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da stellantis a stallantis

27 aprile, 2010

Comincia il Maggio

Giovedi 29 si inaugura il 73° Maggio con la straussiana Die Frau ohne Schatten, diretta da Zubin Mehta. Il cartellone operistico è completato dalla mozartiana Entführung e dalla nuova opera di Marco Betta, Natura viva. Interessante anche il calendario dei concerti, con la Staatskapelle Dresden (diretta da Mehta, dopo il recente divorzio di Luisi) con Buchbinder, poi Daniel Barenboim (solo e con Mehta) l'astro nascente Omer Meir Wellber, poi il giovane venezuelano Matheuz, quindi Hogwood, Kremer, fino alla chiusura col venerabile Kurt Masur nella IX di Beethoven.

Se si dà un'occhiata alla biglietteria online si nota che, a parte le prime delle due opere famose e i principali concerti, dove ci sono pochi posti ancora disponibili, le altre rappresentazioni della Donna e del Ratto mostrano ancora ampi vuoti… da riempire! Un video in cui Mehta celebra le lodi della Frau e invita gli indecisi a recarsi alle urne non dev'essere comparso a caso sulla home del Teatro, seguito da un altro del Direttore Artistico, Paolo Arcà. Insomma, non ci si può lamentare dei tagli di Bondi, se poi i Teatri restano mezzi vuoti.

Qualche nota sul capolavoro di Richard Strauss.

Opera fiabesca e fantastica (una nuova Zauberflöte si è scritto) e zeppa di simboli, che il grande Hoffmannstahl mise insieme in modo davvero straordinario, a partire da storie, miti e fiabe orientali, abilmente mescolati a cultura nostrana e addirittura a temi politici del suo (e del nostro) tempo, legati all'emancipazione femminile. Apologia – apparentemente (?) conservatrice - dell'amor coniugale, della maternità (la sfruttò il fascismo per supportare la sua campagna demografica!) e della calvinistica operosità, celebra la supremazia dell'umano – ragione e pietas - su tutte le superstizioni e le fallaci credenze e chimere.

Musicalmente l'Opera si fonda sull'uso sapiente di leit-motive, secondo la concezione wagneriana: temi che ritornano via via, in forme sempre variate o in relazione fra loro. Il primo e principale viene esposto nella prima scena dall'Imperatore, sui versi con cui esprime tutta la sua ossessiva, possessiva (maschilista?) e superficiale infatuazione per l'Imperatrice, la bianca gazzella, la meravigliosa preda, da lui conquistata:

Denn meiner Seele - und meinen Augen - und meinen Händen - und meinem Herzen - ist sie die Beute - aller Beuten - ohn' Ende!

Tutta l'orchestra lo riprende – con fuoco – così:




















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Il tema ricomparirà mille volte e sotto mille diverse forme, magari anche sguaiate, come nel caso del canto degli scombinati fratelli di Barak, nel secondo atto, che sembra uscire da una birreria di Monaco!





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All'inizio del terzo atto c'è una delle più fulminanti genialate di Hofmannstahl. Il concetto che si vuole esprimere qui è che la straordinaria potenza del legame affettivo coniugale (pur nella chiara separazione dei ruoli: uomo=guida, donna=madre) alla fine emerge sempre vincitrice – contro tutte le tentazioni, i pregiudizi, i dubbi, le incomprensioni e le colpe di questo mondo – e rende due persone quasi una sola entità, in perfetta armonia e in totale comunione di sensi. Ebbene, cosa ti inventa il nostro? Colloca i due coniugi (Barak e la sua Frau) in due locali (sotterranee caverne, più propriamente) attigui, ma tali per cui i due non possono né vedersi, né soprattutto ascoltarsi. Né essi sanno di essere spazialmente vicini: ciascuno è solo, immerso in un totale e disperante isolamento, e canta la sua pena, la sua contrizione per le passate offese recate all'altro/a e il suo lancinante desiderio di rivedere il coniuge. Ma ecco che le due voci si sovrappongono, in perfetta consonanza e armonia! Un vero e proprio duetto, in siffatte condizioni! Naturalmente ci pensa poi Strauss a scriverci sopra una musica sbudellante (che richiama anche vagamente Siegmund-Sieglinde):



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L'incipit dei due (prime tre note) è quello del tema più sopra ricordato, mentre le prime sei note cantate dalla Frau ci ricordano Elektra… insomma, ci si muove in un universo – quello straussiano - pieno di riferimenti, di richiami, di sensazioni.

La Frau è un'opera lunga, davvero di dimensioni wagneriane (tre atti di più di un'ora cadauno) e mette quindi a dura prova la resistenza dei cantanti (e dello spettatore?) In più, richiede risorse – materiali e artistiche – di altissima qualità e in gran quantità. Per questo non la si esegue tanto di frequente e anche per questo viene quasi sempre sottoposta a tagli – più o meno ammessi a suo tempo dallo stesso Strauss – soprattutto nei tre ruoli femminili (Amme, Kaiserin e Frau). Così faceva (purtroppo) anche quel grande amico di Strauss che fu Karl Böhm. Una delle poche (se non l'unica) edizione davvero integrale (non vi manca una sola nota da quanto scritto in partitura) sembrerebbe quella di Georg Solti con i Wiener.

Sentiremo come la eseguirà Mehta, al suo primo incontro con la Frau.

2 commenti:

Amfortas ha detto...

Opera meravigliosa che con ogni probabilità, purtroppo, mi perderò...e mi spiace molto.
Su OC si dice di un Mehta non particolarmente soddisfatto del cast.
Ciao Daland.

daland ha detto...

@Amfortas

il cast sembrerebbe di prim'ordine (e penso che Mehta abbia messo lo zampino nella scelta!)
Speriamo bene, poi ci si è messa anche la faccenda del decreto e di Napolitano, che ha già chiarito che firmerà, prima o dopo domani. Se salta la prima, io vedrò la prima!