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07 aprile, 2010

Lulu è tornata alla Scala

Radio3 ha trasmesso ieri sera la prima di Lulu dalla Scala. Un'esecuzione apparsa – almeno alle mie orecchie – di ottimo livello. Daniele Gatti mi è sembrato assolutamente a suo agio con questa complessa e difficile partitura (con cui si cimentava per la prima volta con l'Orchestra della Scala, dopo averla diretta pochi mesi fa a Vienna con la Mahler) percorrendola rispettosamente in tutti i meandri; e l'orchestra ha risposto degnamente, in tutte le sezioni.

Laura Aikin, veterana del ruolo (alla sua quinta produzione di Lulu) sembra proprio nata per questo personaggio. Voce pulita e leggera, mai un urlo, nemmeno sui diversi RE acuti che deve affrontare. Intervistata nel primo intervallo, mostra anche di saperla lunga sul personaggio, che evidentemente ha studiato assai anche dal punto di vista psicologico ed esistenziale, e non solo musicale. Una Lulu enigmatica, che non è né femmina fatale, né donna sfruttata, né mangia-uomini, né ingenua, né mentitrice: è un po' tutte queste cose, di volta in volta; un essere indecifrabile, che sembra rispondere solo ad una specie di istinto animalesco (il serpente?)

Thomas Piffka (Alwa) ha avuto qualche esitazione nel primo atto, poi si è ben ripreso, centrando anche il paio di DO acuti che gli sono riservati. Brava anche la Geschwitz di Natascha Petrinsky, come pure Stephen West, nei duplici panni dell'assassinato Schön e dell'assassino Jack. Buono lo Schigolch di Franz Masura. Meno entusiasmanti Roman Sadnik (Pittore e poi Negro) e Robert Wörle (il Principe). Gli altri su standard più che dignitosi.

Accoglienza – una volta tanto, alla prima – senza contestazioni, come avvenne anche settimane fa in occasione della Casa di Janacek. Chissà perché? Perché son Opere quasi sconosciute? O difficili? O non di belcanto? Intervistato alla fine, Daniele Gatti ha manifestato un'ammirazione totale per quest'Opera, che lui ha riportato alla Scala dopo più di 30 anni: resta il fatto che Lulu di anni ne ha altri 50 ancora (pur mutilata del terzo atto) e qualcuno dovrebbe chiedersi – invece di meravigliarsene, come i simpatici cronisti di Radio3 - come mai ancora non abbia sfondato




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(prossimamente qualche impressione dal vivo).

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