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FA Mestieri adunque sapere, che Se tutte le cose fussero immobili, ne l'una si potesse far uerso l'altra, ò l'una non potesse muouere, ò spinger l'altra, mancarebbe necessariamente il Mouimento, & mancarebbono i Suoni & le Voci; & per conseguente ogni Consonanza musicale, ogni Harmonia & ogni Melodia; poi che da altro non nascono, che dalla repercussione violenta dell'Aria; la qual senza dubbio alcuno non si può hauer senza il Mouimento. Onde alla loro generatione (come vuole Aristotele) necessariamente concorrono tre cose; primieramente Quel che percuote, dopoi il Percosso, & ultimamente il Mezo, nel quale è riceuuto il Suono. Dico, Quel che percuote & il Percosso; percioche dalla percussione si genera il Suono; essendo massimamente il Suono (come lo dichiara Boetio) repercussione d'Aria non sciolta, che peruiene infino all'Vdito; nella quale si ricerca quel che percuote, come agente; & il percosso, come patiente; come nel Mouimento sempre si ricerca quel che muoue, & quel ch'è mosso. Dopo queste ui concorre il Mezo, nel quale il Suono è riceuuto, come nel proprio soggetto; & questo è l'Aria; conciosia che acciò si generi il Suono, fà dibisogno, che quello, che percuote, tocchi il percosso in tal maniera, che nel toccare faccia la botta; ma non senza mouimento locale, nelquale l'Aria mezana si muoue tra quel che percuote & quello ch'è percosso, & peruiene alle nostre orecchie mouendo l'Vdito. Onde è uero quel, che dicono i Filosofi; che 'l Mouimento locale sempre si fà in alcun Mezo, & non mai nel Vacuo. E' ben uero, che 'l Suono può nascere in molti modi; primieramente, quando due corpi duri sono percossi l'un con l'altro: come l'Incudine & il Martello; & questo conferma Aristotele, dicendo; che 'l Suono nasce dalla collisione, ò confricatione di due corpi solidi & duri, i quali rompino fortemente l'Aria; secondariamente nasce, quando un corpo liquido percuote un duro & fermo come l'Aria, che percuota con uiolenza in vno arbore; ouer per il contrario, quando un corpo liquido è percosso da un duro & fermo; come quando l'Aria è percossa da una uerga; simigliantemente, quando due corpi liquidi concorrono insieme ouer s'incontrano; come fanno due Acque correnti; oueramente quando alcuno Vento, ouer'altro Vapore spinge uelocemente una parte d'Aria sopra un'altra; come auiene quando si scarica un'Artigliaria, ouer'altra cosa simile. Et non solamente nasce il Suono in questi modi; ma etiandio quando si separa alcuna parte d'un Corpo dall'altra; come si fà per la diuisione d'alcun Legno; ò per stracciar Veluto, Panno, Tella, ouer'altre cose simili, ne i quali effetti concorre sempre la uiolenta Repercussione dell'Aria. Et si come quando si getta nell'acqua alcun sasso, subito si fà in essa un picciol cerchio; & tanto si sà maggiore, quanto gli è permesso dal mouimento; percioche essendo stanco, si ferma, ne procede più oltra; cosi intrauiene de i Suoni nell' Aria & delle Voci; che tanto si diffondono i circoli fatti in esso, & si fanno maggiori, quanto gli è permesso dal Mouimento; & in tal modo ferisce l'orecchie de i circostanti. Intrauien però; che si come l'Onde, che fanno i circoli, tanto maggiormente sono deboli & di minor possanza, & dall'occhio son men comprese, quanto più sono lontane dalla loro origine; cosi ancora i Suoni, ò Voci tanto più debolmente feriscono l'Vdito, quanto piu sono lontani dal loro principio, & si rendono all'Vdito piu oscuri, & minormente sono intesi da esso; onde poi stanco il mouimento, non piu si odono; ma se per caso auennse, ch'alcuna cosa facesse ostacolo alle commemorate onde, ò circoli fatti nell'acqua; ouero gli impedisce il farsi maggiori, per quanto dalla natura del mouimento li fusse concesso; ritornano essi circoli fin là decrescendo, oue hebbero principio, & cessa il mouimento. Questo istesso fà l'Aria; che s'alcuna cosa se le oppone, subito ritorna ai suo principio; cioè, alla origine del mouimento; & dalla reflessione si fà nelle nostre orecchie un nuouo suono, ilquale chiamano Echo. Dal Mouimento adunque, come principale si fà il Suono; alla cui similitudine nascono anco le Voci: quantunque diuersamente di quel che fanno i Suoni; imperoche alla generatione delle Voci, non solo si ricerca le nominate cose concorrenti al nascer de i Suoni; ma di piu fà dibisogno, che ui siano due Istromenti naturali sommamente necessarij, che sono il Polmone & la Goia. Il Polmone dico, che quasi come un Mantice tiri & mandi fuori l'Aria; & la Gola, nella quale percuota l'Aria. Conciosia che essendo la Voce suono; & generandosi il Suono dalla repercussione; è necessario, che quando la Voce si genera, che l'Aria mandata dal Polmone percuota alla Gola; cioè alla Canna, che è detta Arteria uocale, & per tal percussione sia generata. Et benche dal Polmone & dalla Gola naschino molti suoni; non sono però tutti da nominare Voci; come la Tosse, & altro simil Strepito; ma quelli solamente, che sono articolati, & significano alcuna cosa; da i quali nasce il Parlare, ch'è proprio dell' Huomo; alla generatione de quali fanno dibisogno tutti quelli Istrumenti naturali, ch'io commemorai nella Prima parte; & questi sono considerati dal Musico; percioche fanno al suo proposito ma non i primi, che non sono atti à fare alcuno concento. Hora potiamo ueder la differenza, che si troua tra il Suono & la Voce; conciosia che il Suono è quello, che solamente si ode; & è repercussione d'Aria non sciolta, che peruiene fino all'Vdito, & non rappresenta cosa alcuna all'Intelletto; & la Voce è repercussione di Aria respirata all'Arteria vocale, che si manda fuori con qualche significatione; lasciando da un canto il Latrar de cani & altre come simili, che non fanno qui al proposito. Si dee però auertire, che (come dice il Filosofo nel cap. 23. della Poetica) per traslatione si chiamano etiandio Voci quei Suoni, che nascono dalle Tibie & dalle Fistole; de i quali anco il Musico ne hà gran consideratione. Et si può anco dire, che 'l Suono sia come il Genere, & la Voce come la Specie: imperoche ogni Voce è Suono; ma non per il contrario.
ISTITVTIONI HARMONICHE DEL REV. M. GIOSEFFO ZARLINO DA CHIOGGIA,
Maestro di Capella della Serenissima Signoria DI VENETIA. Seconda Parte. Capitolo 10. (MDLVIII)
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