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15 novembre, 2014

Orchestraverdi 14-15 – Concerto n° 9


Zhang Xian ancora sul podio per proporci un tardo- e tardissimo-romantico concerto. Il tardo sarebbe poi Antonin Dvorak, che incastona fra due sue composizioni il tardissimo Erich Wolfgang Korngold, aka… la musica di Errol Flynn! Concerto già andato in onda questa settimana in quel di Bolzano-Trento, dove laVERDI ha fatto tappa martedi e mercoledi. 

Ma andiamo con ordine. Apre le danze (è proprio il caso di dirlo) Karneval, che il venerabile Aldo Ceccato (di Dvorak innamorato…) ci aveva proposto un paio di stagioni orsono. Eseguendolo da solo – come del resto è prassi istituita dall’Autore medesimo – si perde il fil rouge che lo lega agli altri due brani del ciclo (Natura, Vita, Amore) rappresentato da una specie di motto musicale che compare nelle tre opere del trittico. Ma pazienza, anzi… meglio così, tutto sommato.

Vigorosa prestazione dei ragazzi, che così scaldano i muscoli per il prosieguo del concerto, che vede il 24enne Eugene Ugorski (nato a SanPietroburgo, ma emigrato a 5 anni in California, al seguito della famiglia) cimentarsi con il Concerto per violino di Korngold. Opera composta dopo la WWII, quando Korngold, avendo ormai fatto il suo (gran) tempo come autore di colonne sonore di Hollywood, si rimise a comporre musica (cosiddetta) seria.

Un concerto che sembra volersi rifare a modelli del profondo ‘800 (che so, Wieniawski o Bruch o Saint-Saens) o magari del primissimo ‘900 (Sibelius) calati dentro un mondo che nel frattempo è cambiato da così a… cosà (non so se questo spieghi la presenza di una cospicua batteria di percussioni, peraltro impiegata con grande parsimonia). E infatti qualcosa di Sibelius si intravede, così come del conterraneo Mahler (alla cui moglie Alma Werfel il concerto è dedicato) anche se le reminiscenze più evidenti sono quelle delle musiche da film, con cui il compositore originario della Boemia (austriaca, ai tempi) aveva inondato l’America.   
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Seguiamone la struttura in questa recente esecuzione di Arabella Steinbacher.

Il Moderato nobile che apre il concerto (in RE maggiore, tonalità che è quasi un must nella fattispecie) è basato su due temi presi da colonne sonore di film dell’Autore:

Il primo (tema-a) è subito esposto (a 26”) dal violino solista e viene dalla colonna sonora di Another Dawn, un film poco fortunato del 1937. Il solista arricchisce la melodia (51”) con un controsoggetto e qualche moderata variazione, poi ecco un crescendo che culmina (1’21”) su una veloce ascesa dei flauti a cui segue una risposta del solista, che inserisce qualche virtuosismo e quindi esegue una scalata fino alla sensibile DO#, sulla quale un rullo di timpani e i trilli di flauti e clarinetti preparano (1’45”) la riesposizione del tema-a nell’orchestra, subito però raggiunta dal solista che contrappunta il tema con veloci figurazioni che ricordano il finale del concerto di Sibelius.

Qui abbiamo una lunga transizione cadenzante, affidata al solista con interventi dell’orchestra, finchè a 2’54” l’oboe introduce un ponte (basato sempre sul tema-a) che vede impegnati gli archi in veloci semicrome; ponte che conduce, su un intervento dei corni, all’esposizione (3’16”) del secondo tema (tema-b) Meno mosso, cantabile. Ligio alle convenzioni (effettivamente si può qui parlare di forma-sonata, con sviluppo limitato) Korngold lo presenta nella tonalità dominante di RE: LA maggiore. Il tema è di stampo vagamente mahleriano - 4a sinfonia – e proviene dalla colonna sonora di Juarez (si ascolti a 1’33”) del 1939. Il solista lo sviluppa con grande nobiltà e portamento (oltre che inframmezzando un paio di velocissime scale ascendenti) fino a chiudere, su un glissando dell’arpa, sul DO maggiore. Qui (4’54”) si può individuare l’inizio dello sviluppo, dove è il corno a farci riudire l’incipit del tema-a, mentre il solista riprende le figurazioni che richiamano Sibelius, fino a sfociare (5’26”) in una cadenza (sulla quale c’è qualche intromissione dell’orchestra) con passaggi in corda doppia, cadenza che poi porta ad un’ascesa fino ad un trillo sul RE.

E quindi, a 6’54” abbiamo la ripresa, dove si ripresenta, nel canonico RE maggiore in orchestra, il tema-a, sul quale ancora interviene il solista che riprende le redini del discorso e con veloci arpeggi guida al ritorno – dopo un gran rullo di timpani - del tema-b (8’02”) in corni, oboi, clarinetto, violini e celli, e in tonalità appropriata alla circostanza (RE maggiore!) Dopo che il solista ha completato l’esposizione del tema, a 9’15” un crescendo generale dà inizio alla coda, che a 9’51” si fa parossistica, col solista rimbeccato da autentici starnuti dei legni e degli archi, solista che chiude con la sigla del tema-a su cui si schianta l’intera orchestra.

Il secondo movimento, Romance, impiega un tema derivato, peraltro abbastanza liberamente, dalle musiche per il film Anthony Adverse del 1935:

La struttura è tripartita, del tipo A-B-A, quindi con il tema principale che incastona una sezione centrale, contrastante nella tonalità più che nell’atmosfera.

10’22” Vibrafono, arpa, violini II e viole, poi seguiti dalla celesta preparano un tappeto di SOL maggiore, appena sporcato da un FA#. A rinforzarlo entrano flauti e oboi (10’37”) poi i clarinetti e i corni, che preparano l’entrata del solista (una prima versione prevedeva l’ingresso del clarinetto ad esporre il tema principale).

10’54” il violino solista espone il bellissimo tema, languido, caratterizzato da un ondeggiamento fra dominante, tonica (SOL) sottodominante e risalita alla sensibile, subito sviluppato (11’21”) con salita fino alla mediante superiore. L’entrata del corno inglese (11’47”) introduce una nuova frase del violino, che comincia una lunga peregrinazione che lo porta a sfociare (12’45”) in DO maggiore, dove inizia (13’07”) una transizione che porta (13’30”) ad una lunga e languida cadenza che chiude la prima esposizione del tema. 

La breve sezione centrale del movimento – Poco meno (misterioso) - inizia a 15’07” con un improvvisa virata a MI maggiore. Violino, legni e archi, con la celesta, sembrano dipingere soffici arabeschi sonori, sfociando in SI maggiore dove (16’00”) i primi violini cominciano a ricordare l’incipit del tema principale, due volte, salendo prima al SIb, poi al DO#. Qui rientra il solista (16’06”) ad esporre il tema in FA maggiore (!) ma tornando subito sul precedente MI per poi avvicinarsi - passando dal SI fino a raggiungerlo a 16’50” - al SOL maggiore di impianto. Da qui riprende lo sviluppo del tema, che si protrae languidamente fino a 18’46” (Tranquillo) dove inizia la conclusiva e sognante cadenza.

Anche il finale - Allegro assai vivace, 2/4 in RE maggiore - è tributario di una colonna sonora, precisamente quella di The Prince and the Pauper, del 1937. È in effetti costituito da una serie di variazioni sul tema dal film. Curioso che il tema non venga esposto immediatamente, ma sia preceduto (e poi seguito) da sue variazioni.

20’08” Uno schianto dell’orchestra apre il finale e il solista subito entra con una variazione del tema, una specie di giga, tutta in terzine e in staccato. Lo imitano poco dopo tutti i legni, prima che il violino la riprenda a sua volta. Il gioco si ripete, ovviamente con continue varianti e interventi di diverse sezioni dell’orchestra, finchè (a 21’20”) ascoltiamo per bene il tema, esposto dal solista in SIb maggiore:

Notiamo subito che il suo incipit richiama da vicino quello del tema iniziale del concerto. Vedremo come alla fine verrà scandito proprio come lo era stato il primo, alla chiusa del movimento iniziale. Quindi possiamo da subito apprezzare la coerenza tematica di questo concerto, e il suo carattere ciclico.

Il tema ha un controsoggetto, che udiamo a 21’34” nel violino, di sapore mozartiano: sale da mediante a dominante e da qui fino alla settima abbassata superiore. Poi il tutto è ancora ribadito, finchè si torna (22’11”) dopo una presa di respiro, al RE maggiore e al tema variato. Come da sacri canoni, a 22’35” il solista lo riprende nella dominante LA maggiore, questa volta tutto in quartine di semicrome. E così si continua con l’orchestra e sporadici interventi del solista, fino ad arrivare a 23’43”, dove il violino riespone il tema nella sua forma genuina e adesso nel canonico RE maggiore.

A 23’57” è il violino di spalla che si sostituisce momentaneamente al solista, esponendo il controsoggetto, ma subito ecco che il solista si riappropria delle sue prerogative e riprende il tema variato, poi (24’12”) espone il controsoggetto in SOL maggiore. Dopo una pausa di riflessione - con un intervento del fagotto - il solista attacca (a 24’32”) una nuova variazione del tema, con un botta-e-risposta con le viole che introduce un affrettato crescendo, culminante (24’52”) in un paio di pesanti accordi di DO, seguiti da uno stentoreo intervento dei corni (in FA maggiore) a stamparci bene nella memoria, per due volte, il tema del film!

Il violino solista (25’16”) espone con suoni in armonici il controsoggetto (sempre in FA) poi l’atmosfera si fa più calma e vira, con i corni, al MI maggiore, poi al LA maggiore, dove torna (a 26’11”) l’iniziale schianto dell’orchestra, questa volta seguito da altri sei!    

IIl solista, sempre in LA, riprende ancora a variare il tema principale, librandosi in virtuosismi degni di Paganini, finchè l’orchestra lo zittisce con un’orgia di semicrome. Ma il solista (26’53”) risponde per le rime, in corda doppia, con un’accelerazione che culmina, a 27’16” nell’enfatica perorazione dei corni, che ancora esplodono (adesso nel canonico RE maggiore) l’incipit del tema. Subito dopo, un’affrettata rincorsa del violino principale porta direttamente all’esilarante conclusione dove, dopo una scala discendente, uno sbifido DO# si ostina ad inquinare l’accordo perfetto di RE maggiore, decidendosi a togliere il disturbo proprio sull’ultima battuta!
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Rimarchevole la prestazione di Ugorski, dotato di grandissima tecnica ma anche di sensibilità interpretativa, emersa soprattutto nel movimento centrale. Per lui grandi applausi, ripagati con… Ysaye.
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Il concerto si chiude in gloria con la sinfonia Dal nuovo mondo, uno di quei pezzi che sono da sempre nel repertorio dell’orchestra e che Xian ha già diretto qui proprio ad inizio anno. Come dire: difficile che non sia suonata al meglio! Col che si potranno perdonare alcuni eccessi… interpretativi (soprattutto nel movimento iniziale) che la cinesina evidentemente lascia in giro come segni del suo passaggio (smile!)

Superfluo dire dell'accoglienza trionfale.

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