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consulta e zecche rosse

12 maggio, 2017

2017 con laVerdi – 19


L’ormai affermato 36enne Stanislav Kochanovsky fa il suo gradito ritorno sul podio dell’Auditorium per dirigere un programma di grande tradizione: Beethoven e Schumann.

Con lui Andrea Lucchesini, che si cimenta nell’ostico Terzo beethoveniano, un’opera che viene normalmente considerata come la vera e propria entrata nell’800 del genio di Bonn. Personalmente mi sentirei di applicare il concetto all’orchestra, cui Kochanovsky ha impresso un piglio eroico; mentre Lucchesini si è mantenuto su un piano ancora, diciamo, settecentesco, privilegiando leggerezza di tocco e cantabilità. Quasi insostenibile (ma in senso positivo) la sua interpretazione dell’agogica del Largo centrale, questo sì uno squarcio di romanticismo.

Meritati gli applausi ritmati (compresi quelli del suo giovane epigono Gabriele Carcano) che accolgono la sua prestazione, ricambiati con un funambolico Improvviso schubertiano (dove Lucchesini nulla ha da invidiare al leggendario Horowitz).
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Di Schumann riascoltiamo la Quarta (seconda in ordine di composizione) sinfonia. Il Maestro russo conferma le sue doti, mostrando grande attenzione ai dettagli, segno di studio approfondito di questa partitura travagliata. Il taglio del ritornello nel finale lascia un po’ l’amaro in bocca, ma è evidentemente una scelta stilistica ben precisa.

Benissimo i ragazzi, guidati da Dellingshausen, nell’assecondare al meglio le intenzioni del Direttore. Successo pieno in una sala discretamente affollata.

PS.: il Presidente Cervetti ha preannunciato – in una lettera ai soci – che il 30 maggio verrà reso noto il nome del prossimo (“autorevole”) Direttore musicale: si accettano scommesse...

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