Zhang Xian ancora sul
podio per proporci un tardo- e tardissimo-romantico concerto. Il tardo sarebbe poi Antonin Dvorak, che incastona fra due sue composizioni il
tardissimo Erich Wolfgang Korngold,
aka… la musica di Errol Flynn! Concerto già andato in onda questa settimana in
quel di Bolzano-Trento, dove laVERDI ha fatto tappa martedi e mercoledi.
Ma andiamo con
ordine. Apre le danze (è proprio il caso di dirlo) Karneval, che il
venerabile Aldo Ceccato (di Dvorak
innamorato…) ci aveva proposto un paio di stagioni orsono. Eseguendolo
da solo – come del resto è prassi istituita dall’Autore medesimo – si perde il fil rouge che lo lega agli altri due
brani del ciclo (Natura, Vita, Amore)
rappresentato da una specie di motto
musicale che compare nelle tre opere del trittico. Ma pazienza, anzi… meglio
così, tutto sommato.
Vigorosa
prestazione dei ragazzi, che così scaldano i muscoli per il prosieguo del
concerto, che vede il 24enne Eugene Ugorski (nato a
SanPietroburgo, ma emigrato a 5 anni in California, al seguito della famiglia) cimentarsi
con il Concerto per violino di Korngold.
Opera composta dopo la WWII, quando Korngold, avendo ormai fatto il suo (gran)
tempo come autore di colonne sonore di Hollywood, si rimise a comporre musica
(cosiddetta) seria.
Un
concerto che sembra volersi rifare a modelli del profondo ‘800 (che so,
Wieniawski o Bruch o Saint-Saens) o magari del primissimo ‘900 (Sibelius)
calati dentro un mondo che nel frattempo è cambiato da così a… cosà (non so se
questo spieghi la presenza di una cospicua batteria di percussioni, peraltro impiegata
con grande parsimonia). E infatti qualcosa di Sibelius si intravede, così come
del conterraneo Mahler (alla cui moglie Alma Werfel il concerto è dedicato) anche se le reminiscenze più evidenti sono quelle delle
musiche da film, con cui il compositore originario della Boemia (austriaca, ai
tempi) aveva inondato l’America.
___
Il Moderato nobile che apre il concerto (in RE maggiore, tonalità che
è quasi un must nella fattispecie) è basato su due temi presi da colonne
sonore di film dell’Autore:
Il primo (tema-a) è subito esposto (a 26”) dal
violino solista e viene dalla colonna sonora di Another
Dawn, un film poco fortunato del 1937. Il solista
arricchisce la melodia (51”) con un controsoggetto e qualche
moderata variazione, poi ecco un crescendo che culmina (1’21”) su una veloce
ascesa dei flauti a cui segue una risposta del solista, che inserisce qualche
virtuosismo e quindi esegue una scalata fino alla sensibile DO#, sulla quale un
rullo di timpani e i trilli di flauti e clarinetti preparano (1’45”)
la riesposizione del tema-a nell’orchestra,
subito però raggiunta dal solista che contrappunta il tema con veloci
figurazioni che ricordano il finale del concerto di Sibelius.
Qui
abbiamo una lunga transizione cadenzante, affidata al solista con interventi dell’orchestra,
finchè a
2’54”
l’oboe introduce un ponte (basato sempre sul tema-a) che vede impegnati gli archi in veloci semicrome; ponte che
conduce, su un intervento dei corni, all’esposizione (3’16”) del secondo tema (tema-b) Meno mosso, cantabile. Ligio alle convenzioni (effettivamente si può
qui parlare di forma-sonata, con sviluppo limitato) Korngold
lo presenta nella tonalità dominante
di RE: LA maggiore. Il tema è di stampo vagamente mahleriano
- 4a sinfonia – e proviene dalla colonna sonora di Juarez (si ascolti a 1’33”) del 1939. Il solista lo
sviluppa con grande nobiltà e portamento (oltre che inframmezzando un paio di
velocissime scale ascendenti) fino a chiudere, su un glissando dell’arpa, sul
DO maggiore. Qui (4’54”) si può individuare l’inizio dello sviluppo, dove è il corno a farci riudire l’incipit del tema-a, mentre il solista riprende le
figurazioni che richiamano Sibelius, fino a sfociare (5’26”) in una cadenza (sulla quale c’è qualche
intromissione dell’orchestra) con passaggi in corda doppia, cadenza che poi
porta ad un’ascesa fino ad un trillo sul RE.
E quindi, a 6’54” abbiamo la ripresa, dove si ripresenta, nel
canonico RE maggiore in orchestra, il tema-a,
sul quale ancora interviene il solista che riprende le redini del discorso e
con veloci arpeggi guida al ritorno – dopo un gran rullo di timpani - del tema-b (8’02”) in corni, oboi,
clarinetto, violini e celli, e in tonalità appropriata alla circostanza (RE
maggiore!) Dopo che il solista ha completato l’esposizione del tema, a 9’15”
un crescendo generale dà inizio alla coda,
che a 9’51” si fa parossistica, col solista rimbeccato da autentici starnuti dei legni e degli archi,
solista che chiude con la sigla del tema-a
su cui si schianta l’intera orchestra.
Il secondo movimento, Romance, impiega un tema derivato, peraltro
abbastanza liberamente, dalle
musiche per il film Anthony Adverse del 1935:
La struttura è tripartita, del tipo A-B-A, quindi
con il tema principale che incastona una sezione centrale, contrastante nella
tonalità più che nell’atmosfera.
10’22”
Vibrafono, arpa, violini II e viole, poi seguiti dalla celesta preparano un
tappeto di SOL maggiore, appena sporcato da un FA#. A rinforzarlo entrano
flauti e oboi (10’37”) poi i clarinetti e i corni, che preparano l’entrata del
solista (una prima versione
prevedeva l’ingresso del clarinetto ad esporre il tema principale).
10’54” il
violino solista espone il bellissimo tema, languido, caratterizzato da un
ondeggiamento fra dominante, tonica (SOL) sottodominante e risalita alla
sensibile, subito sviluppato (11’21”) con salita fino alla
mediante superiore. L’entrata del corno inglese (11’47”) introduce una
nuova frase del violino, che comincia una lunga peregrinazione che lo porta a
sfociare (12’45”) in DO maggiore, dove inizia (13’07”) una transizione
che porta (13’30”) ad una lunga e languida cadenza che chiude la prima
esposizione del tema.
La breve sezione centrale del
movimento – Poco meno (misterioso) -
inizia a 15’07” con un improvvisa virata a MI maggiore. Violino, legni e
archi, con la celesta, sembrano dipingere soffici arabeschi sonori, sfociando
in SI maggiore dove (16’00”) i primi violini cominciano a
ricordare l’incipit del tema principale, due volte, salendo prima al SIb, poi
al DO#. Qui rientra il solista (16’06”) ad esporre il tema in FA
maggiore (!) ma tornando subito sul precedente MI per poi avvicinarsi - passando
dal SI fino a raggiungerlo a 16’50” - al SOL maggiore di
impianto. Da qui riprende lo sviluppo del tema, che si protrae languidamente
fino a 18’46” (Tranquillo) dove
inizia la conclusiva e sognante cadenza.
Anche il finale - Allegro assai vivace, 2/4 in RE maggiore
- è tributario di una colonna sonora, precisamente quella di The Prince and the Pauper, del
1937. È in effetti costituito da una serie di variazioni sul tema dal film.
Curioso che il tema non venga esposto immediatamente, ma sia preceduto (e poi
seguito) da sue variazioni.
20’08” Uno
schianto dell’orchestra apre il finale e il solista subito entra con una
variazione del tema, una specie di giga,
tutta in terzine e in staccato. Lo
imitano poco dopo tutti i legni, prima che il violino la riprenda a sua volta.
Il gioco si ripete, ovviamente con continue varianti e interventi di diverse
sezioni dell’orchestra, finchè (a 21’20”) ascoltiamo per bene il tema,
esposto dal solista in SIb maggiore:
Notiamo subito che il suo
incipit richiama da vicino quello del tema iniziale del concerto. Vedremo come
alla fine verrà scandito proprio come lo era stato il primo, alla chiusa del
movimento iniziale. Quindi possiamo da subito apprezzare la coerenza tematica
di questo concerto, e il suo carattere ciclico.
Il tema ha un controsoggetto, che udiamo a 21’34”
nel violino, di sapore mozartiano: sale da mediante a dominante e da qui fino
alla settima abbassata superiore. Poi il tutto è ancora ribadito, finchè si
torna (22’11”) dopo una presa di respiro, al RE maggiore e al tema
variato. Come da sacri canoni, a 22’35” il solista lo riprende nella
dominante LA maggiore, questa volta tutto in quartine di semicrome. E così si continua con l’orchestra e
sporadici interventi del solista, fino ad arrivare a 23’43”, dove il violino
riespone il tema nella sua forma genuina e adesso nel canonico RE maggiore.
A 23’57” è il violino di
spalla che si sostituisce momentaneamente al solista, esponendo il
controsoggetto, ma subito ecco che il solista si riappropria delle sue prerogative
e riprende il tema variato, poi (24’12”) espone il controsoggetto in
SOL maggiore. Dopo una pausa di riflessione - con un intervento del fagotto -
il solista attacca (a 24’32”) una nuova variazione del
tema, con un botta-e-risposta con le viole che introduce un affrettato
crescendo, culminante (24’52”) in un paio di pesanti
accordi di DO, seguiti da uno stentoreo intervento dei corni (in FA maggiore) a
stamparci bene nella memoria, per due volte, il tema del film!
Il violino solista (25’16”)
espone con suoni in armonici il
controsoggetto (sempre in FA) poi l’atmosfera si fa più calma e vira, con i
corni, al MI maggiore, poi al LA maggiore, dove torna (a 26’11”) l’iniziale
schianto dell’orchestra, questa volta seguito da altri sei!
I Il solista, sempre in LA, riprende ancora a
variare il tema principale, librandosi in virtuosismi degni di Paganini, finchè
l’orchestra lo zittisce con un’orgia di semicrome. Ma il solista (26’53”)
risponde per le rime, in corda doppia, con un’accelerazione che culmina, a 27’16”
nell’enfatica perorazione dei corni, che ancora esplodono (adesso nel
canonico RE maggiore) l’incipit del tema. Subito dopo, un’affrettata rincorsa
del violino principale porta direttamente all’esilarante conclusione dove, dopo
una scala discendente, uno sbifido DO# si ostina ad inquinare l’accordo perfetto
di RE maggiore, decidendosi a togliere il disturbo proprio sull’ultima battuta!
___
Rimarchevole la prestazione di
Ugorski, dotato di grandissima tecnica ma anche di sensibilità interpretativa, emersa
soprattutto nel movimento centrale. Per lui grandi applausi, ripagati con… Ysaye.
___
Il
concerto si chiude in gloria con la sinfonia Dal nuovo mondo, uno di
quei pezzi che sono da sempre nel repertorio dell’orchestra e che Xian ha già
diretto qui proprio ad inizio anno. Come dire: difficile che non sia suonata al
meglio! Col che si potranno perdonare alcuni eccessi… interpretativi (soprattutto
nel movimento iniziale) che la cinesina evidentemente lascia in giro come segni
del suo passaggio (smile!)Superfluo dire dell'accoglienza trionfale.
Nessun commento:
Posta un commento