In ambito MITO, ieri sera il
Conservatorio di Milano (in una Sala Verdi piena come un uovo) ha ospitato l'OSN-RAI in un concerto tutto
russi-in-america
(!) Già, perchè i due autori dei pezzi in programma rispondono ai nomi di Rachmaninov e Stravinski, che nei primi decenni del ‘900 pensarono bene di stare
alla larga da Russia e, poi, URSS per guadagnarsi fama in Europa e poi
dollaroni in USA. Ma anche i due interpreti, Kirill Gerstein e Semyon
Bychkov, pur non minacciati da subdoli nipotini di Stalin, sono ormai di
casa in America e la Russia la visitano solo se hanno dei buoni ingaggi.
Dopo la chiaccherata introduttiva di Gaia Varon abbiamo ascoltato il più
celebre dei 4 concerti di Rachmaninov,
il Secondo
(quello composto dopo la guarigione dalla semi-pazzia che aveva colto il
giovane Sergei per colpa di... Glazunov) che
Gerstein ha suonato mille volte e anche un anno fa con i Berliner (anche lì con
Bychkov). Musica tanto tardo-romantica che il severo Hanslick (non credo abbia avuto occcasione di ascoltare il
concerto) avrebbe tacciato di olezzare di
vodka, giudizio a suo tempo affibbiato al concerto per violino di
Ciajkovski. E questo Rachmaninov, da certi punti di vista, è anche peggio del
modello...
Gerstein e Bychkov non
ci fanno mancare nemmeno un grammo della melassa, l’Adagio sostenuto è proprio strappalacrime, il finale (da
incorniciare qui l’attacco delle viole – messe al proscenio - del secondo tema)
trascina il pubblico all’entusiasmo. Così il robusto Kirill ci propina il
Rachmaninov giovanissimo dell’op.3, versione originale, conclusa
da un impertinente fff, al posto del ppp indicato sullo spartito. Per lui
davvero un trionfo.
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Ha chiuso la serata lo stravinskiano Sacre
du Printemps, autentico banco di prova per ogni orchestra e ogni direttore.
E qui orchestra e direttore hanno dato il meglio, sciorinando in modo invero
superlativo questa mirabile barbarie
musicale, che dopo più di un secolo ancora fa rizzare i capelli in testa
anche a chi – come me – li ha persi da tempo. Alla fine tifo da stadio per
tutti e ripetute chiamate al grassottello Semyon, per l’occasione bardato con
uniforme regolamentare (cosa rara a vedersi da lui).
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