Indovinello: qual è il primo suono
che è risuonato nel Festspielhaus mezzo secondo dopo lo spirare dell’ultimo
accordo di RE bemolle del Rheingold che ha inaugurato il Ring del
bicentenario?
Ecco, c’è chi
difende la regìa, e con argomenti inconfutabili. Ad esempio, il testimone
oculare Marco Mauceri, di Radio3, dixit:
i buh vengono dal pubblico che non
capisce (o che non vuol far la fatica di capire) le genialità del regista; è
quel pubblico che vorrebbe i soliti luoghi comuni, che si capiscono al volo, come
le corna e le pelli. Capirai… Castorf gli ha propinato cose lunari e luoghi
davvero fuori dal comune: pompe di benzina e piscinette da cortile!
Ma a noi interessa la musica, poiché lo stesso Wagner ebbe finalmente a scoprire che,
senza i suoi suoni, i suoi drammi non sarebbero usciti nemmeno dal suo salotto.
E della musica il principale responsabile è il Kapellmeister. Certo, lui non può rifare
la voce ai cantanti, anche perché non è quasi mai lui a sceglierli, però
insomma è pagato anche per questo….
Kirill Petrenko ci ha proposto un Rheingold dignitoso, riuscendo a far suonare tutte le note di Wagner agli strumentisti; avendo un po’ meno successo nel farle cantare ai cantanti (smile!) A lui personalmente rimprovero eccessive libertà nello stacco di tempi (un paio, imperdonabili, proprio nel finale) che gli abbassano il mio voto da discreto a sufficiente.
Il migliore
(sempre parlando al relativo, chè di assoluto non ricordo proprio nulla…) è
stato alle mie orecchie l’Alberich di Martin Winkler:
nella quarta scena si è un poco fatto prendere dall’incazzatura (e ‘tte credo, smile!) sparando un paio di imprecazioni
sul rauco, ma per il resto ha tirato fuori in modo dignitoso tutta la
complessità di questo personaggio, che a torto è considerato l’incarnazione del male (mentre,
per dire, Wotan su questo terreno lo batte di gran lunga…)
E infatti il
Wotan di Wolfgang Koch non mi è per
nulla piaciuto, a partire dalla natura della voce (che, nel teatro musicale, è quasi tutto): che
più che caratteristica di un dio, anzi del capo degli dei, pare adatta ad un simpatico
Figaro. La sua sortita sul Vollendet das
ewige Werk è stata proprio da operetta.
Degna sua
emula la moglie Fricka, Claudia Mahnke
(prestazione del tutto anonima) che evidentemente ha equivocato sulla natura un
po’ rompiscatole e petulante del personaggio. Sua sorella Freia (al secolo: Elisabet Strid) ha fatto un pochino
meglio di lei. Sopra la media generale (bassa) anche il gigante buono, Günther Groissböck, mentre il fratello
manesco (Sorin Coliban) cantava proprio
come un vero… drago (stra-smile!)
Fra Donner (Oleksandr Pushniak) e Froh (Lothar Odinius) faccio fatica a
scegliere chi mandare per primo a zappare. Norbert
Ernst (che impersona Loge) lo assegnerò ad una mansione meno pesante: la raccolta
di pomodori nella piana di Benevento.
Mime, che nel
Siegfried avrà qualche difficile gatta da pelare, è Burkhard Ulrich, al quale mi par giusto concedere, appunto, di
provarci nella seconda giornata.
Positiva
sorpresa la Erda di Nadine Weissmann,
cui auguro ugual successo nel più impegnativo confronto col padre delle sue
figlie (sempre nel Siegfried).
Le tre Figlie
del… pozzo (ultra-smile!) erano Mirella Hagen, Julia Rutigliano e Okka von
der Damerau. Se la sono cavata egregiamente, in particolare nel loro accorato
appello finale a quel disgraziato di Wotan e al suo sbifido tirapiedi.
Domani la
perla delle quattro: qual è il petrolio di miglior qualità?
2 commenti:
Gli Dei erano afoni. Un Ring molto ateo :) E meno male che questa l' ho solo sentita, un' altra visione come quella dello schifo di ieri mi avrebbe scatenato istinti omicidi ah ah ah...
Sentiremo domani, anche se c' è poco di buono da aspettarsi perchè io la Foster l' ho sentita massacrare Abigaille qui a Stoccarda.
Ciao!
@mozart2006
Che idea per Castorf: Abigahilde!
E' figlia (incerta) di un re, gli si ribella strappandogli la corona e alla fine si immola per redimere gli sceicchi del petrolio!
Ciao!
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