percorsi

da stellantis a stallantis

26 gennaio, 2018

laVerdi 17-18 – Concerto n°12


Dopo un 33enne yankee, per par-condicio, ecco un 30enne russo salire sul podio de laVerdi: si tratta di Maxim Emelyanychev, che è di casa qua vicino (in Svizzera) come abituale Direttore del Pomo d’oro.

In omaggio alla sua Patria, il simpatico Maxim ci offre un concerto centrato su Ciajkovski, ma che contempla anche la prima esecuzione assoluta di un’opera italiana, precisamente del triestino (Ronchi) Federico Gon, anche lui uscito da poco dalla... pubertà (hehe!) avendo 36 anni o giù di lì, ma già con un curriculum invidiabile.

La Tempesta è il brano di apertura del concerto: un Ciajkovski anche lui assai giovane già mostra tutte le sue capacità con questa composizione che nulla ha da invidiare a ciò che il complessato Piotr comporrà in futuro: la struttura assai articolata e i contenuti dell’Ouverture (un poema-sinfonico in realtà) sono davvero di tutto rispetto (qui i curiosi ne possono trovare una mia illustrazione). Il sorridente Maxim  - sempre senza bacchetta – si agita con movenze da danzatore e sembra proprio divertirsi come un bambino, trascinando così i ragazzi ad un’esecuzione vibrante, in cui spicca il reiterato tema amoroso  Miranda-Ferdinand.  
___
Ecco poi la primizia della serata: si continua a trattare di Tempesta, ma quella che ora ascoltiamo è la visione di Federico Gon, ispirata nel 2016 all’Autore dal quarto centenario della morte del Bardo. Subito prima del concerto l’Autore medesimo è intervenuto alla consueta conferenza organizzata da Pasquale Guadagnolo per anticipare i tratti principali della sua opera, coadiuvato dal prof. Enrico Reggiani - esperto di letteratura albionica, oltre che di musica - che l’ha inquadrata nel vasto mondo delle produzioni artistiche fiorite attorno a Shakespeare.

Gon si deve esser messo nei panni di Strauss e ha composto un poema sinfonico (in una sorta di forma-sonata) dove il tema di Prospero la fa da padrone, un tema diatonico che esplora i gradi armonici classici (tonica, dominante, sesta, settima, maggiore e minore...) e dal quale poi derivano quelli di quasi tutti gli altri personaggi, da lui in qualche modo... pilotati. In sequenza ascoltiamo Ariel (una ventata di armonici di DO); poi Prospero; quindi Caliban (il cui tema assume i caratteri sbifidi del personaggio tramite mutazione... dodecafonica!); ancora i congiurati Antonio&Trinculo (cui Gon appioppa ritmo e stilema che ricordano i... colleghi Sam&Tom del Ballo verdiano). E poi naturalmente Miranda e il relativo love-theme con Ferdinand; per finire con una scena di nozze fra i due (che Shakespeare si era esentato dal presentare) supportata da un motivo derivato dalla tradizione albionica, che ha però venature di tarantella, quindi appropriate per il maritino napoletano. Però non si finisce in pompa magna, ma invece finisce... un sogno: interrotto da un risveglio per nulla brusco.

Ecco, Gon dimostra come nel terzo millennio si possa ancora comporre - senza vergognarsene - musica tardoromantica, à-la-Strauss e con orchestrazione respighiana... Come minimo il pubblico non si è nè addormentato, nè annoiato, nè tantomeno esasperato: che volete di piu?
___
La serata si è chiusa con la famigerata Quarta: udita mille volte in tutte le salse e cento volte anche qui, suonata da laVerdi. Come tutte le droghe (e questa non è per nulla leggera...) andrebbe presa con grande cautela e parsimonia, ma quando un brano è diventato cavallo-di-battaglia è fatale che venga proposto ad ogni piè sospinto. Ciò che ne certifica però la qualità è il fatto che – a differenza di altre droghe - non porti assuefazione: ogni volta la si ascolta come se fosse la prima (non capita la stessa cosa, per dire, nei rapporti con il partner...)

Emelyanychev, a dispetto della sua attitudine al barocco (che però era amato anche da Ciajkovski!) sembra aver nel sangue questa musica, che dirige con una sensibilità rara in un direttore giovane come lui. Poi ci aggiunge anche qualche tocco da... vecchio marpione, con forzature all’agogica, messa in risalto di linee interne, rubati e altro. Insomma, un’interpretazione da Maestro consumato, che ovviamente le qualità dell’Orchestra (anche qui guidata da Dellingshausen) hanno supportato in maniera determinante.

Gran successo per tutti, in un Auditorium abbastanza affollato, nonostante il tempo che invitava a restarsene in pantofole, al... caminetto.  

2 commenti:

Marco Ferretti ha detto...

Mentre suonavo ho avuto lo stesso pensiero. Tuttavia secondo me non ogni volta si ascolta la quarta di Tchaikovsky come se fosse la prima. Questa settimana si. Grazie a Maxim.

daland ha detto...

@Marco
Mi fa piacere che con Maxim abbiate evidentemente trovato un "feeling" particolare.
Per puro caso, mi accingo a pubblicare un commento su un'altra recente "Quarta" milanese, che ha suscitato reazioni contrapposte (e pure... scomposte).
Grazie e complimenti ancora per ieri!