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25 luglio, 2014

Bayreuth apre con una falsa partenza

 

La magica fabbrica di Sebastian Baumgarten (quella che trasforma la merda in burro) è andata in tilt, mettendosi a trasformare il burro in merda (stra-smile!) Così il Tannhäuser inaugurale è stato sospeso poco dopo l’Ouverture.

La causa ufficiale dello stop è stata attribuita alla rottura di due cavi che reggono il gabbiotto dentro il quale i due protagonisti calano dall’alto sulla scena. Una cosa al limite del ridicolo, nel paese dei Krupp! Sul momento si è annunciata un’interruzione di 20-25 minuti, poi diventati quasi 60, prima che si ricominciasse, dall’inizio dell’atto. Pubblico evacuato, non perché ci fossero timori di un crollo del vetusto Festspielhaus, ma perché i 35 gradi di temperatura interna sono davvero duri da sopportare!

A parte la sua lunghezza totale (proprio da… Parsifal) e l’ormai conosciuta demenzialità della messinscena (ampiamente buata alla fine) questa prima del 2014 si è passata nel rispetto degli attuali standard qualitativi di Bayreuth: diciamo assai migliorabili (politically-correct parlando…)

La squadra è stata un poco ritoccata rispetto allo scorso anno, in particolare con il ritorno (dopo il 2012) del sempre impeccabile Kwangchul Youn nel ruolo del Langravio. Cambiato anche il Wolfram, ora impersonato da Markus Eiche, che ha sfoggiato una bella voce, ma a parer mio non si è calato bene nel personaggio, reso con scarso pathos e quasi sempre con un canto stentoreo e scandito, francamente fuori luogo. Nuovo anche Reiner Zaum, un passabile Reinmar.

Della formazione 2013 sono stati confermati il protagonista Torsten Kerl, che non ha demeritato (anche se ha rischiato la stecca sull’Elisabeth del terz’atto) e le due primedonne Camilla Nylund (Elisabeth) e Michelle Breedt (Venus) che meritano, secondo me, giusto la sufficienza. Come pure i tre cantori: Lothar Odinius (Walter), Thomas Jesatko (Biterolf) e Stefan Heibach (Heinrich), tutti senza infamia e senza lode. Katja Stuber è stata per questa intera produzione (2011-2014) nei panni del pastorello: ma non mi sembra che l’esperienza le abbia giovato…

Quanto ad Axel Kober se l’è cavata con dignità, grazie alle qualità di strumentisti e coristi che aveva ai suoi ordini.

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