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07 ottobre, 2013

Orchestraverdi – Concerto n°3

 

Bisogna ammettere che il ciclo completo delle Sinfonie di Dvorak, dirette dallo specialista Aldo Ceccato, non è proprio nato sotto una buona stella: a parte la bizzarra idea di distribuirlo su più stagioni (siamo alla terza e ancora mancheranno due, anzi a questo punto tre sinfonie delle nove!) e di eseguire le sinfonie a ritroso (?!) è anche stato colpito da diverse disavventure, ultima delle quali la disdetta per questo concerto, dove era prevista la terza.

Così è stato chiamato sul podio Gustavo Gimeno, ex-percussionista del Concertgebouw passato alla direzione, che ha rimpiazzato Dvorak con Rimski (e la sempre seducente Shéhérazade) lasciando inalterata la prima parte del programma. Ieri pomeriggio, per la terza replica del concerto, a dispetto della pioggerella noiosa che invitava a rimanersene a casa, seduti sul sofà e con un plaid sulle gambe, l’Auditorium era abbastanza affollato.

Si è quindi iniziato con Vocalise, un brano scritto nel 1912 da Rachmaninov per un’amica soprano, dove la voce solista deve cantare una melodia senza parole, semplicemente emettendo, appunto, vocalizzi. Della composizione originaria, che è in DO# minore per voce e pianoforte, sono state fatte innumerevoli trascrizioni, una delle quali, di mano dell’Autore, trasportata in MI minore, rimpiazza la voce con una squadra di violini solisti (da 16 a 20!) che si aggiungono ad una robusta formazione cameristica di archi (6-6-6-4-4) e ad una sezione di fiati (11 strumentisti, con i soli 2 corni in rappresentanza degli ottoni):


Il brano ha una struttura assai semplice, essendo costituito da due sezioni rispettivamente di 18 e 13 battute, ciascuna da ripetersi, più una coda di 8 battute: in tutto quindi 70 battute di musica. Una specie di numero cabalistico, di questi tempi, per Rachmaninov, di cui quest’anno ricorre un anniversario doppiamente… 70°: concludendosi in pratica nel 2013 un secondo ciclo di vita di Rachmaninov, appunto 70 anni fra gli uomini e altrettanti in… purgatorio (?)

Vocalise è una melopea dal carattere tipicamente russo, crepuscolare, assai buona per prendere sonno (stra-smile!) e quindi intonata alla stagione; una cosa tipo Il lago incantato di Liadov, per intenderci, composto pochissimi anni prima. Certo, come antipasto l’Ouverture di Cavalleria leggera avrebbe scaldato di più tutti quanti, pubblico e strumentisti (!!!)

È stata quindi la volta del residente Simone Pedroni a presentarsi al proscenio per offrirci la sua interpretazione del Secondo concerto del russo. Del quale (il russo, non il concerto) personalmente mi son fatto l’idea che uscito, grazie ai trattamenti ipnotici, dalla tremenda crisi depressiva seguita al fallimento della sua Prima Sinfonia – bistrattata da quell’ubriacone di Glazunov - non fosse più lo stesso giovane promettente e potenziale innovatore del suo Primo Concerto (intendo la versione originale, non quella del 1917) e che proprio il Secondo, composto a ridosso della guarigione, segni l’inizio della sua regressione sul piano artistico ed estetico. Però, come spesso accade, la regressione porta con sé il successo presso il pubblico, e questo alla fine conta più della sostanza delle opere.

Pedroni ci ha comunque porto questa che è la composizione più famosa di Rachmaninov con grande sensibilità, senza mai cadere in eccessi decadenti o in facili sdolcinature: l’Adagio sostenuto centrale mi è parso il momento migliore della prestazione, sua ma anche di quella dell’orchestra, che lo ha introdotto e poi accompagnato con sobrietà e pulizia.

Grande successo, ripagato con un bis elegiaco.

In sostituzione della terza di Dvorak (che al mondo conosce solo Ceccato… smile!) ha chiuso il concerto un’opera che personalmente non mi stanco mai di ascoltare. E dal vivo ho ascoltato meno di un mese fa al MITO, suonata dagli ex-leningradesi di Temirkanov.

Shéhérazade è in effetti un capolavoro che laVerdi ormai padroneggia al punto da non aver sfigurato (alle mie orecchie, quantomeno) di fronte ai marziani russi. Gimeno, ampiamente da giustificarsi, stante la chiamata quasi all’ultimo momento, deve aver semplicemente lasciato suonare i ragazzi some sanno. Così - raccontata dal violino di Shéhéra-niello (!) - ne è sortita un’esecuzione del tutto apprezzabile, e quindi lungamente osannata dal pubblico.

Nei prossimi giorni… tutto Bignamini: dapprima al Regio di Parma per la penultima recita del Simone e poi ancora in Auditorium con un concerto straordinario tutto-Verdi!

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