intime gioje

chiuder la prigione e buttar la chiave

24 febbraio, 2022

Il Conte cala la Donna di Picche

Ieri sera è quindi andata in scena la prima della Pikovaya Dama di Ciajkovski, in un Piermarini non proprio preso d’assalto (che sia già l’effetto delle sanzioni contro il simpatico Putin?) ma ben disposto verso questo prodotto della Russia zarista, che noi occidentali cercavamo invano di conquistare militarmente proprio mentre lei faceva di tutto per adottare (e addirittura in... meglio) i nostri costumi.

Come dimostra anche il soggetto dell’opera, ambientato in una Russia (quella di chi se lo poteva permettere, ovviamente) più parigina di Parigi, dove l’opera è in parte (nei flash-back) ambientata e dove la Contessa parla (canta) in francese versi che persino nel libretto non sono stampati in cirillico, ma in alfabeto latino!

Графиня

Полно врать вам! Надоели!..

Я устала... Мочи нет...
Не хочу я спать в постели!

(Ее усаживают в кресло и обкладывают подушками.)

Ах, постыл мне этот свет.
Ну, времена! Повеселиться толком не умеют.
Что за манеры! Что за тон!
И не глядела бы...
Ни танцевать, ни петь не знают!
Кто дансёрки? Кто поет? девчонки!
А бывало: кто танцевал? Кто пел?
Le duc d’Orléans, le duc d’Ayen, le duc de Coigny..
La comtesse d’Estrades, la duchesse de Brancas...

Какие имена! и даже, иногда, сама маркиза Пампадур!
При них я и певала... Le duc de la Vallière
Хвалил меня. Раз, помню, в Chantylly, y Prince de Condé
Король меня слыхал! Я как теперь все вижу...

Je crains de lui parler la nuit,
J’ecoute trop tout ce qu’il dit;
Il me dit: je vous aime, et je sens malgré moi,
Je sens mon coeur qui bat, qui bat...
Ja ne sais pas pourquoi...


Visto che mi son messo in...politica, dirò subito che la squadra canora (Direttore in testa, Coro escluso) di questa produzione pare venire dalla vecchia URSS: ci sono, oltre la grande madre, rappresentanti dell'Ukraina, appunto, poi delle repubbliche baltiche, della Moldova e dell'Uzbekistan. Ecco, l'Arte sembra refrattaria anche ai più grandi sconvolgimenti politici!


Adesso spiego subito il titolo del post, dandone tutto il merito al regista Matthias Hartmann, unico, con i suoi collaboratori, ad aver ricevuto vivacissime quanto incomprensibili contestazioni. Lui ha scelto come filo conduttore del suo spettacolo la presenza in scena della figura del Conte di SaintGermain: lo si vede all’inizio (racconto di Tomskij) alle prese con la Contessa giovane, poi diventa il Maestro di cerimonia alla festa del second’Atto, al termine della quale riceve la... Zarina (Contessa travestita?) Compare poi nella scena-madre del confronto fra Hermann e la Contessa e infine - qui sta il colpo di genio del regista - emerge dal centro del tavolo circolare dell’ultima scena per sfilare da sotto il naso di Hermann l’Asso promesso (e pure pescato dal poveraccio) per sostituirlo con la famigerata, funesta e perdente Donna di Picche! Chapeau!


E visto che sono sulla regìa, dirò anche che qualche censura (ma veniale) per me se la meriterebbe: alludo alle scene troppo spesso popolate da... neon (la primissima - una straordinaria giornata primaverile nel libretto -  è incomprensibilmente buia, per di più in un luogo spettrale popolato da bambinaie tutte vestite a lutto...) Tuttavia il rispetto meticoloso del libretto nel trattamento dei personaggi va ascritto pienamente a merito del regista.
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Vengo ai suoni. Qui il livello medio mi è parso più che apprezzabile. Najmiddin Mavlyanov è un Hermann convincente nel canto: voce di tenore spinto, non proprio... eroico, ma che mi pare assai tagliata sul personaggio, che alterna slanci arditi a momenti di languido abbandono o di inconscio terrore; così come nel portamento scenico, che ben descrive la traiettoria curvilinea compiuta dalla sua psiche: dalla rettitudine e dall’amore sincero alla sbandata per le tre-carte e infine al pentimento che chiude la sua esistenza.    

Asmik Grigorian l’abbiamo già conosciuta qui, in particolare nel personaggio di Marietta, e non ha tradito le attese: una Liza praticamente perfetta, con tutte le caratteristiche della sua personalità dapprima insicura, poi determinata nel perseguire la sua felicità, distrutta dalla rivelazione che l’amore di Hermann aveva cambiato... carta e infine determinata a chiudere un’esistenza ormai divenuta invivibile. Tutto ciò benissimo incarnatosi nel suo canto sostenuto da una voce lirica ma capace anche di scatti drammatici.

Il terzo vertice del triangolo (Elezkij) è impersonato da Alexey Markov, che mi è parso efficace soprattutto nelle scene più... romantiche (vedi la sua aria del second’Atto) cantate a fior di labbra, mentre qualche ingolamento ha mostrato nei passaggi più spinti della sua parte.  

In tema di baritoni, benissimo ha fatto Roman Burdenko, voce robusta, ottimamente impostata e assolutamente calzante a questo personaggio (Tomskij) che coniuga le caratteristiche del gaudente a quelle dell’esperto uomo di mondo.   

Julia Gertseva (era stata Pauline nel 2004 con Temirkanov) è una splendida Contessa, che ha proprio incantato nel suo onirico soliloquio russo-francese che precede la sua morte, ma ha fatto benissimo anche la parte del fantasma che annuncia a Hermann le tre carte.

E a proposito di Pauline, Elena Maximova si è fatta apprezzare nel duetto con Liza e soprattutto nella lacrimevole romanza che lo segue: voce non proprio corposissima, ma che per questo personaggio... basta e avanza.

Il suo dovere ha fatto Olga Savova nell’arioso della Governante, così come Yevgeny Akimov, un Cekalinskij simpaticamente brillante e vanesio.

Tutti gli altri interpreti mi sento di accomunarli in un positivo giudizio; cito solo un nome, guarda caso... ukraino, quello di Olga Syniakova, che ha una parte magari limitata (Milovzor-Chloe) ma che mi ha davvero impressionato, per il bel timbro mezzosopranile e la perfetta impostazione della voce: credo proprio ne risentiremo parlare.

Lode piena ai Cori di Alberto Malazzi: solo un nativo russo potrà giudicarne la correttezza della pronuncia, ma un fatto è certo, tutti, piccoli in testa, sono stati praticamente perfetti.

Lascio da ultimo (...but not least) il sommo Valery Gergiev: lui non usa la bacchetta perchè in realtà ne possiede... dieci, innestate sul palmo delle sue mani. Lo sfarfallio delle sue dita detta il tempo, le dinamiche, l’espressione e ogni altra indicazione da trasmettere a strumenti e voci. E poi, lui è stato... allattato con questo repertorio, e i risultati si vedono.
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Tirando le somme: dopo la pregevole Thaïs ecco un’altra proposta scaligera da promuovere a pieni voti.

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