È ancora il
rampante Jader Bignamini a salire sul
podio dell’Auditorium per dirigere un concerto… operistico (ormai lui si sta dando sempre di più al teatro!) affiancato al
proscenio dall’albionica-cangura (e ora anche un po’ italiana, quindi assai
meno… snella di una cangura, smile!) Jessica Pratt.
Concerto
anticipato rispetto al calendario per dar modo al Direttore di volare a Mosca,
dove l’8 dicembre dirigerà il Requiem verdiano.
L’impaginazione
prevede un alternarsi regolare di una Sinfonia e di un’Aria (o poco più) da
opere di: Rossini, Bellini, Meyerbeer, Verdi e Donizetti. Le arie sono
ovviamente depurate delle parti che prevederebbero interventi di cori o altri
personaggi.
L’Orchestra
si conferma in stato di grazia e in perfetta simbiosi con il suo Direttore,
sciorinando esecuzioni impeccabili delle cinque Sinfonie. Strepitoso il
pacchetto dei 5 violoncelli, guidato da Tobia
Scarpolini, nell’apertura del Tell, dove si è poi messa in luce Paola Scotti nell’impervio passaggio del
corno inglese; da incorniciare anche l’attacco dei primi violini della Luisa
Miller, un pianissimo davvero
emozionante. Ma benissimo anche Norma,
Africaine e Roberto Devereux.
La Pratt,
che si è presentata in un lungo (e
largo, smile!) nero, ha iniziato con
Amenaide in Come dolce all’alma mia
dal Tancredi:
sarà stato l’attacco a freddo, fatto sta che i virtuosismi (Voglia il ciel) non sono stati proprio
impeccabili. Poi molto meglio invece la Elvira dei Puritani, chiusa dal
primo di una serie di MIb acuti che sfoggerà nella serata. Convincente anche
come Marguerite in Les Huguenots (Oh beau
pays de la Touraine) a dispetto di una falsa ripartenza su
A ce mot tout s’anime, che poi si fa
perdonare schioccando il RE acuto conclusivo.
Dopo l’intervallo la Pratt si è ripresentata
con un abito più chiaro e assai meno dotato di… ehm, balconatura, per Verdi e Donizetti. Discreto, ma non entusiasmante,
il suo Caro nome dal Rigoletto;
eccellente invece la Lucia (Il dolce suono; Ardon gl'incensi; Spargi d'amaro pianto) chiusa da un lungo e pulito MIb acuto. Qui
Massimiliano Crepaldi l’accompagna splendidamente con il suo flauto, meritandosi
da Bignamini una chiamata al proscenio.
Un primo bis vede la Jessicona scatenarsi come
Cunegonda nel bollente Glitter and be gay dal
Candide
di Bernstein, anche questo infarcito di MIb, in cui accenna anche la scenetta
dei gioielli con l’impacciatissimo Bignamini. Poi ripete il MIb di Donizetti.
Pubblico – tutt’altro che oceanico – in delirio.
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