Il 55enne Andrey Boreyko torna sul podio dell’Auditorium (dopo l’esordio in streaming di circa un anno fa) per proporci un programma russo-norvegese, di musiche non proprio di quotidiano ascolto.
A proposito di Russia, siamo tornati in
piena guerra fredda (e pure calda) e leggo che all’orso Gergiev viene posto un
ultimatum: o condanni Putin, oppure con noi hai chiuso, per la Dama di Ciajkovski
e per sempre. Beh, per coerenza allora dovremmo, prima che Gergiev, bandire dai
nostri teatri e sale da concerto proprio l'invasore Ciajkovski, che nella Piccola Russia (leggi=Ukraina) passava le estati (c/o i ricchissimi latifondi
della russa vonMeck) a comporre le sue
opere (inclusa appunto la Seconda Sinfonia, Piccola Russia).
Ieri sera invece si è fatto ciò che ha
un senso fare in queste circostanze: una testimonianza.
Già qualcosa si era intuito all’accordatura dell’orchestra: la presenza dei
fiati (che in Shostakovich mancano). Poi si è capito il perchè: mentre sui due
schermi ai lati del palco comparivano le bandiere ucraina e italiana, il russo Boreyko è
salito sul podio, dopo aver fatto alzare in piedi il pubblico, per dirigere l’inno
dell’Ukraina!
E il destino ha voluto che ad aprire il concerto fosse proprio quello Shostakovich che in fondo impersona tutte le contraddizioni di un uomo di cultura e di arte alle prese con un regime oppressivo.
Non che l’autocritica di Grieg non avesse fondamento: trattasi effettivamente di un lavoro piuttosto acerbo - anche se contiene spunti interessanti - e piuttosto rivolto al passato che non al futuro. La forma è quella classica, addirittura pre-beethoveniana (pensiamo alla posizione dello Scherzo) con un primo movimento in canonica forma-sonata, poi un Adagio, quindi l’Allegro energico dell’Intermezzo (uno Scherzo innovativo solo nella denominazione) e un Finale che al massimo si avvicina a Schumann.
Ecco il primo
movimento, nella più ortodossa e scolastica applicazione della forma-sonata. Dopo una gagliarda Introduzione di 10 battute in Allegro molto, attacca (19”)
l’Esposizione, con il primo tema, di
carattere maschio e determinato. Un ponte modulante porta (1’25”) all’ingresso del
secondo tema, tradizionalmente femminile ed elegiaco, nella relativa del DO
minore di impianto, MIb maggiore. Una languida melodia cadenzante (2’22”)
ci porta alla chiusura dell’esposizione. Che viene ripetuta pari-pari da 3’15”
(primo tema) e ripropone (4’20”) il secondo e poi (5’17”)
la sezione cadenzante. Lo Sviluppo
inizia a 6’02” e classicamente ripropone i due temi messi in rapporto
ora dialettico, ora cooperativo. La Ricapitolazione
parte a 8’38” con il primo tema in DO minore e procede (9’47”)
con il secondo, adeguatosi come da sacri canoni alla tonalità del primo (DO, ma
ovviamente mantenendo il modo maggiore). La sezione cadenzante (10’46”)
chiude la Ripresa e introduce una Coda
(11’35”)
sfociante a sua volta (11’49”) in una stretta che chiude il movimento sul DO minore, con enfasi e
fracasso quanto basta.
Il secondo movimento (Adagio espressivo) scende sul circolo delle quinte dai tre bemolli del DO minore (=MIb maggiore) ai quattro del LAb maggiore. È in pratica monotematico, con il motivo - esposto subito (12’31”) dai primi violini imitati dai fagotti - che poi innerva l’intero movimento, ritornando ogni volta o in tonalità diverse o in diverse sezioni dell’orchestra. Dopo una sua riesposizione (13’31”) in LAb si arriva (14’18”) ad un’ardita modulazione a FA maggiore per dar luogo ad un breve intermezzo, seguito dal ritorno del tema (15’09”) ripreso ora nella dominante in MIb dai celli. Ancora una transizione con un breve crescendo e poi (17’12”) torna il tema ripreso in LAb dal flauto; poi (18’04”) sono i primi violini ad esporlo largamente per l’ultima volta, prima di una cadenza che chiude languidamente il movimento.
Ecco poi l’Intermezzo (in effetti è lo Scherzo di classica memoria, Allegro energico). Siamo tornati a... casa, al DO minore di impianto della Sinfonia. Ecco la prima sezione (19’42”) dall’incedere piuttosto pesante, subito ripetuta. La seconda (20’16) inizia con meno impeto, poi torna a riproporre motivo e portamento della prima. A 21’07” ecco ciò che si può chiamare Trio, in DO maggiore, la cui prima sezione viene ripetuta. La seconda (22’10”) prepara pian piano un crescendo che porta (22’31”) alla ripresa dello Scherzo (DO minore); dopo aver sviluppato le sue potenzialità, essa cede il posto (23’37”) ad una severa coda che chiude il movimento in modo secco e sbrigativo.
Ascoltata poi dal vivo, la Sinfonia acquisisce ancor più spessore e qualità. Boreyko l'ha diretta con gesto sobrio, essenziale, ma fermo ed efficace. E l’Orchestra, pur al primo incontro con quest’opera, ha mostrato di averla perfettamente introiettata, restituendocela in tutta la sua pur acerba freschezza.
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