Concerto-dedica, l’undicesimo della stagione. L’omaggiato è un pittore, il grande Marc Chagall, e gli omaggi li fanno due
artisti: il pianista Mickhail Rudy e
il direttore Jader Bignamini.
Rudy si è
di recente specializzato nella produzione di cartoni animati (però seri, attenzione) che lui fa proiettare su un
maxi-schermo e che accompagna suonando brani di musica classica per pianoforte.
Un paio di stagioni fa, sempre in coppia con Bignamini, ci aveva proposto i Quadri
di Musorgski: prima lui suonando la versione per pianoforte sulle sue animazioni
ispirate a Kandinsky, poi Jader con la versione orchestrale raveliana. Ecco, questo
concerto ha un’impaginazione simile: nella prima parte Ruby ci presenta le
sue animazioni degli schizzi e dei dipinti eseguiti da Chagall negli anni
’60 per il soffitto dell’Opera Garnier di
Parigi, mentre lui suona i cinque (anzi… sei) brani di 5 dei 14 compositori evocati
dai pennelli di Chagall, ultimo dei quali brani è la versione pianistica de La valse; nella seconda parte Bignamini ci
propone Stravinski e poi la versione orchestrale della stessa valse raveliana.
Apre Melodia
di Gluck (Orfeo, atto II) arrangiata per
pianoforte da Giovanni Sgambati.
L’originale viene dalla versione parigina dell’opera (sono gli Spiriti beati) di cui ecco la parte
principale del flauto solo, che espone la melodia:
Poi viene
la Fantasia
in Re minore K397 di Mozart (in tre parti: Andante, Adagio e Allegretto) di
cui si perse l’autografo (presumibilmente del 1782) essendosi ritrovata invece
nel 1804 a Vienna una copia chiaramente incompleta, dato che chiude a battuta
97 con un accordo sulla sensibile (DO#). Il completamento (poche battute, 10 in
tutto) si fa risalire a tale August
Eberhard Müller, ai tempi Thomaskantor a Lipsia, ma soprattutto consulente
dell’editore Breitkopf che ristampò
lo spartito.
Segue il
luterano Wagner, di cui ascoltiamo la
Liebestod
trascritta dal cattolicissimo suocero Franz
Liszt. Qui il grande Horowitz.
Il quarto
brano è in realtà bipartito: di Claude
Debussy vengono eseguiti due dei 12 Studi per pianoforte, entrambi dal
primo dei due libri: il n°3 (Per le
quarte) e il n°6 (Per le otto dita).
Sulla natura e la consistenza estetica della raccolta Piero Rattalino ha lasciato una fulminante dissertazione, chiusa dall’ironico paradosso, che capovolge l’esternazione di quello
spettatore della Scala del 1838, al cospetto degli studi di Liszt: vengo a
teatro per studiare, non per divertirmi…
Ecco, se
vogliamo studiare, possiamo farlo con i potenti mezzi del web, che ci mettono
contemporaneamente a disposizione il suono e… la carta sulla quale è stato codificato
a futura memoria: Walter Gieseking ci
accompagna nel primo e nel secondo dei due studi.
Chiude la
rassegna di Rudy La valse di Ravel,
che poi si riascolterà nella versione originale per orchestra.
Beh, diciamo
che una volta ogni due anni si può anche accettare di assistere a queste esibizioni
interessanti e originali, ma francamente un poco… circensi, con tutto il rispetto
per il pianista-animatore Rudy (che del resto nell’associare musica e immagini e/o
colori è un seguace del suo conterraneo Scriabin). Il rischio è che qualcuno scopiazzi
l’idea, sostituendo ai cartoni animati le evoluzioni di qualche barboncino (smile!)
Ad ogni
buon conto Rudy si congeda con uno Chopin… inanimato.
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La seconda
parte del concerto inizia con un altro compositore richiamato da Chagall nei
suoi affreschi del Garnier: Igor
Stravinski, di cui ascoltiamo la nota versione del 1919 de L’Uccello
di fuoco, che l’orchestra ha già più volte interpretato e che anche stavolta
ha eseguito in modo convincente.
Ha chiuso la
versione orchestrale de La valse, dove Bignamini se l’è cavata benissimo, come al solito, accolto dalle
ovazioni del suo pubblico, al quale dà appuntamento fra pochi giorni, in coppia
con la matrona Jessica Pratt.
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