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24 febbraio, 2018

laVerdi 17-18 – Concerto n°15


Tutto Mahler per il ritorno sul podio del Musikdirektor Claus Peter Flor.

L’accoppiata dei brani è abbastanza insolita: usualmente si accostano i Lieder eines fahrenden Gesellen alla Prima sinfonia, dati gli strettissimi legami tematici (e cronologici, e pure esistenziali) che intercorrono fra due delle quattro canzoni e due dei movimenti della sinfonia. Flor invece fa seguire la Quinta, più legata, casomai, a testi di Rückert, musicati da Mahler nello stesso periodo... ma va bene così, per carità.

Johannes Held ci propone quindi in apertura il ciclo del 1884-5, composto a Kassel - confessò l’Autore - sotto una profonda agitazione psicologica derivatagli dal travagliato (e abortito) legame sentimentale con tale Johanna Richter, cantante all’Opera di cui Mahler era a quel tempo Direttore musicale. Originariamene scritto per voce intermedia (baritono o mezzo) e pianoforte, fu poi orchestrato dallo stesso Mahler molti anni più tardi.

 
I testi delle quattro canzoni sono dello stesso Mahler, ma il primo ha come scoperto modello due poesie del Knaben Wunderhorn, la collezione di anonimi canti popolari raccolti ed editati da Arnim&Brentano, di cui Mahler musicherà ben presto parecchi testi, pubblicati come Lieder e/o inseriti nelle sinfonie 2-3-4 (che per questo sono spesso etichettate, più o meno appropriatamente, come Wunderhorn-Symphonien).
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Seguiamo l’esecuzione di Hermann Prey con Haitink al Concertgebouw. Una caratteristica che accomuna i 4 brani è che nessuno chiude nella stessa tonalità con la quale si apre: segno questo di smania innovativa (mista a qualche perdonabile velleità) del 25enne Mahler; ma forse anche espressione di un concetto filosofico sull’esistenza, che procede sempre inesorabile, ed esclude ritorni al passato.      

Wenn mein Schatz Hochzeit macht. Il tempo è  2/4 e 6/8, tonalità di attacco RE minore e agogica che passa rapidamente da veloce a lento e viceversa. A proposito di legami con la Prima sinfonia, già se ne intravede uno proprio nell’attacco dei clarinetti (dopo il gruppetto iniziale) con quel balzo ascendente dominante-tonica (4”) seguito dalla caduta contraria: a parte il metro, lo ritroveremo nella marcia funebre della sinfonia.

Il Lied ha una struttura tripartita: A-B-A’. Abbastanza ricercata la concatenazione delle tonalità: la strofa A (in 2/4) si porta dall’iniziale RE minore a SIb maggiore (47”, Geh' ich in mein Kämmerlein) e poi (1’16”, Um meinen lieben Schatz!) alla relativa SOL minore (tonalità che quindi chiuderà il Lied). La strofa centrale (1’39”, Blümlein blau!)  in 6/8 e dolcemente mosso attacca con un inaspettato MIb maggiore, per poi modulare fugacemente a SOL minore (1’59”, Du singst auf grüner Heide!) e da qui al FA maggiore (2’06”, Ach! Wie ist die Welt so schön!) che prepara il ritorno alla relativa RE minore che apre (2’23”) l’ultima strofa A’ (Singet nicht!) Essa si differenzia poco dalla A, ma come quella modula a SIb maggiore (2’53”, Des Abends, wenn ich schlafen geh’) e infine (3’17”, An mein Leide!) al conclusivo SOL minore, in un’atmosfera invero lugubre.

Ging heut’ morgens übers Feld. Tempo 4/4 alla breve, comodo, tonalità di attacco RE maggiore, chiusura in FA# maggiore. É costituito da tre strofe A-A-A’ più una coda che impiega comunque la prima parte del tema. La melodia (3’49”) è quella  che diventerà famosa come primo tema della Prima sinfonia (anche là in RE maggiore). Si ripete con qualche variazione finale anche alla seconda strofa (4’34”, Auch die Glokken blum’ am Feld). La cui coda orchestrale (5’13”) vira però di una terza in alto, al FA# maggiore e subito dopo (5’22”) alla sottodominante SI maggiore, su cui si apre la terza strofa (5’27”, Und da fing im Sonnenschein) dove il tema viene esposto in modo assai sviluppato, ri-modulando (6’02”, Guten Tag, guten Tag!) a FA# maggiore. Tonalità che permane anche nella coda (6’34”, Nun fängt auch mein Glück wohl an) dove il tempo si fa progressivamente sempre più lento. Ultima divagazione a SI maggiore (6’51”, ancora Nun fängt auch mein Glück wohl an) e poi il ritorno a FA# maggiore (7’13”, Nein! Nein!) per la sconsolata, ma anche serenamente rassegnata, conclusione.   

Ich hab’ ein glühend Messer. Tempo 9/8, poi 4/4, tempestoso, selvaggio, tonalità RE minore, chiusura in MIb minore. L’attacco (8’05”) è davvero feroce e la melodia (a parte il tempo e la tonalità) ricorda abbastanza quella dell’incipit della Totenfeier (la futura Seconda sinfonia) che non a caso fu eseguita insieme alla Prima nel concerto coi Berliner del 1896, dove i Lieder ebbero il pubblico battesimo.

La forma della canzone è tipicamente durchkomponiert, nel senso che non ci sono strofe ripetute, nè riprese. La prima sezione in RE minore si protrae fino alla seconda comparsa dell’esclamazione O weh. O weh! Qui (8’48”) troviamo una breve sezione puramente strumentale, un piccolo intermezzo, che serve a modulare la tonalità dapprima a SOL minore e poi a SOL maggiore. Ecco ora (9’02”, nuovo  O weh!) una nuova modulazione, a DO maggiore, con i flauti che introducono (9’18”, Wenn ich in den Himmel seh) una sezione lenta, di fatto onirica, subito dopo caratterizzata ancora dal DO maggiore (9’41”, Wenn ich im gelben Felde geh'). Ma l’oasi serena subito scompare, il sogno svanisce e (10’01”, Wenn ich aus dem Traum auffahr') si ripiomba nella disperazione (qui addirittura pare di scorgere un passaggio dell’ancora lontanissimo Trinklied vom Jammer der Erde!) La tonalità si muove a SIb minore e dopo un’altra esplosione di O weh! veniamo investiti (10’13”) da una rapidissima scala ascendente di tutta l’orchestra che conduce ad un colossale accordo di SIb minore, dal quale si diparte una pesante scala discendente (Ich wollt', ich lag' auf der schwarzen Bahr) che conduce al MIb minore sul quale (10’40”) riudiamo, quasi in via di disintegrazione, lo stilema di apertura, seguito da una veloce discesa degli archi, fino a morire in pianissimo

Die zwei blauen Augen von meinem Schatz. Tempo 4/4 (con qualche battuta sparsa in 5/4) senza sentimentalità, tonalità MI minore, poi FA maggiore; chiusura in FA minore. Il Lied si caratterizza per un mesto tempo di marcia e la voce attaccca subito (11’04”) un motivo che è parente del Bruder Martin che Mahler assumerà a base della Marcia funebre della Prima sinfonia. Il tema viene subito ripreso (11’43”, O Augen blau!) ma chiuso diversamente, con intervento dei flauti a ribadire la cellula iniziale. A 12’30” (Ich bin ausgegangen in stiller Nacht) abbiamo una variante della melodia, in DO maggiore/minore (uno degli stilemi che Mahler si porterà dietro per sempre): questa alternanza maggiore-minore si protrae fino ad una stentata reiterazione della cellula iniziale (13’47”) che chiude la prima sezione del Lied.

La seconda sezione (14’07”, Auf der Strasse steht ein Lindenbaum) comparirà nella Marcia funebre della Prima sinfonia, anche là a costituire un breve squarcio di serenità in uno scenario ferale. La tonalità, dal precedente DO, è ora passata alla sottodominante FA maggiore, ma ancora con inflessioni in minore. La chiusura (15’45”, Alles! Alles!) evoca un’allucinazione onirica, suggellata, in FA minore (16’21”) dalla cellula iniziale, esposta ancora dai flauti.
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Johannes Held, devo confessare, mi ha lasciato assai perplesso: timbro di voce non proprio nobilissimo, legato precario ed espressività latente. Insomma: per essere stato questo (credo) l’esordio dei Gesellen nel carnet de laVerdi, dirò che ci si poteva aspettare qualcosa di più, ecco.
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Decisamente meglio sono andate le cose con la celebre Quinta. Flor l’aveva diretta - per me con profitto - a fine 2016, e ieri lui - che ha naturalmente tenuto fede ad alcuni suoi particolari interpretativi, mentre ha disposto diversamente gli archi, con violini secondi al proscenio - e i ragazzi si sono ripetuti con una prestazione di tutto rispetto, salutata con gran calore da un pubblico foltissimo se non proprio oceanico. Insomma: questo Mahler, per quanto inflazionato, paga sempre.

(In contemporanea la Scala ha offerto la smisurata Terza, guidata dal Direttore Onorario de laVerdi. Di ciò riferirò dopo ascolto dell’ultima replica del 27.)

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