L’accoppiata dei brani è abbastanza
insolita: usualmente si accostano i Lieder eines fahrenden Gesellen alla
Prima sinfonia, dati gli strettissimi
legami tematici (e cronologici, e pure esistenziali) che intercorrono fra due
delle quattro canzoni e due dei movimenti della sinfonia. Flor invece fa
seguire la Quinta, più legata, casomai, a testi di Rückert, musicati da Mahler nello stesso
periodo... ma va bene così, per carità.
Johannes
Held
ci propone quindi in apertura il ciclo del 1884-5, composto a Kassel - confessò
l’Autore - sotto una profonda agitazione psicologica derivatagli dal
travagliato (e abortito) legame sentimentale con tale Johanna Richter, cantante all’Opera di cui Mahler era a quel tempo
Direttore musicale. Originariamene scritto per voce intermedia (baritono o mezzo)
e pianoforte, fu poi orchestrato dallo stesso Mahler molti anni più tardi.
I testi delle quattro canzoni sono dello
stesso Mahler, ma il primo ha come scoperto modello due poesie del Knaben Wunderhorn, la collezione di anonimi
canti popolari raccolti ed editati da Arnim&Brentano,
di cui Mahler musicherà ben presto parecchi testi, pubblicati come Lieder e/o
inseriti nelle sinfonie 2-3-4 (che per questo sono spesso etichettate, più o
meno appropriatamente, come Wunderhorn-Symphonien).
___
Seguiamo l’esecuzione di Hermann Prey con Haitink al
Concertgebouw. Una caratteristica che accomuna i 4 brani è che nessuno chiude
nella stessa tonalità con la quale si apre: segno questo di smania innovativa (mista
a qualche perdonabile velleità) del 25enne Mahler; ma forse anche espressione
di un concetto filosofico sull’esistenza, che procede sempre inesorabile, ed esclude
ritorni al passato.
Wenn mein Schatz Hochzeit macht. Il tempo è 2/4 e 6/8,
tonalità di attacco RE minore e agogica che passa rapidamente da veloce a lento
e viceversa. A proposito di legami con la Prima
sinfonia, già se ne intravede uno proprio nell’attacco dei clarinetti (dopo
il gruppetto iniziale) con quel balzo
ascendente dominante-tonica (4”) seguito dalla caduta contraria:
a parte il metro, lo ritroveremo nella marcia funebre della sinfonia.
Il
Lied ha una struttura tripartita: A-B-A’. Abbastanza ricercata la
concatenazione delle tonalità: la strofa A (in 2/4) si porta dall’iniziale RE
minore a SIb maggiore (47”, Geh' ich in mein Kämmerlein) e poi (1’16”, Um
meinen lieben Schatz!) alla relativa SOL minore (tonalità che
quindi chiuderà il Lied). La strofa centrale (1’39”, Blümlein blau!) in 6/8 e dolcemente
mosso attacca con un inaspettato MIb maggiore, per poi modulare fugacemente
a SOL minore (1’59”, Du
singst auf grüner Heide!) e da qui al FA
maggiore (2’06”, Ach!
Wie ist die Welt so schön!) che prepara il
ritorno alla relativa RE minore che apre (2’23”) l’ultima strofa A’ (Singet nicht!) Essa si differenzia poco dalla A, ma come quella modula
a SIb maggiore (2’53”, Des
Abends, wenn ich schlafen geh’) e
infine (3’17”, An
mein Leide!) al conclusivo SOL minore, in
un’atmosfera invero lugubre.
Ging heut’ morgens übers Feld. Tempo 4/4 alla
breve, comodo, tonalità di attacco RE
maggiore, chiusura in FA# maggiore. É costituito da tre strofe A-A-A’ più una coda che impiega comunque la prima parte
del tema. La melodia (3’49”) è quella che diventerà famosa come primo tema della
Prima sinfonia (anche là in RE maggiore). Si ripete con qualche variazione
finale anche alla seconda strofa (4’34”, Auch
die Glokken blum’ am Feld). La cui coda orchestrale (5’13”) vira però di una terza in alto, al FA# maggiore e subito
dopo (5’22”) alla sottodominante SI maggiore, su cui si apre la terza strofa
(5’27”,
Und da fing im
Sonnenschein) dove il tema viene esposto in modo assai sviluppato, ri-modulando
(6’02”,
Guten Tag, guten
Tag!) a FA# maggiore. Tonalità che permane anche nella coda (6’34”, Nun fängt auch mein Glück wohl an) dove il tempo
si fa progressivamente sempre più lento. Ultima divagazione a SI maggiore (6’51”,
ancora Nun fängt auch mein Glück wohl an) e poi il
ritorno a FA# maggiore (7’13”, Nein! Nein!) per la sconsolata, ma
anche serenamente rassegnata, conclusione.
Ich hab’ ein glühend Messer. Tempo 9/8, poi
4/4, tempestoso, selvaggio, tonalità
RE minore, chiusura in MIb minore. L’attacco (8’05”) è davvero feroce e
la melodia (a parte il tempo e la tonalità) ricorda abbastanza quella
dell’incipit della Totenfeier (la
futura Seconda sinfonia) che non a
caso fu eseguita insieme alla Prima nel
concerto coi Berliner del 1896, dove
i Lieder ebbero il pubblico battesimo.
La
forma della canzone è tipicamente durchkomponiert,
nel senso che non ci sono strofe ripetute, nè riprese. La prima sezione in RE
minore si protrae fino alla seconda comparsa dell’esclamazione O weh. O weh! Qui (8’48”) troviamo una breve sezione
puramente strumentale, un piccolo intermezzo, che serve a modulare la tonalità
dapprima a SOL minore e poi a SOL maggiore. Ecco ora (9’02”, nuovo O weh!) una nuova modulazione, a DO maggiore,
con i flauti che introducono (9’18”, Wenn ich in den Himmel seh) una sezione lenta, di
fatto onirica, subito dopo caratterizzata ancora dal DO maggiore (9’41”,
Wenn
ich im gelben Felde geh'). Ma l’oasi serena subito scompare, il sogno svanisce e (10’01”, Wenn ich aus dem Traum
auffahr') si ripiomba nella disperazione (qui
addirittura pare di scorgere un passaggio dell’ancora lontanissimo Trinklied vom Jammer der Erde!) La
tonalità si muove a SIb minore e dopo un’altra esplosione di O weh! veniamo investiti (10’13”) da una rapidissima
scala ascendente di tutta l’orchestra che conduce ad un colossale accordo di
SIb minore, dal quale si diparte una pesante scala discendente (Ich wollt', ich
lag' auf der schwarzen Bahr) che conduce al MIb minore sul quale (10’40”)
riudiamo, quasi in via di disintegrazione, lo stilema di apertura, seguito da
una veloce discesa degli archi, fino a morire in pianissimo.
Die zwei blauen Augen von meinem Schatz. Tempo 4/4 (con qualche battuta sparsa in 5/4) senza sentimentalità, tonalità MI minore, poi FA maggiore; chiusura in FA minore. Il Lied si caratterizza per un mesto tempo di marcia e la voce attaccca subito (11’04”) un motivo che è parente del Bruder Martin che Mahler assumerà a base della Marcia funebre della Prima sinfonia. Il tema viene subito ripreso (11’43”, O Augen blau!) ma chiuso diversamente, con intervento dei flauti a ribadire la cellula iniziale. A 12’30” (Ich bin ausgegangen in stiller Nacht) abbiamo una variante della melodia, in DO maggiore/minore (uno degli stilemi che Mahler si porterà dietro per sempre): questa alternanza maggiore-minore si protrae fino ad una stentata reiterazione della cellula iniziale (13’47”) che chiude la prima sezione del Lied.
Die zwei blauen Augen von meinem Schatz. Tempo 4/4 (con qualche battuta sparsa in 5/4) senza sentimentalità, tonalità MI minore, poi FA maggiore; chiusura in FA minore. Il Lied si caratterizza per un mesto tempo di marcia e la voce attaccca subito (11’04”) un motivo che è parente del Bruder Martin che Mahler assumerà a base della Marcia funebre della Prima sinfonia. Il tema viene subito ripreso (11’43”, O Augen blau!) ma chiuso diversamente, con intervento dei flauti a ribadire la cellula iniziale. A 12’30” (Ich bin ausgegangen in stiller Nacht) abbiamo una variante della melodia, in DO maggiore/minore (uno degli stilemi che Mahler si porterà dietro per sempre): questa alternanza maggiore-minore si protrae fino ad una stentata reiterazione della cellula iniziale (13’47”) che chiude la prima sezione del Lied.
La seconda
sezione (14’07”, Auf der Strasse steht ein Lindenbaum)
comparirà
nella Marcia funebre della Prima sinfonia, anche là a costituire un
breve squarcio di serenità in uno scenario ferale. La tonalità, dal precedente
DO, è ora passata alla sottodominante FA maggiore, ma ancora con inflessioni in
minore. La chiusura (15’45”, Alles! Alles!) evoca un’allucinazione
onirica, suggellata, in FA minore (16’21”) dalla cellula iniziale,
esposta ancora dai flauti.
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Johannes
Held,
devo confessare, mi ha lasciato assai perplesso: timbro di voce non proprio
nobilissimo, legato precario ed
espressività latente. Insomma: per essere stato questo (credo) l’esordio dei Gesellen nel
carnet de laVerdi, dirò che ci si
poteva aspettare qualcosa di più, ecco.
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Decisamente
meglio sono andate le cose con la celebre Quinta. Flor l’aveva diretta - per
me con profitto - a fine 2016, e ieri lui - che ha naturalmente tenuto fede ad
alcuni suoi particolari interpretativi, mentre ha disposto diversamente gli
archi, con violini secondi al proscenio - e i ragazzi si sono ripetuti con una
prestazione di tutto rispetto, salutata con gran calore da un pubblico
foltissimo se non proprio oceanico. Insomma: questo Mahler, per quanto
inflazionato, paga sempre.
(In contemporanea la Scala ha offerto la
smisurata Terza, guidata dal Direttore Onorario de laVerdi. Di ciò riferirò dopo ascolto
dell’ultima replica del 27.)
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