XIV

da prevosto a leone
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07 marzo, 2012

Claudio e Martha di passaggio a Reggio Emilia


Ieri sera gran concerto di Claudio Abbado e Martha Argerich al Teatro Valli, gremito come un formicaio, dove hanno replicato la performance del giorno prima a Ferrara.

I due oggi sono dei vecchietti (smile!) ma pare abbiano lo stesso spirito di 30, che dico, 40 e più anni fa, quando si incontravano per le loro prime collaborazioni. Ma ancora oggi fanno le loro (quasi prime) esperienze! Il Concerto K503 di Mozart appunto da 35 anni non era stato eseguito dalla funambolica bairense che qui ne ha dato una visione… serenamente nostalgica, con i suoi polpastrelli che, più che percuotere, sembravano amorevolmente accarezzare la tastiera. Che oltretutto doveva apparirle con una fastidiosa striscia scura al centro, dovuta all'ombra della sua testa folto-crinuta proiettata da un occhio di bue disposto in maniera cervellotica, che la colpiva in piena nuca. Ma lei ovviamente non ha nemmeno bisogno di guardarla, la tastiera, per cavarne i meravigliosi suoni ispirati dal Teofilo

Il trionfo per lei è da stadio e così non può esimersi dal regalarci questo bis (ricordando di quando lei era piccola, smile!) casualmente (?) estratto dalle scene per i piccoli… 

Aveva aperto la serata l'Ouverture dell'Egmont di Beethoven. Che ha destato grande emozione… prima ancora di iniziare! Un comunicato diffuso per altoparlante aveva annunciato: il maestro Abbado, causa indisposizione, ha deciso di demandare la direzione del… Ecco, qualche centinaia di mani deve essere immediatamente calata in basso, o andata vorticosamente alla ricerca di metalli e amuleti diversi! Per fortuna (si fa per dire) san Claudio si è risparmiato solo l'antipasto beethoveniano (lasciato ad un giovine discepolo) dopodiché si è presentato abbastanza arzillo e in forma per Mozart e Schubert.

Del quale Schubert ha presentato la Quarta (Tragica, scrisse il diciannovenne Franz sulla partitura, forse perché c'è un po' di minore…) mostrando come anche un lavoro minore (smile!) possa produrre mirabilie, se eseguito con sensibilità e maestrìa. E soprattutto con un'orchestra, la MCO (48 elementi nella circostanza) che non ha alcunché da invidiare alle più blasonate compagini del pianeta. Qui ha anche sfoggiato un paio di trombe barocche, senza pistoni, che non devono essere propriamente uno scherzo da intonare alla perfezione.

Per il mitico interminabili chiamate, col pubblico ancora plaudente ad orchestra già sparita, fra baci e abbracci, dietro le quinte del Valli. 

Serate che… ringiovaniscono!


30 maggio, 2011

Harding e la MCO in una Scala semideserta



Ieri sera la Scala ospitava un concerto benefico della Mahler Chamber Orchestra, guidata dal suo Direttore Principale, Daniel Harding. Concerto a favore del Progetto Itaca. Certo, i prezzi erano politici (cioè alti, in questo caso, data la finalità) e anche Pappano con SantaCecilia ad aprile – in occasione analoga - non era stato accolto da un teatro esaurito, ma ieri sera si è davvero toccato il fondo: l'affluenza dei milanesi al Piermarini non deve aver superato quella registrata alle 22 per il ballottaggio Moratti-Pisapia! Cioè teatro letteralmente mezzo vuoto. Che differenza, per Harding e i bravissimi della MCO, rispetto all'accoglienza trionfale di pochi giorni fa alla Gewandhaus per il festival Mahler!

A parte la finalità benefica, l'occasione era davvero ghiotta per i musicomani, con un programma di alto livello e soprattutto con interpreti sopraffini. La MCO – una delle creature di Abbado - è una signora orchestra, ed è un piacere anche solo vederla suonare, perché si capisce che è gente che lo fa per passione e non solo per professione: alla fine del concerto vedere orchestrali che si abbracciano e che si complimentano a vicenda è cosa non proprio comune da queste parti.

Brahms e ancora Brahms nelle due parti della serata: dapprima il Concerto Op.77 che ci è stato magistralmente porto da Isabelle Faust. Harding lo attacca forse con eccessiva circospezione, ma poi si slancia da par suo nell'Allegro, dove la Faust fa cantare divinamente il suo Stradivari, eseguendo alla fine la cadenza di Busoni, caratterizzata dall'insolita presenza dei timpani. Splendido l'Adagio, dove la bravissima primo oboe Mizuho Yoshii ci delizia con l'esposizione del dolce tema in FA maggiore, prima che venga ripreso dalla Faust con grande nobiltà. Faust che poi si scatena nell'Allegro giocoso che chiude degnissimamente il concerto. Diverse chiamate per lei, ma nessun bis.

Chiude la Seconda sinfonia, la cosiddetta pastorale del burbero amburghese, scritta poco prima del concerto per violino e poco dopo l'impegnativa prima. Luminoso e leggero il suono che Harding trae dai suoi (disposti alla tedesca, con i bassi a sinistra) come ben si addice a quest'opera piena di serenità e pace. Fugacemente interrotte, prima della volata finale, da un Sempre più tranquillo in cui compare un motivo per quarte discendenti di cui si ricorderà Mahler al momento di comporre la sua prima:

Poi la cavalcata conclusiva, con i fiati (trombette in testa) in grande evidenza nelle quattro battute di crome staccate che fanno mozzare il fiato:

Lo scarso pubblico si fa in quattro per decretare un meritato e grandissimo trionfo ai ragazzi e ad Harding, che per farsi perdonare (smile!) il mancato ritornello dell'iniziale Allegro non troppo, ci regala come bis il finale della sinfonia.

Peggio per chi se n'è rimasto a casa…
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