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26 maggio, 2017

2017 con laVerdi – 21


In attesa di conoscere (accadrà il prossimo 30/5) il nome del suo successore, ritroviamo sul podio dell’Auditorium Zhang Xian per riproporci uno dei monumenti del tardoromanticismo.  

L’ex-Direttora (adesso nominata emerita, come capita a molti ex-) è alla sua terza lettura del mahleriano Das Lied von der Erde con laVerdi: l’ultima volta fu quasi esattamente 5 anni orsono; la prima a gennaio del 2011 (in quell’occasione scrissi qualche nota sull’opera). E come per il primo incontro, anche questa volta l’antipasto è di stampo mozartiano: là la Haffner, qui la Piccola in Sol minore, di quasi 10 anni più giovane.

La K183, prima e penultima sinfonia mozartiana in tonalità minore (lo stesso SOL della celeberrima K550) apre un mini-ciclo (fino alla K202) che rappresenta un po’ la transizione dal Mozart fanciullo e italiano (nello stile di Johann Christian Bach) e il Mozart della maturità, che comincia a subire l’influsso di Haydn e delle sue sinfonie ispirate al movimento Sturm-und-Drang.
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Già l’attacco dell’Allegro con brio è emblematico di questa evoluzione, con la sua sincopata sequenza discendente SOL-RE/MIb-FA# (quest’ultimo intervallo è una drammatica settima diminuita) che fa da breve introduzione al primo tema, caratterizzato dall’incipit in arpeggio di SOL minore (sarà ripreso nell’ultimo movimento della K550, poi da Beethoven nella sua prima sonata per pianoforte):


Interessante l’articolazione del secondo tema, nella relativa SIb maggiore, tema in realtà costituito da due componenti, un motivo ancora nervoso e caratterizzato da ampi intervalli, l’altro inizialmente più statico, ma increspato dalle ripetute acciaccature:


Dopo il da-capo dell’esposizione, ecco il (relativamente) breve sviluppo, che appare quasi un semplice ponte verso la ricapitolazione. Qui, secondo i canoni della forma-sonata, dopo la riesposizione del primo tema, le due componenti del secondo ritornano, abbrunate,  in SOL minore. Altra particolarità da notare: l’intera sezione sviluppo-ripresa prevede(rebbe) un ulteriore da-capo. Segue quindi una coda, basata sulle battute dell’introduzione.   

Il successivo Andante è in MIb maggiore, tonalità sottodominante della relativa maggiore (SIb) del SOL minore d’impianto della sinfonia. É costituito da due sezioni, entrambe (teoricamente) da ripetersi. La prima è a sua volta strutturata come un’esposizione di due temi, il primo in MIb, con controsoggetto che porta al secondo, nella dominante SIb:

   
La seconda sezione è una specie di ripresa della prima, con il secondo tema che si accoda alla tonalità del primo (MIb).

Ecco poi il Menuetto, dalla classica struttura in due sezioni più il Trio. La tonalità è SOL minore, il piglio assai solenne e serioso:


La seconda sezione presenta semplicemente un contosoggetto che riporta al tema fondamentale. Il Trio è nella relativa SOL maggiore, affidato ai soli fiati (anche questa una scelta tradizionale, in origine si tratta di un genere per soli corni):


Vi si riconoscono le classiche due sezioni, da ripetersi prima della ripresa del Menuetto.

Chiude la Sinfonia un Allegro in SOL minore, che richiama nella struttura e nell’atmosfera sonora il primo movimento. Anche qui abbiamo un primo tema severo in SOL minore, esposto dapprima dai soli archi e quindi ripreso anche dai fiati:

Lo segue una coppia di motivi nella relativa SIb maggiore, assegnati agli archi e separati da un ponte a piena orchestra:


Il secondo motivo sfocia in una ripresa, in maggiore, del primo tema, che chiude la sezione, da ripetersi. Ecco la seconda, che inizia con un fugato in SOL minore, prima del ritorno del primo tema, seguito, canonicamente in SOL minore, dalle due componenti del secondo. La sezione sarebbe da ripetersi, prima della coda conclusiva.

Insomma, una Sinfonia cui il 17enne Teofilo deve aver dato molta importanza, del tutto... meritata!
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Xian, contrariamente alle sue abitudini, questa volta accorcia abbastanza poco, cassando i da-capo delle seconde sezioni dei due movimenti esterni e dell’Andante. Orchestra con organico proprio... dei tempi di Mozart, il che richiede a tutti di mettere in mostra le migliori qualità.
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Mahler battezzò il Lied come Sinfonia per una voce di contralto e una di tenore, pur lasciando aperta la possibilità di impiegare un baritono al posto della voce femminile. Dato che l’Autore non fece in tempo ad ascoltare la sua opera, per tradizione ci si è per molti anni attenuti alla sua prima indicazione. In ciò quasi... obbligati dalla ferma posizione di Bruno Walter, che diresse la prima a Monaco con un contralto, pochi mesi dopo la scomparsa dell’Autore e che, dopo aver provato a Vienna con un baritono, si convinse a sentenziare - senza possibilità di appello - in favore della voce femminile.   

In realtà, come hanno dimostrato recenti esecuzioni (il primo ad aprire la strada fu Fischer-Dieskau più di mezzo secolo fa) la voce di baritono non sembra per nulla far rimpiangere quella di contralto (o mezzosoprano). Anzi, da un punto di vista dei contenuti letterari dei testi cinesi, si può dire che sia la più appropriata ad interpretare le tre canzoni pari del ciclo: la seconda ha un titolo chiaramente maschile (Il solitario in autunno); la quarta descrive l’ammirazione di giovani fanciulle (una in particolare) per baldi cavalieri che scorrazzano lungo una riva; la sesta è ispirata alle vicende esistenziali di notabili cinesi che, lontani da casa e famiglia, trovavano conforto nella reciproca amicizia, con conseguenti attese e congedi dell’amico (sono i titoli delle due liriche che Mahler utilizzò per l’Abschied). 

Qui ascoltiamo ancora un contralto, quella stessa Carina Vinke che cantò anche nel 2012, e con lei il tenore Lorenzo Decaro. Auditorium assai poco affollato, il che sembra proprio una costante per il Lied, evidentemente un Mahler ancora poco apprezzato.

Grande prova dell’Orchestra, cui ha corrisposto solo a metà la parte vocale: mentre la Vinke se l’è cavata dignitosamente, altrettanto non si può purtroppo dire di Decaro, in evidente difficoltà: intonazione precaria, spelling discutibile e un clamoroso strafalcione (ritardo abbondante di entrata) nel primo Lied. 

Ma anche così, ascoltare questa musica è sempre (almeno per me) un’esperienza unica.

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