A
proposito di giudizi su interpretazioni ed interpreti, ma anche a proposito di
tifoserie, claque e affini, ecco un esempio
davvero paradigmatico. Mi è offerto dall’esecuzione della Quarta ciajkovskiana (di cui ho riferito da poco a proposito del
concerto de laVerdi con Emelyanychev) della Filarmonica
scaligera, lo scorso 22, con Chailly sul podio (dico subito: non ho assistito a
quel concerto, nè ho potuto seguirlo per radio).
Leggete cosa ne scrive un’importante
(forse la più importante) rivista
online italiana di musica:
Nella
seconda parte della serata, il numeroso pubblico – entusiasta per Grosvernor –
ha potuto assistere ad una memorabile esecuzione della Quarta Sinfonia di
Čajkovskij. Chailly in più occasioni ha mostrato una predilezione personale per
il lavoro sottolineandone la pregnanza drammatica e appassionata: una
inclinazione sentimentale confermata da una lettura che è stata il frutto di un
rinnovato studio della nuova edizione critica della partitura da parte del
maestro. Da una lettera del compositore alla confidente e generosa mecenate
baronessa Nadezda von Meck possiamo delineare con chiarezza il dettagliato
programma che sta alla base della Sinfonia e sintetizzabile nella lotta
dell’uomo contro il destino.
L’approccio
di Chailly - maturato negli anni - si è mostrato fortemente dolente e meditato
nei toni (primi due movimenti) e, in generale, poco propenso alle fascinose
concessioni esteriori (terzo e quarto tempo). Dopo il coinvolgente turbinio
emotivo del mastodontico Andante
maestoso (che da solo dura circa la metà della Sinfonia), il
direttore ha ben delineato - aspetto solitamente trascurato – la struttura
asimmetrica dell’Andantino in modo di
canzona accrescendone così quel colore malinconico tipico della
sera (riprendendo le note esplicative del compositore) "quando siedi solo, stanco del lavoro, prendi
un libro, ma ti cade dalle mani e i ricordi si affastellano”. Con un
gusto teatrale sempre controllato, Chailly ha contrapposto all’introspezione
del movimento precedente l’acceso virtuosismo dell’orchestra dello Scherzo e il rondò dell’Allegro con fuoco conclusivo.
Alla conclusione meritata ovazione per tutti i protagonisti della serata.
Due giorni dopo Chailly e Filarmonica
hanno ripetuto il concerto a Londra, nel prestigioso Barbican. Ecco come recensisce, in particolare, la sinfonia una commentatrice
britannica:
So to
Tchaikovsky’s Fourth. Oh no, not again? Well, that crunching noise you can hear
is the sound of a critic eating her words. Hear an interpretation like this one
and you see why this work is played so often: it’s fabulous. In Chailly’s hands
the first movement emerged as an overwhelming emotional statement, marvellously
paced and structured, heart and logic fusing to spectacular effect. With musical drama like this, who needs opera? (...) An
encore from Verdi himself – the Overture to I
vespri siciliani – sent us home hoping for a return visit from the
Milanese as soon as possible.
Ecco invece qualche parere di loggionisti
scaligeri:
Molto godibile Grieg. Il resto da
dimenticare
...
Orripilante quarta, piatta,
scialba, noiosissima e con un orribile suono
...
durante la Quarta ero quasi in pena
___
Ora, non è escluso che i commentatori paludati abbiano un filino calcato la mano con gli elogi: succede
spesso e volentieri, per carità. Ma che la Quarta
di Ciajkovski suonata dalla Filarmonica con Chailly diventi oggetto orripilante, è un parere sinceramente
bizzarro (o anche qui è questione di claque?)
2 commenti:
Ciao Daland, l'unica cosa che posso dirti per certo è che Chailly deve fare i conti con una minoranza rumorosissima che lo contesta a prescindere. Poi, che abbia probabilmente perso lo smalto e l'inventiva della gioventù è probabile. Credo che, come sempre, la verità stia nel mezzo: io quando l'ho ascoltato dal vivo negli ultimi anni ho avuto sensazione sì di routine, ma di livello altissimo. Poi, se a ogni concerto si pretende la "rivelazione"...beh, è dura con qualsiasi direttore.
Ciao!
@Amfortas
Parole sante...
Ciao!
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