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29 novembre, 2014

Orchestraverdi 14-15 – Concerto n° 11


Concerto-dedica, l’undicesimo della stagione. L’omaggiato è un pittore, il grande Marc Chagall, e gli omaggi li fanno due artisti: il pianista Mickhail Rudy e il direttore Jader Bignamini.

Rudy si è di recente specializzato nella produzione di cartoni animati (però seri, attenzione) che lui fa proiettare su un maxi-schermo e che accompagna suonando brani di musica classica per pianoforte. Un paio di stagioni fa, sempre in coppia con Bignamini, ci aveva proposto i Quadri di Musorgski: prima lui suonando la versione per pianoforte sulle sue animazioni ispirate a Kandinsky, poi Jader con la versione orchestrale raveliana. Ecco, questo concerto ha un’impaginazione simile: nella prima parte Ruby ci presenta le sue animazioni degli schizzi e dei dipinti eseguiti da Chagall negli anni ’60 per il soffitto dell’Opera Garnier di Parigi, mentre lui suona i cinque (anzi… sei) brani di 5 dei 14 compositori evocati dai pennelli di Chagall, ultimo dei quali brani è la versione pianistica de La valse; nella seconda parte Bignamini ci propone Stravinski e poi la versione orchestrale della stessa valse raveliana.

Apre Melodia di Gluck (Orfeo, atto II) arrangiata per pianoforte da Giovanni Sgambati. L’originale viene dalla versione parigina dell’opera (sono gli Spiriti beati) di cui ecco la parte principale del flauto solo, che espone la melodia:


Eccola qui suonata da un tale Rachmaninov!       

Poi viene la Fantasia in Re minore K397 di Mozart  (in tre parti: Andante, Adagio e Allegretto) di cui si perse l’autografo (presumibilmente del 1782) essendosi ritrovata invece nel 1804 a Vienna una copia chiaramente incompleta, dato che chiude a battuta 97 con un accordo sulla sensibile (DO#). Il completamento (poche battute, 10 in tutto) si fa risalire a tale August Eberhard Müller, ai tempi Thomaskantor a Lipsia, ma soprattutto consulente dell’editore Breitkopf che ristampò lo spartito.


Eccola interpretata da Glenn Gould (il punto incriminato, battuta 97, è a 7’55”).

Segue il luterano Wagner, di cui ascoltiamo la Liebestod trascritta dal cattolicissimo suocero Franz Liszt. Qui il grande Horowitz.

Il quarto brano è in realtà bipartito: di Claude Debussy vengono eseguiti due dei 12 Studi per pianoforte, entrambi dal primo dei due libri: il n°3 (Per le quarte) e il n°6 (Per le otto dita). Sulla natura e la consistenza estetica della raccolta Piero Rattalino ha lasciato una fulminante dissertazione, chiusa dall’ironico paradosso, che capovolge l’esternazione di quello spettatore della Scala del 1838, al cospetto degli studi di Liszt: vengo a teatro per studiare, non per divertirmi… 

Ecco, se vogliamo studiare, possiamo farlo con i potenti mezzi del web, che ci mettono contemporaneamente a disposizione il suono e… la carta sulla quale è stato codificato a futura memoria: Walter Gieseking ci accompagna nel primo e nel secondo dei due studi.

Chiude la rassegna di Rudy La valse di Ravel, che poi si riascolterà nella versione originale per orchestra.

Beh, diciamo che una volta ogni due anni si può anche accettare di assistere a queste esibizioni interessanti e originali, ma francamente un poco… circensi, con tutto il rispetto per il pianista-animatore Rudy (che del resto nell’associare musica e immagini e/o colori è un seguace del suo conterraneo Scriabin). Il rischio è che qualcuno scopiazzi l’idea, sostituendo ai cartoni animati le evoluzioni di qualche barboncino (smile!)

Ad ogni buon conto Rudy si congeda con uno Chopin… inanimato.
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La seconda parte del concerto inizia con un altro compositore richiamato da Chagall nei suoi affreschi del Garnier: Igor Stravinski, di cui ascoltiamo la nota versione del 1919 de L’Uccello di fuoco, che l’orchestra ha già più volte interpretato e che anche stavolta ha eseguito in modo convincente.

Ha chiuso la versione orchestrale de La valse, dove Bignamini se l’è cavata benissimo, come al solito, accolto dalle ovazioni del suo pubblico, al quale dà appuntamento fra pochi giorni, in coppia con la matrona Jessica Pratt.

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