L’attuale stagione della Scala si
caratterizza per alcune primizie che
un appassionato medio non può non accogliere con interesse, ma che allo stesso
tempo testimoniano di qualche colpevole omissione compiuta in passato dai
programmatori del Teatro. Poche settimane fa abbiamo così assistito - con soli
144 anni di ritardo - a Fledermaus, e
fra pochi giorni potremo goderci l’Orphée
dopo appena 244 anni di attesa!
Sì, perchè sabato 24/2 nella sala del
Piermarini si ascolterà (e vedrà) per la prima volta la versione parigina (1774, lingua gallica, di Pierre-Louis Moline) dell’Orfeo di Gluck. Versione che oltre all'idioma si differenzia assai – causa introduzione
di svariate modifiche-aggiunte e imprestiti, non ultima la parte del
protagonista trasferita dal castrato-contralto al tenore - da quella originale
di Vienna (1762, lingua rigorosamente italiana e prototipo della riforma dell’opera propugnata da Ranieri de’ Calzabigi). La quale a sua
volta, dopo essere stata prodotta nell’anteguerra per sei stagioni (1891-1907-24-25-26-42)
e nel dopoguerra in ben cinque in 22 anni (1947-51-58-62-69) manca ormai al
Piermarini dal lontano 8 luglio, 1989 (Muti).
Per l’occasione
la Scala ha importato la produzione 2015 della ROH (lassù con il baronetto John Eliot Gardiner sul podio) per la
regìa di John Fulljames e Hofesh
Shechter, che
cura anche le coreografie dei balletti, assai in risalto in questo allestimento.
Produzione che avrà quale protagonista, come a Londra, la star JDF!
E che vedrà sul podio il lanciatissimo Michele Mariotti, ormai spintosi ben
oltre il suo originario, quanto ampio e difficile, spazio rossiniano: dopo
Verdi e Puccini, passando per Bellini, Bizet e altri, ora si cimenta anche in
Gluck (e prima o poi dovrà pur decidere quando buttarsi su Wagner!) A proposito
del Direttore pesarese, ecco cosa si legge sul sito-web del Teatro, sotto la
locandina dell’opera: Guida musicale è Michele Mariotti, un
Maestro su cui il Teatro fa affidamento per i prossimi anni
(sottolineatura
mia). Beh, un simile apprezzamento non può essere certo l’invenzione di un
redattore del sito... evidentemente Mariotti dev’essere nel mirino del Teatro per qualche ragione assai seria, ed anche
facilmente intuibile (auguri!)
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Due parole sul soggetto musicato da
Gluck, che è ovviamente lo stesso quale che sia la versione che viene di volta
in volta propinata al pubblico. La sua origine nella mitologia greca è arcinota,
e del resto Orfeo è stato preso di mira in mille e mille opere di qualunque
genere. Una peculiarità della visione
di Calzabigi-Gluck sta nel fatto che, per loro, Euridice muore sì due volte, ma
pure due volte resuscita (tale Gesù ne potrebbe essere invidioso)! Il che
comporta il lieto-fine in opposizione al tristo-fine del mito. È Amore (non a caso uno dei tre personaggi
dell’opera) a fare il miracolo, restituendo al povero Orfeo la sua bi-resuscitata
Euridice.
Nell’allestimento che verrà presentato
alla Scala in realtà scopriremo che la morta Euridice, di cui si celebrano le
esequie all’inizio dell’opera, morta la ritroviamo tal quale alla fine, sotto
forma di un’ardente pira: tutto ciò
che accadrà nel tempo scenico - discesa agli inferi, ritrovamento di Euridice,
ritorno verso il mondo umano con fatale sguardo all’indietro, conseguente
seconda morte di Euridice e ulteriore intervento salvifico di Amore - sarà come
un semplice sogno vissuto da Orfeo.
Insomma, un lieto fine assai laico, che induce consolante rassegnazione, non
miracolose quanto improbabili resurrezioni.
Come detto, i balletti occupano uno
spazio persino esagerato in questa produzione. Non a caso il coreografo
israeliano Hofesh Shechter
va addirittura ad affiancare, nella direzione scenica, il regista John Fulljames. La scenografia, assai
spartana, prevede che l’Orchestra sia collocata sul fondo del palco (quindi non
nella tradizionale buca, e dietro invece che davanti ai cantanti) ma sia in
grado di sprofondare di sotto o alzarsi al di sopra della base scenica, a
seconda delle esigenze registiche. Soluzioni innovative che a Londra hanno
suscitato un mix di approvazione e
perplessità... staremo a vedere.
Prossimamente
qualche ulteriore dettaglio su soggetto e relative vicissitudini.
(1. continua)
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