In attesa di conoscere (accadrà il
prossimo 30/5) il nome del suo successore, ritroviamo sul podio dell’Auditorium
Zhang Xian per riproporci uno dei monumenti
del tardoromanticismo.
L’ex-Direttora (adesso nominata emerita, come capita a molti ex-) è alla
sua terza lettura del mahleriano Das Lied von der Erde con laVerdi: l’ultima volta fu quasi
esattamente 5 anni orsono; la prima a gennaio del 2011 (in quell’occasione
scrissi qualche nota sull’opera). E
come per il primo incontro, anche questa volta l’antipasto è di stampo
mozartiano: là la Haffner, qui la Piccola in Sol minore, di quasi 10 anni
più giovane.
La K183, prima e penultima sinfonia mozartiana
in tonalità minore (lo stesso SOL
della celeberrima K550) apre un
mini-ciclo (fino alla K202) che rappresenta un po’ la transizione dal Mozart
fanciullo e italiano (nello stile di Johann Christian Bach) e il Mozart della
maturità, che comincia a subire l’influsso di Haydn e delle sue sinfonie ispirate al movimento Sturm-und-Drang.
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Già l’attacco dell’Allegro con brio è emblematico di questa
evoluzione, con la sua sincopata sequenza discendente SOL-RE/MIb-FA# (quest’ultimo
intervallo è una drammatica settima
diminuita) che fa da breve introduzione al primo tema, caratterizzato dall’incipit
in arpeggio di SOL minore (sarà ripreso nell’ultimo movimento della K550, poi
da Beethoven nella sua prima sonata per pianoforte):
Interessante l’articolazione del
secondo tema, nella relativa SIb maggiore, tema in realtà costituito da due
componenti, un motivo ancora nervoso e caratterizzato da ampi intervalli, l’altro
inizialmente più statico, ma increspato dalle ripetute acciaccature:
Dopo il da-capo dell’esposizione, ecco il (relativamente)
breve sviluppo, che appare quasi un semplice
ponte verso la ricapitolazione. Qui, secondo
i canoni della forma-sonata, dopo la riesposizione del primo tema, le due
componenti del secondo ritornano, abbrunate, in SOL minore. Altra particolarità da notare:
l’intera sezione sviluppo-ripresa prevede(rebbe) un ulteriore da-capo. Segue
quindi una coda, basata sulle battute
dell’introduzione.
Il
successivo Andante è in MIb maggiore,
tonalità sottodominante della relativa maggiore (SIb) del SOL minore d’impianto
della sinfonia. É costituito da due sezioni, entrambe (teoricamente) da
ripetersi. La prima è a sua volta strutturata come un’esposizione di due temi, il primo in MIb, con controsoggetto che
porta al secondo, nella dominante SIb:
La
seconda sezione è una specie di ripresa
della prima, con il secondo tema che si accoda alla tonalità del primo (MIb).
Ecco
poi il Menuetto, dalla classica
struttura in due sezioni più il Trio.
La tonalità è SOL minore, il piglio assai solenne e serioso:
La seconda
sezione presenta semplicemente un contosoggetto che riporta al tema
fondamentale. Il Trio è nella
relativa SOL maggiore, affidato ai soli fiati (anche questa una scelta
tradizionale, in origine si tratta di un genere per soli corni):
Vi si
riconoscono le classiche due sezioni, da ripetersi prima della ripresa del
Menuetto.
Chiude
la Sinfonia un Allegro in SOL minore,
che richiama nella struttura e nell’atmosfera sonora il primo movimento. Anche
qui abbiamo un primo tema severo in SOL minore, esposto dapprima dai soli archi
e quindi ripreso anche dai fiati:
Lo segue
una coppia di motivi nella relativa SIb maggiore, assegnati agli archi e separati
da un ponte a piena orchestra:
Il
secondo motivo sfocia in una ripresa, in maggiore, del primo tema, che chiude la
sezione, da ripetersi. Ecco la seconda, che inizia con un fugato in SOL minore,
prima del ritorno del primo tema, seguito, canonicamente in SOL minore, dalle
due componenti del secondo. La sezione sarebbe da ripetersi, prima della coda conclusiva.
Insomma,
una Sinfonia cui il 17enne Teofilo deve aver dato molta importanza, del tutto...
meritata!
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Xian,
contrariamente alle sue abitudini, questa volta accorcia abbastanza poco,
cassando i da-capo delle seconde sezioni dei due movimenti esterni e dell’Andante. Orchestra con organico proprio...
dei tempi di Mozart, il che richiede a tutti di mettere in mostra le migliori
qualità.
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Mahler
battezzò il Lied come Sinfonia per
una voce di contralto e una di tenore, pur lasciando aperta la possibilità
di impiegare un baritono al posto della voce femminile. Dato che l’Autore non
fece in tempo ad ascoltare la sua opera, per tradizione ci si è per molti anni
attenuti alla sua prima indicazione. In ciò quasi... obbligati dalla ferma
posizione di Bruno Walter, che
diresse la prima a Monaco con un
contralto, pochi mesi dopo la scomparsa dell’Autore e che, dopo aver provato a
Vienna con un baritono, si convinse a sentenziare - senza possibilità di
appello - in favore della voce femminile.
In
realtà, come hanno dimostrato recenti esecuzioni (il primo ad aprire la strada
fu Fischer-Dieskau più
di mezzo secolo fa) la voce di baritono non sembra per nulla far rimpiangere
quella di contralto (o mezzosoprano). Anzi, da un punto di vista dei contenuti letterari
dei testi cinesi, si può dire che sia la più appropriata ad interpretare le tre
canzoni pari del ciclo: la seconda ha
un titolo chiaramente maschile (Il
solitario in autunno); la quarta descrive l’ammirazione di giovani
fanciulle (una in particolare) per baldi cavalieri che scorrazzano lungo una
riva; la sesta è ispirata alle vicende esistenziali di notabili cinesi che,
lontani da casa e famiglia, trovavano conforto nella reciproca amicizia, con
conseguenti attese e congedi dell’amico
(sono i titoli delle due liriche che Mahler utilizzò per l’Abschied).
Qui ascoltiamo
ancora un contralto, quella stessa Carina
Vinke che cantò anche nel 2012, e con lei il tenore Lorenzo Decaro. Auditorium assai poco affollato, il che sembra
proprio una costante per il Lied, evidentemente un Mahler ancora poco
apprezzato.
Grande prova
dell’Orchestra, cui ha corrisposto solo a metà la parte vocale: mentre la Vinke se l’è cavata dignitosamente, altrettanto
non si può purtroppo dire di Decaro, in
evidente difficoltà: intonazione precaria, spelling
discutibile e un clamoroso strafalcione (ritardo abbondante di entrata) nel primo
Lied.
Ma anche così,
ascoltare questa musica è sempre (almeno per me) un’esperienza unica.
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