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16 febbraio, 2018

laVerdi 17-18 – Concerto n°14


Jader Bignamini fa il suo esordio stagionale dirigendo un programma tutto russo, tardo e tardissimo-romantico, dalla struttura ultra-tradizionale: brano brillante di apertura, celebre concerto solistico e sinfonia.

L’apertura è affidata alla trascinante Polacca in SOL maggiore che introduce il terz’atto dell’Onegin, con la fanfara delle trombe che richiama all’ordine e al silenzio i soliti distratti e ritardatari. Musica da balletto, come altra (walzer, mazurka) che dà un tocco di grand-opéra a queste scene liriche, come Ciajkovski battezzò la sua opera più famosa. Bignamini la propone con sobrietà, tempi nè troppo sostenuti, nè scriteriatamente veloci; e dinamiche equilibrate. Chissà se in futuro lui, ormai lanciatissimo nel teatro, non provi a dirigere anche tutto il resto che contorna questa polonaise (!)  
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Il 57enne armeno-americanizzato Sergei Babayan si cimenta poi nel Concerto in SIb minore, di cui tutti ricordano la maestosa introduzione (che poi aspettano invano che ritorni...) e null’altro. Nikolai Rubinstein, originale dedicatario del Concerto, nonchè maestro e superiore (al Conservatorio di Mosca) di Ciajkovski, lo stroncò senza remissione al primo ascolto, salvo ricredersi anni dopo, di fronte al successo planetario che l’opera conobbe a partire dalla prima americana interpretata dal sommo vonBülow.

Babayan ce ne propone una lettura a forti tinte: non risparmia nulla nei momenti di grande enfasi (quei bestiali passaggi di ottave, dove è quasi impossibile evitare qualche... sbavatura) ma sa anche porgere con grande sensibilità i passi più lirici e, diciamo pure, sdolcinati, del concerto. Mirabile al proposito l’Andantino semplice, dove solista ed orchestra (citerò solo l’ispirato intervento del violoncello di Shirai-Grigolato) creano quell’atmosfera sognante, rotta da un’ingenua canzoncina, che caratterizza questa oasi di tranquillità incastonata fra i due ponderosi movimenti esterni.

Vibranti applausi per il tarchiato Sergei (fisico da lottatore di greco-romana!) che ricambia con un delicato bis (Scarlatti, direi... no, Bach!)       
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La Terza di Rachmaninov è una sinfonia un po’ sui-generis, che i fanatici del russo ovviamente trattano come un capolavoro, e i detrattori come velleitario residuo ciajkovskiano condito con salsa novecentesca.

È anche un pezzo indubbiamente ostico, proprio per la sua (e non solo apparente) frammentarietà; oltretutto laVerdi lo ha suonato solo due volte in quasi 20 anni (2000 e 2010) ergo dev'essere un oggetto quasi sconosciuto ai professori. Quindi il solo fatto che Bignamini lo abbia tutto in testa e lo diriga a memoria è già un segnale della serietà e della cura che il Maestro pone nel suo lavoro.

Dopo aver doverosamente dato atto a lui di e ai ragazzi di aver profuso lodevolmente tutto l’impegno possibile, devo però confessare che vivrei lo stesso benissimo anche senza questa musica (tanto per chiarire quali emozioni mi susciti...)

In ogni caso l’abnegazione di tutti è stata giustameente premiata con ripetute chiamate e applausi mirati alle prime parti e alle sezioni dell’Orchestra.

7 commenti:

Sbrodolata ha detto...

Concerto interessante che, se devo essere onesto, mi ha deluso nella prima parte (Ciajkovski). Non saprei dire se la difficoltà di udire i violini, carenti di dinamica e in alcuni momenti asfaltati dal piano sia stata una scelta artistica, ma nel concerto per piano io e i miei vicini abbiamo avuto la sensazione che gli archi abbiamo avuto dei problemi. Bravo invece il giovane primo flauto.

daland ha detto...

@Sbrodolata
Grazie intanto delle osservazioni. Credo che sia sempre arduo stabilire se ciò che l'orecchio avverte sia frutto di carenze nell'esecuzione o di "scelte artistiche" (come giustamente tu le definisci). Personalmente ho tratto - dalla lettura della partitura - la convinzione che il sopravvento del solista sull'orchestra (ovviamente si dovrebbe scendere nei dettagli delle diverse situazioni) sia più una "scelta" dell'Autore (che forse pensava così di fare un omaggio al dedicatario Rubinstein!) che un effetto dell'esecuzione. Con ciò non voglio assolvere "a prescindere" Bignamini e Santaniello col suo pacchetto, per carità!
Grazie ancora, ciao!

Marco Ferretti ha detto...

Il bis era l'inizio delle Goldberg. I violini asfaltati....eravamo in 10 primi (5 leggii) per alcune defezioni avute nel corso della produzione.....osservazione sul balance vera ma l'unico problema che abbiamo avuto (il concerto lo conosciamo a memoria) é stato il numero degli effettivi. La fila per questo repertorio è di 16 primi.

daland ha detto...

@Marco
Grazie per la correzione (svista davvero clamorosa la mia... anche se fra Bach e Scarlatti ci sono grandi vicinanze: correggerò).
Sul bilanciamento del suono non saprei: io non l'ho avvertito così pesantemente. Certo, se il problema era di organico, quindi penso noto in partenza, allora ci si dovrebbe chiedere perchè non siano state prese adeguate contromisure a livello dinamiche, dal solista (e dal direttore).
Ma credo che nel complesso l'esecuzione sia stata più che dignitosa, ecco.
A presto!

Sbrodolata ha detto...

@Marco Ferretti: ad impossibilia nemo tenetur

Caspita, dieci primi al posto di sedici... allora bisogna tirare le orecchie alla direzione artistica e all'organizzazione [alla Filini?... ;-) ].

PS Grazie per la precisazione tecnica dall'interno.

Al prossimo concerto.

Marco Ferretti ha detto...

@Sbrodolata: prego, non c'è di che. Bisogna anche dire che non ricordo pianista capace di produrre un volume del genere, forse la Argerich. Nell'ultimo episodio "delle ottave" nel finale sembrava avesse quattro mani. Nella replica del venerdì ci abbiamo dato dentro, forse lei si riferiva all'esposizione del tema affidato ai violini, evidentemente coperto. In realtà avremmo un bel "mezzo forte" in quel punto, irrealistico nel caso specifico.

daland ha detto...

@Marco e Sbrodolata
Come ripeto, io non ho avvertito questa eccessiva "copertura" dei violini da parte del solista. Se parliamo dell'attacco, i violini primi sono in "mf", ma il pianoforte è in "f", il che sembra confermare che l'Autore abbia voluto programmaticamente mettere il solista in primo piano.
Quanto all'organico "standard" non penso sia la prima nè l'ultima volta che non venga rispettato, senza che ciò impedisca, con i dovuti accorgimenti (qui sono direttore e solista i responsabili) di rimediare.
Grazie ancora!