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26 luglio, 2014

Bayreuth: l’Olandese svolazza


Rispetto ai due precedenti cicli (12 e 13) dove solo Thielemann (con orchestra e coro) aveva tenuto a galla il barcone, oggi mi è parso che le cose siano andate un filino meglio. Forse gli interpreti confermati dal 2013 hanno fatto esperienza, fatto sta che ne è uscito un Holländer più che dignitoso, fermo restando che stiamo giudicando da un ascolto dal morto (smile!)

In particolare non mi sono dispiaciuti la Senta della Merbeth e il protagonista Youn (Samuel, che ricordiamo fu chiamato all’ultimo momento due anni fa a sostituire il collega tatuato a svastiche). L’unica novità del 2014 era l’altro Youn (il più famoso Kwangchul) il quale ha una tecnica invidiabile, ma forse è troppo abituato a ruoli seri (il Langravio di ieri, o Fasolt o Gurnemanz o il mozartiano Commendatore) oppure truci (dopodomani farà Hunding) e quindi ha tirato fuori un Daland fin troppo austero, mentre sappiamo che il navigatore-trafficone norvegese è un gran paraculo dai principi etici quanto meno discutibili. 

Tornando a Thielemann, sappiamo che lui fa i suoi scarabocchi sulle partiture, a cui resta indefessamente fedele; così anche oggi ha gestito a parer suo i tempi (esempio lampante, la prima parte del terzo atto). Ormai bisogna prenderlo così (lui certo non cambierà le sue abitudini): è il prezzo da pagare per poter godere della sua bravura…  

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