Rispetto al 2013 – se si esclude la
sostituzione di Alberich (ieri Martin Winkler, oggi Oleg Bryjak, che ce la mette tutta per non farlo troppo rimpiangere)
– questo Siegfried è parecchio…
invecchiato. Ma al contrario della classica gallina, col passar degli anni il capponcello
Lance Ryan produce un brodo sempre
più indigesto; se aggiungiamo che Wolfgang
Koch e Catherine Foster ancora
non si sono operati alle corde vocali (e quindi i loro Wotan e Brünnhilde sono
da caricatura) abbiamo un quadro invero desolante. A poco servono le
prestazioni dignitose (non più) del Mime di Burkhard
Ulrich, della Erda di Nadine Weissmann, del Fafner di Sorin Coliban e
dell’Uccellino di Mirella Hagen per
sollevare il livello invero modesto della recita.
Petrenko tiene sempre tempi spediti (qui
75-70-80 minuti): la sua è una direzione che raggiunge discrete altezze quando
di mezzo c’è solo l’orchestra (sempre eccellente) di Bayreuth (vedi il Prologo
dell’atto terzo, davvero emozionante); per il resto, con questo cast, è frustrante
ricerca di cavar sangue dalle rape. Credo proprio che i consistenti buh finali non fossero indirizzati
soltanto al regista…
2 commenti:
Ho ascoltato qualcosa...davvero tra Koch e la Foster non so chi è peggio. Petrenko, invece, mi pare più maturo dell'anno scorso.
Ciao!
@Amfortas
Sì, proprio un Ring in "tono minore", finora si è salvato il primo atto della Valchiria.
Ciao!
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