ricongiungimenti

Maurizio & Claudio

05 dicembre, 2014

Orchestraverdi 14-15 – Concerto n° 12


È ancora il rampante Jader Bignamini a salire sul podio dell’Auditorium per dirigere un concerto… operistico (ormai lui si sta dando sempre di più al teatro!) affiancato al proscenio dall’albionica-cangura (e ora anche un po’ italiana, quindi assai meno… snella di una cangura, smile!) Jessica Pratt.  

Concerto anticipato rispetto al calendario per dar modo al Direttore di volare a Mosca, dove l’8 dicembre dirigerà il Requiem verdiano.

L’impaginazione prevede un alternarsi regolare di una Sinfonia e di un’Aria (o poco più) da opere di: Rossini, Bellini, Meyerbeer, Verdi e Donizetti. Le arie sono ovviamente depurate delle parti che prevederebbero interventi di cori o altri personaggi.

L’Orchestra si conferma in stato di grazia e in perfetta simbiosi con il suo Direttore, sciorinando esecuzioni impeccabili delle cinque Sinfonie. Strepitoso il pacchetto dei 5 violoncelli, guidato da Tobia Scarpolini, nell’apertura del Tell, dove si è poi messa in luce Paola Scotti nell’impervio passaggio del corno inglese; da incorniciare anche l’attacco dei primi violini della Luisa Miller, un pianissimo davvero emozionante. Ma benissimo anche Norma, Africaine e Roberto Devereux.

La Pratt, che si è presentata in un lungo (e largo, smile!) nero, ha iniziato con Amenaide in Come dolce all’alma mia dal Tancredi: sarà stato l’attacco a freddo, fatto sta che i virtuosismi (Voglia il ciel) non sono stati proprio impeccabili. Poi molto meglio invece la Elvira dei Puritani, chiusa dal primo di una serie di MIb acuti che sfoggerà nella serata. Convincente anche come Marguerite in Les Huguenots (Oh beau pays de la Touraine) a dispetto di una falsa ripartenza su A ce mot tout s’anime, che poi si fa perdonare schioccando il RE acuto conclusivo.

Dopo l’intervallo la Pratt si è ripresentata con un abito più chiaro e assai meno dotato di… ehm, balconatura, per Verdi e Donizetti. Discreto, ma non entusiasmante, il suo Caro nome dal Rigoletto; eccellente invece la Lucia (Il dolce suono; Ardon gl'incensi; Spargi d'amaro pianto) chiusa da un lungo e pulito MIb acuto. Qui Massimiliano Crepaldi l’accompagna splendidamente con il suo flauto, meritandosi da Bignamini una chiamata al proscenio.     

Un primo bis vede la Jessicona scatenarsi come Cunegonda nel bollente Glitter and be gay dal Candide di Bernstein, anche questo infarcito di MIb, in cui accenna anche la scenetta dei gioielli con l’impacciatissimo Bignamini. Poi ripete il MIb di Donizetti. Pubblico – tutt’altro che oceanico – in delirio.

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