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14 maggio, 2017

Scalfari e la politica in... musica


Nel suo consueto editoriale domenicale Eugenio Scalfari si lancia in arditi quanto bizzarri paralleli fra sistemi politici e categorie musicali (!?)

Riporto il passaggio incriminato (le evidenziazioni in azzurro sono mie):

Resta tuttavia una realtà: le opinioni dei cittadini sono più variegate di due soltanto. Due sono il fondamento, ma i dettagli di quel fondamento si dividono su tre o quattro varianti. Possono convivere tra loro ed anzi alimentarsi reciprocamente al meglio, purché di quelle varianti si tenga conto.

Se vogliamo un esempio usiamo la musica che è la più adatta a farci capire di che si tratta: la chiave musicale non può che esser comune a uno dei due schieramenti e l’altro avrà una chiave diversa; ma le tonalità sono diverse anche in ciascuna delle chiavi che governano la melodia. Vi ricordate certamente che i cantanti di un’opera lirica vanno dal basso al baritono e al tenore. Ciascuno dei tre canta nella stessa chiave ma con tonalità molto diverse l’uno dall’altro. Queste sono le varianti anche in un sistema politico bipolare. Per realizzare questo che consente a ciascuno dei due schieramenti contrapposti di suonare in chiave unica con tonalità diverse e quindi più attraenti per gli elettori, si ottiene autorizzando le liste di coalizione al voto.

Apperò, il vegliardo Eugenio ha inventato la politonalità in politica! Dove basso e tenore cantano però nella stessa chiave (quella di basso per lo schieramento 1 e quella di tenore per lo schieramento 2).

Che dite, gli diamo un premio Abbiati? 

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