ricongiungimenti

Maurizio & Claudio

03 dicembre, 2014

Una Lady sovietica è attesa a Bologna (3c)


Stiamo seguendo la musica sullo spettacolo che ha come protagonista Eva-Maria Westbroeck.

Atto III, scena VI
Pur essendo passato – come si scoprirà tra non molto - pochissimo tempo dall’omicidio di Zinovy, Katerina e Sergei già hanno organizzato il loro matrimonio; e il fatidico giorno è arrivato.

1h40’40” Sono gli archi bassi ad aprire la scena con un motivo cupo e angosciato (4/4 Andante) ripreso con maggior concitazione dai primi violini: ci preannunciano di sicuro qualcosa di poco piacevole.


1h41’02” Sergei vede Katerina inquieta proprio il giorno delle nozze; lei si aggira davanti alla cantina in cui è sepolto Zinovy, afflitta da rimorsi e sensi di colpa; l’amante cerca di tranquillizzarla e lei accetta di avviarsi verso la chiesa per la cerimonia. Ma sulle sue ultime parole apparentemente serene (1h42’26”) il clarinetto basso e il controfagotto esalano un motivo che ricorda immancabilmente Boris (!)

1h42’41” Ecco ora l’improvviso attacco, in Allegro, dei legni (ottavino, flauti, oboi e fagotti) annunciare l’irruzione sulla scena del contadino cencioso, invitato alla festa e già completamente ubriaco. Il suo canto, una vera e propria aria (ma ricca dei caratteristici hic! dello sbronzo) è accompagnato dal fagotto e dal clarinetto in MIb, poi ancora dall’ottavino, infine dai legni, dagli archi, poi dal resto dell’orchestra. Si aggira nel cortile, dapprima quasi vantandosi del suo vizio dell’alcol, comune ad amici e parenti, poi manifestando la volontà di bere per tutta la vita: bere e cantare, almeno finchè c’è vodka. Ma perché (1h44’10”) la vodka adesso non c’è? Perché lui è povero in canna, ma a qualcuno è andata meglio: Sergei era un poveraccio come lui, ma adesso nella vodka ci nuota! Perché la padrona ha scelto Sergei e non lui? Che ha pur tutti gli attributi a posto! Ah, bisogna bere, e la cantina è proprio qui (1h44’57”): chissà perché la padrona ci si aggira spesso? Ci saranno di certo buone provviste, proviamo a guardarci, chissà quanto vino ci si ritrova!

1h45’23” L’ubriacone forza il catenaccio della cantina, apre ed entra, per subito uscirne (1h45’36”) tappandosi il naso, disgustato dall’insopportabile puzza! Si domanda cosa possa essere, quindi (1h45’59”) decide di tornare dentro e vi scopre il cadavere di Zinovy (1h46’07”) scappando quindi fuori inorridito. Senza soluzione di continuità attacca qui un nuovo interludio.

Interludio IV
1h46’25” Riprende le ultime due battute della scena precedente (inizianti con anapesti: doppia semicroma + semiminima) e poi prosegue per 52 battute in Allegretto (4/4).


Un’autentica orgia sonora – cui partecipano ben 28 ottoni aggiuntivi alla già ipertrofica orchestra - che mirabilmente evoca l’agitazione che pervade l’animo dell’ubriaco, in cui coesistono orrore, terrore ma anche, forse, macabra soddisfazione ed esultanza per una possibile sua rivincita sui due amanti: Sergei, che gli ha soffiato la padrona, e Katerina, che gli ha preferito Sergei! Un brano che ricorda persino colonne sonore di musical di Broadway, mentre ci par di vedere il poveraccio che corre quasi ballando, oltre che barcollando, verso la stazione di polizia!    

(passiamo ora al secondo video)

Scena VII
13” Siamo alla stazione di polizia, dove troviamo il Sergente e una ventina di agenti. Benchè stiano oziando, tutti lamentano le dure condizioni di vita ed anche (come già prima l’ubriacone) la scarsità di pecunia. L’introduzione in Allegretto poco moderato presenta un motivo dal piglio marziale (pur essendo in 3/4):

È una specie di segnale che precede le tre successive esternazioni del Sergente. La prima delle quali (25”) contiene addirittura l’apologia del corpo ai tempi dell’antico Egitto! Poi (53”) su un tempo ternario (3/8, Più mosso) insieme ai suoi sottoposti (che gli fanno eco pappagallescamente con una battuta di ritardo) il capo lamenta la miseria dei salari, a fronte delle improbe fatiche. Infine tira una specie di massima (1’12”): se ci si vuol guadagnare la vita, si deve nuotare in acque sporche! I militari la ripetono in coro.

Torna ora (1’32”, sull'Allegretto poco moderato) il motivo dell’introduzione per aprire la seconda lamentazione dei militari, che è una ripetizione - sottilmente variata nell’accompagnamento - della prima.  Ecco quindi (1’44”) il Sergente che la introduce, con poetici (!) riferimenti a luna, sole e stelle, e poi (2’11”, Più mosso) ripete la lamentazione sui bassi salari, sempre spappagallato dai suoi. Ribadisce quindi la massima sull’acqua sporca (2’30”) subito ripetuta dai militari.

Una terza comparsa (2’49”) questa volta in Allegro poco moderato, del motivo dell’introduzione prelude ad una terza lamentazione (3’00”, Più mosso) - diversa anche nel canto dalle prime due - del Sergente, che adesso tira in ballo la lotta ai nichilisti, quindi riecco la lagna sui salari (3’27”) ripresa ancora col solito ritardo dai militari. Infine (3’45”) l’ultima comparsa della massima dell’acqua sporca, prima nel Sergente e poi nei sottoposti.

4’04” Uno squillo di trombetta chiuso da un perentorio colpo di timpano (come un pugno picchiato sul tavolo) introduce, in tempo Allegro, il Sergente che adesso se la prende con gli Izmailov perché non hanno invitato i poliziotti alla festa di matrimonio, e medita di fargliela pagare, trovando una scusa qualsiasi, sempre spalleggiato servilmente dai suoi.

4’39” Ma arriva all’improvviso un agente che ha fermato un insegnante, sospetto socialista! Gli schianti (a sezioni alternate) dell’orchestra, seguiti da veloci volate di strumentini e archi alti, accompagnano i militari che si alzano di scatto e si mettono in agitazione. L’agente (4’46”) accusa di ateismo l’arrestato, che timidamente nega, poi accenna a una storia di rane, e l’insegnante (4’57”) espone, su una religiosa melodia, la sua teoria sull’anima dei batraci. Viene ovviamente portato in gattabuia (5’26”).

5’36” In tempo Moderato, il Sergente ricomincia… da capo, con la storia dei corpi di polizia, ma subito pensa agli Izmailov e si chiede come poter andare alla festa senza un invito, ma ecco sopraggiungere (6’10”) l’ubriacone per denunciare la scoperta del cadavere.

6’36” I poliziotti non credono alle loro orecchie: un’esplosione in Allegro dell’orchestra su incisi in anapesto e uno stentoreo quanto prosaico DO#-RE-MI, con il quale il Sergente accoglie questo vero e proprio regalo della provvidenza, accompagnano l’agitazione di tutti e subito (6’43”) sul tempo che ancora accelera a Presto, ecco i frenetici preparativi per la spedizione in casa Izmailov, diretti dal Sergente, cui rispondono sempre come pappagalli i suoi uomini, felici non tanto per il lavoro che li aspetta, ma per la prospettiva di approfittarne e godersi anche loro la festa dagli Izmailov! Il clarinetto piccolo e l’ottavino spiccano su tutta l’orchestra a scandire il trambusto generale.

Interludio V
7’22” Anche qui, senza soluzione di continuità rispetto alla scena precedente, attacca un nuovo Interludio, sempre in tempo Presto, che copre l’intervallo scenico necessario allo spostamento dell’azione sul luogo del ritrovamento del cadavere. È in forma di rondò (A-B-A-C-A-D-A) dove il ritornello A è affidato a trombe e timpani:

   
In particolare, l’incipit (semiminima puntata + 3 crome) (una specie di fermi tutti! espresso in musica) tornerà a farsi sentire verso la fine della scena successiva, allorquando la polizia farà il suo ingresso a casa Izmailov. La prima strofa musicale (B) del rondò (7’34”) è in Allegretto, poi Moderato, e scimmiotta il passo di marcia del plotoncino dei poliziotti. Il ritornello (7’52”, Presto) è assai breve, solo 4 battute, per lasciare spazio (7’52”) ad una nuova strofa C, in Moderato: siamo tornati alla marcia dei poliziotti, qui però accompagnata dall’impertinenza del clarinetto piccolo, poi da un paio di glissando dei tromboni, che la dicono lunga sulla reale determinazione e serietà istituzionale di quella specie di armata-brancaleone!

A 8’37” torna il ritornello (sempre in Presto) questa volta un po’ più lungo, affidato nell’incipit ai soli timpani e poi sviluppato dagli archi che portano, passando per un primo rallentamento a Moderato, all’esposizione (8’58”) della terza strofa (D) del rondò, in tempo Adagio. È un motivo puntato, languidamente triste, che sembra anticipare ciò che accadrà tra poco in casa Izmailov: la fine di un amore!

Adesso i primi violini (9’35”) ci riportano in Allegro con veloci semicrome su scale ascendenti, e da qui al nuovo Presto (9’43”) dove la tromba sola ripropone per l’ultima volta il ritornello A. Si chiude (9’48”) con un generale schianto e poi con un secco colpo di timpano: è la Polizia che bussa al portone della proprietà Izmailov!

Scena VIII
9’55” Siamo nel pieno – anzi verso la fine – della festa di matrimonio. Per evocarne la (fasulla) solennità gli archi, tutti con sordina, intonano in Allegro non troppo nientemeno che una fuga, il cui incipit ricorda, storpiato, persino il Sanctus del Requiem verdiano!



Entrano i violini primi, salendo dal SI al DO dell’ottava superiore; poi a battuta 4 i secondi (a distanza di un tritono, sul FA#); a battuta 10 le viole (ancora sul DO); a 13 i violoncelli (sul SOL) e a 17 i contrabbassi (ancora con i celli, sul DO). Insomma: sacro e profano, diavolo ed acquasanta sono qui mescolati proprio a dovere!

A battuta 22 (10’41”) ecco entrare il coro, sempre con un fugato: prima i contralti, poi i soprani, quindi i bassi e infine i tenori, che riprendono il motivo dell’iniziale fuga degli archi. A 11’25” gli invitati festeggiano gli sposi, e il sacerdote è il più prodigo di incitamenti al bacio! I due sposi lo accontentano più volte, poi Katerina invita tutti a servirsi ancora, Adesso il tempo cala a Meno mosso, e il religioso (12’02”) si abbandona ad un panegirico per Katerina, chiedendo retoricamente e reiteratamente (con squilli di corni che richiamano l’attenzione degli astanti) cosa ci sia di più bello del sole in cielo… Per poi dare la scontatissima risposta (14’13”): ma è Katerina! E allora un altro bacio! Viva Katerina, ripete il coro, più bella del sole in cielo! Bacio!

14’59” Ma gli invitati sono ormai brilli e cascano dal sonno, pur continuando a lodare, con un motivo di purissima indole russa, la bellezza di Katerina, che però si è accorta (15’21”) che il catenaccio della porta della cantina è stato forzato. Il tempo si fa Allegro molto, per sottolineare l’agitazione che si sta impadronendo della donna, e che contagia anche Sergei, che pure cerca di non perder la testa. Il religioso ancora ripete la domanda su cosa c’è più bello del sole, gli invitati ripetono gli evviva, Katerina ripete l’invito a far come fossero a casa loro. Un loro ultimo complimento (15’57”) riporta il tempo ad Andante, poiché ormai si stanno addormentando, come il religioso che espone per l’ultima volta la sua domanda retorica e qualcuno ancora grida: bacio!

16’22” Ma adesso la situazione precipita per davvero, e il tempo torna Allegro vivo.  Katerina, agitatissima, vuol affrettare a tutti i costi la fuga; Sergei ancora è perplesso, non vorrebbe abbandonare proprietà e affari (!) Ma la donna, accompagnata dall’agitarsi del clarinetto basso,  lo convince che non c‘è più un minuto da perdere e lo invita (16’47”) a prendere del denaro per scappare. Ora c’è una pausa di sospensione (il tempo, per 9 battute, diviene Largo) e sono il fagotto e poi il clarinetto basso a sottolineare l’impazienza di Katerina, cui i secondi devono sembrare ore, nell’attesa che Sergei ritorni.   

17’19” Ecco Sergei, ma contemporaneamente il tempo è tornato Allegretto e legni e archi bassi, con timpano e cassa, scandiscono un marziale incedere di passi, subito reso palese e inequivocabile da tromboni e tube, che ripropongono il motivo del ritornello che caratterizzava il precedente Interludio: la marcia dei poliziotti verso casa Izmailov! Il motivo viene reiterato in un continuo crescendo del volume del suono, legato all’entrata successiva di altri strumenti, compresa (17’42”) la banda di 28 ottoni, mentre Katerina e Sergei si sentono ormai in trappola, senza alcuna via d’uscita.

18’01” Ecco la Polizia annunciarsi perentoriamente, seguita da due ripetizioni del suo motivo, qui davvero spaventevoli, chiuse da un tremendo quanto dissonante accordo generale!

18’15” Mentre il tempo muta in Allegro, il Sergente saluta enfaticamente, e Katerina ricambia il saluto (un tono preciso più in alto!) cercando di ostentare calma. Sulle impertinenti evoluzioni del clarinetto in MIb, il Sergente rimprovera bonariamente Katerina per il mancato invito alla festa di nozze, poi subito si fa serio ed annuncia di essere lì perché messo a conoscenza di un… affaruccio, ecco. Katerina (18’55”) crolla immediatamente e dopo aver abbracciato Sergei ed avergli chiesto perdono, si consegna alle guardie. Mentre la donna viene legata, Sergei (19’18”) cerca di fuggire, ma viene subito bloccato dagli agenti, nonostante tutti i suoi sforzi e le urla di Katerina.

19’44” Sul tempo di Allegretto inizia ora la coda dell’atto, con gli agenti che tronfiamente si vantano della brillante operazione e la povera Katerina che ancora chiede disperatamente perdono al suo Sergei. Ma la musica (in sole 8 battute!) qui ci racconta anche qualcos’altro: perché è, se possibile incarognita, quella che aveva accompagnato la corsa dell’ubriacone verso la stazione di Polizia! 
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Atto IV, scena IX
20’03” In tempo Adagio sono i timpani ad aprire in modo davvero drammatico la scena conclusiva dell’opera: FA-DO e rullo, DO-FA-DO e rullo, poi un tremendo accordo di FA minore (poggiato sulla dominante DO) di tutta l’orchestra, ribadito subito dopo salendo alla sesta (RE) alla sensibile (MI) e arrivando infine a poggiare sulla tonica: lo stesso che si udirà al calare del sipario. Trombe e tromboni intonano un pesante motivo che degrada inesorabilmente, proprio come l’esistenza dei personaggi del dramma. Il  motivo è ripreso in parte dal fagotto, poi 8 rintocchi di DO del timpano e un accordo di FA minore nei legni, morendo, ci portano su una scena a dir poco desolata e desolante. Ci troviamo nel dormitorio di un carcere, dove i forzati in viaggio verso la Siberia passano una delle mille notti del loro calvario. Uno di essi canta – accompagnato da pochi strumenti (clarinetto basso, fagotti, archi nel grave) la loro sorte disperata (un futuro di sofferenza e vessazioni) con due interventi (strofe di 8 versi) a cui risponde il coro (con supporto orchestrale più corposo) ripetendo la seconda parte di ciascuna delle due strofe.

21’00” Nella prima esternazione, il vecchio forzato lamenta la lunghezza delle verste (1 versta = poco più di 1 KM) da percorrere sotto il sole a picco… ma ora è sera e il sole è calato dietro l’orizzonte della steppa. Poi (21’54”) impreca al cammino che porta in Siberia, segnato da lamenti, sangue e cadaveri. A 22’32” il coro riprende le sue ultime parole, con un canto di tipica matrice russa, che a 22’52” raggiunge un apice di drammaticità, sul richiamo al sangue e alla morte.

23’23” Ecco la seconda esternazione del vecchio deportato, che già prefigura gli strazi della nuova tappa che li aspetta l’indomani. E impreca (23’57”) verso le steppe sconfinate, le giornate interminabili e le guardie disumane. A 24’42” il coro riprende nuovamente le sue ultime parole, ora però con totale rassegnazione, sottolineata dalla smagrita tessitura orchestrale: corni ed archi con sordine e arpa. Il che annuncia (25’36”) il sonno che si impadronisce di (quasi) tutti. Due guizzi del clarinetto basso, sui regolari rintocchi del timpano, ci avvertono appunto che non tutti stanno dormendo. Il tempo passa a Poco più mosso e adesso sono le viole ad animarsi: è Katerina (26’33”) che si alza e si dirige verso la guardia, offrendogli 20 copechi perché la lasci passare. La guardia (26’50”) non perde occasione per fustigarne i costumi, ma il denaro lo convince a lasciarla passare.

27’25” Katerina va da Sergei, piena di passione: finalmente può stare un po’ con lui! La sua invocazione all’amato sale (dal FA minore del grigio scenario circostante) al FA# maggiore (si è scordata persino il mal di gambe!):


Poi torna al FA minore evocando la disperazione che la coglie quando non può stare con lui; ma riprende poi il FA# maggiore per le nuove invocazioni del nome dell’amato. Il quale però (28’16”) mentre il tempo muta in Allegretto, per tutta risposta le rinfaccia i suoi peccati, coprendola di accuse, per averlo trascinato in questa storia. Katerina (28’44”) è colpita a morte da questo atteggiamento dell’amato, ma ancora cerca di riconquistarlo chiedendogli perdono! Ma l’uomo è inflessibile, arriva ad offenderla atrocemente (sei la donna di un mercante!) e infine (29’01”) la scaccia in modo brutale.

29’21” Al lamento del corno inglese, sul sommesso agitarsi della grancassa, in tempo Adagio, spetta di accogliere Katerina, tornata al suo giaciglio. Dove (29’40”) adesso esterna la sua amarezza per la piega che gli eventi hanno preso:



In lei non sembra esserci rimorso per ciò che ha fatto, ma la semplice constatazione di quanto non sia facile passare dalla gran vita alla prigionia! Ma la cosa che la fa letteralmente disperare, mentre il suo canto si agita viepiù ed entra l’arpa (31’02”) è il tradimento e l’odio di Sergei nei suoi confronti:

La cosa davvero atroce cui ora assistiamo è che mentre Katerina esterna questa sua disperazione, chiusa da un ultimo sfogo cui pongono il sigillo il clarinetto e tutti gli archi in sordina, Sergei si sta dirigendo verso l’altro lato del dormitorio femminile, per incontrarvi Sonetka!  

32’26” Sergei comincia a corteggiare la ragazza (e il clarinetto dà in escandescenze, mentre il tempo va accelerando) e insieme irridono Katerina (33’05”) quella stupida che ha dato a Sergei il denaro che lui ha usato adesso per venire da Sonetka! A 33’11” Sergei va alle spicce (legni ed archi si agitano sempre più e il ritmo sembra un fox-trot) e chiede a Sonetka di fare l’amore; lei si fa desiderare, gli suggerisce di tornare da Katerina e lo sfugge.

Il tempo ora passa proprio ad Allegro, mentre (34’02”) Sergei, sugli affannati anapesti degli archi, proclama reiteratamente di amarla e chiede il suo amore. I clarinetti (in SIb e MIb) cominciano a svolazzare come impazziti, mentre Sonetka chiede all’uomo una prova concreta del suo amore. E quale prova? Su un crescendo di legni, archi e arpa, culminante in un secco accordo generale (34’24”) seguito da un drammatico silenzio, rotto da due schianti di archi e ottoni, lei gli promette sesso se in cambio avrà un paio di calze nuove, che Sergei può procurarsi… dove? Ma ovvio: (34’42”) da Katerina! E l’orchestra erompe in un’autentica orgia sonora (richiama un inciso del finale del concerto per violoncello di Schumann!) due successive ondate culminanti in un nuovo schianto (34’51”) dopo il quale Sergei parte deciso per l’impresa.

Il tempo è ora Allegro molto (come l’animo di Sergei che ormai si sente vicino alla nuova conquista). Sono le viole - con veloci ondeggiamenti di semicrome e interventi di corni e legni sulle scansioni delle arpe - a guidarlo verso il giaciglio di Katerina, che chiama per nome (35’13”). Clarinetto basso, fagotti e arpa ci anticipano il sussulto della donna, sorpresa del ritorno insperato del suo uomo, che finge di chiederle perdono.

35’24” Katerina è pronta a perdonarlo, anche se si dice offesa dal suo comportamento. Lui adesso (35’39”) si inventa (ce lo confermano gli sberleffi dei flauti!) una panzana per far credere a Katerina che loro dovranno separarsi. Le racconta (36’00”) che i piedi gli fanno male e non può più camminare: dovrà farsi ricoverare in ospedale. Lei sembra sconvolta (36’20”) dall’idea di separarsi dal suo uomo, ma lui le ripete che il dolore ai piedi non gli permette di proseguire la marcia. Lei ripete (36’43”) di non poter vivere senza lui e si chiede cosa possa fare per evitare di perderlo. Gli archi in tumulto spingono una nuova salita verso uno schianto generale, sul ritmo della marcia dei poliziotti dell’Interludio dell’atto precedente! Da qui il tamburo (37’02”) su due beffardi glissando di tromboni e tuba, accompagna la perfida bugia di Sergei, che le lascia intendere come forse un paio di calze lo potrebbero aiutare!

Il tempo si fa Meno mosso, poi Moderato, mentre a Katerina (37’19”) non par vero di possedere la soluzione del problema: ecco qui, le sue calze! Sull’agitarsi del flauto comincia a togliersele, mentre Sergei ipocritamente la ringrazia. Adesso, con il tempo che accelera (37’37”) sono i clarinetti ad impazzire, mentre i violoncelli espongono un motivo che richiama l’amore che i due avevano vissuto in un tempo che sembra lontanissimo. È la miscela dei due sentimenti opposti: l’euforia di Sergei, che sente di aver raggiunto il suo scopo, e l’estasi di Katerina, illusasi di aver riconquistato il suo amore.

37’53” Katerina consegna le sue calze a Sergei, e lui per tutta risposta si alza e se ne va, vanamente inseguito dalle domande della donna, rimasta interdetta. Il tempo ha accelerato e ora diviene Allegro, mentre Sergei consegna le calze a Sonetka e, senza nemmeno darle tempo si reagire (38’14”) la solleva di peso e la porta via. Il tempo accelera ancora ad Allegro vivo, mentre Katerina (38’29”) che ha visto tutto ne rimane sconvolta, come ci testimoniano le volate degli archi, culminanti in una repentina salita dei legni.

38’35” Adesso arriva anche un’ulteriore umiliazione per la povera Katerina: il gruppo delle forzate, aizzato da una di loro, si fa atrocemente beffe di lei, con sberleffi e risate cantati su crome, mentre i legni accompagnano con una poliritmia di terzine. Invano Katerina – con lunghissimi acuti in SIb e per tre volte (39’22” e 39’36”) cerca di liberarsi dalla loro presa. Finchè un tonfo in tromba, tromboni, tube e grancassa (39’48”) interrompe la cagnara: è una guardia che interviene a sedare il tumulto. Ma ancora le forzate ridono, indicandogli Sergei e Sonetka che amoreggiano in disparte.

Il tempo muta repentinamente in Adagio, mentre le percussioni (40’00”) hanno preso una spaventevole rincorsa verso un’autentica esplosione (40’09”) dell’intera orchestra (banda compresa) che poi prosegue con cinque ondate successive (con i glissando delle arpe) fino ad un nuovo schianto (40’33”) seguito da un raggelante tremolo (40’35”) degli strumenti bassi e delle percussioni. 

40’45” Katerina è letteralmente inebetita, ora ha un’oscura visione. Sul livido accompagnamento di timpani, cassa e archi bassi (più qualche inciso nei fiati) esterna la sua lunga, tragica e allucinata disperazione, intercalata da interventi dei fiati e delle arpe:

Un lago nel fitto del bosco, con acque profonde e nere come la sua coscienza; acque che il vento solleva in ondate enormi, che fanno paura; acqua nera e grandi ondate nere. La scansione del tempo cambia di continuo (4/4, 5/4, 3/4) a testimonianza dell’instabilità psichica in cui la donna è ormai precipitata. Trilli e svolazzi del clarinetto basso suggellano questa tremenda esternazione: e saranno anche le ultime parole di Katerina.

Ma ecco che ora (44’16”) col tempo che muta in Andantino e il flauto che prende l’iniziativa, Sergei e Sonetka tornano in scena dopo la tanto sospirata sveltina: sembriamo proprio Adamo ed Eva, gongola lui. Per la verità, ribatte lei piuttosto frigidamente, come paradiso non mi è sembrato il massimo… Ma lui taglia corto: no no, eravamo proprio in paradiso, e il flauto sembra proprio volergli dar ragione.

44’52” Le umiliazioni per Katerina non sono finite, ora l’aspetta proprio quella che farà definitivamente traboccare il vaso. Cantando una melodia anonima e quasi trasandata, Sonetka arriva alla sfrontatezza di ringraziare Katerina per le calze, e poi darle della stupida per non aver saputo conservarsi fedele il suo Sergei, che adesso è lei a godersi. E come tengono ben caldo, le sue calze!

Il tempo rallenta ad Andante (45’55”) e su un perentorio rullo di tamburo le guardie chiamano alla nuova marcia giornaliera i forzati, che si alzano (46’07”) e ad ondate successive (ben evocate dalle folate dell’orchestra ritmate dai timpani) si mettono in fila per incamminarsi. Katerina (46’46”) resta seduta e immobile, accompagnata da un motivo agitato nei violoncelli; (47’14”) un forzato la sollecita a muoversi.

47’31” Sono sempre i violoncelli – col ritmo di arpe e contrabbassi - a scandire il tempo a Katerina, che ora si è alzata e si dirige verso Sonetka, ferma sul bordo del fiume.

48’15” Due sestine in biscroma dei contrabbassi accompagnano le cadute in acqua di Sonetka e di Katerina, che ha seguito la rivale dopo averla spinta giù dal terrapieno. Si ode un primo grido di Sonetka (48’30”) ormai trascinata lontano dalla corrente, mentre uno schianto nell’orchestra accompagna le grida dei forzati, subito zittiti alla guardia, che impedisce qualunque tentativo di soccorso. Altre due disperate invocazioni di Sonetka si perdono sempre più lontano, mentre la guardia richiama tutti all’ordine.

49’23” I forzati si rimettono in riga e riprendono il cammino verso la Siberia. Uno di loro canta ancora la disperazione i dover camminare incatenati per altre mille verste… Tutti riprendono il loro rassegnato lamento (50’04”) che si perde in lontananza (51’30”) sui cupi rintocchi del timpano, prima che il sipario cali sull’accordo di FA minore, culminante in uno schianto generale.
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Le voci

La tessitura delle voci dei personaggi principali si presenta a prima vista come normale: fa eccezione il SI naturale acuto del basso Boris, ma si tratta praticamente di due schiamazzi che il vecchio emette subito prima di cominciare la fustigazione di Sergei; e immediatamente prima tocca anche un SOLb acuto, ma per il resto sale raramente al FA.


È invece la scrittura di Shostakovich che impegna assai tutte le voci, chiamate spesso a passaggi espressionisti, legati alla violenza – materiale o psicologica - di molte delle scene dell’opera.
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Fonti

La partitura consultata è quella dell’edizione dell’opera omnia di Shostakovich, serie IV, voll.52a-52b, DSCH di Mosca, 2007, edita da Irina Levasheva e Manashir Iakubov.
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(3c. fine)               
    

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