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16 aprile, 2010

Stagione dell’OrchestraVerdi - 27

Xian Zhang torna sul podio con un programma russo, e assai tosto.

La quarta Suite di Ciajkovski apre la serata. È detta Mozartiana perché assembla temi di diverse composizioni di Mozart, per celebrare il secolo dalla nascita di DonGiovanni.

Dopo l'iniziale Giga (dal K574) e il Menuetto (dal K355) la terza parte è l'Ave verum Corpus (K618) derivato in realtà da una trascrizione lisztiana. La quarta parte è il famoso tema con variazioni (K455, a sua volta da Gluck!)







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nelle quali variazioni alcuni esecutori hanno modo di mettersi in luce come solisti: il clarinetto (di Fausto Ghiazza) il flauto (di Massimiliano Crepaldi) e soprattutto, alla fine della n°8 e poi nella n°9, il primo violino Luca Santaniello.

Ecco poi il clou: Ivan il Terribile, di Prokofiev, di cui ascoltiamo – delle diverse in circolazione - la versione in forma di oratorio. Non è opera di Prokofiev, ma di Abram Stasevich che nel 1961 - a partire dalle musiche scritte dall'ormai defunto Prokofiev per i due film di Eisenstein (1944-1945) che lo stesso Stasevich aveva diretto - assemblò questo oratorio, che in 25 numeri riassume il corpus delle musiche dei due film, costituite rispettivamente da 7 e 4 grandi scene per un totale di 54 numeri.

Il programma (come anche quello di un precedente concerto che includeva la Iolanta di Ciajkovski) era stato pensato su misura per Vladimir Fedoseyev (che è un grande esperto di quest'opera, e ne ha fatto anche un'incisione) ma poi il Maestro ha interrotto i rapporti con l'Orchestra a inizio stagione, il che ci ha fatto perdere Iolanta, ma non questo grandioso affresco (circa un'ora e un quarto di durata, con un'orchestra ipertrofica, soprattutto nelle percussioni) con cui è toccato a Xian Zhang di cimentarsi.

Daniele Sirotti era la voce recitante (in italiano, per fortuna!) mentre solisti e coro hanno cantato in lingua originale, ma con la traduzione proiettata sugli schermi che pendono sopra il palcoscenico. Il mezzosoprano Anastasia Boldyreva ha mostrato una bella voce, soprattutto nella Canzone del castoro. Al baritono Alexei Tanovitski tocca una parte assai ridotta (il canto di Fedor Basmanov) verso la fine, nella quale ha però messo in risalto le sue grandi qualità, che lo hanno portato anche a cantare Boris, mica noccioline!

Ma il protagonista è certamente il Coro di Erina Gambarini, chiamato a misurarsi con difficoltà non da poco (nelle grandi sonorità, come in alcuni pianissimo) sempre superate con grande slancio e precisione.

Nelle scene degli Oprichniki (le guardie dello Zar) emerge, prima sommessamente, poi in modo trionfale, l'inno allo Zar (inserito anche da Ciajkovski nella sua 1812). Si chiude in gloria, con il coro a scandire: Sulle ossa dei nemici, sulle ceneri degli incendi La Russia si riunisce in unità (cosa che pare piacesse assai ad un tale Josif Stalin!)

Dopo lo schianto fracassone della chiusa, grande trionfo per tutti, con ripetute chiamate per la Zhang, i solisti e la Gambarini: credo che poche compagini al mondo siano oggi in grado di cimentarsi a questi livelli con partiture simili.

Il prossimo appuntamento sarà solo con Mozart.

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