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consulta e zecche rosse

01 dicembre, 2014

Una Lady sovietica è attesa a Bologna (3a)


Eccoci quindi arrivati al cospetto dei suoni con i quali Shostakovich ha ricoperto la sua creatura.

La macro-struttura dell’opera si articola su 4 atti a loro volta suddivisi in 9 scene, regolarmente alternate a (separate da) 5 interludi, che danno modo ai tecnici di intervenire per i cambi necessari in palcoscenico, ma servono anche a raccordare i diversi episodi in cui si articola il soggetto. In tutto abbiamo quindi 14 numeri (attenzione: non sono certo da intendersi come quelli del melodramma ottocentesco):

Atto I
1. Scena I (Katerina sola, poi Boris, quindi Zinovy e Sergei, infine Askinya)
2. Interludio I
3. Scena II (Baruffa in cortile ai danni di Aksinya e conoscenza fra Katerina e Sergei)
4. Interludio II
5. Scena III (Primo incontro Katerina-Sergei e innamoramento)
Atto II
6. Scena IV (Altro incontro carnale Katerina-Sergei, arrivo di Boris, punizione di Sergei e omicidio di Boris)
7. Interludio III (Passacaglia)
8. Scena V (Ancora un incontro Katerina-Sergei, arrivo di Zinovy e suo omicidio)
Atto III
9. Scena VI (Festa di matrimonio Katerina-Sergei e scoperta del cadavere di Zinovy)
10. Interludio IV
11. Scena VII (Ufficio di Polizia, arresto dell’insegnante, notizia del ritrovamento del cadavere di Zinovy)
12. Interludio V
13. Scena VIII (Festa di matrimonio, arresto di Katerina e Sergei)
Atto IV
14. Scena IX (Tradimento di Sergei e vendetta di Katerina)

Dal punto di vista dei tempi, abbiamo in realtà tre blocchi della durata di circa 50-50-60 minuti ciascuno: il primo atto, il secondo e l’insieme di terzo e quarto.

L’orchestra è quella ipertrofica del tardo-romanticismo (con 80 archi! peggio di Strauss…) e in più per alcuni passaggi è prevista una banda di ben 28 ottoni!

Seguiamo la musica aiutandoci con i suoni di una pregevole esecuzione del 2006 con protagonista Eva-Maria Westbroeck diretta da Mariss Jansons con l’orchestra del Concertgebouw. Quanto alle immagini, la regìa di Martin Kušej tende – secondo me – ad ulteriormente e gratuitamente accentuare gli aspetti già abbastanza crudi e violenti del libretto, aggiungendo poi trovate e invenzioni di indubbio effetto ma di dubbio gusto (una per tutte: il bacio che Katerina stampa in bocca a Boris dopo il giuramento).

(Le note che seguono si riferiscono – naturalmente – al contenuto della partitura originale, non a quello di Herr Kušej.)

Atto I, Scena I
30” Sono fiati e archi bassi ad aprire l‘Opera, in tempo Andante, portandoci subito in-medias-res, senza alcun preludio e men che meno ouverture: è il clarinetto che intona un motivo, che risentiremo anche più avanti, spesso associato alla presenza di Boris.

La successiva melopea del clarinetto sottolinea un’atmosfera che avvertiamo come pesante, non drammatica ma lugubre: Katerina è a letto e sbadiglia.

1’04” Ora è il fagotto ad accompagnare i tentativi di Katerina di riaddormentarsi. A 1’18” i violini ci presentano un motivo che nel suo lirismo ben evoca lo stato d’animo della donna, che evidentemente aspira ad una felicità che le manca, come sottolinea la successiva discesa inesorabile e quasi angosciante negli archi bassi:

1’35” Mentre il clarinetto riespone il motivo iniziale, iniziamo ad ascoltare la prima, lunga esternazione di Katerina: ha dormito, ha preso il thè col marito, poi è tornata a letto (i flauti qui fanno un’ascesa quasi tristaniana): una noia mortale!

2’43” I legni tornano ad esporre il motivo iniziale, che ora però il clarinetto sviluppa maggiormente, poi (3’01”) Katerina ci racconta che stava meglio prima di sposarsi: era più povera, ma molto più libera. Ora invece è triste, anche se è la moglie di Zinovy, il ricco mercante.

3’56” Oboe, poi violini secondi e quindi il clarinetto preparano un nuovo sfogo di Katerina, che constata come tutti gli esseri viventi vivano una vita con uno scopo, un obiettivo, mentre soltanto a lei sono riservate delusione e noia, nonostante sia moglie di un ricco mercante. E la melodia del suo canto, dalla pura inflessione russa, ben dipinge questa sua frustrazione:

Ancora una volta è un motivo discendente, in fagotti e controfagotto, a chiudere il lamento di Katerina.

5’30” Ora, sul tempo che si fa Largo, arriva Boris, il suocero dispotico e maschilista, introdotto dalle secche crome dei legni bassi e dalle semiminime della cassa e degli archi bassi in pizzicato, mentre il suo carattere ci viene subito presentato da un tronfio motivo del fagotto:


5’47” Sul tempo divenuto Allegretto Boris chiede se ci sono funghi per pranzo, lui ne va ghiotto, e soprattutto con la kasha (e ripete il nome del cereale due volte, su due terzine discendenti accompagnate dalle trombe, come a mettere preventivamente in guardia la nuora circa il menù di mezzogiorno). A 5’59” Katerina si mette a cantare (così recita il testo): con sole o temporale per lei non cambia nulla:


È il modo più appropriato per mostrargli la sua totale indifferenza, e le biscrome dei clarinetti (anche il piccolo) e le loro successive semicrome sembrano proprio degli sberleffi tirati in faccia al vecchio rompicoglioni. Il quale adesso, dopo uno schianto dell’orchestra (6’19”) cerca di imporre la sua autorità, con una prima tirata in cui ricorda alla nuora che se lei è lì, è per mettere al mondo un figlio, cosa che in cinque anni non ha saputo fare! Il suo sembra quasi un canto di guerra, con un incipit marziale:


seguito da veloci e irose semicrome, con il suo disprezzo sottolineato dai legni e poi dal tremolo dello xilofono!

6’43” Katerina reagisce da par suo: non è colpa sua se non ha figli, e lo ripete ben quattro volte, supportata da altrettanti sussulti dei corni. È tutta colpa del marito, che non sa metterla incinta! E lo sfogo si chiude su una drammatica caduta di un’ottava, dal SIb acuto.

7’07” Boris si infiamma (dopo un tremolo di RE in crescendo dello xilofono, il tempo ora è Allegro) e per tutta risposta riprende le accuse, su un motivo ancor più incalzante del precedente: è di lei la colpa, una donna non innamorata, fredda come un pesce, che non sa suscitare desiderio. E ripete per due volte quest’ultimo concetto, su una frase improvvisamente dilatata nei tempi, rispetto alla concitazione precedente. 

7’48” Dopo una rapida salita di archi e strumentini che sfocia in un poderoso accordo negli ottoni, ecco subentrare una specie di mesto corale, che prepara (8’16”) la constatazione, amara quanto venale, della mancanza di eredi per tutto quel ben di dio che lui e il figlio si sono costruiti negli anni. Boris canta proprio come se stesse piangendo la perdita di un figlio! Ma davvero straordinario è il modo con cui Shostakovich scolpisce in musica l’immagine dell’ascesa e della caduta della famiglia Izmailov: una sequenza ascendente (quasi due ottave, da RE a SI) dell’oboe seguita da un glissando discendente (di due semitoni, SIb-LA-LAb) di tromboni e tuba!

8’52” Ma ecco che Boris esterna un sospetto atroce (quasi un presentimento, si direbbe!): tornando ad esprimersi con ritmo concitato (una variazione del tema udito al suo ingresso) insinua che lei si stia cercando un ganzo con cui andarsene! Cosa che le verrà impedita con tutti i mezzi: i muri di cinta, i cani e, dopo tre reiterati strappi di tutta l’orchestra (9’12”) con l’occhio vigile del padrone! Una frase perentoria, che Boris canta in minime (scendendo dal FA al DO#) accompagnate da martellanti terzine dell’orchestra, che poi chiude con pesantissimi accordi drammatizzati dal tremolo di cassa, piatti e tamburo, una figurazione che anticipa significativamente il ritornello del rondò del quinto interludio (quello della spedizione della polizia a casa Izmailov!)

9’27” Apparentemente calmatosi (il tempo ora è tornato Largo) e accompagnato dal motivo che ne aveva caratterizzato l’arrivo, Boris intima a Katerina di preparare le esche velenose per i topi, che si sono mangiati tutta la farina. Mentre il suocero si allontana, lei lo maledice (9’46”, tempo Allegro): sei tu un topo, e per te ci vorrebbe il veleno!

9’58” Mentre Katerina prepara le esche avvelenate abbiamo un breve interludio orchestrale (non è fra i 5 formalmente definiti, anche perché è di sole 20 battute). Il tempo è rallentato, ed è il timbro rabbrividente del clarinetto basso a caratterizzarlo, sul tremolo pure raggelante degli archi bassi e del tam-tam e con un singolo, ma secco, tocco di xilofono (un RE in ottava, a 10’08”): che sia un lampo che attraversa la mente turbata della donna, l’idea di come sbarazzarsi dell’odiato suocero?



10’51” La lugubre scena è rischiarata dall’improvvisa irruzione del flauto contralto (in SOL, su tempo Andantino) che accompagna l’entrata di Zinovy, avvertito da un messaggero del grave guaio capitato al mulino (il cedimento della diga e la conseguente falla). Zinovy decide di recarsi là immediatamente e il padre, sopraggiunto, ne appoggia la decisione (il tempo è Più mosso): ci si deve fidare solo di se stessi.

11’36” I servi lì presenti ridono alla notizia e Boris – supportato da un protervo accordo di MIb maggiore, cui segue un inciso in semicrome fra il tracotante e il ridicolo di tromboni e tuba (ottava discendente sul MIb) - li riprende a dovere, con tutti gli archi che fanno ondeggiare semicrome frementi come l’animo del padrone.

12’00” Allora, dopo una rapidissima scalata dell’orchestra, culminata in un retorico ed enfatico LAb maggiore, i servi cantano il loro dispiacere per la partenza del padrone, e lo fanno a tempo di… walzer, in Allegretto, grossolanamente scandito da cassa, timpani e xilofono! A 12’33” un breve interludio orchestrale di 16 battute (che verrà ripreso nella Quinta Sinfonia) rafforza il walzer con interventi dello xilofono e dell’ottavino, chiusi da una discesa di crome in tutti gli strumenti bassi.   

12’49” I servi riprendono il walzer delle lodi del padrone, con ipocriti lamenti sulla tristezza che li assalirà durante la sua assenza. Il siparietto si chiude bruscamente, su un SIb, dove il tempo accelera, mutando a 2/2 e viene introdotta, da otto veloci battute dei legni, protagonista l’ottavino, una nuova parte della scena.

13’19” Evidentemente dietro quel motivo saltellante dell’ottavino non c’è solo il trambusto per l‘imminente partenza di Zinovy, ma anche il carattere di un nuovo personaggio (che diventerà protagonista) che Zinovy trascina davanti al padre per presentarglielo, come nuovo lavorante che lui ha appena assunto. È Sergei, di cui subito Boris si informa della provenienza e della ragione del licenziamento da parte del padrone precedente (certo: ai tempi, era l’unico modo per cambiare posto di lavoro…)

13’40” Ma Sergei non fa in tempo a rispondere, poiché il cocchiere annuncia che i cavalli sono pronti per il viaggio di Zinovy. Allora Boris, accompagnato da quattro incisi dei tromboni (in glissando) e dalla tuba, lo invita a partire, non senza aver prima salutato la moglie. Cosa che Zinovy (14’00”) fa frettolosamente ma con lirismo che non si sa se sia ingenuità o stupidità (tempo Moderato) invitando il padre a ricordarle che lei gli deve obbedienza (!) Invece è Boris (14’17”) accompagnato da tre autentici berci dei due tromboni (con immancabile glissando) a ordinare al figlio di far giurare alla moglie di essergli fedele.

14’39” Mentre il flauto per tutta la scena continua ad agitarsi (Più mosso) – è per caso Sergei che incombe?… -  Zinovy non ne capisce il motivo, fa presente che starà via per poco, ma il padre lo mette in guardia: ha una moglie giovane, alla moda, qualcuno le potrebbe girare intorno, non si sa mai. Zinovy annuisce, su un REb tenuto che scimmiotta quello del padre, mentre su un’esasperata esternazione del flauto (15’30”) un perentorio schianto di RE naturale accompagna Boris a far giurare Katerina sulla sacra icona.

15’42” Dopo che un altro schianto (sul SOL) ha conferito tutta la protervia necessaria all’ingiunzione del suocero, Katerina giura, a sua volta con secco salto di nona minore ascendente (SOL-LAb) cui segue in orchestra un autentico tumulto (sole 6 battute) fatto di un tappeto generale di terzine sul quale si staglia un ampio motivo nelle trombe. Adesso (15’52”) si fa improvvisamente silenzio e Boris (parlando) ordina al figlio di salutare la moglie. Zinovy lo fa (anche lui parlando) ma sempre con distacco. Al che (16’11”) mentre in orchestra riprende il tumulto di poco prima (stavolta per 13 battute) ma con il motivo suonato dai primi violini, Boris pretende, con brusche imprecazioni, che Zinovy si inginocchi davanti a lei per salutarla, poi affretta la partenza del figlio.

16’32” La sarabanda in orchestra si placa e tutti se ne vanno su un poderoso SOL dei bassi accompagnato dal metallico suono del tam-tam. Ma Sergei (16’49”) è rimasto nei paraggi, e la cuoca Aksinya lo rimprovera, supportata dal solo fagotto, prima di mettere in guardia Katerina da quel giovinastro, che se l’è già fatta con la moglie del precedente padrone, che perciò l’ha cacciato.

17’46” Infine è Boris – accompagnato dai soli archi bassi, a dare un ultimo rimprovero a Katerina per non aver nemmeno versato una lacrimuccia alla partenza del marito! Tromboni e tuba chiudono gravemente la scena.

Interludio I
18’23”  Consta di 51 battute in tempo Largo, le prime 8 in 4/4, il resto in 3/4. Si può suddividere in tre sezioni, delimitate dalle corone puntate alle battute 8 (18’50”) 27 (19’43”) e 51 (chiusura). È di una cupezza assoluta, con gli strumenti prevalentemente nel registro grave, e con improvvise irruzioni degli ottoni sovrapposte a rabbrividenti tremoli dei piatti e altrettanto minacciosi colpi di tam-tam. L’unica linea melodica degna di questo nome è affidata allo spettrale timbro del corno inglese, che nella sezione mediana, in risposta ad una sollecitazione delle viole, dialoga con gli archi bassi. Come interpretarlo? Certo come una evocazione dello stato di degrado di quel micro-cosmo che gira intorno a Katerina, ma anche di ciò che matura dentro di lei, in conseguenza delle insopportabili vessazioni cui la donna è sottoposta.

Scena II
La seconda scena si svolge precisamente nello stesso luogo dove era terminata la prima (il cortile della casa degli Izmailov). Quindi l’interludio che la separa da quella precedente serve in questo caso non già per cambiare l’ambiente, ma per creare uno stacco temporale fra i due momenti: poiché è evidentemente passato del tempo (come minimo parecchie ore, ma più plausibilmente almeno un giorno) dalla partenza di Zinovy. La scena è suddivisa in due parti: nella prima assistiamo alle volgari molestie degli uomini nei confronti della povera cuoca Aksinya; nella seconda all’incontro ravvicinato fra Katerina e Sergei, che creerà i presupposti per il loro successivo innamoramento.

20’48” In tempo Allegro, sono le grida disperate della cuoca – che i maschi hanno infilato in un barile - che risuonano immediatamente (e senza soluzione di continuità con il precedente Interludio) accavallandosi a quelle dei maschi che la circondano e che entrano via via a creare una orgiastica polifonia: dapprima il coro (tenori e bassi) dei lavoranti, poi il contadino cencioso, quindi il guardiano, poi l’operaio e infine Sergei, che addirittura si infila nel barile (il tempo accelera a Presto)! È una scena di realismo inaudito, nelle parole, ma soprattutto nella musica! (Per risparmiarsi note Shostakovich ci mette addirittura tre da-capo…) Basti pensare che culmina nientemeno che con un orgasmo in piena regola (è Sergei che ha stuprato la donna) che Shostakovich mette in note così:


Vedremo poi che questo non sarà l’unico momento hard dell’opera. 

23’13” Preceduta dall’avvertimento del contadino cencioso e da un gran colpo di tam-tam arriva Katerina, proprio mentre Sergei e Aksinya rotolano fuori dal barile accompagnati da un glissando del trombone (una costante, questa, in Shostakovich per descrivere situazioni… imbarazzanti) che scende cromaticamente da LA a MI. La padrona, si informa dalla cuoca sull’accaduto e ne ha una risposta… diplomatica: mi hanno strappato tutta la gonna! Poi Katerina, mentre il tempo cala ad Allegretto, redarguisce gli uomini, ricevendo risposte sfacciate proprio da Sergei.

23’53” Allora lei si lancia in un autentico predicozzo (su una bellissima melodia, un Andantino in MIb minore) sulla superiorità della donna:


La accompagna di tanto in tanto il corno inglese. La tirata è chiusa da un ammonimento a Sergei, anzi (25’19”) da una minaccia di suonargliele, che però viene cantata su una melodia che è a dir poco una… dichiarazione d’amore! È evidente che in Katerina è già scattato qualcosa che la attira irresistibilmente verso quel giovane, bello quanto intraprendente.

25’44” Preceduto da un assolo del clarinetto, mentre il tempo rallenta ad Adagio, Sergei sfida allora Katerina a stringergli la mano, cosa che Katerina accetta (26’07”) ma la stretta di Sergei è persino dolorosa, così lei gli ordina di lasciarla. A 26’40” lui continua a stringerle la mano, e allora Katerina lo allontana con uno spintone, commentato (26’48”) con ammirazione dal contadino cencioso.

26’54” Sergei ora fa a Katerina una proposta davvero ardita: un round di lotta libera (!) E lei, incredibilmente (ma è davvero così incredibile la cosa, a questo punto?) accetta. I due cominciano a lottare (27’18”) ma si capisce subito – dall’accompagnamento discreto, per non dire sensuale, di celli e violini con sordina - che in realtà c’è dell’altro. E infatti Sergei si ferma quasi subito (27’27”) mentre il clarinetto basso sembra scavare nell’animo di Katerina, che chiede candidamente al ragazzo il perché di quella sosta.

27’44” Sergei sembra quasi scusarsi per aver usato la forza contro una donna, e in realtà il suo è un languido abbraccio, come testimoniano le linee melodiche dei violini e ora dei corni che accompagnano il suo canto appassionato. Che ormai tra i due sia scoccato molto più che una scintilla lo testimonia il diminutivo con il quale Katerina apostrofa Sergei (28’03”) implorandolo di lasciarla! Intanto però sta sopraggiungendo - seguito da due incisi del suo… clarinetto sul tempo Meno mosso - il vecchio Boris (28’15”) che chiede cosa stia succedendo lì, trovando la nuora ancora abbracciata al servo! E il cupo pizzicato degli archi sottolinea il suo atteggiamento inquisitorio. A 28’25” Katerina cerca di giustificare in qualche modo la situazione (lei è inciampata e Sergei le è… caduto addosso cercando di non farla cadere) ma il DO grave degli archi bassi già ci dice dei sospetti del vecchio, che il contadino cencioso (28’41”) cerca di fugare, confermando la versione di Katerina. 

28’46” Ora l’intera orchestra sembra caricarsi progressivamente di energia, proprio come una marea crescente che sfocia (28’54”) in Allegro, con due strappate generali di MIb, seguite da una martellata di cassa e tam-tam, poi da due anapesti (due semicrome + croma) nei fiati. È la furia di Boris che si scatena ora contro i lavoranti perditempo, ma anche contro la nuora fedifraga. Accompagnato da sei vere e proprie frustate di tutta l’orchestra, in anapesto sul MI naturale, ai primi urla di tornare alle loro occupazioni, poi (29’08”) a Sergei di togliersi dai piedi. Infine, dopo una spettacolare caduta delle trombe chiusa da due semicrome del timpano, intima alla nuora (29’16”) di preparare i funghi (!) poi a tempo debito, racconterà tutto a suo marito. Clarinetto basso e controfagotto sottolineano le sue minacce con una spaventevole discesa all’inferno.

Interludio II
29’40” Sono 83 battute, in 3/4 in Fa minore, Allegro con brio, struttura di rondò. Mentre l’atmosfera generale è di grande eccitazione ed effervescenza (quasi da… circo) il carattere peculiare del tema è fornito dagli anapesti (qui costituiti da due semicrome + semiminima) che evidentemente ricordano le precedenti sferzate di Boris. Il tema è affidato inizialmente ai legni e alla prima tromba:

  
Dopo la usuale doppia esposizione, ecco (29’54”) un primo, lungo sviluppo dove all’incessante fluire del ritmo si sovrappongono diversi interventi solistici (xilofono, fagotti, corni, trombe, tromboni e percussioni) finchè una reiterazione continua degli anapesti nei legni, accompagnata da una fanfara delle trombe, porta (30’32”) alla seconda esposizione del tema, brevissima (sole 5 battute) che dà subito spazio ad un altro lungo sviluppo, all’interno del quale riconosciamo anche una fuga (30’54”) negli archi (iniziata dai violoncelli) che porta (31’27”) alla terza esposizione (doppia, prima negli ottoni, poi nei legni) del tema, con la quale si chiude l’interludio.

Scena III
Si ritorna ora nella camera di Katerina, che non riesce a prender sonno, come sempre preda di noia e solitudine. A 31’45”, in tempo Allegro, sono i 4 corni ad introdurre la prima esternazione di Katerina, esponendo un tema  sinistro, anche qui caratterizzato da anapesti:
  
Il tema viene subito ripreso dalle viole sulle parole della donna (31’59”) che ancora lamenta la sua condizione di semi-prigionia e di abbandono in cui è costretta a vivere. Tema che è un misto di angoscia e di noia insopportabile, e che la farà da padrone nel seguito – trasferendosi da una all’altra sezione degli archi - per tutto il tempo che intercorre tra la prima esternazione di Katerina e il momento in cui Boris lascerà la sua stanza, poi ancora quando Katerina si coricherà (ma è una specie di idea-fissa, che accompagnerà Katerina e Boris fino alla fine di quest’ultimo). Il suocero è infatti arrivato (33’30”) per controllare che la nuora si metta a letto, spegnendo le candele che non debbono essere inutilmente consumate.

34’31” All’uscita di Boris, un sommesso rullo della cassa e rintocchi della celesta (quasi un pendolo che suona le ore) interrompono l’ostinata melodia degli archi; ecco che Katerina si spoglia per la notte, su lunghe note gravi di celli e contrabbassi e su un sommesso rullo dei timpani (tempo Moderato); che prosegue ancora (35’12”) quando il clarinetto basso espone una melopea degradante, che prepara l’atmosfera per l’aria di Katerina.

35’40” In FA# minore e in tempo Adagio la donna canta la sua profonda amarezza per non avere ciò che è concesso a tutti gli animali del creato: l’amore.

  
Seguiamo il suo accorato lamento: il puledro, il gatto, il colombo inseguono le rispettive femmine, solo io non ho nessuno che mi desideri; (36’31”) anche la betulla è accarezzata dal vento e riscaldata dal sole, solo da me non viene nessuno, niente abbracci, niente baci, niente carezze; (37’22”) nessuno che mi mandi in estasi (culmine sul SIb acuto); (37’48”, entrano le arpe, mentre il tempo si era fatto Più mosso) i miei giorni sono senza gioia, la vita se ne va, senza un sorriso; (entrano clarinetto e clarinetto basso) e poi (a 38’36”) nessuno viene da me, nessuno (terza maggiore DO#-LA#) nessuno (terza minore DO#-LA). Sulle ultime parole di Katerina il violoncello solo sembra cantare una mesta ninna-nanna, poi (39’30”) i clarinetti riprendono il tema iniziale, quindi flauto e ottavino accompagnano Katerina che si mette a letto. A 40’10” il tema iniziale torna nel corno, trascinandosi fino a nuovi rintocchi della celesta (40’40”).

40’55” Improvvisi, col tempo che si riscalda in Allegro, ecco due colpi del legno, lunghi (semiminime) seguiti da altri due, più corti (crome): qualcuno bussa alla porta! A 40’58” Katerina chiede chi è, mentre risuona un’altra coppia di colpi brevi. A 41’02” la persona che sta lì fuori la tranquillizza, ma senza ancora presentarsi. Ad una nuova richiesta della donna, finalmente pronuncia il suo nome: Sergei. Katerina lo ripete, e il clarinetto basso accompagna il sussulto del suo cuore! Peggio, Katerina si rivolge all’uomo – che nel frattempo ha bussato altre tre volte - con il nomignolo! Dopo una brevissima schermaglia (con il clarinetto basso che ancora si dimena) e un’altra coppia di colpi alla porta, Katerina (41’24”) apre e fa entrare Sergei. Il quale (41’26”) le chiede un libro; Katerina, sempre agitatissima (come il clarinetto basso!) gli chiede quale libro; uno qualunque, risponde lui; e lei gli dice (parlando) che non ha libri perché nemmeno sa leggere.

41’43” Mentre il tempo cala ad Adagio, un drammatico tremolo in fortissimo di violini secondi e viole (nel quale si ode uno schianto dei corni) seguito nei violini primi da una quarta discendente (MI-SI, che anticipa la noia di Sergei) ci annuncia che dobbiamo prepararci ad assistere ad una scena di seduzione (accoppiamento incluso!) come poche se ne erano viste e udite, prima del 1934, nel teatro musicale (Berg escluso, ecco). Cominciando con quel MI-SI, Sergei si lamenta della noia che soffre. Attacca ora un Allegretto, caratterizzato da impertinenti anapesti nel clarinetto: è Katerina che chiede a Sergei (41’54”) perché non si sposa per combattere la noia (beh, certo che lei è un’esperta in materia di matrimoni eccitanti!) Così Sergei le spiega che vorrebbe una donna ricca, che però con lui non viene, del resto non sa che farsene di una povera e ignorante.

42’20”  Anche Katerina ammette di annoiarsi, e Sergei concorda in pieno. Ora sono il flauto e poi l’impertinente clarinetto piccolo a guidare la danza: a 42’32” lei si lamenta di non avere almeno un figlio e così Sergei (42’42”) comincia la sua manovra di demolizione psicologica della sua preda, che ormai sente di avere a portata di… (!?) Così le spiega- ohibò – che per avere un figlio deve pur succedere qualcosa fra maschio e femmina! Per qualche battuta li strumentini tacciono, resta solo l’accompagnamento anapestico negli archi: Sergei (43’00”) con tono ammiccante le fa notare che lei potrebbe farsi un amante, con il quale incontrarsi fugacemente di nascosto… Sì, però – mentre il flauto ha ripreso i suoi svolazzi - (43’14”) la cosa sarebbe complicata.

43’26” Certo che se invece l’amante fosse proprio lì, in casa sua, a portata di mano…  Il violoncello lo segue con un motivo insinuante, mentre - come a far scoccare scintille nella testa di Katerina - è lo xilofono che emette nove ammiccanti anapesti! Poi, seriamente, su un misterioso accompagnamento ridotto ai soli archi, Sergei conclude: credi che io non sappia come vanno queste cose? è una vita che vedo come vivono le donne dei ricchi!   

44’13” Katerina, quasi meccanicamente, senza alcun accompagnamento, cerca di congedare Sergei, che sembra voler andarsene, al che lei gli augura la buona notte. Ma lui non ha la minima intenzione di lasciarla, e tanto per portare il discorso sul terreno… carnale, le ricorda (44’28”) i momenti della (finta) lotta il giorno del loro primo incontro ravvicinato. L’atmosfera si va rapidamente riscaldando, come testimonia il tempo (Allegro molto) caratterizzato da martellanti crome negli archi. Invano Katerina cerca di sviare il discorso, Sergei le dice (44’44”) che quello è stato  il miglior momento della sua vita (!)

A 44’55” si aggiunge addirittura il tamburo a rendere l’idea dell’assalto finale di Sergei, che abbraccia Katerina, la quale (45’03”) tenta un’ultima difesa, ricorrendo alla scusa più… banale (il suocero potrebbe vederli). Adesso l’orchestra si prepara a dispiegare tutte le sue potenzialità: c’è da accompagnare nientemeno che una scena di… coito (sì, diciamo pane al pane e vino al vino!)

45’13” L’orchestra si anima ulteriormente: da quattro crome passa a due terzine per battuta, mentre Sergei, ormai padrone del campo, sentenzia: io sono più forte di te! Adesso i due si scambiano ancora qualche battuta più ridicola che drammatica, del tipo: ho paura (lei); vita mia (lui); cosa fai? (lei); gioia mia (lui). Poi tacciono e lasciano parlare (anzi, suonare, e come!) gli strumenti. Sono precisamente 101 battute musicali (da 45’39”) di cui questa pagina è solo un esempio:


Come si vede, all’organico normale, già pletorico, dell’orchestra, qui si aggiunge anche una banda di ben 24 ottoni (nella passacaglia dell’atto successivo saranno 28!) Beh, ognuno potrà cercare di individuare il momento preciso dell’orgasmo… di certo è ciò che avviene dopo una battuta di pausa con corona puntata, a 46’50”, con quegli espliciti glissando dei 3 tromboni!

47’18” Katerina chiede a Sergei di andarsene, lei è una donna sposata: apperò! non ha poi tutti i torti il trombone ad emettere qui una solenne pernacchia! Anticipando la sprezzante irrisione (47’35”) di Sergei per l’impotente marito di Katerina. La quale ora (47’55”) si abbandona a Sergei, ormai per lei non esiste (e mai più esisterà) altro uomo, anzi… altro e basta! I clarinetti ne sottolineano discretamente la solenne promessa.

48’27” Annunciato dai corni che espongono per l’ultima volta il tema udito all’inizio della scena, ecco farsi sentire il vecchio Boris, venuto a controllare che la nuora sia a letto. Archi bassi, rullo di cassa e tocchi di timpano lo licenziano quasi subito.

49’08” Katerina chiede a Sergei di andare, dato che il suocero chiuderà la porta, ma (49’15”) Sergei risponde che a lui basterà la finestra; Katerina si abbandona ancora fra le sue braccia e qui (da 49’24”) l’atto si chiude con 13 battute in Allegro di tutta l’orchestra, che riprendono – significativamente – il tema circense del precedente Interludio.

(3a. continua)     

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