoi interventi spesso spiritati, a volte languidi, a quelli dell’orchestra (archi e violoncello solista in particolare). Qui Rubino accompagna un paio di momenti anche con la voce.
Dopo queste moderne
digressioni (con tutto il rispetto, sia ben chiaro) si fa... sul serio: con il Ciajkovski
della Quinta Sinfonia. Persino troppo serio (ma mai troppo come nella Quarta, haha!)
I baltici (oltre che a Neeme mi riferisco al compianto Mariss Jansons) sono stati da sempre fra
i direttori più intimamente legati alla Russia e in particolare a Ciajkovski,
considerato un russo amico dell’occidente (poi l’URSS rovinò un po’ tutto,
tanto che Vilnius, Tallin e Riga organizzarono una storica
catena umana che anticipò - e in parte causò - la caduta del muro di
Berlino...)
Kristian, dopo aver anche gigioneggiato nella sua Aurora e nel Concerto di Panfili, qui si ricompone e - sempre senza bacchetta - ci dà una lettura proprio... ciajkovskiana della Sinfonia, con sapiente dosaggio delle dinamiche e del rubato. Poi sono i ragazzi a completare l’opera (che ormai suonano a memoria) con una prestazione di eccellenza, impreziosita dai passaggi solistici, di cui mi limito qui a citare - uno per tutti - il corno magico di Giuseppe Amatulli nell’Andante.
Successo travolgente, con il Konzertmeister Dellingshausen che attiva con il piede un applauso ritmato per il Direttore, evidentemente entrato subito in piena sintonia con l’Orchestra. Ma il nordico (trapiantato a New York e poi tornato a Tallin) fa anche il modesto e ci manda subito tutti a... nanna.
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